domenica 5 settembre 2010

VISIONI 2

L'anno scorso, leggendo un articolo su una mostra organizzata a Milano, venni a conoscenza dell'esistenza di un pittore di nome Edward Hopper.
Per qualche tempo mi venne un po' la fissa dei suoi quadri. Opere bellissime impregnate di malinconia e tristezza (almeno a me fanno questo effetto).

In questa seconda proposta dello spazio "Visioni" lascio quello che forse è il suo quadro più celebre. Il titolo è "The Nighthawks" (1942).
Le informazioni che seguono l'opera sono rubacchiate dalla rete da siti di lingua inglese, spero che la mia traduzione sia corretta.


Sembra che il quadro rappresenti non solo l'immagine della solitudine nelle grandi città, ma essenzialmente la solitudine della condizione umana. In opposizione al buio delle strade di New York, sembra che le luci del bar siano calde e accoglienti. Così non è. Non c'è modo d'entrare, non c'è porta d'ingresso. La luce espone gli uomini all'interno del bar rendendoli vulnerabili, le spalle curve come ad assumere una posa difensiva.

La donna è modellata sulla figura della moglie di Hopper, Jo. Hopper era un uomo difficile, pare che lei fosse molto più coinvolta nella loro relazione di quanto non lo fosse l'artista.

Dal diario di Jo si apprende qualcosa sul dipinto: Hopper considerava l'uomo dietro il bancone, sebbene imprigionato in un triangolo, come l'unico libero. Ha un lavoro, una casa, può entrare e uscire a piacimento. I predatori sono gli avventori. Ma sono gli uomini a predare la donna o è il contrario? Per l'autore l'uomo e la donna sono una coppia, come è intuibile dalla posizione delle loro mani, ma sono talmente persi nel loro disagio da non riuscire più a comunicare. Non hanno più nulla da dare l'uno all'altra.

Sono svariati i dipinti lasciati da Hopper, la maggior parte dei quali veramente affascinanti. Muovono qualcosa, catturano. Purtroppo mi sono perso la mostra, spero ci sia in futuro un'altra occasione per ammirarne i dipinti "dal vivo".

1 commento:

  1. Anch'io l'ho saputo troppo tardi, peccato. Qualche tempo fa invece sono andata a vedere una mostra di Glenn Brown, da paura (http://www.ecoditorino.org/torino-mostra-di-glenn-brown-e-rassegna--l-arte-incontra--28-maggio-4-ottobre.htm)

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