venerdì 5 ottobre 2012

COME HARRY DIVENNE UN ALBERO

(How Harry became a tree di Goran Paskaljevic, 2001)

Devo ammettere che da questo film mi aspettavo qualcosa di più. Se non altro perché del regista avevo visto l'interessante La polveriera, opera di tutto rispetto. Paskaljevic si trasferisce dalla Serbia all'Irlanda per raccontarci una storia decisamente differente ma dalla matrice comune: la violenza. In questo il regista è bravo perché Come Harry divenne un albero non è un film violento. Non ci sono scene particolarmente cruente e le situazioni di conflitto sfumano spesso nel surreal-grottesco. La chiave di lettura dell'opera però (forse) sta tutta lì, nelle insensate ragioni dell'odio, quasi a ricercare dall'altra parte del continente le inspiegabili ragioni di un conflitto al regista molto vicino.

Un melting-pot di input per costruire una pellicola dal credibile sapore irlandese. Un regista serbo, soldi che arrivano da mezza europa (Italia, Francia, Irlanda, UK), location e cast irlandesi, storia tratta da un racconto cinese.

La vita scorre vuota e tediosa per Harry (Colm Meaney) dopo la perdita della moglie e del figlio Patrick. Gli rimangono solo l'altro figlio, Gus (Cillian Murphy), e un campo di cavoli.

Quando George (Adrian Dunbar) porta in paese una nuova ragazza da dare in moglie a qualche giovanotto del posto le cose si muovono, il timido e semplice Gus se ne innamora da subito mentre il padre Harry decide invece che è giunto il momento di avere un nemico, perché il valore di un uomo si misura con la statura dei suoi nemici.

L'ottima prova di Colm Meaney ci accompagna a scandagliare l'assenza di ragione di un'odio autoimposto, all'improvviso, senza radici (in opposizione al sogno nel quale Harry diviene un albero). I toni assumono sapori surreali, inspiegabili i comportamenti del protagonista per lo spettatore come per il figlio e la nuora di recente acquisizione. Un protagonista che cerca prove e pretesti per alimentare la sua piccola faida contro il ricco George.

La narrazione è lenta, il film non presenta pecche di rilievo e pure qualcosa stona e il prodotto finito lascia l'amaro in bocca. Ti lascia lì senza un perché, proprio come Harry sotto la pioggia all'interno di una casa senza più il tetto. Paskaljevic ci ha voluto dire qualcosa, la percezione di questo è chiara, questa volta l'ha fatto in punta di piedi, senza fare rumore. In silenzio, forse anche troppo.

4 commenti:

  1. Devo rivederlo! Sono passati anni e la trama la ricordo poco, il finale, magnifico, mi è rimasto impresso però!

    RispondiElimina
  2. Non ho vito il film, ma se mi capita gli do un occhio volentieri, anche solo per la presenta di Colm Meaney, appunto.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...