sabato 29 giugno 2013

LA FORESTA DEI PUGNALI VOLANTI

(Shi miàn mai fu di Zhang Ymou, 2004)

Il Wuxiapian non deve essere un genere facile da gestire, il rischio di creare sequenze soporifere o quantomeno eccessivamente lente sembra essere sempre in agguato in pellicole appartenenti a questo filone. In questo caso il regista cinese Zhang Ymou riesce a ottenere un buon equilibrio tra azione, coreografie, immagine, phatos, epica e sentimento. C'è da dire che durante le due ore di durata del film qualche calo di ritmo non manca ma nel complesso l'esito finale non si può che valutare in maniera positiva.

Siamo in Cina in un'epoca non ben definita che potrebbe situarsi tra il 600 e il 900 circa. L'imperatore è osteggiato da una fazione ribelle conosciuta con il nome di Pugnali volanti (ma sarebbe andato bene anche lame rotanti e forse avrebbe fatto più figo), un gruppo pressoché invisibile e inafferabile che contesta il despotismo dell'imperatore.

Due ufficiali dell'impero, Leo (Andy Lau) e Jin (Takeshi Kaneshiro) si incaricheranno di portare a termine un piano per sgominare la temibile organizzazione avversaria.  Sarà proprio Jin, tentando di sedurre la ballerina cieca Mei (Zhang Ziyi) sospettata di essere affiliata al misterioso clan, a provare a rintracciare i Pugnali volanti.

Quel che colpisce fin da subito è la scelta visiva fatta da regista, scenografi, costumisti e fotografi. Splendide location immerse in un'esplosione di colori, tonalità e dettagli che ci trasportano magicamente in un'era e in una cultura per noi davvero lontane, una vera gioia per gli occhi, per gli appassionati d'oriente e anche per i curiosi.

Le coreografie degli scontri e delle danze sono ben equilibrate, vengono ovviamente infrante senza spiegazione alcuna diverse regole della fisica ma questa è una particolarità insita nel wuxia, ciononostante nessuna delle coreografie risulta troppo azzardata da rasentare il ridicolo. Il fascino di film come questo sta proprio lì, nelle immagini, nei movimenti e in quel respiro epico e romantico che intinge la storia dall'inizio alla fine. Personaggi capaci di determinazione infinita, immane sacrificio e dedizione. Non mancheranno in uno svolgimento canonico alcuni colpi di scena mai però veramente spiazzanti.

Il film naviga verso il suo epilogo grazie alla recitazione dei tre protagonisti principali ma soprattutto grazie all'intensa storia d'amore tra cacciatore e preda. Perché ne La foresta dei pugnali volanti volano mazzate e sangue (ma neanche poi tanto) ma in definitiva di una grande storia d'amore si parla.

giovedì 27 giugno 2013

BRADI PIT 67

Più stupido di una capra!
Più globalizzato di una multinazionale!
Capace di cadere in una pozzanghera con un balzo!
Guardate, là, nella jungla!
E' un imbecille!
E' un deficiente!
No, è Jungleman!

Sono ancora disponibili diverse copie del primo libro di Bradi Pit (il secondo in uscita a breve). Viene via a 10 euro comprese le spese di spedizione. Se siete interessati potete chiedere a Giuseppe contattandolo qui: scapigliati@aruba.it


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martedì 25 giugno 2013

VISIONI 49

L'arte di David Rathman si concentra su alcune tematiche ben precise: il vecchio west, le corse automobilistiche, il rock, lo sport. La maggior parte delle opere sono realizzate ad acquerello a tinta unica, alcune a china.

Tra tutte le sue creazioni quelle che più mi hanno colpito sono quelle legate all'immaginario western. Tutte le altre le trovate qui.


Back from luck



Business is business



I forgot it was Sunday



Never go back



No poems tonight



Now is not the time



Old things new



This town

lunedì 24 giugno 2013

IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE

(The boy in the striped pyjamas di Mark Herman, 2008)

Ci sono ancora nuovi modi e nuove storie per raccontare l'immane tragedia che è stata l'Olocausto? Fortunatamente per persone come il regista Mark Herman la risposta è: "certo che sì". Perché fortunatamente? Perché a prescindere dal valore di una pellicola o di un libro l'affermazione, che suona ormai quasi retorica, che alcune tragedie non vadano mai dimenticate è ancora sacrosanta. Tanto più mano a mano che il tempo passa e i fatti sono sempre un poco più sepolti nel passato. Allora ben vengano, sempre, film come Schindler's list, Il pianista, La vita è bella, Il falsario e anche questo Il bambino con il pigiama a righe.

Bruno (Asa Butterfield) vive a Berlino ai tempi della seconda guerra mondiale. Il ragazzino di otto anni cresce in una bella casa insieme alla sua famiglia: la sorella Gretel (Amber Beattie), la madre Elsa (Vera Farmiga) e il padre Ralf (David Thewils) ufficiale in carriera nell'esercito nazista. Proprio al padre verrà affidato il compito di comandare le operazioni di uno dei campi di sterminio tedeschi, la qual cosa costringerà la famiglia a lasciare Berlino e a stabilirsi in una casa nei pressi del campo stesso.

Per Bruno questo significa lasciare gli amici per iniziare una vita piena di noia. Un giorno però, dalla finestra di camera sua, Bruno scorge in lontananza una strana fattoria dove un bambino gioca all'aperto, sempre vestito con il suo pigiama a righe. Desideroso di nuovi incontri con ragazzini della sua età, Bruno raggiungerà la strana fattoria e stringerà amicizia con Shmuel (Jack Scanlon), il piccolo ebreo dal pigiama a righe.

Il film di Mark Herman, regista di cui non ricordavo assolutamente nulla e invece scopro essere lo stesso di Grazie, signora Tatcher!, aggiunge un altro tassello alla cinematografia dedicata all'Olocausto così difficile da giudicare senza farsi coinvolgere emotivamente. L'orrore e lo sdegno provocato dai crimini perpetrati in quel tempo oscuro da parte dei nazisti rendono forse il giudizio meno obiettivo, cinonostante non mi è difficile affermare di avere apprezzato il punto di vista ad altezza bambino offerto dalla pellicola.

Pur non aggiungendo nulla di nuovo sull'argomento (e come potrebbe?), la storia toccante di questa neonata e impossibile amicizia lascia il segno, così come centrano il bersaglio diverse scene e alcune interpretazioni, penso oltre a quelle dei due bambini a quella di Vera Farmiga, madre inconsapevole degli orrori dei quali il marito si rende partecipe e che avalla senza riserve.

Un film rivolto chiaramente al grande pubblico, dove la violenza è lasciata a una certa distanza dallo spettatore, che gioca tutto sui sentimenti puri e ingenui dei bambini in contrapposizione alla spietatezza ottusa degli adulti. Una piccola storia che si scontra con l'enormità della Storia riuscendo, come spesso accade con questo tipo di film, a stringere lo stomaco degli spettatori e a farci chiedere per l'ennesima volta come tutto questo sia stato possibile.

sabato 22 giugno 2013

LAURA su THE GARFIELD SHOW

Tempo di grandi soddisfazioni per la nostra piccola bambina. Finalmente è finita la prima esperienza scolastica con ottimi risultati (anche se lei ne è dispiaciuta) . La pagella era bellissima. E' andato decisamente bene anche il saggio di danza a coronamento di un'annata sportiva divertente e fatta anche di sacrifici (più che altro per noi genitori).

Oggi è arrivata una bella sorpresa, sul nuovo numero di The Garfield Show sono stati pubblicati disegno e letterina della mia Lauretta. Un'altra piccola soddisfazione.

Eccoli qui:




venerdì 21 giugno 2013

NELLE TUE MANI

(di Peter Del Monte, 2007)

Ogni tanto torno al cinema italiano, almeno a quello che non si lascia coinvolgere dalla deriva incontrollata in direzione commedia scalcagnata o scollacciata. Nelle tue mani è un film che ha già qualche annetto sulle spalle, diretto da un regista poco noto al grande pubblico e interpretato da attori in parte ma, Smutniak esclusa, altrimenti poco visibili.

Una di quelle storie intime, personali, forti e allo stesso tempo comuni che narra di accadimenti quotidiani, non appartenenti a tutti ma probabilmente più frequenti di quel che si creda.

Teo (Marco Foschi) viene investito da un'auto alla guida della quale c'è Mavi (Kasia Smutniak), una ragazza croata. Dopo la corsa verso l'ospedale la situazione si normalizza e le strade dei due ragazzi si separano solo per incontrarsi casualmente tempo dopo. Teo è rapito dalla ragazza e in breve i due iniziano una relazione che porterà a una convivenza e alla nascita della piccola Caterina.

Mavi però si porta sulle spalle il peso di un passato ingombrante e di un'esistenza disordinata e incasinata nei sentimenti che renderà la relazione con Teo davvero molto difficile. La sensazione d'inadeguatezza di Mavi esplode quando Teo è costretto per lavoro ad assentarsi sempre più spesso da casa permettendo alle insicurezze della ragazza di scatenarsi in maniera distruttiva.

Il film si poggia sulle sentite interpretazioni dei due protagonisti, Foschi recita in sottrazione con una pacatezza che ben delinea il personaggio scritto dallo stesso Del Monte mentre la Smutniak è semplicemente perfetta nella parte di questa donna fragile dall'equilibrio precario. Contribuiscono al buon esito finale anche gli altri componenti del cast, i genitori di lui, il padre di lei.  Inoltre la scelta del regista di non voler moralizzare o catechizzare lo spettatore è da apprezzare senza riserve.

Una storia di difficoltà dei sentimenti, di quelle che si presentano senza clamore ma che riescono a lasciare quel che devono. Ogni tanto un'incursione nel nostro cinema può ancora valer la pena d'essere provata e vissuta. Certo, bisogna cercare, rovistare un po' nella melma, ma fortunatamente qualcosa di buono ancora si trova.


giovedì 20 giugno 2013

BRADI PIT 66

Sono ancora disponibili diverse copie del primo libro di Bradi Pit (il secondo in uscita a breve). Viene via a 10 euro comprese le spese di spedizione. Se siete interessati potete chiedere a Giuseppe contattandolo qui: scapigliati@aruba.it


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lunedì 17 giugno 2013

SUPERNATURAL - TERZA STAGIONE

Ci fu un tempo in cui giunse anche per Supernatural il momento dello sciopero degli sceneggiatori. Questo piccolo inconveniente coincise proprio con la messa in onda della terza stagione del serial dedicato ai fratelli Winchester limitando la stessa a soli sedici episodi.

Sedici episodi belli densi però, durante i quali il creatore Eric Kripke e tutto lo staff di autori riescono a trovare il giusto equilibrio tra le singole puntate creando finalmente una trama orizzontale più serrata che non va mai ad inficiare il divertimento dell'episodio singolo ma che si rivela invece un inaspettato valore aggiunto.

E' un vero patto con il diavolo a tenere banco in questa stagione durante la quale Dean e Sam dovranno preoccuparsi del futuro dell'anima immortale del primogenito di papà e mamma Winchester. Se nella scorsa stagione era il destino del più piccolo dei due fratelli a farla da padrone, dove la trama ruotava intorno alle particolari doti di Sam (Jared Padalecki), questa volta è Dean (Jensen Ackles) ad essere sotto i riflettori. Una corsa contro il tempo per impedire quello che sembra ormai inevitabile: la più classica delle discese all'inferno.

A infoltire il cast dei protagonisti l'ormai noto Bobby (Jim Beaver), la bella ladra Bela Talbot (Lauren Cohan) e il demone redento Ruby (la Katie Cassidy di Arrow).

Si intensifica anche la dose di humor comunque sempre presente nella serie fin dalla prima stagione. Almeno tre le puntate nelle quali si preme l'acceleratore per quel che riguarda questo aspetto: in Scatole maledette i nostri eroi si troveranno ad aver a che fare con oggetti maledetti capaci di portare sfortuna ai loro possessori, le gag sono quindi assicurate. In Un martedì infernale i due fratelli si troveranno invischiati in una sorta di Ricomincio da capo in chiave horror mentre in Ghostfacers si troveranno protagonisti di un reality horror-demenziale.


I due protagonisti sempre più a loro agio nelle rispettive parti assicurano parte del loro divertimento anche agli spettatori. La serie cresce pian piano e mi ritrovo ad esserci sempre un poco più affezionato. Fortunatamente i miei ritardi cronici mi permettono di avere una scorta cospicua di puntate ancora da vedere e la quarta si prospetta come una serie davvero infernale.


giovedì 13 giugno 2013

10 VOLTI (13) - GIRLS EDITION

Par condicio e anche di più. Mentre nell'ultima manche erano statisticamente favoriti i maschietti (si parlava di robottoni) ora saranno le fanciulle a potersi scatenare con non 10 ma bensì 15 volti di protagoniste di vecchi cartoni animati rivolti principalmente al pubblico femminile.

Ed ecco la situazione di classifica:
01 La Citata 17 pt.
02 Bradipo 15 pt.
03 Luigi 9 pt.
04 Vincent 9 pt.
05 L'Adri 8 pt.
06 Morgana 8 pt.
07 Eddy M. 8 pt.
08 Urz 7 pt.
09 Poison 6 pt.
10 Cannibal Kid 5 pt.
11 Umberto 4 pt.
12 Elle 3 pt.
13 M4ry 3 pt.
14 Viktor 2 pt.
15 Frank Manila 2 pt.
16 Beatrix Kiddo 1 pt.
17 Evil Monkeys 1 pt.
18 Zio Robbo 1 pt.
19 Luca Lorenzon 1 pt.
20 Blackswan 0 pt.
21 Babol 0 pt.
22 El Gae 0 pt.

Forza e coraggio che la vita è un passaggio.

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Buon divertimento!

BRADI PIT 65

A Giuseppe.

Sono ancora disponibili diverse copie del primo libro di Bradi Pit (il secondo in uscita a breve). Viene via a 10 euro comprese le spese di spedizione. Se siete interessati potete chiedere a Giuseppe contattandolo qui: scapigliati@aruba.it


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lunedì 10 giugno 2013

BACK TO THE PAST: 1977 PT. 3

Apriamo la terza parte del Back to the past dedicata alla musica proveniente dal 1977 con un pezzo delicato. Scritta in un periodo in cui le coppie interne al gruppo affrontavano giorni di forte crisi, la canzone divenne un grande successo del periodo contribuendo a tenere l'album Rumors in cima alle classifiche per più di trenta settimane consecutive e a renderlo il maggior successo dei Fleetwood Mac. Il titolo del brano è Dreams.




Cambiamo atmosfere per ascoltare Hedda Gabler di John Cale, brano contenuto nell'ep del 1977 Animal Justice e ispirato ad una piece teatrale con protagonista una donna caratterialmente molto scomoda per i costumi dell'epoca.




Il 1977 vede l'esordio anche di Elvis Costello, all'epoca ancora vicino ai movimenti punk e new wave. Dal suo primo album - My aim is true - venne estratto come primo singolo il brano Less than zero. Piccola curiosità: sembra che il titolo del brano abbia ispirato lo scrittore Bret Easton Ellis per il suo esordio letterario: Meno di zero.




Altro successo per la band dei Queen, esce l'album News of the world che contiene canzoni ormai conosciute a menadito anche da tutti i muri del mondo, pezzi come We will rock you o We are the champions. Ma qui andiamo ad ascoltare qualcosa di un pochino meno inflazionato: Spread your wings, scritta da John Deacon, il membro forse più defilato del combo inglese.




Chiudiamo con il botto con un pezzo che non ha bisogno di presentazioni. Quindi non vi dico nulla, ne gruppo, ne pezzo :)

domenica 9 giugno 2013

LA GRANDE AVVENTURA DI HOLS

(Taiyo no oji - Horusu no daiboken di Isao Takahata, 1968)

Alla ricerca di vecchi lavori del maestro dell'animazione giapponese Hayao Miyazaki mi sono imbattuto ne La grande avventura di Hols, lungometraggio (82 min.) d'animazione risalente alla fine degli anni Sessanta. In realtà qui la regia è di Isao Takahata e la produzione della Toei Animation, non sono ancora i tempi dello Studio Ghibli e Miyazaki qui compare come uno degli animatori con incarico di occuparsi della scenografia.

Anche il tipo di animazione e di narrazione sono lontani dagli standard dello studio di Totoro, è un'altra epoca e questi disegni tanto ricordano i cartoni animati giapponesi della nostra infanzia. I colori sono più spenti rispetto ai blu immensi e ai verdi profumati ai quali le opere di Miyazaki ci hanno abituati. Ma come dicevamo questa non è un'opera del famoso regista, siamo in un altro decennio e di fronte a una poetica un poco diversa.

La storia presenta il classico malvagio e l'eroe (maschio questa volta) che deve contrastarlo e far valere la giustizia. In passato il villaggio del piccolo Hols venne devastato dal glaciale Grunwald a tal punto da convincere il padre del nostro eroe a fuggire lasciando la sua gente. Ormai diventato un giovanotto, Hols insieme al fido orsetto Koro, decide di tornare tra la sua gente e affrontare il perfido Grunwald forte di un aiuto insperato: la Spada del Sole fornitagli dal gigante di roccia Mog. Grazie alla sua abilità Hols conquista gli abitanti del villaggio, non sarà così però con la giovane Hilda che non tarda a mostrarsi a disagio in più di un'occasione.

Se ci si avvicina a questa pellicola cercando, come erroneamente ho fatto io, la tenerezza, quell'alone di magia e la poesia delle opere di Miyazaki non si può che rimanerne un poco delusi. Presa invece per quella che è, cioè un'opera di quarantacinque anni fà di un quasi esordiente Isao Takahata ci si possono trovare motivi di interesse. Il ritmo non è altissimo ma non mancano sequenze dinamiche, anche un minimo violente se il pubblico di riferimento è quello dei bambini. Indubbiamente alcuni personaggi, su tutti Hols e Hilda, hanno ricevuto in fase di scrittura la giusta attenzione, nonostante questo alcune incoerenze nella sceneggiatura fanno qua e là capolino, piccole cose che non inficiano l'andamento della storia. Alcuni problemi derivanti dalla poca fiducia della casa di produzione in questo progetto hanno fatto sì che almeno una sequenza venisse montata con una serie fissa di frame, cosa che indubbiamente ha penalizzato la scena in questione allo scopo di risparmiare sul minutaggio.

Per chi volesse cercare altro su questo film tenga presente che è stato distribuito anche con il titolo (quasi demente) La grande avventura del piccolo principe Valiant e con un più coerente alla narrazione Il segreto della spada del sole.


venerdì 7 giugno 2013

BACK TO THE ROOTS: BARBERSHOP HARMONIES

Andiamo questa volta oltre il blues, il jazz e il country per occuparci di qualcosa di un poco diverso. Siamo nel 1925 e iniziano a diffondersi, principalmente grazie ai Mills Brothers, le armonie per gruppi vocali definite Barbershop harmonies (nome mutuato dal fatto che proprio il padre dei Mills Brothers possedesse un negozio di barbiere?) le quali spianarono la strada per altri gruppi vocali a venire. I quattro fratelli componenti del gruppo cantavano a cappella riproducendo con la sola voce il suono di svariati strumenti (tuba, tromba e trombone) e avvalendosi talvolta dell'ausilio di una chitarra.

Dopo essersi fatti le ossa per le strade, davanti al negozio di barbiere del padre, alle feste e poi nei teatri, i quattro fratelli ottengono un ingaggio dalla radio WLW di Cincinnati. Fu proprio qui che Duke Ellington li sentì e riuscì a fargli avere un contratto con la Okeh Records. I Mills Brothers furono il primo gruppo vocale afroamericano ad avere un loro programma radiofonico e ottennero un successo di grandi proporzioni con la registrazione del pezzo dixie Tiger Rag dal quale emergono tutte le caratteristiche del gruppo.



Altro stile canoro che si affaccia alla ribalta nella seconda metà degli anni venti grazie alla diffusione dei microfoni è il crooning. In quegli anni il prototipo del crooner fu sicuramente Bing Crosby che oltre al cinema si dedica con successo anche alla musica.

L'uso del microfono permetteva di ottenere ottimi risultati anche per quei cantanti con un'impronta vocale meno potente, non era più necessario avere una voce in grado di raggiungere le ultime file di una vasta platea, il mezzo tecnico ampliava di molto le sfumature applicabili alla musica. Ascoltiamo la versione del 1931 di Just a Gigolò, scritta dal pistoiese Casucci, eseguita proprio da Bing Crosby.

giovedì 6 giugno 2013

L'INVENTORE DI SOGNI

(The daydreamer di Ian McEwan, 1994)

Carino.

Lo so, lo so, quando si parla di libri come di film o dischi la parola carino solitamente non viene presa bene da chi legge o da chi ascolta un parere sull'opera in questione. E' un po' come quando chiedi ad un amico come sia una tal ragazza e lui ti risponde: "Maaaa... è simpatica".

E sappiamo tutti 90 su 100 cosa vuol dire.

Detto questo non posso far a meno di affermare di aver trovato questo L'inventore di sogni un libro carino. Voi poi prendetela pure un po' come preferite. McEwan è uno scrittore parecchio quotato che gode di buona considerazione nell'ambiente letterario. Taaaaaaanti anni fa lessi il suo Lettera a Berlino, romanzo di cui conservo un'impressione davvero molto buona.

Questa volta la forma scelta da McEwan per fermare i suoi pensieri su carta è quella del romanzo per ragazzi, una raccolta di sette brevi racconti e un'introduzione ad altezza di ragazzino e, perché no, alla portata anche di alcuni adulti.

E' carino, che vi posso dire? Non è uno di quei libri per cui impazzisci o che entrano nella classifica dei tuoi scritti preferiti, passa e va'. Però è uno di quei libri che leggerei molto volentieri a mia figlia e probabilmente lo farò. E' anche uno di quei libri per chi ha ancora l'animo del fanciullino, sognante e capace di enorme meraviglia. Probabilmente con il tempo io mi sono un po' inaridito e così l'ho trovato solo carino.

Insomma, Peter è il figlio maschio di una coppia inglese, fratello maggiore della sorellina Kate e proprietario del gatto William. Una bella famiglia dove tutto sembra filare liscio. Di tanto in tanto, diciamo anche molto spesso, Peter passa dalla realtà al sogno ad occhi aperti, così, con una facilità sconcertante. Non ci sono quindi limiti alle avventure che il ragazzino potrà vivere, tra cambi di prospettiva (l'espediente narrativo più usato), confronti con bulli e topi d'appartamento e incursioni nel fantastico.

Una lettura velocissima, poco più di un centinaio di pagine che offrono un intrattenimento lieve, qualche spunto di riflessione sul punto di vista dei più giovani e sui loro bisogni e un'innegabile confidenza dell'autore con la parola scritta.

Carino.

SUPER BRADI PIT 7

A belli capelli!

Figlio del Dio degli escrementi e della Dea dei cattivi odori, il Tonante (e non vi dico da dove tuona) nasce nella giungla alle porte di Asgard, poco distante dal ponte arcobaleno. Il terrestre Bradi Pitt, figlio della sua mamma e del suo papà, durante una breve gitarella durata circa venticinque anni, rinviene in un angusto anfratto un bastoncino di legno. Cascatogli in terra questo sprigiona un'energia misteriosa e muta il Bradi nel biondocrinito Tonante. E mo' so' cazzi per il giaguaro. Sfortunatamente il maestoso Tonante scopre che una lontananza di un minuto dal magico bastone lo riporta nelle misere sembianze del nostro bradipo preferito. E mo' so' cazzi per Bradi Pit. Non importa se sei giaguaro o bradipo, alla fine so' sempre cazzi!

Sono ancora disponibili diverse copie del primo libro di Bradi Pit (il secondo in uscita a breve). Viene via a 10 euro comprese le spese di spedizione. Se siete interessati potete chiedere a Giuseppe contattandolo qui: scapigliati@aruba.it


 
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lunedì 3 giugno 2013

ACID HOUSE

(The acid house di Irvine Welsh, 1994)

Dopo un discreto periodo di lontananza torno alla prosa di Welsh riavvicinandomi alle origini della stessa. The acid house è la seconda fatica dello scrittore scozzese, opera che segue il frammentario Trainspotting reso a meraviglia su pellicola da un ispirato Danny Boyle. Welsh torna a scavare nelle vite dei suoi spurghi di corea, come lo stesso scrittore spesso definisce la varia umanità cresciuta nelle periferie scozzesi, in particolar modo la gioventù bruciata venuta su a pane, droga, calcio, botte e birra in mezzo alle strade di Leith, sobborgo popolare di Edimburgo (ma non definitelo così davanti agli abitanti di Leith che potreste avere a pentirvene).

Ancora non siamo alla forma romanzo, il libro in questione è una raccolta di racconti per lo più di breve foliazione, poco più di venti tranci di esistenze, di quelle dure, con punte e virate verso il grottesco e il surreale. I racconti che più lasciano il segno sono però quelli che affrontano i temi cari all'autore, sviluppati sempre con l'ausilio dello stile inconfondibile dello scrittore, un misto di slang, linguaggio fuori dai denti e volgarità assortite qui mai fuori luogo o contesto, centrati all'interno di una narrazione sempre scorrevole nonostante già ci siano tentativi di sperimentazione linguistica espressi finanche tramite arzigogolii d'impaginazione (e complimenti al traduttore Massimo Bocchiola che tradurre Welsh non dev'essere una passeggiata di piacere).

Quello che ho sempre apprezzato della narrativa di Welsh è la naturale propensione a sviscerare, tramite storie anche minime, un malessere sociale talmente diffuso da essere considerato la norma, il naturale sfondo culturale nel quale ambientare vicende e far vivere personaggi (caratteristica che raggiunge un vertice altissimo nel successivo Colla - parere personale ovviamente). Anche qui, dietro la narrazione divertente ed esuberante di Welsh, non mancano i colpi bassi che infliggono ondate di pura amarezza. Non è tanto la trama di episodi come Eurotrash o Tenerone a colpire quanto il contesto e il contorno. Non mancano neanche episodi più originali come Dove i rifiuti incontrano il mare nel quale quattro ragazze (Madonna, Kim Basinger, Kylie Minogue e Victoria Principal) seguono le vite di persone comuni come se fossero delle celebrità, il tutto a parti invertite.

Dentro Acid House ci trovate parecchio Welsh e in fondo è tutto quel che serve.

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