lunedì 31 dicembre 2012

RALPH SPACCATUTTO

(Wreck-It Ralph di Rich Moore, 2012)

Bellino, bellino davvero questo Ralph Spaccatutto, mi ci sono proprio divertito, io come mia moglie, Laura, Giuseppe e famiglia. Un prodotto che ha accontentato davvero tutti ed è questo un grande merito. Non è così semplice per le case cinematografiche produttrici d'animazione creare cartoni animati godibili sia per i grandi che per i piccini. Questa volta i Walt Disney Animation Studios hanno centrato in pieno il bersaglio.

Prima di passare al film vero e proprio voglio sottolineare chi invece non riesce a centrare un bersaglio neanche da dieci centimetri di distanza . La catena di multisala Uci Cinema ci propina 35 (trentacinque) minuti di pubblicità prima dell'inizio del film. Per carità, avvisano, c'è scritto che il film potrebbe iniziare ben 35 minuti dopo l'orario ufficiale. Il problema è che se non si vuole rischiare di trovare dei posti non soddisfacenti comunque a fare i biglietti per tempo ci devi andare. Trentacinque minuti di pubblicità e poi che fanno? Interrompono un film di 1 ora e 40 minuti nel bel mezzo di una scena per venderti i loro maledetti pop-corn. Poi ci si lamenta che la gente non va più al cinema, che se ci vai in settimana non è che il biglietto proprio te lo regalano. Scusate lo sfogo, torniamo a noi.

Bellino, bellino davvero questo Ralph Spaccatutto. La storia è godibile per i piccini, una favola costellata da tante coloratissime comparse che insieme ai protagonisti garantiscono divertimento, momenti di commozione, slanci d'amicizia e tutte quelle cosine insite nelle favole edificanti per bambini e nei classici percorsi di crescita e accettazione. Certo i ragazzini di sei, sette, otto anni e anche più non coglieranno tutti i riferimenti videoludici che saranno la gioia di noi genitori similmatusa, magari solo alcuni, ma va bene così, la storia funziona ugualmente bene, molto bene.

Ralph è il cattivo di un videogioco chiamato Felix Aggiustatutto Felix. Ralph spacca, come Hulk. Spacca le case degli abitanti della residenza Belposto. Felix invece è l'eroe, lui aggiusta tutto e vince le medaglie. L'arcade game Felix Aggiustatutto è uno dei più vecchi videogiochi di una sala giochi attrezzata anche con prodotti più moderni. Quando le luci della sala giochi si spengono, i protagonisti dei videogiochi, un po' come accade ai giocattoli di Toy Story, prendono vita. Vivono all'interno dei loro videogame ma non solo, tramite i cavi elettrici i protagonisti dei vari giochi si incontrano, discutono, partecipano anche a gruppi di sostegno. Ed è proprio lì che troviamo Ralph, a un gruppo di ritrovo per cattivi, gente senza mai una gratificazione, condannata al proprio destino di villain da codici di programmazione.

Ma Ralph è stanco di essere cattivo, vuole solo un po' di consenso, di gratificazione anche da parte di Felix e dei personaggi con i quali condivide da tempo immemore lavoro e videogioco. Vuole una medaglia per dimostrare a tutti che lui non è cattivo. Inizia allora un viaggio nell'oscuro regno di Hero's Duty prima e nel caramelloso mondo di Sugar Rush poi alla ricerca di un'agognata medaglia. Lungo il cammino Ralph imparerà ad accettare se stesso grazie all'incontro con l'insopportabile Vanelloppe, un glitch (baco di sistema) di Sugar Rush che diventerà però viatico di riscatto e amicizia.



Nonostante l'animazione non sia ai livelli d'eccellenza di altre produzioni, il contrasti giocato tra animazione moderna e la vecchia grafica pixellosa dei videogiochi della nostra infanzia rende l'esperienza visiva davvero divertente. Le varie comparsate di personaggi noti e meno noti del mondo videoludico aggiungono il tocco in più. "Guarda, c'è Qbert" "Oh, ma quello chi è, non me lo ricordo" "Miiii, il bar di Tapper", voglio dire, come fa a non piacere. La storia poi è simpatica, comprensibile, gira bene, diverte. Al protagonista, il buon Ralph, non puoi non voler bene. C'è anche qualche colpo di scena carino.

Da queste parti l'abbiamo promosso all'unanimità, stiamo già aspettando il DVD :)

domenica 30 dicembre 2012

SAVARESE

di Robin Wood e Domingo Roberto Mandrafina

A Robin Wood probabilmente piace sterminare le famiglie. La sorte toccata già a uno dei suoi personaggi più celebri, Dago il giannizzero nero, segna anche il destino del giovane Giovanni Savarese. Siamo nel 1920 in un piccolo paese della Sicilia all'imbrunire di un giorno come tanti, uomini seduti al bar, vecchie signore sui balconi, lo scemo del villaggio che porta a spasso un barattolo di latta. Ma l'aria è pesante, ci sono questioni in sospeso e gli uomini di Don Fabio Graziano attendono gli esponenti della famiglia Savarese, gente per bene che non si vuole piegare. L'incontro finisce in tragedia come era prevedibile, il piccolo Giovanni è costretto a fuggire a Palermo, ospite di poco amorevoli zii. La vita è dura, le umiliazioni sono insopportabili e a quei tempi il passo per lasciarsi tutto alle spalle, compreso l'orrore insensato delle famiglie mafiose, è uno solo, unica la meta: l'America.

Non sarà facile per Giovanni, ragazzo mingherlino, sveglio e di buone maniere, entrare nel nuovo continente e iniziare una nuova vita. Dalla sua il ragazzo ha la capacità di farsi ben volere, la voglia di lavorare duro e un senso di giustizia che non mancherà di procurargli pensieri e dolori. Purtroppo l'America offre sì delle opportunita, ma il nuovo John Savarese si troverà continuamente di fronte a violenze e ingiustizia, alle cosche mafiose provenienti dalla sua terra natia come alle bande di delinquenti irlandesi o polacche. La storia americana è giovane ma già immersa in fiumi di sangue e violenza, una realtà alla quale il giovane John cercherà di opporsi con i suoi pochi mezzi.

La narrazione di Robin Wood (argentino nonostante il nome) si può definire semplicemente classica, cadenzata da episodi di una quindicina di pagine l'uno. La successione degli eventi è lineare, la storia di Giovanni procede grazie all'interazione del protagonista con un'enorme galleria di comprimari, alcuni decisamente importanti per la crescita del personaggio altri funzionali alla vicenda sviluppata nel singolo episodio. Come succede anche in Dago e in generale in molte historietas di origine Argentina, i vari tasselli contribuiscono a creare un insieme narrativo coerente tale da permettere al lettore di affezionarsi ai personaggi e appassionarsi alle loro vicende. Vicende ammantate di realismo grazie a situazioni note come il passaggio ad Ellis Island fino all'incontro con personaggi dell'epoca realmente esistiti come Al Capone. Le vicissitudini narrate sono rese ancor più credibili dal tratto di Mandrafina sempre attento e preciso soprattutto nel tratteggiare ambienti d'epoca, veicoli e vie di New York, una resa d'atmosfera eccezionale. Forse la carta usata dall'Aurea per la collana Mastercomix, essendo porosa, impasta un po' i neri a discapito del lavoro del disegnatore, la versione presentata qualche anno fa su carta lucida ne I maestri del fumetto presentava una resa di miglior qualità. La pecca, insieme alla mancanza di qualsiasi articolo o editoriale, è compensata dal fatto di poter ammirare per intero (salvo imprevisti) la saga di questo personaggio nato nel lontano 1977.

Ammetto che questa edizione può dare l'impressione di essere un po' tirata via come si suol dire, però se vi piacciono le storie dove c'è il bene e c'è il male, dove c'è ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e nel mezzo solo uomini comuni a decidere da che parte andare, Savarese val bene la spesa. In fondo parliamo di volumazzi da 194 pp. a 6,90 che escono ogni due mesi (se va bene). Fatevi due conti.

venerdì 28 dicembre 2012

BACK TO THE PAST: 1976 PT. 2

Altra infornata di video provenienti dall'ormai lontano 1976, lasciamo la furia punk per ascoltare qualcosa di diverso. Iniziamo con un pezzo d'impegno sociale, il brano di Bob Dylan ispirato dalla vicenda di Rubin Carter, il pugile nero soprannominato Hurricane condannato ingiustamente nel giugno del '66 con un'accusa di triplice omicidio. Prima di poter riottenere la libertà grazie a una sentenza che giudicava non equo il processo a suo carico, Rubin rimase in carcere quasi vent'anni. Fu scarcerato nel 1985 e definitivamente assolto tre anni più tardi. Tra le cause dell'errore giudiziario i soliti pregiudizi razziali.



Il titolo del pezzo seguente Zopf: In a Sydney Motel, nasce a causa di un piccolo fraintendimento. In realtà il gruppo dei Penguin Café Orchestra registrò alcune tracce del loro album del 1976, Music from the Penguin Café, con i musicisti Neil Rennie e Emily Young. Questo ensemble allargato prese il nome di Zopf. Erroneamente si indicano questi brani dandogli il nome collettivo Zopf come se questo fosse il nome di una suite. Il brano seguente è quindi da leggersi In a Sydney Motel. Giusto per i curiosi.



Torniamo a cose più energiche con il Patty Smith Group e la loro Pumping (My heart).



Chiudiamo con un gran bel pezzo di Graham Parker and the Rumour, brano in bilico tra british rock, reggae e qualche sfumatura punk, un connubio davvero riuscito. Il titolo è Don't ask me questions.

LA NUOVA FECCIA

Odio questo posto - di Spider Jerusalem.

Scommetto il mio creatore (1) contro un decino che ce la farete anche questa volta. Scommetto che riuscirete senza il minimo sforzo a farvi fottere ancora e ancora per i prossimi quattro anni. E per i quattro dopo magari. Mentre i soliti noti pasteggeranno a ostriche e caviale ingozzandosi come i maiali quali sono poggiando i loro grassi culi su divani che costano quanto dieci anni di vostri stipendi, voi starete li e non farete niente. Hanno gioco facile, in fondo non devono far altro che garantirvi 27451 canali via cavo con programmazione a base di sesso e merda per decerebrati h24, il buon pusher all'angolo con tanta buona roba per fottervi il cervello e una prostituta/gigolò una volta al mese. E voi non chiedete di meglio, siete pronti a girare la testa dall'altra parte tutte le volte che occorre. Nascono nuove religioni pronte a riportare in auge la pratica della lapidazione, in fondo "E' tradizionale, pulita e sacra. Ed economica naturalmente", i rifugiati di guerra sono costretti a dormire nelle luride strade delle nostre città, persone vengono fatte sparire per tornaconto politico e questioni di gradimento, la classe più povera è costretta a mangiare carne di cane al mercato rionale e voi neanche ve ne accorgete. A voi non interessa. Vi odio. Vi odio, cazzo! Mi state tutti uccidendo, cazzo! Siete la nuova feccia. Governati per gli ultimi quattro anni dalla Bestia, un verme schifoso incapace di centrare il buco del cesso se nessuno glielo regge, un parassita con un entourage pronto a schiacciargli i brufoli del culo a un suo comando, un grosso animale nero che bivacca nel cuore dell'America cagando enormi stronzi verdi e fumanti per il paese. Un paese al capolinea, un paese che costringe una madre a impegnarsi la bambola preferita della figlia per poterle garantire ancora un pasto, un paese dove le gang pro aborto fanno saltare in aria la fazione avversaria dando vita a faide senza fine, un paese dove l'umanità è sempre più infettata dall'abuso di tecnologia, un paese che voi feccia avete scelto, con la vostra indifferenza e il vostro voto. Vi odio. Vi odio per tutto il sangue che ogni sera viene lavato via dai manganelli delle forze dell'ordine. E questa volta sarà anche peggio, perché non abbiamo più scelte valide, tutto è marcio perché avete guardato sempre dall'altra parte. Feccia! Inutili bastardi, non potete farne una giusta vero? Cazzo, è sempre stato così... perché dovrei incazzarmi ora? Inutili cazzoni traditori, io vi do la verità e voi non fate niente, e ora sono solo...

Spider Jerusalem


(1) Creatore: macchinario in grado di creare oggetti di limitate dimensioni convertendo rifiuti.


Transmetropolitan 4 - La nuova feccia di Warren Ellis e Darick Robertson.

Spider Jerusalem, giornalista per The Word

giovedì 27 dicembre 2012

BRADI PIT 46

Passate le feste, almeno le prime, si torna gradualmente alla normalità.



Clicca sull'immagine per ingrandire.

Aiutaci a diffondere il verbo del Bradipo linkandolo. Fallo tu perché il Bradipo fa n'caz.

martedì 25 dicembre 2012

REGALI 3

Anche quest'anno, puntuale come il Natale, arriva il post dedicato ai regali, protagonisti volenti o nolenti di uno dei momenti più attesi delle festività, momento che acquista una forte dose di magia per chi come noi ha la fortuna di viverlo insieme a una bambina (o bambino) in età Babbonatalizia.

L'anno scorso, avendo compilato il post solo il primo di Gennaio, mi auguravo un annata un po' più stabile e tranquilla della precedente. Purtroppo così non è stato, l'annata è stata per alcuni versi (vedi la solita voce lavoro) decisamente negativa. Siamo ancora in ballo e in buona salute, quindi va bene così. Per il prossimo anno vado in controtendenza e non mi auguro niente, stai a vedere che la cosa porti sfiga, non si sa mai.

Ma veniamo al dunque... rullo di tamburi...

Partiamo dai due regali più importanti, che sono quelli scelti dalla mia bimba Laura e da mia moglie Paola (aka La Citata).

Lauretta si è fatta il regalo come si suol dire, vista la nostra abitudine a leggere delle cose insieme ha optato per:

Ho l'idea che Laura abbia buon gusto tutto sommato


Decisamente più adulte le scelte di mia moglie, un volume a fumetti e un interessantissimo abbonamento annuale a una rivista, parliamo di:

Ne dicon tutti grandi cose, proverò con mano


Quattro anni per Obama, uno di abbonamento per me :)

Ora, caro Luigi, mi raccomando. Quest'anno voglio almeno un'illustrazione al mese.


Rimaniamo in tema fumetto dove i miei, attingendo a una misteriosa lista che compilo da anni hanno optato per l'ottimo:

Bone Ed. integrale - 1340 pp., non so se rendo l'idea


Imbeccati per benino mi han fatto trovare sotto l'albero anche un bel vinile, confezione con poster, foto e adesivi vari:

Pink Floyd - The dark side of the moon - vinile 180 g.


Chiudiamo con una carrellata di libri per gentile concessione di mio fratello Gabriele e gli amici Elisa e Andrea. Tutte ottime scelte tra l'altro.

E qui chiudiamo la pratica Ellroy

Doveroso dopo E poi siamo arrivati alla fine

Tornano i ragazzacci di Trainspotting

Direi che anche quest'anno posso ritenermi molto soddisfatto :)

PS: Poi ci sono anche le tazze per la colazione e le tovagliette americane targate Marvel, però non ho trovato le immagini sul web e ho la macchina fotografica senza pile al momento...


E ora un pensierino per i fan del Bradi:

sabato 22 dicembre 2012

CINEMA E NATALE

Variante natalizia del giochino 10 volti (che non farà classifica). A questo giro giochiamo con i film e, dato il periodo, ci immergiamo nell'atmosfera natalizia fino al collo. Pellicole celebri e meno celebri, frame che in qualche caso non richiamano subito alla mente il titolo del film, altrimenti sarebbe troppo facile. Chi ne indovinerà più degli altri?

Non più di due tentativi al giorno per ogni film, ma credo non ce ne sarà bisogno, la manche verrà chiusa abbastanza in fretta.

Via che si va.

1)


2)


3)


4)


5)


6)


7)


8)


9)




10)

venerdì 21 dicembre 2012

HOT FUZZ

(di Edgar Wright, 2007)

Il regista Edgar Wright deve avere una bella testa e un certo gusto per il sanguinolento. Stessa cosa probabilmente si potrebbe dire per Simon Pegg, attore principale di questo Hot Fuzz ma qui anche co-sceneggiatore e soggettista. Insieme a Nick Frost i due signori sopra citati formano un trio davvero ben affiatato e divertente.

Forti del successo de L'alba dei morti dementi i tre signori hanno le possibilità economiche e creative per esplorare altre direzioni della loro verve comica. Se con il primo film la parodia guardava all'horror, agli zombi e ai film derivati dalle idee di Romero, qui il bersaglio è l'action movie, quello tosto e tamarro, sempre cucinato all'inglese e quindi stemperato nella fracassonaggine a tutti i costi, anche se si tratta di parodia. Una parodia peraltro che trasuda affetto da tutti i pori, almeno questa è l'impressione data in entrambi i film dalla direzione di Wright. Sembra che i tre ragazzi protagonisti si siano divertiti parecchio e, devo ammettere, io con loro.

Questa volta Simon Pegg è l'agente di polizia Nicholas Angel, uno dei migliori poliziotti di Londra, ligio al dovere e con una percentuale di arresti stratosferica, un ruolino di marcia talmente buono da mettere in imbarazzo il resto del dipartimento. Da qui la decisione dell'ispettore capo di spedire Angel a Sandford, in campagna, nell'idilliaco borgo (bellissimo tra l'altro) che più volte ha vinto il premio di miglior borgo d'Inghilterra.

I reati qui sono ascrivibili a cose del tipo ragazzini che si fanno una birra al pub, adulti che ne bevono qualcuna più del lecito, qualche scritta sulla fontana del paese e via dicendo. Il superpoliziotto ha le ali tarpate, nella sua meticolosità riesce a rendersi antipatico ai colleghi nel giro di pochissimo tempo. Solo Danny Buttermann (Nick Frost) sembra affezionarsi al nuovo arrivato che vede un po' come modello del super agente in stile Bad Boys.

Oltre ai colleghi in paese ci sono vari personaggi sui generis: lo strano proprietario del supermercato locale (Timothy Dalton) e il suo aiutante Lurch,  il reverendo Shooter, gli agenti Andy Cartwright e Andy Wainwright e tutta la combriccola del paese, dal medico alla fioraia con le loro felici esistenze e le loro piccole fissazioni, personaggi che vanno ad arricchire il cast e allungano l'elenco delle gag.


Tutto fila tranquillo finché un giorno due attori di passaggio muoiono in un incidente d'auto. Angel intuisce qualcosa di strano nella dinamica degli eventi e inizia a porre domande. Subito i colleghi lo bollano come il superpoliziotto scemo che arriva dalla metropoli e che vede delitti in ogni dove. Poi gli incidenti aumentano ma ancora una volta solo Danny starà al passo dell'amico e collega.

Quello che non sapevo dei due film di Wright è che sono tasselli di una trilogia conosciuta come la Trilogia del cornetto (The three flavours Cornetto trilogy) dedicata alle parodie dei generi horror, action e prossimamente fantascienza con l'arrivo nel 2013 di The World's end. In ognuno dei film è presente una scena dove i protagonisti mangiano un cornetto: fragola/rosso a richiamare il sangue ne L'alba dei morti dementi, blue original in Hot Fuzz con riferimento ai colori della polizia e probabilmente ci sarà il verde/marrone della menta e cioccolato per la fantascienza.

Le citazioni sono molteplici e i due film, oltre a essere davvero divertenti, sono accomunati per temi e scelte del regista, la più ovvia quella dei due protagonisti, ottimi amici in entrambe le pellicole. Ma anche le bevute al pub, il locale stesso che entrambe le volte è sede di scontri tra protagonisti e antagonisti, l'incapacità di Pegg di coltivare una relazione funzionante con esponenti dell'altro sesso e infine (ma ce ne sono diverse altre) l'ottimo uso della colonna sonora sempre ben integrata nelle varie scene. E poi il sangue e le scene macabre che anche qui non mancano.

Non mi aspettavo una progettualità così articolata dietro la realizzazione di questi due film, ora attendo impaziente di assaggiare menta e cioccolato (gusto che in realtà mi fa schifo), nel frattempo se volete farvi due risate senza ricorrere al solito Una poltrona per due io questi film ve li consiglio.

BRADI PIT 45 - WORLD'S END EDITION

Visto che non sappiamo come andranno a finire le cose abbiamo deciso di premiare tutti i fan del Bradi con una doppia razione questa settimana. Lo facciamo nella speranza che qualcuno possa ancora essere là fuori. Che dite, vi pace l'idea? Eh, vi piace? Oh, oh, allora...? Ehi, vi piace o no? Oh, ehi, ma.... mapporca...


Clicca sull'immagine per ingrandire.

Aiutaci a diffondere il verbo del Bradipo linkandolo. Fallo tu perché il Bradipo fa n'caz.

giovedì 20 dicembre 2012

BRADI PIT 44

A Bradi Pit garba... non fare una mazza tutto il giorno. Di tanto in tanto, all'occorrenza, quando proprio ne sente il bisogno, gli garba pure di pisciare fuori dal vaso :)


Clicca sull'immagine per ingrandire.

Aiutaci a diffondere il verbo del Bradipo linkandolo. Fallo tu perché il Bradipo fa n'caz.

martedì 18 dicembre 2012

A-Z: JOHNNY ACE - MEMORIAL ALBUM

La musica di Johnny Ace è stata la giusta colonna sonora (insieme ad altro ovviamente) della mia recente trasferta in quel di Lucca in occasione del Lucca Comics and Games 2012. Perché la giusta colonna sonora? Semplicemente perché in quei giorni stavo leggendo La fortezza della solitudine di Jonathan Lethem, romanzo nel quale la musica nera la faceva da protagonista, in declinazioni più soul che non in quelle rythm & blues proposte da Johnny Ace, ma tant'è, l'album sembrava calzare a pennello ed essere il giusto sottofondo musicale alla storia narrata dallo scrittore di Brooklyn.

La proposta del musicista non si può certo dire varia nei contenuti, per lo più ascoltando questo Memorial album si ha la concreta sensazione di venire catapultati con una macchina del tempo (una DeLorean magari) dritti dritti negli anni '50, proprio durante la serata del ballo scolastico, quello di fine anno. I numerosi lentoni scelti per questo album commemorativo hanno il potere di piazzarti in mezzo alla pista, avvinghiato alla ragazza dei tuoi sogni e fartene quasi sentire il profumo dei capelli (esperienza tra l'altro a me estranea in quanto totalmente incapace verso qualsiasi forma di ballo e purtroppo penso di essermi perso qualcosa, quantomeno gli anni '50).

Non per nulla la traccia d'apertura, Pledging my love, compare nella colonna sonora di Ritorno al futuro e non devo certo dirvi io come questo si colleghi a quanto scritto sopra. Ma almeno dieci dodicesimi dell'album potrebbero comparire nello stesso contesto, solo un paio le tracce che richiamano i ritmi del rock 'n roll con il caratteristico incedere del piano.

Dal primo successo, My song, all'ultimo e postumo Pledging my love il filo conduttore della produzione musicale di Johnny Ace è quella del lentone di stampo nostalgico, almeno per gli ascoltatori di oggi (sai, quelle cose tipo :"questo è un pezzo un po' vecchio... almeno dalle mie parti"). Le canzoni si dividono in due filoni: amori e amori finiti. Un po' come le espressioni di Eastwood, col cappello e senza.

Nonostante la musica possa evocare sensazioni di piacevole nostalgia, e vi assicuro che lo fa, è una terribile tragedia a mettere il punto alla breve carriera di Johnny Ace.

Nato John Marshall Alexander Junior nel 1929 si fa le ossa nei Beale Streeters con gente come B. B. King e Junior Parker. E' nel 1952 per l'etichetta Duke che arriva il primo successo personale con My Song. I brani che garantiscono a Ace una menzione nella storia del R&B arrivano tutti nel giro di un paio d'anni, alcuni come Pledging my love e Anymore addirittura postumi.

E' la vigilia di Natale del 1954, dopo un concerto in compagnia della band di Big Mama Thornton, Johnny Ace perde la vita in maniera assurda. Non è chiaro se il colpo di pistola autoinflitto che gli fa saltare la testa sia conseguenza di un insensato giro di roulette russa o semplicemente un incidente dovuto allo stato d'ebrezza nel quale versava in quel momento l'artista. Sia come sia, la detonazione pone fine in maniera tragica e prematura alla promettente carriera di Ace. Johnny Ace muore all'età di venticinque anni.





Memorial Album, 1955 - Duke

Johnny Ace: voce, piano

Tracklist:
01 Pledging my love
02 Don'y you know
03 Never let me go
04 So lonely
05 I'm crazy baby
06 My song
07 Saving my love for you
08 The clock
09 How can you be so mean
10 Still love you so
11 Cross my heart
12 Anymore

domenica 16 dicembre 2012

VISIONI 44

E. M. Gist ha iniziato a lavorare nel mondo dell'illustrazione grazie al settore dei videogiochi. In seguito passa a realizzare cover per libri, fumetti e illustrazioni per giochi di carte come Magic The Gathering. Oltre ad insegnare al Watts Atelier of the Arts di Encinitas (California) lavora, tra gli altri, per D.C. Comics, Wizards of the Coast, Boom! Studios e Blizzard Entertainment.

Di seguito una selezione di alcune sue illustrazioni.

Cover per Kolchak


Cover per Planet of the Apes


Cover per A. V. (???)


Cover per Dead Reign


Cover per Dead Reign


Cover per Necropolis


Cover per The Strain

THIS BLOG SUCKS!

A volte mi prende un po' di sconforto. Butto un occhio alle ultime cose pubblicate sul blog e mi dico: "Ma questo blog, a chi serve?". La risposta più ovvia è "A me", altrimenti non passerei tutto il tempo che passo a scrivere cose da pubblicare in questa sede. Certo è che se qualcuno legge i miei post la cosa non può che farmi piacere, se così non fosse non ci sarebbe confronto ne divertimento e tutto sarebbe davvero inutile. Come è inutile nascondersi dietro a un dito, i riscontri sono importanti e aiutano ad andare avanti. Si scrive per se stessi, d'accordo però...

Capita spesso, capiterà anche ad altri blogger, che proprio i pezzi che vi costano più fatica in termini di tempo, ricerca e impegno siano anche quelli che finiscono per passare inosservati o quasi. Non dico che capiti sempre ma capita. Magari capita tre/quattro volte di seguito. Magari capita nel periodo in cui avete anche le palle in giostra per motivi personali (vedi alla voce lavoro). Allora ri-parte la solita tiritera "Ma chi me lo fa fare?". Chi blogga sa che la propria creatura dopo un po' diventa sia divertimento che bisogno, allora si continua, con fiducia rinnovata. Nondimeno i momenti di scoramento si ripresentano.

Poi capita che butti giù un post un po' così, senza pensarci troppo, e quello funziona. Allora è inevitabile che due domande te le fai anche. Cosa funziona e cosa no? Sono io? E' il caso?

Ieri sera, appoggiandomi alle statistiche di blogger e rielaborandole con somme e medie varie, un lavoretto da malato mentale, ho cercato di capire meglio, perché avevo idea che i post musicali non funzionassero, quelli troppo lunghi non piacessero, etc... Per lo più seghe mentali. Dati alla mano, quelli dell'ultimo anno di blog, ho tirato alcune conclusioni.


Piccola digressione: questo blog non muove grandi numeri, questo lo so e va bene così. Posso contare comunque su persone che al blog si sono affezionate, che passano a trovarmi quasi quotidianamente, con alcuni di loro si è anche collaborato in diversi modi, altri sono amici non solo virtuali. Colgo l'occasione per ringraziarvi tutti (e per farvi anche gli auguri di Natale, così arrivo per primo :) che da solo potrei tranquillamente smettere domani.

Ma passiamo ora alle curiosità, a ciò che sembra funzionare e a cosa no.

A occhio avrei puntato tutto su Bradi Pit, la creatura di Giuseppe, forse per un eccesso di umiltà e senso d'ospitalità. Il Bradipo funziona molto bene, sia negli appuntamenti settimanali che nelle comparsate aperiodiche (vedi Lucca, etc...) però c'è qualcosa che funziona ancor di più e, una volta tirate le somme, ne sono rimasto meravigliato, non me l'aspettavo.

E' l'effetto nostalgia, quell'insieme di post (non saranno neanche una decina) che rimandano a cose del nostro passato, le più disparate: dai telefilm come Love me Licia al Wrestling, dalla moda per gli stereogrammi alle figurine. Insomma quelle cose che ci riportano indietro a quando eravamo giovani o addirittura bambini. Parlo di una media di visite doppia rispetto a qualsiasi altro argomento trattato nel blog (mediamente, prendendo in esame l'ultimo anno). Ci sono blog che prosperano su argomenti del genere, la mia lungimiranza mi ha portato a trattarli una manciata di volte in due anni e mezzo, questo perché siamo sullo spontaneo andante da queste parti, programmazione zero, giusto il Bradi di giovedì.

Dopo l'effetto nostalgia c'è l'animazione. Non il cinema tout court, proprio i cari vecchi cartoni animati, ho scorporato il dato. Pixar, Dreamworks, Disney e compagnia bella si piazzano al secondo posto nella classifica di gradimento degli utenti (e si dibatte anche un po' di più che non sull'effetto nostalgia). Poi c'è il vinile, argomento che ha dato grosse soddisfazioni ma ancora poco battuto e quindi poco attendibile come valore statistico, però fa ben sperare, son contento.

Quello che funziona invece quasi sempre sono i post dedicati al mondo dei blog, collaborazioni varie, riferimenti al lavoro di altri blogger etc... insieme a post dedicati al mondo del web, video particolari, giochi e via discorrendo. Questo me l'aspettavo, il riscontro della comunità si fa sentire.

Quello che non mi aspettavo era invece il buon risultato sulla narrativa, le recensioni dei libri letti. Non so perché ma ero convinto funzionassero di meno, invece il loro gradimento è pari a quello dell'argomento blog/web. Questo è bene perché parlar di libri mi piace un sacco, è solo che non riesco a leggerne tantissimi. Poi c'è il mitico Bradi Pit, la strip funziona, è uscito il libro e ora si spera nell'interessamento di qualche editore per affrancarsi dall'autoproduzione. Sul fatto che il Pit piacesse non c'erano dubbi, non pensavo avesse tutti questi rivali tra i vari argomenti trattati sul blog. Siamo più o meno agli stessi livelli di visite ottenute dai post dedicati ai Serial Tv, altro argomento amatissimo da una marea di gente (qui il Doctor Who ha dato una grossa mano).



Sul gradino direttamente inferiore si piazzano i post di miscellanea (chiamiamoli così), le varie ed eventuali se volete. Tra queste, con l'ovvio strascico di commenti, c'è anche il giochino 10 volti che sembra coinvolgere parecchio, la classifica annovera già diversi partecipanti e questo mi fa molto piacere.

Più o meno allo stesso livello i commenti sugli album musicali targati A-Z, post in netta crescita che fanno ben sperare. Un po' più in basso stanno i commenti a film e fumetti. Qui forse si paga la concorrenza di blog e siti specializzati decisamente più sul pezzo di me che mi onoro e mi fregio di arrivare sempre quel tantinello dopo.

Vicini alla soglia di guardia invece ci sono i vari post dedicati a Visioni (i lavori di vari artisti celebri e non) e la storia della Marvel Comics vista tramite alcune delle copertine della fu Timely Publications nei vari Marvel Vintage. Ovvio che l'espressione soglia di guardia è puramente soggettiva, non è che qui ci sia un punto di pareggio o che, si fa tutto aggratis. E' solo l'impressione che questi post li leggano davvero in pochi (sicuramente li legge Luigi, grazie Luigi). Andranno avanti perché son cose che mi piacciono e, soprattutto la seconda, anche molto. Quindi se piacciono a me buona camicia a tutti.

Fanalino di coda, a riconferma che qualcosa in campo musicale non andava, l'inserimento di vecchi video musicali proposti per anno d'uscita (Back to the past) e una sorta di vaghissima ricerca delle origini del rock (Back to the roots). Qui qualcosa non funziona, il Back to the past si concluderà probabilmente al traguardo del 1979, gli anni 80 non sono proprio il mio forte. Cercherò così di concentrarmi sul Back to the roots, un lavoro più articolato iniziato da poco (non nel migliore dei modi) che si baserà su notizie e video reperiti in rete seguendo una cronologia presa a prestito da un libro di Piero Scaruffi. Vediamo se riesco ad aggiustare il tiro.

La stesura del post intanto ha esorcizzato lo sconforto, vedi che allora a qualcuno serve? A me, a me!

Ps: ogni suggerimento è ben accetto, mi riservo fin d'ora la possibilità molto concreta di non seguirlo :)

giovedì 13 dicembre 2012

BRADI PIT 43

Questa è la svolta, al nostro Bradi Pit stanno per aprirsi le porte dell'editoria italiana e non solo, un'idea geniale, fresca, corroborante. Siamo sicuri, si stanno ponendo le basi per il nuovo caso editoriale che terrà banco per tutto il 2013! Seguiteci, potrete dire "io c'ero".



Clicca sull'immagine per ingrandire.

Aiutaci a diffondere il verbo del Bradipo linkandolo. Fallo tu perché il Bradipo fa n'caz.

mercoledì 12 dicembre 2012

SWAMP THING

Swamp Thing, di Scott Snyder (testi), Yanick Paquette e Marco Rudy (disegni). Lion, 168 pp. col., 13,95 euro.

In questo preciso momento la vita editoriale di Swamp Thing sembra andare a braccetto con quella di Animal Man. Fuoriuscita anch'essa dalla linea editoriale della Vertigo, la collana dedicata alla cosa della palude rientra nel classico universo DC Comics con piglio maturo e tematiche horror che fanno il paio con quelle delle avventure di Buddy Baker.

Alec Holland era morto. Apparentemente tornò in vita trasformato, grazie anche alla sua formula biorigenerativa, in Swamp Thing, il mostro, il campione con un'innata connessione al Verde e al mondo vegetale. Poi arrivò il grande Alan Moore e ci spiegò cos'era davvero successo. Swamp Thing non era Alec Holland. Il cadavere del biologo giaceva in fondo alla dannata palude, la formula biorigenerativa aveva dato la forza al Verde di creare un costrutto vegetale, una pianta con una coscienza, una pianta/mostro convinta di essere il fu Alec Holland. Poi Moore aiutato dall'estro grafico di Totleben e Bissette fece di Swamp Thing una serie cult di altissima qualità con tematiche e approfondimenti psicologici sui personaggi di grandissimo interesse. Usando la sua prosa tra l'altro, ma questa è un'altra storia.

In occasione del reboot delle testate DC la cosa della palude passa nelle mani di Scott Snyder (anche su Batman) e del disegnatore Yanic Paquette. Questa volta il dottor Holland risorge per davvero, grazie al Verde e al Parlamento degli alberi. Ma è un Alec Holland nuovo, stranito, quasi fuori posto, quello che ci accompagna in questa avventura. Cosciente di non essere mai realmente stato Swamp Thing ne porta comunque nella mente sensazioni e ricordi. Ci troviamo di fronte a un protagonista in cerca di pace, deciso a non essere più coinvolto in giochi più grandi di lui, deciso a non avere più nulla a che fare con il Verde.

Ma la grande minaccia che incombe nelle nuove avventure di Animal Man fa capolino anche da queste parti. Il confronto tra Rosso e Nero invade anche la sfera del Verde e il dottor Holland si troverà ad avere a che fare con la Putrefazione e con la sfera della morte.  Proprio Abigail Arcane, la donna con la quale Swamp Thing divise numerose avventure, e suo fratello William potrebbero essere gli avatar designati dalla Putrefazione nelle lotta contro le forze legate alla vita.

Snyder pone l'accento sui dubbi del protagonista, sulle sue possibili scelte e sui sacrifici che queste potrebbero comportare, indaga gli incubi di Holland e i suoi sentimenti per Abigail basati su ricordi di esperienze mai realmente vissute creando un personaggio complesso e stratificato. Le atmosfere virano all'horror puro, la storia si bea di mostri e repellenti creature, persone trasformate dalla Putrefazione in zombie con la testa girata di 180 gradi, viscere e deformazioni e tutto il repertorio al completo. Inevitabile nel prossimo futuro un incontro con l'Animal Man di Lemire.

I disegnatori, Paquette in particolare, rendono un ottimo servigio alla serie partendo dalla splendida copertina del volume. Il tratto di Paquette è preciso in tutte le situazioni, rende magnificamente le scene più ordinarie come quelle più orrorifiche con un dettaglio particolare per animali e vegetazione. Ottima la costruzione delle tavole che si presentano a volte con vere e proprie esplosioni psichedeliche, cornici floreali, arbusti a incorniciare le vignette e soluzioni lisergiche rese apprezzabili anche dal lavoro dei coloristi. Non sfigurano neanche le tavole di Rudy e Ibanez ben integrate nel tessuto della vicenda.

Anche qui, come accadeva per Animal Man, una storia matura di qualità. Un sospiro di sollievo per chi temeva il peggio a causa della fuoriuscita della serie dalla linea Vertigo. Probabilmente le due serie acquisteranno ancor più interesse se lette in parallelo, cosa consigliata ma al momento non indispensabile.


Questo articolo è stato scritto per il blog Fumottopenìa.

lunedì 10 dicembre 2012

ANIMAL MAN

Animal Man, di Jeff Lemire (testi), Travel Foreman (disegni). Lion, 144 pp. col., 12,95 euro.

Negli ultimi giorni si stanno rincorrendo le voci legate alla probabile caduta in disgrazia dell'etichetta Vertigo, sezione della DC Comics dedicata ai fumetti con tematiche adulte. Gli ultimi due colpi ricevuti dalla sottoetichetta grazie alla quale abbiamo potuto leggere serie come Sandman e Preacher (solo per fare due esempi) sono stati di quelli duri, di quelli che fanno male. Parliamo della chiusura di Hellblazer, serie dedicata a John Constantine e dell'abbandono dell'editor storico della linea editoriale, Karen Berger.

La prima era la serie più longeva della Vertigo che chiuderà i battenti con il numero 300 per essere rilanciata all'interno del classico universo DC; la seconda può essere considerata il motore della divisione matura della DC Comics, l'abbandono della Berger non lascia ben sperare per il futuro del marchio. Il fatto che questi eventi siano praticamente concomitanti aumenta la preoccupazione nei fan della varie testate dell'etichetta.

Questa la teoria. Bisognerà vedere in pratica cosa succederà alle serie storicamente targate Vertigo quando verranno assorbite nell'universo di Batman, Superman e compagnia bella. Personalmente da fan di Hellblazer l'idea di vedere Constantine interagire con Supes e compagnia bella non mi fa impazzire, no davvero. Però... perché c'è sempre un però. Il tutto sta nell'abilità degli autori di creare buone storie anche all'interno del classico universo DC e alla capacità della casa editrice di limitare le ingerenze editoriali nelle scelte artistiche degli autori stessi (ed è qui che la questione potrebbe farsi dolente). Insomma non c'è scritto da nessuna parte che i protagonisti più borderline della DC Comics debbano incontrare la Justice League un mese si e uno no, però...

E veniamo ad Animal Man che è pur sempre il personaggio che compare nel titolo di questo post. Al tempo della chiusura della vecchia serie, Animal Man era una di quelle testate pubblicate dall'etichetta Vertigo, nonostante questo sia la vecchia che la nuova incarnazione dell'albo sono lì a testimoniare che non necessariamente tutto è perduto. Nel passato la run più celebre legata al personaggio di Buddy Baker è stata senza dubbio quella orchestrata dallo scozzese Grant Morrison, ventisei episodi che hanno consacrato la serie Animal Man come un culto assoluto. Questo accadeva ben prima della nascita della Vertigo.

In occasione del reboot del Dc Universe, Animal Man, un po' come accadrà anche a Hellblazer a breve, è stata integrata nel nuovo universo supereroistico di mamma DC. Se il buongiorno si vede dal mattino e se questa serie sarà indicativa del trend in atto forse ci stiamo semplicemente preoccupando troppo. La nuova serie dedicata alle avventure di Buddy Baker scritte da Jeff Lemire e disegnate da Travel Foreman sarebbe potuta tranquillamente uscire con il logo della Vertigo stampato ben visibile in copertina e nessuno avrebbe trovato nulla da ridire al riguardo.



Bernhard "Buddy" Baker è Animal Man, un supereroe atipico con la capacità di attingere al campo morfogenetico della Terra (?) e prendere in prestito le capacità di qualsiasi animale vivente. Potrebbe anche iniziare a puzzare come una puzzola volendo. Ma Buddy è anche un ex stuntman, un padre di famiglia, un'attivista per i diritti degli animali, un marito, un vegano convinto e ultimamente anche un attore.

E' proprio nell'ambito domestico che si apre la nuova serie con un Buddy intento a leggere una sua intervista pubblicata da una rivista seduto tranquillamente in cucina mentre la moglie Ellen prepara la cena, la figlia Maxine chiede un cucciolo e il figlio Cliff guarda la televisione. Proprio la notizia di un tizio che sta tenendo in ostaggio dei bambini in un ospedale spinge Animal Man a tornare in azione.

La storia assume ben presto atmosfere horror che ben poco hanno di supereroistico, Buddy si troverà a dover affrontare e capire le nuove abilità della figlia di quattro anni Maxine, che come si scoprirà è legata al Rosso, una specie di entità o forza derivante dalla vita stessa, un po' come Swamp Thing è legato al Verde e alla forza della natura. Le cose degenerano in fretta preannunciate da un bel sanguinamento dagli occhi, incubi splatter, animal morti zampettanti e seguite da trasformazioni mostruose e dalla discesa nel Rosso per affrontare gli agenti della Putrefazione che sono tutto tranne che un bel vedere.

Le atmosfere evocate dalla serie, con tutti i dovuti distinguo, mi hanno ricordato le prime storie di Hellblazer, quando le tavole erano anni luce dall'essere cool e presentavano tratti inquieti e sporchi come quelli di William Simpson ad esempio. Per i primi cinque episodi siamo di fronte a un fumetto horror che prospetta scenari interessanti e probabili futuri incontri, questo si, ma all'appello dovrebbe rispondere una certa creatura della palude, mantelli e mutandoni dovrebbero essere al momento scongiurati. Sia la prosa di Lemire che le matite di Foreman non fanno nella maniera più assoluta rimpiangere l'inserimento della serie nel classico DC universe, speriamo che le cose continuino di questo passo per questa e per altre testate ex-Vertigo.

Nell'ultimo episodio un intermezzo ci presenta l'amaro film al quale Buddy Baker dona il volto del protagonista principale, un ex eroe che fatica ad adattarsi a una vita normale. Non male davvero come primo volume.


Questo articolo è stato scritto per il blog Fumettopenìa.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...