mercoledì 1 settembre 2010

ROSSO FLOYD

(di Michele Mari, 2010)

Rosso Floyd è un libro che piacerà tantissimo agli amanti dei Pink Floyd ma che sarà apprezzato anche dagli appassionati di musica in generale e soddisferà chi sa apprezzare un libro ottimamente scritto e originale.
Se pensate di rientrare in tutte e tre le categorie sopra citate allora state perdendo tempo. Spegnete il computer, infilatevi le scarpe (non importa se siete in mutande, non state lì a far troppo i precisini) e recatevi presso la libreria più vicina ad acquistare questo libro.
ATTENZIONE: Se per voi la libreria più vicina è la Feltrinelli sita in un noto centro commerciale torinese tenete presente che qualche commessa potrebbe non conoscere Michele Mari (molto probabile) ma c’è il rischio che non conosca nemmeno i Pink Floyd. Nel fortunato caso che la stessa fosse stata informata dell’esistenza del gruppo, le possibilità che ne sappia scrivere il nome saranno esigue. Non lanciatevi in avventurosi tentativi di spelling, cercatevi il libro da soli, farete molto prima.
Riprendiamo il filo del discorso. Questo libro non è una biografia dei Pink Floyd né un trattato scientifico sulla loro produzione musicale. Non è neanche un romanzo nell’accezione pura del termine. Non c’è una trama, manca una storia che prosegue pagina dopo pagina.
Che cosa c’è allora? Vi chiederete.
Semplice: ci sono 30 confessioni, 53 testimonianze, 27 lamentazioni di cui 11 oltremondane, 6 interrogazioni, 3 esortazioni, 15 referti, una rivelazione e una contemplazione.
In parole semplici, nel libro di Mari, vari personaggi sono chiamati a testimoniare su qualche aspetto o su qualche episodio legato alla vita del gruppo o a quella dei suoi cinque componenti. Cinque perché si parla degli esordi come di tempi più recenti. Dei quattro che sono identificati dalla maggior parte delle persone come “Pink Floyd” e di un diamante. Anzi, di un Diamante.
Ognuno di loro testimonia come se fosse davanti a un giudice, un giudice molto ipotetico che potrebbe benissimo essere il lettore. A testimoniare ci saranno personalità di ogni tipo: quattro dei protagonisti che hanno fatto la storia del gruppo (e della musica), creature di fantasia, gente viva, gente morta, musicisti sconosciuti che hanno perso il treno, musicisti famosissimi, tecnici, roadie, impresari, parenti, amici, fan e chi più ne ha più ne metta. Ometto i nomi per non rovinarvi la sorpresa.
Un’unica anticipazione come assaggio. A testimoniare i Siamesi, creatura quasi mitologica nata dalla fusione di due musicisti.
Creatura quasi mitologica nata dalla fusione di due musicisti: potrebbe essere una buona metafora, non so se mi seguite.
Pian, piano, testimonianza dopo testimonianza, si comincerà a intravedere un centro, un punto verso il quale si converge. Gli episodi reali si mischiano alle ipotesi più fantasiose e quello che ne verrà fuori sarà un ritratto del gruppo (anche se spesso si fatica a pensare ai cinque in questi termini) affascinante, decisamente inquietante, a volte disarmante fino ad assumere toni sovrannaturali e spiazzanti. La musica dei Pink Floyd è quasi magia. Una magia che arriva da dove?
Come per le ciliegie, una testimonianza tira l’altra, sarà dura chiudere il libro e poggiarlo sul comodino. L’ultima pagina arriverà troppo in fretta.
Allora, ve le siete messe queste scarpe?

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