giovedì 21 febbraio 2013

LA SCOPA DEL SISTEMA

(The broom of the system di David Foster Wallace, 1987)

David Foster Wallace a detta di molti è uno degli scrittori più brillanti e innovativi della sua generazione, spesso accostato ad altri grandi nomi della letteratura e con essi inserito in correnti e movimenti disparati. Una mente geniale che ha portato alla stesura di due soli romanzi (questo e Infinite Jest), raccolte di racconti e saggi su vari argomenti. La carriera di Wallace si conclude prematuramente con un terzo romanzo incompiuto (Il re pallido), lavoro ancora in corso d'opera nel momento in cui lo scrittore si toglie la vita nel settembre del 2008.

Non è così semplice parlare del romanzo d'esordio di un autore di questo calibro, non tanto per riverenza o a causa della sindrome del mostro sacro, non è semplice perché semplicemente non è semplice. Non per questo libro almeno e mi dicono che a volerlo fare, per Infinite Jest, la cosa sarebbe cento volte più difficile.

Fughiamo subito qualche dubbio, il romanzo è accessibile, divertente e godibile, non è un romanzone ultrasfidante come pare invece sia il suo successore. Ci sono personaggi delineati e costruiti in maniera quantomeno spassosa, situazioni grottesche e al limite del ridicolo, strani interrogativi, ottimi dialoghi e descrizioni fuori dal comune. Nonostante questo manca una trama tradizionale, cosa che potrebbe spiazzare chi in un libro cerca la risposta a tutte le domande. Inoltre l'autore usa una prosa, resa apparentemente in maniera davvero buona dal traduttore (Sergio Claudio Perroni), fatta di lunghissime dissertazioni e pensieri durante i quali viene bandito il punto come segno di interpunzione. Inoltre il gusto particolare per la costruzione di alcune frasi richiede un discreto livello di attenzione. Tutto ciò è presente ne La scopa del sistema ma non ne è la regola, il romanzo non pecca di pesantezza eccessiva a causa di queste scelte stilistiche, anzi, certo è che non è come leggere un romanzo di Agatha Christie.

Detto questo, in questo libro cosa accade? Qual'è la trama? La trama? Beh, si c'è una trama, forse flebile ma c'è. E poi ci sono i nomi dei protagonisti e le situazioni più assurde. Ma andiamo, se possibile, con ordine. Saltiamo il prologo e arriviamo al 1990.

Lenore Beadsman lavora al centralino della Frequent & Vigorous, casa editrice che non pubblica praticamente nulla, e porta avanti una relazione sentimentale sui generis con uno dei proprietari della suddetta, precisamente con il signor Rick Vigourous dal quale spesso Lenore si fa narrare storie inviate dagli aspiranti scrittori alla casa editrice. Un bel dì, andando a trovare la sua bisnonna di nome Lenore Beadsman nel centro per anziani in cui è ricoverata (in una camera mantenuta alla temperatura costante di 37°C), Lenore apprende dal signor Bloemker e dalla sua barba che l'anziana signora è scomparsa insieme a parecchi altri residenti, diversi inservienti e alcuni familiari degli stessi. Parecchi a dirla tutta. Inoltre il centralino del Bombardini Building, palazzo nel quale è situata la Frequent & Vigorous, impazzisce, complicando ulteriormente la vita a Lenore e alla sua collega/coinquilina Candy Mandible entrambe a loro volta coinquiline di Vlad L'impalatore.

Dove sarà finita la bisnonna di Lenore? Il padre della ragazza, Stonecipher Beadsman (re degli omogenizzati) la cerca. Non resta che chiedere l'aiuto di Stonecipher LaVache Beadsman e alla sua gamba. Le ricerche potrebbero puntare verso il DIO, l'artificiale Deserto Incommensurabile dell'Ohio.

Ne vale la pena, fosse solo per la prosa di Wallace e, se l'assurdo non vi spaventa... ma... ma... non sentite odore di breccia?

David Foster Wallace

11 commenti:

  1. Un libro fantastico di uno scrittore fantastico che ho amato dalla prima frase! E' nel mio podio!

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    1. A questo punto non so se avventurarmi nell'inavventurabile... Infinite Jest?

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  2. mmmm...grazie...mi intriga parecchio..mi sa che lo devo aggiungere al mio "cestino" della spesa..."cestino" si fa per dire..è più un CESTONE :D ! Buona serata !

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    1. Anche io ho un bel cestone dal quale attingo e, devo dire, spesso ne esce roba che mi soddisfa parecchio :)

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    2. E' vero..e molte volte capita che la sorpresa più grossa sta proprio lì dove non te l'aspettavi ;)

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  3. Li ho letti entrambi l’anno scorso.
    Come dici giustamente tu questo è molto (relativamente ovvio!) più accessibile però c’è già tutto quello stile incontenibile dell’autore.
    Inoltre qui ho sentito di meno la soggezione nei confronti di DFW. In Infinite Jest infatti ho avuto la netta sensazione di trovarmi al cospetto di un’intelligenza aliena.
    Buttati comunque con IJ: è fattibilissimo, certo ci sono delle pagine di stanca che potrebbero scoraggiarti, però alla fine ti porterai dietro almeno una decina di personaggi talmente reali che ti sembrerà di averli conosciuti veramente

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    1. Bene, finalmente un parere incoraggiante :)

      Oltre alla difficoltà di entrarci dentro mi avevano prospettato tempi di lettura lunghissimi.

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  4. Infinite Jest... . Prima o poi dovrò ritentare l'impresa.
    D'altronde c'è chi sale sull'Everest senza bombole d'ossigeno, non dovrebbe essere molto più difficile. Poi magari mi cimenterò con l'Ulisse di Joyce ;-)

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  5. Eccone un altro che mi manca di Wallace. Deve finire sul comodino anche questo, prima o poi. Per quanto riguarda Infinite Jest, devo ammettere che quando mi informai, trovai interessante il fatto che in america (qui) avevano addirittura dedicato un intero sito wiki solo a questo libro.

    Per il resto io ho molto apprezzato i suoi saggi più brevi: "Tennis, tv, trigonometria, tornado", "Una cosa divertente che non farò mai più" e "Considera l'Aragosta".

    Autentici gioielli. Perle ai porci, come sembra abbia detto una volta Gesù o come recita il titolo di un famoso libro di Kurt Vonnegut :)

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    1. Infinite Jest mi intimorisce. La scopa è una lettura fattibilissima e pure godereccia, fermo restando quel che ho scritto sopra. Però ne vale davvero la pena per parecchie cose: prosa, personaggi, situazioni, nomenclature, assurdità e tanto altro.

      Prima o poi mi dedicherò a qualche suo saggio.

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