giovedì 17 febbraio 2011

DAGO: LO SCHIAVO DI VENEZIA

Questo articolo è stato scritto per il sito fumettidicarta (e relativo blog)

Quando mi sono seduto davanti al computer l’intenzione era quella di parlare della miniserie Sebastian O scritta da Grant Morrison. Una storia di vendetta ambientata in un’epoca vittoriana dai risvolti Steampunk. Un protagonista lascivo, in piena opposizione alla morale dell’epoca tradito da un amico e imprigionato a causa dei suoi comportamenti. Un assassino brutale che evade per compiere la sua vendetta, un dandy che dà poco valore alla vita umana e molto all’estetica.

Le parole però non venivano fuori, non c’era verso. Per distrarmi ho preso in mano il primo numero della collana di ristampe Dago: Tuttocolore. Anche qui, curiosamente, mi trovo davanti a una storia di vendetta, una storia dal respiro molto più ampio e decisamente più epico rispetto alla prima. Ambientazione completamente diversa: siamo a Venezia nel sedicesimo secolo, decisamente distanti dall’ucronia vittoriana descritta da Morrison. Avventura classica invece di una decadente fantascienza (appena accennata a dire il vero).

Man mano che leggevo le avventure di Dago, Sebastian O veniva inesorabilmente cancellato dalla mia mente, il genio visionario di Morrison sbeffeggiato dalla solida scrittura di un Robin Wood in stato di grazia che sembrava dirmi: “Guarda, è così che si scrive una storia”.

“E, tra l’altro, così la si disegna” aggiunge Alberto Salinas, e chi può dire nulla.

Certo il paragone è impari, Dago ha una storia pluriennale alle spalle mentre Sebastian O una miniserie di tre numeri. Però io Dago non l’avevo mai preso in mano prima d’ora e alla fine del terzo capitolo (il volume ne raccoglie ventuno) il protagonista di questa storia è già un personaggio vero, con le sue disgrazie, le sue motivazioni, il suo carattere e con in tasca una vendetta da compiere.

Invece Sebastian O cominciava a sembrarmi un disegnino vuoto, Sebastian O... ma chi è questo Sebastian O. Così ho deciso di scrivere di Dago.

Per fare una citazione di bassa lega potremmo dire: “Com’è dura l’avventura”. Per il protagonista di questa collana è dura davvero.
Cesare Renzi, questo il vero nome di Dago, è il rampollo di una nobile famiglia veneziana ai danni della quale è in atto una congiura. Della stessa fanno parte un aspirante doge, il finanziere Kalandrakis che ha da guadagnarci denaro e prestigio, Ahmed Bey che manovra per fini politici mandato dal Sultano stesso e il migliore amico di Cesare, il conte Barazzutti, che mira a ricchezze e alla mano di Ginetta, l’amata di Cesare.

Le manovre di questi loschi figuri portano allo sterminio della famiglia di Cesare, madre, padre e sorella uccisi senza pietà. Cesare finisce in mare con una daga (da qui il nome Dago) conficcata nella schiena.

Da Venezia al mare, dal mare alla flotta del temuto pirata Barbarossa, da lì ad Algeri fino al deserto, schiavo al remo e nelle paludi di sanguisughe.
Traversie che svuotano l’anima di Cesare che è sempre meno Cesare e sempre più lo schiavo Dago. Consumato dal desiderio di vendetta vive per esso con molto orgoglio, poco amore e grande determinazione.

Avventure calate perfettamente nello scenario storico dell’epoca in un caldo e temibile Nord Africa, tra beduini e tuareg, deserto e mare, schiavitù e amicizie virili, atti d’incoscienza e prove di coraggio. Il coraggio e la determinazione di chi deve riguadagnare la libertà per la vendetta.

Wood scrive una storia di classica avventura, di quelle che non ve n’è mai abbastanza. La curiosità di vedere cosa succede all’ex nobile veneziano è forte e forti sono anche i meriti di Salinas, maestro in grado di rendere al meglio qualsiasi tipo di ambientazione.
Perfetta la ricostruzione di ambienti, costumi d’epoca, animali e personaggi. Non ho mai letto il Dago in bianco e nero ma questa versione a colori soddisfa pienamente.

Sempre più spesso mi capita di apprezzare il ritorno al classico rispetto a opere che vogliono essere innovative e non ci riescono. Per chi può fare a meno di calzamaglie, astronavi volanti, viaggi nel tempo e cose del genere Dago è sicuramente un’ottima lettura.

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