lunedì 4 aprile 2011

UNA VISITA A: OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI

Approfittando del giorno di riposo infrasettimanale, mia moglie e io ci siamo giocati nuovamente la carta Torino Musei.
Questa volta ci siamo diretti verso le Officine Grandi Riparazioni, ex sito industriale storico dismesso nel 1992 all’interno del quale si procedeva alla riparazione di veicoli ferroviari come vagoni e locomotive.
In occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia il sito è stato recuperato come spazio espositivo all’interno del quale trovano attualmente posto principalmente tre eventi.

Il primo è una mostra dedicata allo sviluppo e alla storia del nostro paese da dopo l’unità fin quasi ai giorni nostri. Un percorso espositivo che prende in esame le differenze culturali delle popolazioni fino a quel momento divise che andarono a comporre il nuovo paese.
Soprattutto si pone attenzione agli eventi e ai fenomeni che hanno contribuito a unire e unificare quei popoli e a creare quell’unità e quello spirito d’appartenenza che ancora oggi subisce spesso forti scossoni.
Il titolo di questa prima e più corposa mostra è Fare gli italiani: 150 anni di storia nazionale.
La prima nota positiva è il recupero di una location che, seppur minata dal passare del tempo, offre una cornice suggestiva e ampia che tra spazi interni ed esterni rende giustizia a questa iniziativa.
Architettura industriale re-impiegata in questa occasione e che speriamo non venga dimenticata alla naturale conclusione dell’attuale ricorrenza.
La mostra, oltre alla progressione cronologica, offre anche una visita tematica.
Entrando nel corpo espositivo principale ci si trova di fronte ai protagonisti storici che fecero l’Italia. Una serie di busti immersi nel buio, stralci di discorsi in sottofondo in corrispondenza dei quali si illumina il busto dell’oratore.
Una sala è dedicata a pochi ma notevoli dipinti a tema storico tra i quali spicca La meditazione di Hayez.
C’è la possibilità di assistere a numerosi video lungo tutto il percorso della mostra così come è possibile fermarsi a leggere le tappe principali che hanno caratterizzato la storia del nostro paese.

Le aree tematiche sono disseminate di oggetti storici, di ricostruzioni e di documenti che illustrano gli eventi che hanno unito di fatto gli italiani e la loro cultura: la scuola, il cinema, le due guerre mondiali, l’agricoltura, le fabbriche, la lotta alle mafie, fin ad arrivare a tempi più moderni con l’impegno politico, il boom economico, il miglioramento delle infrastrutture e di conseguenza dei trasporti e i mezzi aggreganti quali radio, stampa e televisione (che ora è quel che è ma che in passato fece la sua parte per insegnare la lingua agli italiani).
Questa è l’area migliore della mostra a mio avviso, il corpo principale. E’ possibile ammirare piccoli oggetti d’epoca come veicoli impiegati nelle due guerre mondiali, assistere a spezzoni della storia d’Italia attraverso scene del nostro cinema, leggere e ascoltare un’infinità di informazioni, fare un tuffo nel nostro passato recente tra locandine elettorali, vecchie pubblicità, oggetti una volta d’uso comune ormai esposti come moderno antiquariato (c’erano anche i walkman, sigh!).
Davvero ben realizzata l’area tematica sulle mafie dove, appoggiando un tipico faldone zeppo di documenti su una panca (quello di Peppino Impastato ad esempio), parte il relativo filmato che ne illustra le vicende.
Insomma tantissimi contenuti per una mostra ben realizzata.
Pochi i difetti in fondo: il sito è eccessivamente buio, in alcuni punti si fatica a leggere le schede esplicative, inoltre conviene dare sempre un occhio a dove si mettono i piedi. Fa anche freschino, l’area è grande e non riscaldata. Il limite maggiore è il tempo a nostra disposizione. La mostra (questa ma anche le altre due sezioni), è disseminata di centinaia di video, lunghi e meno lunghi, e di tantissimi contenuti da leggere ed esplorare. Per goderne appieno bisognerebbe stare all'interno delle OGR per dei giorni. Si ha spesso la sensazione di stare dando giusto un’occhiata superficiale all'esposizione, ma forse questo è inevitabile. Ottimo l’allestimento, ben inserito nella sua cornice.
Nel prossimo post due parole su Stazione futuro: qui si rifà l’Italia e Il futuro nelle mani: artieri domani.

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