venerdì 30 luglio 2010

SEI PEZZI DA MILLE

(The cold six thousand di James Ellroy, 2001)

22 Novembre 1963. JFK è stato ucciso, Ellroy aveva chiuso con questo episodio il suo splendido American Tabloid e proprio da lì riprende la narrazione con questo Sei pezzi da mille nel quale lo scrittore ci racconta la sua personale Storia Americana fino al Giugno 1968.
Partiamo per una volta dalle note dolenti: Sei pezzi da mille non è all’altezza del suo predecessore.
E’ un buon libro, lo stile di Ellroy è riconoscibile e le tematiche portate avanti sono le stesse. Non potrebbe essere altrimenti: la Storia Americana è bagnata nel sangue, trame oscure scorrono sotto la superficie e il mondo non le vede, Ellroy ce le racconta.
A Dallas qualcosa è andato storto, l’attentato è riuscito ma qualcosa trapela. Qualcuno ha visto, qualcuno ha sentito. I protagonisti del precedente romanzo (lo saranno anche di questo, almeno alcuni) devono mettere le cose a posto e fare i conti con la propria coscienza. Ne escono personaggi forse più realistici ma meno epici, meno coinvolgenti, schiacciati dalla vita. Almeno uno dei cardini del precedente romanzo qui non è presente (non vi svelerò quale, tranquilli), ed era uno di quelli di maggiore fascino. Nuovi protagonisti ne prenderanno il posto ma nessuno, nemmeno Wayne Tedrow Jr. l’uomo con i sei pezzi da mille, riuscirà a eguagliarne il carisma.
Si ha inoltre la sensazione che la storia vera, quella con la S maiuscola, sia più lontana questa volta. Se escludiamo la parte finale del libro (di ben 760 pp.), sembra che i personaggi interagiscano meno con gli eventi realmente accaduti e anche le vicende dei veri protagonisti della Storia sembrano viste dal di fuori. Se in American Tabloid seguivamo da vicino quel che succedeva ai fratelli Kennedy, ai signori della malavita, a Jimmy Hoffa e via discorrendo, in questo seguito sembra di non avvicinarsi mai a Bobby Kennedy, a Martin Luther King, a Howard Hughes o a Lyndon B. Johnson. Si ha di questi personaggi una visione esterna.
I motivi di interesse restano comunque numerosi. Oltre a vedere come si evolveranno le vite degli uomini ai quali ci siamo ormai affezionati, si potrà seguire l’influenza che su di loro avranno la politica di Lyndon Johnson, la guerra in Vietnam, le macchinazioni di J. Edgar Hoover e il movimento per i diritti civili in favore dei neri d’America portato avanti da Martin Luther King.
Grande importanza rivestiranno le donne dei protagonisti. Donne che odiano la vita nella quale sono invischiati i loro compagni, donne maltrattate che non dimenticano, donne che tornano sotto forma di fantasmi dal passato. Donne in gamba e scaltre quanto e più dei nostri protagonisti.
Una delle costanti di questo romanzo è il tradimento. A chi ancora interessano le vecchie cause come quella cubana? A chi sta a cuore il destino dei soldati americani in Vietnam? A chi interessa solo la droga e i guadagni che questa porta? Quanti sono disposti a girare le spalle a vecchi compagni con i quali hanno condiviso addirittura la Storia e non una semplice birra?
Grande importanza ha inoltre la città del peccato, Las Vegas, con i suoi casinò, con la mafia e con il desiderio di un ormai sbiellato Howard Hughes di diventarne il padrone.
Ancora un romanzo d’odio, di sangue, di violenza ma anche di ideali e di amore.
Ricreare l’atmosfera di American Tabloid era difficile e infatti questo libro non ci riesce. Rimane comunque una buonissima lettura alla quale i fan del primo romanzo non potranno resistere.

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