martedì 24 agosto 2010

IL COLLETTIVO: CAPITOLO PRIMO

"Il Collettivo" è un progetto/gioco che ha come finalità quella di scrivere un racconto a più mani.
L'auspicio è quello che più lettori di questo blog vogliano parteciparvi e ovviamente tutti possono farlo seguendo le poche regole elencate nel post "Il collettivo: Regolamento".

Ok si parte, da questo momento chiunque sarà libero di inserire un commento a questo post con il testo del capitolo 2. Gli appassionati di fumetto magari riconosceranno i due tipi sotto descritti (è un chiaro omaggio a una delle mie passioni), non date peso alla cosa e lasciate libera la fantasia.


CAPITOLO PRIMO
La stazione degli autobus era affollata. L'uomo sulla sedia a rotelle era ancora intirizzito per il freddo e zuppo a causa della pioggia. La sua calvizie gli evitava il fastidio di stare al freddo con i capelli bagnati. Il bus che aspettava era in ritardo di circa quindici minuti.
Si fece largo tra la folla guidando la sedia a motore verso la zona degli arrivi. In pochi minuti raggiunse la pensilina numero 75.
La pioggia stava cessando di abbattersi sulla città. L'acqua sembrava esser caduta per tutta la giornata con voluta cattiveria. Finalmente la corsa alla quale l'uomo era interessato giunse al termine, il bus grigio accostò alla pensilina e l'autista aprì le porte riversando nella stazione passeggeri ormai stanchi.
L'uomo che gli si avvicinò era di bassa statura. Indossava un cappello stile Cowboy, jeans, stivali e una strana maglietta gialla con striature azzurre. Le braccia dell'uomo erano muscolose e coperte da una folta peluria. Il piccolo uomo si accese un sigaro e strinse la mano dell'uomo sulla sedia a rotelle.
Per quest'ultimo si trattava del primo incontro della giornata. Prima di sera ce ne sarebbero stati altri tre.

3 commenti:

  1. CAPITOLO 2

    -Salve.
    -Salve.
    -L’ha portato?
    -Certo. Non è stato semplice: i controlli sono stati innumerevoli, specialmente all’aeroporto ho temuto ci potessero essere problemi.

    L’uomo col cappello si avvicinò al vano portabagli dell’autobus e ne estrasse un bauletto scuro, con dei piccoli fori su un lato. Consegnò il bauletto all’uomo sulla sedia a rotelle, insieme ad un piccolo sacchetto di velluto blu contenente una fiala. Egli la osservò e lesse l’etichetta: “Notechis Scutatus Inhibitor”.

    -Grazie.
    -Non c’è problema. Ho già ricevuto il suo denaro. Così lei è un appassionato di serpenti?
    -No, affatto. Ma questo è uno dei più velenosi al mondo.
    -Capisco.

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  2. Bene, ottimo contributo, si delinea uno scenario. Vediamo se interviene qualcun'altro. Altrimenti starà a me.

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  3. CAPITOLO 3

    I due uomini uscirono dalla stazione degli autobus. Il piccoletto aiutò l'uomo sulla sedia a rotelle a salire sul suo furgone anche se la cosa non era necessaria. Caricata la sedia sul retro, l'uomo spense il sigaro e si accomodò accanto all'uomo calvo.
    Dopo alcuni silenziosi minuti il piccoletto cominciò a parlare.

    - Senta professore, pensavo che potremmo darci del tu, in fondo non è la prima volta che lavoriamo insieme. E' inutile mantenere questa stupida finta distanza.

    Il professore si girò a guardare per un momento il suo compagno di viaggio.

    - Va bene. Con quale nome ti fai chiamare in questo periodo?
    - James Gordon.
    - James Gordon. Carino. Ok James. Come è andato il viaggio? L'Australia non è proprio dietro l'angolo.
    - Abbastanza bene. Ho scelto un volo della Oceanic Airlines, le statistiche dicono che sia una delle compagnie aeree più sicure. Non precipita praticamente mai. Buon servizio, hostess niente male. Ero seduto vicino a un prete anzianotto che è riuscito a limitare la sua parlantina. Non mi lamento ho affrontato viaggi peggiori.
    - Problemi per trovare il serpente?
    - No, con i contatti giusti è stato uno scherzo.

    Il professore entrò in una delle arterie a scorrimento veloce che portavano verso il centro della città.

    - Dove siamo diretti?
    - Andiamo a prendere qualcuno.
    - Sempre enigmatico. Qualcuno che conosco? Non si faccia tirare fuori le parole una a una.
    - Stiamo andando a prendere Madeleine.

    Il professore cercò con la coda dell'occhio segni di reazione da parte di James.

    - Per quale stramaledetto motivo non me l'ha detto prima?
    - Perchè sapevo che avresti rotto le palle, come al solito. Che vuoi fare ora, tornartene a casa?
    - Sono tentato.

    James tirò fuori un sigaro e lo accese.

    - Non fumare nel furgone, lo sai che il fumo mi da fastidio.
    - Me ne frego. Contando lo scherzetto che mi hai appena fatto dovrai sopportarne molte prima di poter solo pensare di essere andato in pari.
    Con tanta gente perchè proprio lei?.
    - Perchè è in città. Perchè ha sempre lavorato bene con me. Perchè è tra le migliori nel suo campo ed era disponibile.
    - Bla, bla, bla. Nient'altro cervellone?
    - Beh una cosa ancora ci sarebbe. Ha chiedermi di chiamarla è stato Winters.

    La bocca di James rimase leggermente aperta, un'espressione inebetita stampata sulla faccia. Il sigaro ancora acceso cadde in terra.

    - Chiudi quella bocca, sembri un'idiota.

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