sabato 30 aprile 2011

BACK TO THE PAST: 1970 PT. 4

Con più di un milione di copie vendute e la scalata fino alla vetta delle classifiche per quel che riguarda il genere Soul, Brook Benton porta sotto i riflettori la sua versione di un pezzo risalente al 1962.
Rainy night in Georgia è stata reinterpretata in seguito da altri astisti compreso Ray Charles. Esibizione live probabilmente eseguita in tempi più recenti.



Altra celebre cover in ambito Rock-Blues questa volta la incide Carlos Santana. In origine era un pezzo dei Fleetwood Mac, Black magic woman diventa in seguito un classico del repertorio del chitarrista Messicano e della sua band.



Abbandoniamo cover, blues e soul per territori Funk. Un pezzo originale del 1970, e parlando di Funk è d'obbligo proporre Get up (I feel like being a) Sex Machine! e il plastico James Brown.

giovedì 28 aprile 2011

UNA VISITA A: MUSEO DELL’AUTOMOBILE

A scanso di equivoci metto subito in chiaro che non sono un appassionato di motori.
Come quasi a chiunque anche a me piacciono le belle auto ma non ne ho mai fatto una malattia. Sono in questo campo, come in altri, molto nostalgico. Mi piace riguardare le auto della mia infanzia, le auto protagoniste di tanto cinema anni ’70 e via dicendo.
Guido una Punto, cammina, non consuma in maniera eccessiva, la uso poco e va bene così.
Credo che mai farei pazzie per un auto (forse giusto per la Batmobile del telefilm di Bats anni ’60).

Detto questo, il Museo dell’Automobile di Torino è veramente una bellissima visita, uno di quei musei dai quali ti dispiace quasi uscire.
Intanto è davvero bella la location, l’edificio risalente agli anni ’60 e restaurato di recente ha un piglio ancora moderno, la vista sul verde della collina offre una cornice suggestiva a due passi dal Po.

Per i torinesi che hanno memoria della struttura prima del rinnovo e ricordano i vecchi allestimenti sarà una piacevole sorpresa vedere il museo in questa nuova versione.
Accogliente, ben strutturato e con un allestimento interno davvero ben realizzato.

La visita propone anzitutto l’evoluzione dell’auto nella storia. Si parte dall’abbandono degli animali come mezzo di trazione in favore delle nuove macchine a vapore. Il visitatore viene accolto da una specie di libreria nella quale sono riposte le riproduzioni dei primi trabicoli a motore.


La velocità aumenta, le forme sono più aerodinamiche e i mezzi esposti sono di grande interesse e riempiono gli occhi.
In una sorta di garage d’epoca ricreato all’interno del museo troviamo le prime automobili vere e proprie risalenti a inizio secolo. Ottima la riproduzione d’ambiente dove sono alloggiate varie Fiat, Benz, Renault oltre a una serie di marchi ormai scomparsi.
Auto protagoniste di imprese storiche, auto-salotto alla portata solo di ricchi e aristocratici, le vetture dell’immaginario degli anni dei gangster ma anche le auto pratiche del periodo critico del dopo-guerra in contrapposizione a lusso e grandezza dell’auto americana del boom economico.


Anche l'ambiente contribuisce a rendere la visita interessante. Molte sale presentano allestimenti particolari davvero ben curati. In vetrina gli oggetti del boom economico italiano, riproduzioni di ambienti tipici della vita negli Stati Uniti nei '60, poster di album musicali, video sulla controcultura hippie, interessanti video illustrativi sulla produzione mondiale di automobili, sul lancio della celebre Citroen DS, la Trabant al Check Point Charlie e altro ancora.


Non manca una selezione di interessanti prototipi, interventi di famosi designers, l'arte della meccanica, le pubblicità d'annata delle auto da tutto il mondo, il giro in giostra, parti di auto usate in modo "creativo", la sezione sulle auto da corsa, le auto dei primati e via discorrendo.

Insomma se siete appassionati d'auto ma anche se non lo siete al Museo dell'Auto ci dovete andare. Se siete di Torino la visita è consigliatissima. Se non lo siete è consigliata due volte, potrete così cogliere l'occasione di visitare anche la città. Sarà sicuramente una piacevolissima sorpresa per chi non la conosce.

VISIONI 18

Girando per la rete mi sono imbattuto negli splendidi lavori di Craig Davison.

Nato in Inghilterra Davison si è occupato di disegno, grafica in ambito videoludico, scultura e pittura.

In questa serie di lavori Davison mette a confronto i bambini e i loro (ma soprattutto nostri) miti con uno stile davvero invidiabile.

Sul suo sito (qui) si trovano opere altrettanto interessanti.


Quickly to the Batcave


A fistful of spangles


Hi girls,... hi Charlie!


The magnificient seven


A small victory

martedì 26 aprile 2011

NOSTALGIA 4

Stamattina insieme a Lauretta, mentre ci lavavamo e cambiavamo in bagno, si canticchiavano i pezzi di quello che è stato un piccolo mito di chi, come me, è nato nella seconda metà dei '70.

Fa strano vedere come parecchie cose che piacevano a noi bambini di allora vengano apprezzati anche oggi, a distanza di trent'anni, dai nostri pargoletti.

Il personaggio in questione è Heather Parisi, ballerina italoamericana interprete di successi come Cicale, Disco bambina, Crilù, etc...

Come sigla di Fantastico '81 la Parisi cantava proprio Cicale.

venerdì 22 aprile 2011

MEGAMIND

(di Tom McGrath, 2010) 

Un altro film d’animazione basato sull’epica del supereroe, o meglio del supercriminale in questo caso. Essendo un grande fan del genere non potevo farmi scappare quest’ultima fatica della Dreamworks che, oltre alla saga di Shrek, sta sfornando ottimi prodotti (Bee Movie, Kung fu Panda, Dragon trainer e ora questo Megamind). La realizzazione per quel che riguarda il versante tecnico non stupisce, pellicola ottimamente confezionata ma che non lascia a bocca aperta, decisamente meglio Dragon Trainer per dirne una. Megamind sembra avere una realizzazione grafica più semplice, meno dettagliata che comunque non inficia minimamente la visione. Nessun problema quindi. 

La storia parte come un (doppio) omaggio al mito di Superman. Due bambini alieni vengono inviati nello stesso momento sulla Terra per sfuggire alla distruzione del proprio pianeta natale (vi ricorda qualcosa?). Il piccolo Metroman finisce in una lussuosa casa di proprietà di una coppia ricca. Megamind e il suo pesciolino Minion finiscono invece all’interno di un carcere. I valori con cui i due ragazzi crescono saranno inevitabilmente differenti. Differenze che verranno fuori sempre di più durante gli anni della scuola dove i ruoli di eroe per il primo e cattivo per il secondo si definiranno in maniera decisa. Anni dopo la città di Metro City ha il suo difensore in Metroman, amato da tutti, e il suo antagonista sarà il diabolico inventore (nonché pasticcione) Megamind con tanto di fido aiutante, Minion, pesciolino in corpo robotico. Gli scontri tra i due sono innumerevoli e vedono immancabilmente il trionfo dell’eroe di Metro City. Cronista dei vari scontri la reporter Roxanne Ritchie, personaggio che strizza l’occhio alla Lois Lane moglie di Superman. Un giorno però le cose cambiano e quasi senza volerlo Megamind toglie di mezzo definitivamente il suo avversario. Il male trionfa. Ma Megamind non è poi così cattivo, in fondo il suo cuore è buono. Cosa farà ora che non ha più il suo avversario. Chi porterà in alto il vessillo del bene di cui la gente di Metro City ha così tanto bisogno? Ci saranno ancora scontri, equivoci, inganni, nemici terribili e colpi di scena. Soprattutto ci sarà parecchio divertimento, l’ormai inevitabile caccia alle citazioni e una bella colonna sonora hard rock. Sulle note di Ac/Dc, Ozzy Osbourne e altri, i fan dei comics non potranno non apprezzare la presa in giro di alcuni cliché del genere e tutti gli altri si godranno l’ennesimo film animato di ottima fattura. La produzione non ha lesinato neanche sul cast vocale. In originale le voci dei protagonisti erano affidate a Will Ferrell, Brad Pitt, Tina Fey e Ben Stiller.
   

INDOVINA CHI? 19

Ecco la situazione dopo la Comics Edition dell'ultima manche dove Luigi, ferrato sull'argomento,ha rosicchiato parecchi punti su tutti.

Siamo alle porte del ventesimo appuntamento, manche senza argomento questa volta, ancora sei manche alla fine.

MICHY 55
URZ 53
LA CITATA 49
MORGANA 29
ZIO ROBBO 17
LUIGI 13
GABRY 9
LA 4
VIKTOR 3

1)

2)

3)

4)

5)

6)

7)

8)

9)

10)

mercoledì 20 aprile 2011

LA TERRA CONTRO I DISCHI VOLANTI

(Earth vs. the flying saucers di Fred F. Sears, 1956) 

Rispetto a quelle che erano le mie aspettative ho trovato in questo film datato 1956 una buona tenuta di ritmo ed effetti speciali meno pacchiani di quel che si potesse pensare. Gli effetti speciali sono a cura di Ray Harryhausen considerato un maestro nel suo campo in grado di far interagire attori e miniature in maniera assolutamente credibile per gli standard dell’epoca. Come qualcuno avrà già intuito in questo film ci sono i dischi volanti e, strano ma vero, fanno capolino anche alcuni alieni dal carattere difficile. La realizzazione delle scene con gli apparecchi volanti risulta armoniosa per quasi tutto il film, pecca un pochino sul finale soprattutto nelle scene di distruzione; scontri tra dischi ed edifici ricordano un pochino l’artigianato di molti film sui mostri giapponesi. Comunque qui siamo su livelli davvero buoni, stiamo parlando di una pellicola del 1956 non dimentichiamolo.

Sulla terra si susseguono numerosi avvistamenti di oggetti volanti non identificati, la stessa aviazione americana non riesce a trovare una spiegazione plausibile ad almeno una piccola percentuale di essi. Anche personaggi eccellenti segnalano strani quanto molto evidenti avvistamenti. Tra questi lo scienziato Russell Marvin a capo di un progetto atto a reperire informazioni dallo spazio tramite la messa in orbita di dodici satelliti. Il giorno dell’avvistamento il dottor Marvin sta registrando su nastro alcune sue elucubrazioni, è cosi che su quel nastro rimane impresso anche quello che sembra il rumore generato da uno dei dischi volanti. Solo in seguito lo scienziato scoprirà che inciso sul suo nastro c’era un messaggio degli alieni. Questo ritardo e il sistematico abbattimento dei satelliti del progetto creerà spiacevoli equivoci che porteranno a un confronto con i temibili visitatori tutt’altro che amichevole. 

Il regista Sears fu un artigiano della Hollywood degli anni ’50. Contribuirà alla realizzazioni di più di cinquanta pellicole nonostante la sua dipartita in giovane età. Nessuna star di primo piano nel cast che comunque riesce a tener desta l’attenzione dello spettatore per l’intera durata del film. Un prodotto di genere ben realizzato che sarà apprezzato prevalentemente dai nostalgici dei film d’epoca e dai patiti di fantascienza.
   

martedì 19 aprile 2011

ELISABETH SLADEN

Apprendo in questo momento tramite una newsletter di un sito dedicato al Doctor Who al quale sono iscritto della morte dell'attrice Elisabeth Sladen, protagonista dello spin-off del Dottore dedicato al personaggio di Sarah Jane Smith.

L'attrice comparve riscuotendo molto successo accanto alla terza e alla quarta incarnazione del Dottore proprio nel ruolo di Sarah Jane Smith. Rimase legata alla serie per più di tre stagioni.
Comparve nuovamente in alcuni speciali dedicati al mondo del Doctor Who e, di recente, accanto al carismatico David Tennant in un episodio della seconda stagione moderna del serial fantascientifico.

Visto il successo del personaggio la BBC mette in cantiere lo spin-off dove la Sladen è assoluta protagonista. Le avventure di Sarah Jane Smith conta ben quattro stagioni.

Dopo tante fantastiche avventure una minaccia molto terrena se l'è portata via.

Elisabeth Sladen è morta oggi di cancro.





MINUSCULE - LA VITA PRIVATA DEGLI INSETTI

Tra i vari cartoni animati e programmi assortiti che guarda Laura (per chi non lo sapesse ancora è la mia splendida bambina), ce n'è uno in particolare che mi diverte parecchio e che trovo anche ben realizzato.

Minuscule e' una produzione francese che illustra episodi della vita di vari insetti con piglio curioso e divertente. Puntate brevi, corti di cinque minuti circa, su Wikipedia gli episodi sono divisi in quattro serie in base all'uscita in DVD. All'attivo 78 puntate e vari premi raccolti in giro per il mondo.

Fortunatamente riesco a vederne parecchi episodi in tv proprio grazie a Laura che appena li vede comincia a gridare: "papà vieni, c'è il tuo cartone preferito!"

Eccone uno.

lunedì 18 aprile 2011

DOCTOR WHO CLASSIC

Con non poche difficoltà sono riuscito a guardare le prime undici puntate della primissima serie del Doctor Who. La reperibilità del materiale d’annata del buon dottore è quantomeno difficoltosa, poco e niente è disponibile in DVD, la televisione italiana al tempo che fu trasmise solo qualche puntata della quarta incarnazione del Dottore e in home video è disponibile un film tv risalente agli anni Novanta. Un po’ pochino considerando che la serie risale al 1963 ed è andata in onda in Inghilterra ininterrottamente fino al 1989.
Grazie alla rete, saltellando tra You Tube e lo streaming, è possibile recuperare in maniera parziale la prima serie del Doctor Who, circa 17 episodi sui 42 che compongono la prima stagione.
Lo streaming non sempre permette una visione fluida e stabile, spesso guardare una puntata di circa venti minuti con questo sistema diventa parecchio frustrante e il mio PC ha delle buone prestazioni.
Comunque.
Al suo esordio il Dottore ha il volto di un attempato professore interpretato da William Hartnell, attore britannico rimasto nel ruolo per circa tre anni.
Proprio il “tipo” di Dottore è la prima grande differenza con le serie moderne. Poco atletico, anziano, poco ironico, tutte caratteristiche che gli alienano (e non è un gioco di parole) la possibilità di grandi scene d’azione che ovviamente non potevano essere supportate dal limitato uso di effetti speciali dell’epoca. Il cast di protagonisti fissi è più ampio, quattro in queste prime puntate, oltre al Dottore sua nipote Susan e i di lei insegnanti Ian e Barbara. Ciononostante il livello emotivo rimane sempre sotto il livello di guardia. Badate bene, la serie non è mal realizzata, anzi. E’ semplicemente passato troppo tempo, i gusti sono cambiati e il pubblico è abituato a ben altro. Inquadrata nella sua epoca probabilmente la serie risultava innovativa e all’avanguardia, d’altronde il suo successo è lì a dimostrarlo.
La cosa divertente è poter guardare cosa è rimasto inalterato fino a oggi. Intanto il tema musicale, azzeccatissimo è ancora oggi usato come sigla della serie. Il Tardis è già la vecchia cabina della polizia stile anni ’50. Certo cambiano gli interni ma il design di base è stato ripreso anche nelle serie moderne. Il rumore, il rumore del Tardis quando scompare è identico, quasi da brivido.
C’erano già i Dalek, meno terribili forse ma l’aspetto è lo stesso, la voglia di sterminio anche: exterminate, exterminate.
Anche qualche mistero: non si accenna ai Time-Lord, la razza del Dottore, non si sa come mai il Dottore abbia una nipote nè perchè sia sulla Terra, per chi ha seguito le serie moderne qualche interrogativo sorge.
Per chi è stato infettato dalla scimmia del Dottore anche questa serie Classica darà delle soddisfazioni sempre che si tenga ben a mente che si tratta di un prodotto di un’altra epoca sputato fuori ai giorni nostri direttamente dal Tardis.

domenica 17 aprile 2011

BACK TO THE PAST: 1970 PT. 3

Ancora 1970, lontano dalle correnti mainstream andiamo ad ascoltare suoni psichedelici, lisergici, avvolgenti e partiamo dagli Hawkwind gruppo nel quale militerà in futuro anche Lemmy dei Motorhead.
Il pezzo è Hurry on sunday, una seconda versione del brano meno psych con venature maggiormente acustiche uscita nell'album d'esordio del gruppo.

Non ci sono video d'annata, ecco quindi il pezzo scandito da una raccolta di cover album della band.



Nel 1970 la mente di Syd Barrett era sul punto di allontanarsi in maniera definitiva dal mondo reale, aiutato dagli ex-compagni Gilmour e Wright incide in quell'anno due album. Dal secondo, Barrett, è tratta questa Waving my arms in the air.



Inizio delle sperimentazioni e album d'esordio per i Kraftwerk, ancora lontani dall'elettronica di cui ancora oggi sono considerati tra i massimi esponenti. In questo Ruckzuck predomina un suono del flauto traverso con qualche piccola modifica. Pezzo di difficile classificazione, forse più vicino a qualche esperimento prog...

sabato 16 aprile 2011

RAPUNZEL – L’INTRECCIO DELLA TORRE

(Tangled, di Byron Howard e Nathan Greno, 2010) 

La Disney tocca il traguardo del 50° Classico e fa le cose in grande. Dispiego di mezzi e risorse economiche da far impallidire tutte le precedenti uscite natalizie e così Rapunzel si rivela essere il film d’animazione più costoso della storia e anche il secondo maggiore incasso della casa di produzione, rimane ancora imbattuto l’enorme successo del Re Leone. Investimento quindi ripagato e attesa di bambini e fan dell’animazione anche. Ci troviamo di fronte a un prodotto di grande qualità, livello tecnico elevatissimo riscontrabile soprattutto nelle scene in cui i capelli della bella Raperonzolo vengono usati come arma impropria. Inoltre, cosa più importante, la storia è davvero divertente per i grandi come per i più piccini. Al confronto il classico dell’anno scorso impallidisce e paga l’eccessiva noia che scaturiva nella parte centrale della storia de La principessa e il ranocchio. La Disney dichiarò anche che all’animazione tradizionale avrebbe lasciato un’ultima possibilità prima di passare completamente al digitale. Il peso di questa responsabilità cadrà sull’imminente lungometraggio dedicato a Winnie the Pooh. Speriamo in bene, in fondo la parte grafica de La principessa e il ranocchio era veramente ben realizzata. 

Torniamo a Rapunzel – L’intreccio della torre. La vecchissima Gothel usa i poteri di un fiore magico per mantenersi eternamente giovane. Ma il fiore è ricercato anche dai fedeli sudditi del re poiché i suoi poteri rigenerativi possono curare la regina del regno, gravemente malata. Un bel dì il fiore viene trovato e la regina guarita. Gothel non ha più la sua fonte di eterna giovinezza. Ma si sa, l’energia non scompare, cambia solo forma e quella del fiore, tramite la regina, verrà tramandata alla sua bambina, la piccola Raperonzolo che nascerà dotata di capelli magici. A Gothel non resterà che rapire la bambina per assicurarsi il potere della sua fluente chioma. Raperonzolo crescerà rinchiusa in una torre nella convinzione che il mondo esterno sia pericoloso e pieno di malvagità e che Gothel sia la sua adorata madre sempre pronta a proteggerla. Questo finché il ladro gentiluomo (?) Flynn Rider si imbatterà per caso nella torre e, dopo una serie di traversie, porterà Raperonzolo a conoscere il mondo esterno.



Un’altra fiaba classica che coglie nel segno e un cast di comprimari davvero divertente. Il camaleonte Pascal dalla mimica esilarante, la cricca da taverna nella quale spicca Uncino, brutto ceffo privo di una mano con il sogno di diventare pianista, il nobile cavallo Maximus cavalcatura del comandante delle guardie reali e via discorrendo. 

La voce di Raperonzolo è di Laura Chiatti che si cimenta anche nelle parti cantate, Mario Biondi dà voce al simpatico Uncino e al doppiaggio del co-protagonista Flynn Rider chi troviamo? Nientepopodimenoche il grandissimo Ispettore Coliandro, Giampaolo Morelli per il quale nutro una grande ammirazione perché il cretino come lo fa lui non lo fa nessuno (ed è un grandissimo complimento). Davvero un'ottimo prodotto.

giovedì 14 aprile 2011

VISIONI 17

Tom Betthauser, sul suo sito, parla poco di sè, poche notizie anche in rete per una manciata di opere sicuramente interessanti.

Visioni zeppe di dettagli, scene catastrofiche nelle quali si possono osservare gli spaccati di molti edifici con tutti i loro particolari interni.

A far da contrapposizione al disastro, il tratto morbido e i colori tenui di Betthauser. Non male, sul suo sito si trovano un numero maggiore di opere, alcune in bianco e nero, alcune di interni più raccolti.

Clicca per ingrandire le immagini.





LA GIUSTA DISTANZA

(di Carlo Mazzacurati, 2007) 

Siamo per tematiche e atmosfere dalle parti di La ragazza del lago di Andrea Molaioli. Il film di Mazzacurati esce lo stesso anno di quello di Molaioli, entrambi ambientati lontano dalle grandi città nei territori del nordest italiano. La differenza maggiore sta nella presenza di un attore di peso come Toni Servillo ne La ragazza del lago e la sua assenza in questo La giusta distanza. Assenza che non svilisce per niente la pellicola di Mazzacurati che si rivela, come l’altra, prova concreta di come in Italia si possa fare bel cinema lontani da trasferte al sud, cialtronerie assortite e gag da spettacolo televisivo. 

In comune nelle due opere la centralità di una ragazza, vista principalmente nei ricordi quella del lago, decisa protagonista quest’ultima, Mara, interpretata da Valentina Lodovini che in seguito ci accompagnerà proprio in quella famosa trasferta al sud. Mara si trasferisce a Concadalbero per sostituire la maestra della scuola dall’ormai instabile sanità mentale. Qui, poco alla volta, viene in contatto e fa conoscenza con alcuni degli abitanti del paese. C’è Giovanni, un ragazzino molto sveglio con il sogno di diventare giornalista, il suo amico Franco (Natalino Balasso) che installa impianti telefonici, il meccanico tunisino Ahmed e la sua famiglia, Guido che neanche a farlo apposta guida l’autobus, lo scemo del villaggio, il cafone arricchito che ha preso moglie da un catalogo on line interpretato da un grandissimo (in tutti i sensi) Giuseppe Battiston. Con un dosaggio dei tempi accurato la vicenda si dipana, la ragazza susciterà l’attenzione di vari personaggi, Giovanni intraprenderà in maniera concreta la via per perseguire il suo sogno, ci sarà spazio per l’amore e per la morte, soprattutto ci sarà spazio, quello sterminato della pianura, della campagna. Ancora un film che si allontana dalla città e racconta sottovoce avvenimenti in grado di scuotere una piccola comunità. Attori in parte e risultato sicuramente apprezzabile. Da segnalare la partecipazione di Fabrizio Bentivoglio, giornalista che darà una possibilità a Giovanni. Se avete apprezzato La ragazza del lago anche La giusta distanza non vi deluderà. Se non avete visto né uno né l’altro, non fate torto a nessuno e guardateveli entrambi.
  

martedì 12 aprile 2011

SIDNEY LUMET

Tre giorni fa si è spento anche Sidney Lumet, ennesimo grande del cinema che passa nel mondo dei più. Nome meno conosciuto se paragonato ad altri registi più blasonati, non di meno lascia alle sue spalle (e a noi per fortuna) almeno una manciata di grandi film. Nella prima metà degli anni Settanta contribuisce in maniera significativa all'ascesa del grande Al Pacino regalandogli due ruoli memorabili. Serpico, il poliziotto che rifiuta la corruzione dell'istituzione alla quale appartiene, diventato simbolo di integrità e giustizia. Dall'altra parte della barricata, Sonny Wojtowicz, interpretato sempre da Pacino, rapinatore protagonista dell'altrettanto memorabile Quel pomeriggio di un giorno da cani. A fare da spalla d'eccezione il compianto John Cazale. Per il regista solo un Oscar alla carriera (avrebbe forse meritato di più) e collaborazioni con i grandi di Hollywood: Marlon Brando, Henry Fonda, Sophia Loren, Sean Connery, Paul Newman e molti altri fino ad arrivare a star più giovani come Ethan Hawke e Vin Diesel con il quale ha messo in scena il divertente Prova a incastrarmi. Una filmografia davvero nutrita che almeno per quel che mi riguarda è quasi tutta da scoprire. Approfitto di questo post per ricordare anche la scomparsa del simpatico Enzo Cannavale, filmografia sterminata della quale ricordo con affetto i vari "Piedone" al fianco di Bud Spencer.
   

TORCHWOOD

Torchwood è uno spin-off della serie britannica Doctor Who.

Torchwood e Doctor Who, l’uno l’anagramma dell’altro.

Per chi ha avuto modo di guardare il serial dedicato al Dottore il nome Torchwood non suonerà nuovo. Molti infatti sono i riferimenti a questa misteriosa organizzazione disseminati nei vari episodi della serie “madre”. Durante la seconda serie del Doctor Who possiamo assistere alla nascita dell’istituto Torchwood risalente a un lontano passato, vedremo l’intervento dell’organizzazione nella Christmas Invasion e, nel finale di stagione, in un crescendo emotivo, verrà svelato il fato della sezione Londinese dell’istituto.

La serie in questione narra invece le vicende di Torchwood 3, nucleo dell’organizzazione di stanza a Cardiff nel Galles. Al comando della squadra c’è il Capitano Jack Harkness già visto in alcuni episodi della serie del Dottore e interpretato dal versatile attore inglese John Barrowman.

Fin dalla prima puntata lo spettatore inizierà a scoprire qualcosa su questa misteriosa organizzazione grazie allo sguardo sulla stessa della novellina Gwen Cooper, ex-poliziotta entrata in modo quasi fortuito nell’organico della squadra.

Compito principale di Torchwood 3 è quello di tenere a bada la fessura, un varco spazio-temporale posto sotto la superficie di Cardiff, e tutto ciò che ne fuoriesce: artefatti alieni e rappresentanti di altri mondi come i Weewil.

Numerose le differenze tra la serie del Dottore e questo suo spin-off.

Intanto la vicenda è corale, segue lo sguardo di Gwen mentre si inserisce in un gruppo di cinque persone per lei sconosciute: oltre al Capitano Harkness, il medico Owen Harper, l’informatica Toshiko Sato, la detentrice del guanto Suzie Costello e il tuttofare Ianto Jones. Grande importanza avranno la vita privata di Gwen messa a dura prova dal suo nuovo lavoro e i rapporti tra i membri del cast.

Le tematiche affrontate, come da programma degli autori, vogliono essere più adulte rispetto a ciò che viene narrato nella serie “per tutti” del Doctor Who.

Sesso, violenza, credo e morte sono affrontate con una certa costanza lungo l’intero arco della serie. Accenni a possibili relazioni tra membri del team, relazioni eterosessuali, omosessuali e bisessuali, scene di violenza più esplicita rispetto alla quasi totale assenza delle stesse nella serie madre, riflessioni sulla presenza/assenza di qualcosa dopo la morte, rendono la serie collocabile nei palinsesti solo in tarda serata.

Sia ben chiaro, in Torchwood non c’è nulla che non si sia già visto, nulla di esagerato, parlare di serie per adulti è davvero troppo. Certo con un bimbo in giro per casa questa non è la visione più consigliata, al contrario, alcune puntate del Dottore sono riuscito a guardarle tranquillamente con mia figlia che le ha anche gradite.

Altra curiosità è la quasi totale assenza di riferimenti al Dottore, in controtendenza a quel che accadeva per Torchwood in Doctor Who.

Torchwood si è rivelata una buona serie, partita in sordina e cresciuta molto nella parte finale.

Attenzione però, frenate gli entusiasmi, non fatevi ingannare dalle tematiche adulte. Non ci sono paragoni con Doctor Who che rimane una serie diversa ma qualitativamente superiore. Senza se e senza ma.

In Torchwood l’ironia, il phatos, l’epica, il coinvolgimento, se pur presenti, non raggiungono mai i livelli offerti dal buon Dottore che si conferma una serie decisamente più gustosa e divertente.

domenica 10 aprile 2011

NIDO D'API

Dopo le tasse, ecco le api. La speranza è che non sia l'inizio dell'avvento delle dieci piaghe. Da qualche giorno mia moglie mi riferiva di un sospetto andirivieni di una o forse più api che andavano a infilarsi nel buco di una delle traverse orizzontali della nostra scala che da sempre teniamo sul balcone. Un tubo dal diametro ridotto della stessa lunghezza di uno dei pioli (o gradini se preferite) di una classica scala che tutti usiamo per le pulizie o per i lavori. Stamattina siamo andati a verificare sul balcone cosa stesse succedendo. Subito escono due api dalla scala che iniziano il loro andirivieni quotidiano. Che fare? Quante api ci saranno lì dentro? Per fortuna il foro sembrava abitato solo dalle due api in questione, almeno in quel momento, ma non ne avevamo la certezza. Nasceva la necessità di ripulire senza prendersi troppi rischi. Idea geniale! Il Liquidator di Laura. Caricata l'arma impropria abbiamo iniziato a spruzzare acqua nel foro adottando strategiche ritirate in concomitanza dei vari ritorni delle api. Non vi dico cosa c'era dentro quel foro. Ha cominciato a fuoriscire roba gialla, un impasto di cera (credo) e sporcizia. Ma tanta, tenendo conto dello spazio esiguo. Il balcone faceva schifo per quanta ce n'era. Comunque, accertatici di aver ripulito tutto per bene (abbiamo usato anche acqua saponata), abbiamo risciacquato con forti dosi d'acqua e tappato i buchi con carta igienica. Nel caso dovesse palesarsi la terza piaga sarete i primi a saperlo.

venerdì 8 aprile 2011

MUSIC BOX 7: A SMALL VICTORY

Come recita il titolo del post, un incrocio tra il Music Box e la faccenda delle tasse, oggi ho ottenuto una piccola vittoria. Una di quelle che ti aggiustano la giornata, una di quelle che fanno bene all'autostima. Perchè l'aver dimostrato che la ragione l'avevo io e il torto lo Stato è stata una piccola soddisfazione (e un grande peso in meno sullo stomaco, un peso da 600 euro). Perchè posso pensare di poter continuare a compilarmi il 730 da solo senza regalare soldi a nessuno. Per associazione d'idee mi è venuto in mente il brano A small victory dei Faith No More. Io ora dovrei spendere due parole sul gruppo del grandisimo Mike Patton ma da dove comincio? Per chi già li conosce sarà facile capire l'imbarazzo che io possa avere nel parlare di uno dei gruppi di maggior genio e talento di fine anni '80 e del decennio successivo (prendendo in esame solo l'era Patton). Per chi non li conosce cosa dire... primo: dove cazzo avete vissuto negli anni Novanta? secondo: cercate di rimediare. Alla svelta! Siete ancora qui? Forza, muoversi! In fondo non è un'impresa improba. I Faith No More hanno pubblicato, con Patton alla voce, solo quattro album in studio. 1) The real thing, 1989 2) Angel dust, 1992 3) King for a day... fool for a lifetime, 1995 4) Album of the year, 1997 Dopo la mia piccola vittoria, ecco quella dei FNM.
A hierarchy Spread out on the nightstand The spirit of team Salvation is another chance A sore loser Yelling with my mouth shut A cracking portrait The fondling of trophies The null of losing Can you afford that luxury? A sore winner But I'll just keep my mouth shut It shouldn't bother me But it does The small victories The cankers and medallions The little nothings They keep me thinking That someday I might beat you But I'll just keep my mouth shut It shouldn't bother me But it does IF I SPEAK AT ONE CONSTANT VOLUME AT ONE CONSTANT PITCH AT ONE CONSTANT RHYTHM RIGHT INTO YOUR EAR, YOU STILL WONT HEAR You still won't hear You still won't hear You still won't hear You still won't hear You still won't hear You still won't hear

giovedì 7 aprile 2011

LE COSE CHE... UN POST PER ESORCIZZARE L'INCAZZATURA

Mi sembra ormai passato un sacco di tempo da quando pubblicai il post Le cose che... vi fanno incazzare. Oggi sento il bisogno di riesumarlo, riportarlo in vita nella speranza che riesca a spazzar via l'incazzatura. Al via il post catartico. Cosa vi fa incazzare? Ditemi la vostra un'altra volta. A me fa incazzare ricevere una raccomandata dall'Agenzia delle Entrate secondo la quale devo pagare più di 600 euro per un errore su una dichiarazione dei redditi di tre anni fa. Mi fa incazzare perchè non mi è chiaro dove sia l'errore. Mi fa incazzare perchè il 730 all'epoca compilato è stato controllato dal Caf. Mi fa incazzare perchè al Caf stamattina mi dicono che il problema potrebbe essere scaturito nella dichiarazione del 2006 (cinque anni fa signori) ed essersi spostata anno per anno fino al 2008 (ho un'idea di cosa questo significhi ma non ve lo sto a spiegare, sarebbe troppo noioso) Mi fa incazzare perchè me lo comunicano con cinque anni di ritardo. Mi fa incazzare perchè per il loro ritardo pretendono, oltre al rimborso della cifra che secondo loro non mi spettava (avrei avuto più deduzioni, non ho neanche evaso), gli interessi e l'ammenda. Mi fa incazzare perchè loro se la prendono comoda ma io devo pagare entro e non oltre 30 giorni. Mi fa incazzare perchè la cifra secondo loro è anche scontata, se non pago entro 30 giorni, l'ammenda (e forse anche gli interessi o l'intera cifra non ho ben capito) aumenterà di un terzo. E sembra che mi stiano anche facendo un favore. Ma andatevene un po' a cagare. Mi fa incazzare perchè ci sono merde straricche che non sanno dove le tasse stiano di casa e nessuno muove un dito. Spero di non dovermi incazzare oltremisura anche domani. Una gita all'Agenzia delle Entrate. Presento la Carta Musei.

martedì 5 aprile 2011

UNA VISITA A: OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI 2

Dopo aver lasciato il corpo principale della mostra ci si dirige verso Stazione Futuro passando dall’area ristoro. Proprio in corrispondenza di questa è presente un’altra piccola ma molto interessante iniziativa: La Vespa e il cinema.
Un’esposizione di locandine dei vari film in cui la creazione più celebre della Piaggio ha fatto mostra di sé.
Inoltre c’è la possibilità di visionare le scene dei vari film presi in esame nelle quali compare la mitica Vespa tramite un piccolo schermo interattivo.
In esposizione anche alcune Vespe ormai celebri, tra le altre quella veramente particolare usata da Sting in Quadrophenia e quella di Jude Law in Alfie.
Per quel che riguarda Stazione futuro il limite maggiore è proprio quello al quale si accennava ieri: il tempo. La mostra è incentrata su cosa ci aspetta nei prossimi anni, su come possiamo migliorare il nostro tenore di vita tenendo conto di alcuni aspetti fondamentali: l’informazione (connessioni ad alta velocità, banda larga), le energie rinnovabili, il riciclo dei rifiuti, il cibo, il territorio e i nuovi modi di abitarlo, i trasporti, la salute, etc...
Per ognuna delle tredici stazioni della mostra bisognerebbe prendersi il giusto tempo, guardare i filmati, ascoltare i concetti, informarsi. Visitando anche il corpo centrale diventa davvero dura fare tutto in una sola giornata.

Più snella e meno impegnativa invece Il futuro nelle mani. Una sala dove sono esposte opere d’arte contemporanea che hanno come filo conduttore il lavoro dell’uomo con un occhio particolare alla meccanica. Trovano spazio prototipi di veicoli, sculture realizzate da materiali di riciclo, qualche dipinto e qualche disegno, sculture, etc.
Nel complesso si è rivelata una visita indubbiamente interessante. In caso vogliate andarci, ritagliatevi il giusto tempo.

lunedì 4 aprile 2011

UNA VISITA A: OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI

Approfittando del giorno di riposo infrasettimanale, mia moglie e io ci siamo giocati nuovamente la carta Torino Musei.
Questa volta ci siamo diretti verso le Officine Grandi Riparazioni, ex sito industriale storico dismesso nel 1992 all’interno del quale si procedeva alla riparazione di veicoli ferroviari come vagoni e locomotive.
In occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia il sito è stato recuperato come spazio espositivo all’interno del quale trovano attualmente posto principalmente tre eventi.

Il primo è una mostra dedicata allo sviluppo e alla storia del nostro paese da dopo l’unità fin quasi ai giorni nostri. Un percorso espositivo che prende in esame le differenze culturali delle popolazioni fino a quel momento divise che andarono a comporre il nuovo paese.
Soprattutto si pone attenzione agli eventi e ai fenomeni che hanno contribuito a unire e unificare quei popoli e a creare quell’unità e quello spirito d’appartenenza che ancora oggi subisce spesso forti scossoni.
Il titolo di questa prima e più corposa mostra è Fare gli italiani: 150 anni di storia nazionale.
La prima nota positiva è il recupero di una location che, seppur minata dal passare del tempo, offre una cornice suggestiva e ampia che tra spazi interni ed esterni rende giustizia a questa iniziativa.
Architettura industriale re-impiegata in questa occasione e che speriamo non venga dimenticata alla naturale conclusione dell’attuale ricorrenza.
La mostra, oltre alla progressione cronologica, offre anche una visita tematica.
Entrando nel corpo espositivo principale ci si trova di fronte ai protagonisti storici che fecero l’Italia. Una serie di busti immersi nel buio, stralci di discorsi in sottofondo in corrispondenza dei quali si illumina il busto dell’oratore.
Una sala è dedicata a pochi ma notevoli dipinti a tema storico tra i quali spicca La meditazione di Hayez.
C’è la possibilità di assistere a numerosi video lungo tutto il percorso della mostra così come è possibile fermarsi a leggere le tappe principali che hanno caratterizzato la storia del nostro paese.

Le aree tematiche sono disseminate di oggetti storici, di ricostruzioni e di documenti che illustrano gli eventi che hanno unito di fatto gli italiani e la loro cultura: la scuola, il cinema, le due guerre mondiali, l’agricoltura, le fabbriche, la lotta alle mafie, fin ad arrivare a tempi più moderni con l’impegno politico, il boom economico, il miglioramento delle infrastrutture e di conseguenza dei trasporti e i mezzi aggreganti quali radio, stampa e televisione (che ora è quel che è ma che in passato fece la sua parte per insegnare la lingua agli italiani).
Questa è l’area migliore della mostra a mio avviso, il corpo principale. E’ possibile ammirare piccoli oggetti d’epoca come veicoli impiegati nelle due guerre mondiali, assistere a spezzoni della storia d’Italia attraverso scene del nostro cinema, leggere e ascoltare un’infinità di informazioni, fare un tuffo nel nostro passato recente tra locandine elettorali, vecchie pubblicità, oggetti una volta d’uso comune ormai esposti come moderno antiquariato (c’erano anche i walkman, sigh!).
Davvero ben realizzata l’area tematica sulle mafie dove, appoggiando un tipico faldone zeppo di documenti su una panca (quello di Peppino Impastato ad esempio), parte il relativo filmato che ne illustra le vicende.
Insomma tantissimi contenuti per una mostra ben realizzata.
Pochi i difetti in fondo: il sito è eccessivamente buio, in alcuni punti si fatica a leggere le schede esplicative, inoltre conviene dare sempre un occhio a dove si mettono i piedi. Fa anche freschino, l’area è grande e non riscaldata. Il limite maggiore è il tempo a nostra disposizione. La mostra (questa ma anche le altre due sezioni), è disseminata di centinaia di video, lunghi e meno lunghi, e di tantissimi contenuti da leggere ed esplorare. Per goderne appieno bisognerebbe stare all'interno delle OGR per dei giorni. Si ha spesso la sensazione di stare dando giusto un’occhiata superficiale all'esposizione, ma forse questo è inevitabile. Ottimo l’allestimento, ben inserito nella sua cornice.
Nel prossimo post due parole su Stazione futuro: qui si rifà l’Italia e Il futuro nelle mani: artieri domani.

domenica 3 aprile 2011

INDOVINA CHI? 18: COMICS EDITION

Per questa manche do sfogo alla mia passione per i fumetti, per chi è meno appassionato alcuni personaggi saranno difficili da riconoscere.

Certo è che si tratta di un argomento con tantissime fonti sul web.

Con la giusta dose di intuizione il compito potrebbe non essere così difficile.

Ed ecco la situazione aggiornata:
MICHY 55
URZ 53
LA CITATA 49
MORGANA 29
ZIO ROBBO 16
GABRY 9
LA 4
LUIGI 3
VIKTOR 3

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