mercoledì 31 luglio 2013

BRADI PIT SUMMER SPECIAL

Per il mese di Agosto il caro Bradi sceglie la vita lenta e rilassante della vacanza. Cioè, più lenta e più rilassante del solito. Tornerà ai suoi ritmi frenetici (?) a settembre, per ora ci saluta con questa vignettona, noi di quando in quando ci si sente anche in Agosto.

Per chi parte... buone vacanze a tutti!


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lunedì 29 luglio 2013

10 VOLTI (14)

Dopo l'infornata di cartoni animati di una volta dedicata sia ai maschietti che alle femminucce torna 10 volti con una manche tutto sommato canonica e per niente difficile. Giochiamo sulla velocità, chi arriverà per primo?

Ecco come si presenta la classifica fino a questo momento:

01 La Citata 20 pt.
02 Bradipo 15 pt.
03 Babol 13 pt.
04 Luigi 9 pt.
05 Vincent 9 pt.
06 L'Adri 8 pt.
07 Morgana 8 pt.
08 Eddy M. 8 pt.
09 Urz 7 pt.
10 Poison 6 pt.
11 Cannibal Kid 5 pt.
12 Umberto 4 pt.
13 Elle 4 pt.
14 M4ry 3 pt.
15 Viktor 2 pt.
16 Frank Manila 2 pt.
17 Beatrix Kiddo 1 pt.
18 Evil Monkeys 1 pt.
19 Zio Robbo 1 pt.
20 Luca Lorenzon 1 pt.
21 Blackswan 0 pt.
22 El Gae 0 pt.

Via alle danze.

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domenica 28 luglio 2013

PARANORMAN

(ParaNorman di Sam Fell e Chris Butler, 2012)

Quando ParaNorman uscì nelle sale non andammo a vederlo per timore non fosse proprio adatto a una bimba di sei anni e mezzo, cosa che alcune recensioni lette in giro lasciavano supporre. Ora, nella placida e apparente sicurezza del nostro salotto, abbiamo recuperato la visione giungendo alla conclusione che saremmo potuti andare a vederlo al cinema  senza grandi problemi. Laura non ha fatto una piega, forse perché sta crescendo, forse perché ancora non può comprenderne i risvolti più crudeli, però le inquietudini provocatele da film come Coraline o Mononoke qui non ci sono state.

Detto questo ParaNorman si è rivelata una bella visione nonostante tutto meno inquieta di quel che ci aspettavamo e, forse anche per questo, un pochino sotto le nostre aspettative. La storia, adattata a un pubblico che comprende anche i ragazzini, rientra nel filone degli horror movie di serie B, infilando sequenze e situazioni classiche del genere. Ci sono i non morti, il ragazzo scemo e muscoloso, la ragazza frivola che pensa solo ai maschietti, una maledizione, la strega, la provincia americana, azione e ritmi forsennati, battute sceme, situazioni divertenti e anche i titoli di coda in perfetto stile B-Movie.

Calati in questo contesto ci sono i protagonisti. Norman è un ragazzino che se ne sta un po' sulle sue, considerato un freak dai compagni di scuola e preso di mira dai bulli del paese. Anche il padre fatica a rapportarsi con questo figlio un po' bizzarro. Norman in effetti un po' strano lo è davvero, in fondo vede i morti. Lo zio, altro strano personaggio, prima di morire gli lascerà il compito di mettere fine alla maledizione della strega (strega sulla quale il paese fonda la sua economia) ed evitare così un'invasione di non-morti.

Insieme al grassottello Mitch e al di lui fratello scemo Neil, alla sorella Courtney e al bullo Alvin, Norman si farà coraggio e lotterà per rimettere le cose a posto.


Oltre a presentare una buona storia horror, il film gira bene grazie a personaggi di contorno ben riusciti (grandissimo lo stupido e palestrato Neil) e la perfetta armonia tra la trama principale e le varie strizzatine d'occhio ai fan degli horror movies. Le varie citazioni non vanno mai a intaccare e a spezzare la narrazione di una storia ben costruita. Ottima anche la sequenza risolutiva con il confronto tra Norman e la strega bambina Agata durante il quale solo la purezza di un fanciullo potrà porre rimedio a un orrore commesso centinaia di anni prima.

Per quanto Paranorman non sia un capolavoro dell'animazione si distingue da altri prodotti del genere per una certa originalità e per una discreta vicinanza al genere horror, ovviamente stemperata con battute e situazioni fruibili anche dai bambini (magari quelli un pochino più cresciutelli). Abbastanza impietosa la critica a un certo tipo di società americana e provinciale sempre pronta a far emergere il proprio lato peggiore.

La stop-motion è talmente ben realizzata che sembra di assistere a un lavoro completamente digitale, dopo i titoli di coda il protagonista prende vita davanti ai nostri occhi in una riproposizione accelerata del processo creativo del suo pupazzetto.

giovedì 25 luglio 2013

SUPER BRADI PIT 9


La leggenda vuole che il giovane bradipo Brad Murdock perse la vista in seguito a un incidente con sostanze radioattive. Ma non è vero. E sì che il padre, un famoso pugile, continuava a ripeterglielo: "non esagerare che diventi cieco...".


 
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martedì 23 luglio 2013

AIRBOY: DEADEYE

Prima di prendere tra le mani questo Airboy non avevo mai sentito parlare della Colors&Gold Entertainment, editore che pubblica le riviste Empire, Apple Mag e UFO nonché il lavoro del fumettista italiano Pino Rinaldi: Willard the Witch.

La copertina dal sapore vintage mi ha intrigato, il materiale presentato è una rivisitazione di un vecchio personaggio della Golden Age del fumetto rivisto in chiave moderna dagli scrittori Chuck Dixon e Gianluca Piredda e dal disegnatore Ben Dunn.

Airboy è un personaggio creato nel 1942 da Charles Biro, Dick Wood e Al Camy che vide il suo esordio sul secondo numero dell'albo Air Fighters Comics della Hillman Periodicals. Dopo aver conquistato una testata a suo nome Airboy riuscì a contare 89 uscite arrivando indenne fino al Maggio del 1953.

Il personaggio fu ripreso nella seconda metà degli anni Ottanta dalla Eclipse Comics che ne produsse una cinquantina di episodi più diversi speciali. Tra gli scrittori figurava già Chuck Dixon che diede il suo contributo al personaggio ancora una volta nel 2009/2010 per la Moonstone Books.

La miniserie che viene qui presentata, sempre a firma Chuck Dixon, è del 2012 uscita oltreoceano per Antarctic Press. Nonostante l'amore dichiarato dallo scrittore nei confronti del personaggio, durante la lettura questo amore purtroppo non traspare, così come non traspare l'amore della casa editrice verso questa propria creatura. Non ho ben capito se la Colors&Gold stia tastando il terreno delle edicole con questi due prodotti a fumetti, ma se questo è un tentativo di immettersi in questo settore di mercato si è partiti con il piede sbagliato.

Il formato ci può anche stare, 124 pagine in bianco e nero formato Bonellide a 3,50 euro. La stampa in toni di grigio non è eccezionale, c'è da dire che il prodotto era in B/N già in originale e che quindi non è stato snaturato dall'edizione italiana. I problemi arrivano con la traduzione davvero approssimativa costellata anche da qualche errore ortografico o di lettering, una cosa davvero fastidiosa. Espressioni come "Potrei abbatterlo ora, ma sono curioso di vedere dove il suo nascondiglio" o "Il possente Mo' ha buttato la spugna" o "Quel furfante mi stanno facendo venire un'ulcera! Ha fatto fuori una dozzina di aerei e messo fuoco a un cargo. E sono disperato dalla mancanza di risultati". Siamo solo alla quinta pagina della storia e ho tralasciato di riportare un paio di espressioni veramente legnose.

La trama è lineare, l'albo si lascia leggere ma non offre nessun picco emotivo, non diverte particolarmente, presenta caratteri e personaggi tagliati con l'accetta e, cosa ancor più grave, non suscita neanche nostalgia per l'epoca d'oro dei comics americani.

Da quel che ho capito il nuovo Airboy, Davy Nelson, è il figlio dell'Airboy originale nonostante la vicenda sia ambientata nel 1946 nel Pacifico, quando le ostilità tra Stati Uniti e Giappone sono ormai cessate. Nakai è un soldato giapponese, spina nel fianco dell'aviazione americana, che ancora non si è reso conto che la guerra è finita. Invece di tornare alla vita di tutti i giorni il dinamico duo ormai riconciliatosi, composto da Airboy e Nakai, si troverà invischiato in un complotto che vede protagonisti Yakuza, scienziati pazzi, fanatici guerrafondai e robottoni giapponesi agli ordini di un Lord Goro intenzionato a riportare il Giappone ai suoi massimi fasti! Airboy può contare sull'aiuto di Birdie, un modello avanzatissimo di aeroplano costruito da un monaco (?) mentre Nakai farà affidamento sulle sette virtù del Codice del Bushido: rettitudine, coraggio, benevolenza, rispetto, onestà, onore e lealtà. E sticazzi.

I disegni di Ben Dunn sono un fastidioso incrocio tra tratto manga-style e tradizione occidentale, un connubio che personalmente non ho mai apprezzato.

No, no, non ci siamo. Piuttosto le ristampe dell'Airboy originale che almeno come documento storico...

lunedì 22 luglio 2013

NAUSICAA DELLA VALLE DEL VENTO

(Kaze no tani no Naushika di Hayao Miyazaki, 1984)

Nausicaa della valle del vento è un'opera precedente a quasi tutti i lungometraggi di Hayao Miyazaki che abbiamo visto finora in casa nostra. Probabilmente mancava ancora un po' della maestria che il regista padroneggerà in seguito alla perfezione ma questa volta le due ore di lungometraggio le abbiamo sentite tutte.

Nonostante alcune delle tematiche ricorrenti del regista giapponese siano già presenti forse mi è mancato quel tocco magico che rendeva impagabile la visione di film come Il mio vicino Totoro, Kiki consegne a domicilio o La città incantata. I temi forti qui sono quello ecologico, visto in Miyazaki un poco ovunque, e quello dell'insensatezza della guerra e della violenza perpetrata dall'uomo (come in Mononoke ad esempio).

L'ambientazione è futuristica e post-apocalittica. Dopo una guerra a base di armi nucleari e automi atomici la Terra è infestata dalla giungla tossica e da mostruosi insetti giganti. Solo alcune zone sono ancora vivibili e permettono agli umani di respirare senza ausili tecnologici. La valle del vento è una di queste e proprio qui vive la popolazione che vede in Nausicaa la sua piccola ma tenace principessa. Ancora una volta protagonista del cinema di Miyazaki è un'eroina determinata e coraggiosa con il cuore al posto giusto, capace di vedere possibilità di armonia dove molti altri sono incapaci di farlo.

Come può essere un ecosistema nocivo per l'uomo se non in virtù dello scellerato intervento dell'uomo stesso? Nausicaa tenterà di capire come la giungla può tornare a essere quella di una volta dovendo affrontare però anche una guerra tra le popolazioni di Pejite e Tolmekia che renderà le cose ancora più difficili.

Sempre encomiabili le intenzioni e i messaggi diffusi dalle opere dello Studio Ghibli, di alto livello come sempre l'animazione anche se qui l'uso dei colori e la fluidità dei movimenti non raggiungono ancora la perfezione di alcune pellicole successive. Pur rimanendo un prodotto molto apprezzabile ho trovato Nausicaa della valle del vento un po' più ostico rispetto alle altre pellicole viste finora, gusto personale per carità, probabilmente una riduzione sul minutaggio avrebbe giovato alla resa finale.

domenica 21 luglio 2013

MARVEL VINTAGE 18 - AMERICAN ACE

Puntate precedenti.

American Ace
Spendiamo ancora due parole sull'albo che diede la luce a quello che fu il primo eroe dell'odierna Marvel Comics: Namor il Sub-Mariner. Come già visto in precedenza, oltre alla storia di 8 pagine dedicata al principe atlantideo pubblicata per intero nello scorso appuntamento, Motion Pictures Funnies Weekly presentava anche diversi altri personaggi: American Ace, la strip Spy Ring, Kar Toon and his Copy Cat e Jolly the Newsie.

Che fine hanno fatto costoro?

Namor McKenzie, figlio di un umano e una principessa atlantidea, è vivo e vegeto ed è ancora una pedina di grande importanza dell'universo Marvel odierno, tanto da essere stato uno dei protagonisti del recente evento editoriale AvX (Avengers Vs. X-Men). Dopo la sua prima apparizione su MPFW, albo non ancora prodotto dalla Timely Publications bensì dal collettivo di autori della Funnies Inc., Namor si trasferì sulle pagine di Marvel Comics/Marvel Mystery Comics per approdare in seguito su una serie di testate diverse che lo hanno traghettato fino all'epoca moderna.


The Arrow 2 (Nov. '40), cover di Bob Lubbers
L'altro personaggio che entrò a far parte delle pubblicazioni della Timely fu American Ace, la cui storia originariamente presentata su MPFW uscì nei numeri 2 e 3 di Marvel Mystery Comics. Creato da Paul Lauretta, Perry Webb è un ingegnere minerario e pilota statunitense che viene coinvolto in una battaglia ambientata in un paese dei balcani (Attania) in lotta con avversari germanici. Dopo due soli episodi le avventure dell'aviatore vengono cancellate probabilmente a causa dei contenuti politici e dello stile di disegno troppo rude del suo creatore, entrambi ritenuti inadatti al pubblico adolescente di riferimento (ipotesi questa che venne in seguito messa in discussione). Nessun indizio colloca American Ace nella continuity Marvel moderna però la sua breve storia non si esaurì con i due numeri di Marvel Mystery Comics che lo videro tra i protagonisti. All'epoca il presidente della Funnies Inc, Lloyd Jacquet, era anche art-director della Centaur Publications. Proprio per questa casa editrice il personaggio comparì in altri due albi, con un nome diverso (Liutenant Lank)  ma con vicende che seguivano direttamente gli eventi di Marvel Mystery Comics 3. La chiusura della Centaur mise fine anche alle avventure dell'asso dei cieli. I due albi in questione sono The Arrow 2 (Nov. 1940) e Amazing Mystery Funnies 24 (Set. '40).

Quasi inesistenti le notizie riguardanti i contenuti delle altre strip pubblicate nell'albetto Motion Picture Funnies Weekly.

Però una piccola sorpresina in rete l'ho trovata. Qui sotto.












Visibile la firma di Lauretta

venerdì 19 luglio 2013

SUPERGODS

(di Grant Morrison, 2011)

E così anche Grant Morrison giunge alla pubblicazione del libro in prosa ma non lo fà con un'opera di finzione, ci propone invece un appassionante amalgama di storia del fumetto e autobiografia dal quale scaturisce un divertente e utile saggio sulla figura del supereroe dal 1936, data della nascita di Superman, fino ai giorni nostri.

Attenzione, perché quella di Morrison non è una fredda carrellata colma di nomi e date sulla figura del supereroe bensì una vitale e accalorata dichiarazione d'amore per il genere (e per la persona di Morrison stesso in fin dei conti), una puntuale analisi dell'eroe calata nel contesto e nel tessuto sociale di un determinato momento storico, una riflessione sul fumetto supereroistico in relazione ad aspettative e bisogni dei lettori (ma non solo) dell'epoca.

Un saggio che quando collide sulla linea temporale con la nascita del futuro scrittore scozzese diventa anche una divertente autobiografia centrata non solo sul fumetto ma capace di abbracciare spesso e volentieri i temi della famiglia, della musica, fino a toccare le interessanti teorie divulgate da Morrison che spaziano tra tematiche assimilabili a narrazione, multiverso, futurismo (inteso come capacità di intuire sviluppi a venire), simbolismo e altro ancora.

A differenza di alcune sue opere a fumetti, tanto interessanti e dense quanto ostiche, questo libro si legge che è una meraviglia. Che Morrison sia un ottimo autore di fumetti è fuor di dubbio, conferma qui di essere un grande narratore/intrattenitore tout court con una conoscenza enciclopedica e una facilità d'esposizione impressionante. A volte l'autore potrà dare l'impressione d'essere una star vanesia e un pizzico invidiosa (non posso spiegare altrimenti il suo accanimento contro diverse opere del collega Alan Moore, è come se Platinì affermasse che Maradona ha nuociuto al calcio), altre quella d'essere una specie di svalvolato fuori come un balcone di un hotel di Katmandu (leggere per credere), in fin dei conti questo cazzone scozzese si conferma ancora una volta come un professionista dal talento straordinario capace di regalarci ore di puro godimento.

Nel libro si trovano, argomentati in maniera encomiabile, i primi passi dei maggiori supereroi della Golden Age (Superman, Batman, Capitan Marvel, Wonder Woman, Capitan America) e di alcuni minori, stili e contributi di diversi autori, la rivoluzione Marvel degli anni '60 con i suoi eroi con superproblemi, le derive cupe del supereroismo, l'entrata dei fumetti nell'età adulta, l'analisi di alcune tra le opere più importanti della nona arte (Infinite Crisis, Watchmen, The Dark Knight returns, Year One,etc...)  e della gran parte di quelle di Morrison stesso (Animal Man, Doom Patrol, Arkham Asylum, The Invisibles, New X-Men, Flex Mentallo, etc...), il rapporto tra cinema e fumetto e tanto altro ancora.

Una lettura da non mancare per rispolverare la storia del genere più popolare del fumetto americano, utile per chi non conosce a fondo l'argomento ma anche come utile ripasso, cosa che, come dice giustamente anche Orlando su Fumettidicarta, alla fin fine non fà mai male. Una lettura buona anche per riflettere e soffermarsi su alcuni concetti e teorie non così immediati da assimilare, ottima per conoscere meglio uno degli autori cardine del fumetto degli ultimi vent'anni.

Grant Morrison

giovedì 18 luglio 2013

BRADI PIT 69

Dice che per uscire dalla crisi l'unica soluzione è succhiare il sangue al cittadino e alla classe media. Dice che vale pure nella giungla.

Sono ancora disponibili diverse copie del primo libro di Bradi Pit (il secondo in uscita a breve). Viene via a 10 euro comprese le spese di spedizione. Se siete interessati potete chiedere a Giuseppe contattandolo qui: scapigliati@aruba.it


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martedì 16 luglio 2013

LONG WEI

Finalmente Long Wei. Dopo una discreta attesa sono riuscito anche io a leggere il primo numero di quello che prometteva essere un piccolo caso editoriale. Come confermato anche dallo scrittore Diego Cajelli, l'hype intorno all'uscita di questo nuovo prodotto italiano è cresciuta a dismisura fino a rendere l'esordio di Long Wei uno dei più attesi nel panorama fumettistico nostrano.

A creare attesa probabilmente un mix di fattori. Innanzitutto l'ambientazione milanese della vicenda che come protagonista presenta un immigrato cinese esperto di arti marziali. Le recenti pagine della cronaca milanese rendevano lo scenario di estrema attualità, un tocco di campanilismo e le aspettative salivano ancora. E' indubbio inoltre che il nome di Roberto Recchioni a seguire il progetto, forte dei suoi lavori passati, ha contribuito a solleticare la curiosità dei lettori.

And last but not least il solido team creativo formato da Diego Cajelli e Luca Genovese, già visti entrambi su diverse pubblicazioni italiane, tra le altre collaborazioni per Sergio Bonelli Editore e sul John Doe ideato da Bartoli e dallo stesso Recchioni.

Insomma, la curiosità c'era. Fin da subito è chiara, per chi un minimo lo conosce, l'influenza delle passioni di Recchioni sull'intero lavoro. Passioni e tematiche che sono quasi sicuro siano le stesse dello scrittore Diego Cajelli: stralci di ambientazione giapponese, samurai, arti marziali e scontri. Long Wei è un ragazzo giovane che ha studiato le arti marziali in maniera profonda nella speranza di diventare un attore di spicco dell'industria cinematografica cinese. Nella Chinatown milanese lo Zio Tony gestisce insieme ai due figli Chen e Maria un ristorante che stenta a decollare. Per fare il salto di qualità Zio Tony si indebiterà con gente pericolosa e priva di scrupoli. Per porre rimedio alla difficile situazione, dalla Cina arriverà proprio Long Wei, figlio di un cugino dello Zio Tony. E l'urlo di Long Wei terrorizzerà l'occidente.

Ed ecco come wikipedia riassume l'inizio della trama de L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente, uno dei film più famosi con protagonista il grande Bruce Lee:

Tang parte da Hong Kong per Roma per aiutare uno zio di famiglia, la cui nipote Chen Ching Hua ha aperto un ristorante insieme ad alcuni amici e al cugino Wang, il cuoco. Il ristorante suscita l'interesse della mafia locale, che intende trasformarlo in un'attività illecita. Non riuscendo a convincere i proprietari a vendere, i malavitosi cercano di intimidirli, ma Tang riesce a sconfiggerli facilmente.

Il succo è questo: un palese omaggio ai film d'arti marziali dove l'eroe solitario, grazie alla sua tecnica nelle arti marziali, affronta e ridimensiona i farabutti di turno. Possiamo liquidare il tutto così, con queste due parole? Più o meno sì, non c'è molto altro.

Però... perché c'è anche un però...

Però c'è da dire che la lettura di Long Wei risulta parecchio divertente. L'impressione è quella di star leggendo cose già viste (più che già lette) non di meno la storia ha un respiro convincente da B-movie o da telefilm di epoche passate, di quelli che ti prendono nonostante non offrano grandi novità. Entrando in contraddizione possiamo però dire che la novità è proprio questa: nonostante il plot sia risaputo, un'operazione del genere mancava al settore del fumetto italiano da edicola e così l'esordio di Long Wei risulta essere comunque una boccata d'aria fresca.

Una lettura rapida, divertente, disimpegnata e citazionista. Se sguazzate nel genere e nella cultura pop di tutti i tipi non potete farvi scappare questo albo. Più o meno dovreste aver capito cosa ci troverete dentro. Al momento la scelta di ambientare la storia a Milano non è così caratterizzante, a parte qualche accenno topografico, Milano o Napoli non avrebbe fatto differenza.

Funzionali i disegni di Genovese che rende a dovere ambientazioni e scene di lotta curando nella giusta maniera il dinamismo che un plot del genere impone.

sabato 13 luglio 2013

BLACK MIRROR - STAGIONE 1

Con tre soli episodi Black Mirror conquista il titolo di serie più intelligente, spietata e bella prodotta negli ultimi anni per il pubblico televisivo. Produzione britannica che adotta un formato estraneo a quelli che sono ormai i format classici di serie inglesi e americane. Tre episodi di diversa durata (dai quaranta minuti a poco oltre l'ora) scollegati tra loro, nessun protagonista in comune, nessun contatto tra un episodio e l'altro se non un lieve filo conduttore in alcuni argomenti trattati.

La grande differenza tra questa e molte delle altre serie che ormai ci siamo abituati a seguire è che qui non ci sono protagonisti a cui affezionarsi, eventi da seguire puntata dopo puntata, mancano quei meccanismi che solitamente servono a fidelizzare lo spettatore. Gli sceneggiatori hanno puntato tutto sulla qualità realizzando un prodotto di altissimo livello.

Gli eventi narrati nei vari episodi si svolgono tra il nostro presente e un ipotetico futuro non così lontano, gli scenari passano dal mondo attuale a uno avvolto dai caratteri di una fantascienza molto realistica. Gli autori ci mettono di fronte a quello che la nostra società sta diventando, di fronte a quello che forse è già diventata e a quello che potrebbe diventare tra qualche tempo. E se ci si ferma a rifletterci sopra, a pensare ai messaggi e ai contenuti che questa serie propone, non si può fare a meno di provare pietà per noi stessi e anche una buona dose di schifo e vergogna.

Perché  per certi versi siamo già come ci dipingono. La ricerca dello scandalo, la continua e sempre più massiccia interazione con ciò che è virtuale, l'affidarsi sempre più alle nuove tecnologie perdendo ogni giorno un po' di più il contatto con quello che ci rende umani, questi sono alcuni dei temi trattati nella serie.

Nel primo episodio, The National Anthem, il primo ministro inglese dovrà decidere se cedere a una pesante richiesta per salvare la vita alla principessa Susannah. Nel secondo 15 Millions of merits, vediamo una società dove oltre al lavoro monotono e fiaccante rimane davvero poco. Uno dei pochi modi per affrancarsi dalla condizione di lavoratori è quella di emergere grazie al mondo dello spettacolo. In The entire history of you vediamo quanto la tecnologia e l'invasione della privacy possano essere distruttive.

Temi caldi e pugni allo stomaco in tre episodi praticamente privi di immagini forti o disturbanti ma che colpiscono nel segno senza dubbio alcuno. Ottima la scelta dei protagonisti, tantissimi volti interessanti e poco noti con l'eccezione di un Rupert Everett davvero sopra le righe nell'episodio 15 Millions of merits. Datemi retta, se ancora non avete visto Black Mirror, interrompete le vostre visioni e dedicate tre orette a questo prodotto, non ve ne pentirete.

giovedì 11 luglio 2013

BRADI PIT 68

Come volevasi dimostrare.

Sono ancora disponibili diverse copie del primo libro di Bradi Pit (il secondo in uscita a breve). Viene via a 10 euro comprese le spese di spedizione. Se siete interessati potete chiedere a Giuseppe contattandolo qui: scapigliati@aruba.it


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martedì 9 luglio 2013

BACK TO THE PAST: 1977 PT. 4

Ultima infornata di brani per andare a chiudere anche la carrellata dedicata al 1977. In quell'anno, distante da noi ormai trentasei primavere, i problemi, le brutture, i temi ricorrenti e la stupidità umana erano gli stessi di oggi. Come lo erano, con i dovuti distinguo, nel 1947 quando venne pubblicato La fattoria degli animali di George Orwell e come lo erano ancora prima. Riusciremo mai a liberarcene? Pink Floyd. Sheep.




Dopo l'esperienza con gli alfieri del prog più colto e raffinato, Peter Gabriel lasciati i Genesis inizia la sua fortunata carriera solista dando alle stampe il singolo Solsbury Hill. Alla registrazione del brano parteciparono, e scusate se è poco, gente del calibro di Tony Levin e Robert Fripp.




Passiamo dal progressive alle nuove tendenze new wave e post punk per un altro esordio considerato di fondamentale importanza per la storia della musica del periodo. Effettivamente ascoltando il singolo Marquee Moon dei Television non si può che ammirare il lavoro svolto da Verlaine e soci.




Altro pezzo ascrivibile alla stessa corrente musicale dotato però di un piglio più energico è il singolo Young Savage degli Ultravox! brano uscito solo come singolo e originariamente non incluso in nessun album della band fino all'uscita nel 2006 della ristampa dell'album Ha! Ha! Ha! pubblicato in origine proprio nel 1977.




Chiudiamo con il singolo di Brian Eno King Lead's hat dall'album Before and after science. Ci si risente nel 1978.

domenica 7 luglio 2013

DARK UNIVERSE

E' ormai passato più di un anno da quando la Lion ha iniziato a pubblicare il materiale legato al reboot completo di tutti i titoli di casa DC Comics. Oltreoceano, dopo un annetto di rodaggio, hanno iniziato a tirare giù due cifre e a potare di conseguenza i rami secchi. Così albi come Justice League International, Hawkman e diversi altri sono stati cancellati, di conseguenza la nostrana Lion è costretta a riadattare il proprio parco testate: comprimari che vengono sostituiti, altri spostati da una testata all'altra, varo di nuovi formati e nuove proposte e chi più ne ha più ne metta.

Nella rete della riorganizzazione cadono anche due serie che mi stanno particolarmente a cuore e delle quali vi avevo già parlato in passato: Animal Man e Swamp Thing. Inizialmente presentati su volumi monografici contenenti circa 6/7 episodi originali. Dopo sole due uscite gli avatar del Rosso e del Verde, indissolubilmente legati tra loro, convergono nel nuovo mensile Dark Universe, un'antologico che dovrebbe presentare gli alfieri del lato oscuro del nuovo universo DC.

Insieme ai due personaggi sopra citati trovano posto tra le pagine del nuovo mensile anche le avventure dello Straniero Fantasma e la serie dai toni fantasy Sword of Sorcery. L'esordio di Dark Universe coincide anche con la pubblicazione dei numeri datati Novembre 2012 delle varie serie americane, mese nel quale furono pubblicati i numeri 0 che andavano a definire le origini dei vari personaggi all'interno di questo rinato universo narrativo. Un buon punto di partenza per i lettori che avranno a disposizione due serie nuove di zecca e un episodio introduttivo per i serial di Animal Man e Swamp Thing prima che deflagri lo scontro del Rosso e del Verde contro la Putrefazione nel crossover Mondo Putrido.

Ma veniamo ai contenuti. Non è difficile intuire come i due protagonisti difensori della flora e della fauna siano la portata principale di quello che si spera essere un lauto banchetto. I due numeri 0 a loro dedicati, oltre a presentare le origini dei due personaggi, cementificano il loro legame scavando nel passato e fondono gli avvenimenti narrati in questi numeri speciali sia a quelli già presentati nelle serie regolari sia a quelli che arriveranno nel prossimo arco narrativo. Il trait-d'union dei due episodi è il tentativo dell'avatar della Putrefazione, Anton Arcane, di distruggere i due difensori della vita. Vedremo come incarnazioni passate di Swamp Thing e Animal Man soccomberanno al temibile nemico e come, per intercessione del Parlamento degli alberi e dei Totem della vita, quelle attuali muoveranno i primi passi. Ottimo il lavoro svolto da Scott Snyder (Swamp Thing) e Jeff Lemire (Animal Man) che inseriscono questi numeri 0 nella scia di quanto già mostrato sulle rispettive serie mensili, decisamente valido anche il contributo artistico dei due disegnatori. Sia Kano che Steve Pugh offrono un ottimo storytelling riuscendo a infilare nelle storie tavole originali capaci di mostrare tutto l'orrore e la particolarità delle vicende narrate.

Dello Straniero Fantasma, oltre a qualche apparizione su altri albi DC, non avevo mai letto nulla e nulla conoscevo della storia di questo strano personaggio. Da quel che mi è parso di capire, cosa mai detta chiaramente in questa storia di presentazione ne nelle note dell'albo, Phantom Stranger sembra essere proprio il Giuda Iscariota della tradizione cristiana. La pena per il suo vile tradimento è quella di vagare nel corso dei secoli ignorato dalla gente, eterno straniero, vestito della tunica dell'amico tradito (il Cristo stesso direi a questo punto) e di una collana fatta di trenta denari. Prima di espiare la sua pena sarà costretto per trenta volte ancora a ricorrere al tradimento ai danni di altrettanti amici/conoscenti. In questo numero zero assisteremo a quello nei confronti di Jim Corrigan, il futuro Spettro di casa DC. La storia imbastita da Dan Didio crea la giusta curiosità per un personaggio che potrebbe rivelarsi interessante e fuori dagli schemi. Matite classiche ma senza particolari guizzi di Brent Anderson.

L'episodio introduttivo di Sword of Sorcery presenta una portata principale e una breve storia d'appendice. Amy Winston è una ragazza poco integrata, costretta dalla madre a continui spostamenti da un capo all'altro degli U.S.A., una situazione che Amy comincia a non digerire più. La madre promise tempo addietro alla figlia che al compimento del suo diciasettesimo compleanno l'avrebbe riportata a casa, dai suoi familiari, nel luogo dove è sepolto il padre morto da tempo. Peccato che questo paese di origine si trovi in un'altra dimensione, in un regno dove diverse famiglie sono in guerra tra loro, ognuna di esse legata a una pietra preziosa. E' qui che Amy assumerà l'identità di Amethist. Messa giù così sembra una cazzata, inoltre il fantasy non è mai stato nelle mie corde, vedere poi l'apparizione nelle ultime vignette del nuovo John Constantine mi indispone ulteriormente. La scrittrice è Christy Max che non conosco, i disegni sono di Aaron Lopresti. Un poco meglio la storia d'appendice che rinnova il mito di Beowulf e Grendel ben disegnata da Jesus Saiz. Non ho ben capito come questa si leghi alle vicende di Amethist, tutta l'operazione mi puzza però di buco nell'acqua. Staremo a vedere.

L'ago della bilancia per la buona riuscita di questo antologico  potrebbe rivelarsi la serie di Phantom Stranger. Ho piena fiducia nell'operato di Snyder e Lemire ma non vedo grandi speranze per il proseguio di Sword of Sorcery, tutto sta quindi nelle mani di Dan Didio. Tre buone serie su quattro non sarebbe un cattivo risultato, due sarebbero invece un po' poco per un mensile che dal secondo numero costerà 5,95 costringendo i fan di Animal Man e Swamp Thing a pagare anche per altre due serie dal futuro incerto (qualitativamente ed editorialmente parlando). A questo punto non sarebbero in pochi a rimpiangere quei bei volumi monografici.

sabato 6 luglio 2013

PRINCESS MONONOKE

(Mononoke-hime di Hayao Miyazaki, 1997)

Ancora Miyazaki e ancora un piccolo gioiello dell'animazione. Nella storia della Principessa Mononoke si fondono in maniera forte le due tematiche cardine del lavoro del maestro giapponese: il mondo degli spiriti e l'amore per natura ed ecologia.

Il titolo del lungometraggio potrebbe essere fuorviante, la ragazza co-protagonista del film non è la classica principessa che potremmo aspettarci da un cartone animato rivolto a piccole fanciulle, infatti non è questo il target di riferimento più adatto all'opera. Alcune scene sono effettivamente forti per delle piccole bambine, la mia Laura ha avuto grosse difficoltà con alcune sequenze dove comparivano sangue, scontri feroci e finanche teste e arti mozzati. Non è ovviamente un film inadatto ai ragazzi, ai genitori consiglio però di valutare l'età e la sensibilità dei loro bambini. Laura per esempio non ha portato a termine la visione preferendo andare a dormire nonostante il film non fosse per nulla noioso, anzi.

L'arte dello Studio Ghibli si conferma di altissimo livello, i disegni impressionanti per bellezza, fluidità e sensibilità fanno sperare vivamente che l'uso della computer graphics non convinca mai i produttori a mettere da parte completamente un lavoro artigianale in grado di regalare agli spettatori ancora così tanto. Non c'è freddezza in questi cartoni animati, i personaggi sono vivi, a un passo da noi e noi tifiamo per loro. Almeno io, personalmente, lo faccio.

Il film si apre in maniera dinamica con una bellissima sequenza dove il principe Ashitaka, in sella al suo fido stambecco, combatte contro lo spirito del cinghiale Nago, trasformato in demone dall'atroce sofferenza causata da una palla di metallo di origine ignota. Nello scontro Ashitaka viene infettato dal demone ritrovandosi con un braccio piagato che gli procurerà atroci sofferenze e con tutta probabilità anche una morte prematura.

Per porre rimedio a questa condizione di sofferenza il principe intraprende un viaggio alla ricerca della fonte del metallo che tanti danni ha causato a lui e allo spirito cinghiale. E' così che si imbattera nella città del ferro retta da Lady Eboshi, interessata a disboscare la foresta per estrarre il prezioso metallo incurante degli spiriti della natura. Durante lo stesso viaggio Ashitaka incontrerà San, una ragazza umana cresciuta dallo Spirito dei Lupi che si batte per scacciare gli uomini dalla foresta e garantire la supremazia della natura, una forza elementale che però ha dalla sua la potenza del Dio Cervo, lo spirito che rappresenta la natura stessa.



E Mononoke? In realtà Mononoke è una parola di difficile traduzione equiparabile a spirito, la Mononoke del titolo è semplicemente Sun, la ragazza combattiva della quale il principe Ashitaka non potrà fare a meno di innamorarsi.

Le ambientazioni nella foresta sono incredibili, immersioni pure nella natura che Miyazaki così tanto ama e rispetta, bellissime e sognanti le apparizioni dei Kodame, gli spiritelli della foresta, così come perfette sono tutte le immagini che portano avanti la storia. Il messaggio è chiaro e di parte, non potrebbe essere altrimenti. Da un parte la fiorente e selvaggia natura, dall'altra lo sfruttamento da parte dell'uomo delle risorse della Terra che porta spesso a scontri, guerre e alla creazione di strumenti di morte. Il film è molto dinamico e anche cruento in alcuni passaggi, magico e sognante per tutto quello che riguarda la parte degli spiriti ai quali la tradizione giapponese sembra così legata. Insomma un'altra opera grandissima, ora non ci rimane che aspettare la nuova fatica da regista del maestro prevista per questo mese in giappone con il titolo Kaze Tachinu. Chissà quando si potrà vederla anche in Italia.

giovedì 4 luglio 2013

SUPER BRADI PIT 8


Il Bradipo D'Acciaio (Bradi of steel) è un film del 2013 diretto da Joseph Disheveled.

Quest'anno

Da Joseph Disheveled
regista di
Teus & Bradi Pit

Prodotto dalla Scapifilm
quella della trilogia del giaguaro

Il Bradipo D'Acciaio



Clicca sull'immagine per ingrandire.

Aiutaci a diffondere il verbo del Bradipo linkandolo. Fallo tu perché il Bradipo fa n'caz.

mercoledì 3 luglio 2013

A-Z: AIR - MOON SAFARI

Date retta a un ignorante. A volte le frasi fatte assumono sfumature diverse dal solito. Nel senso. Se state leggendo questo post nel quale tenterò di esprimere un'opinione sul debutto degli Air allora date retta a un ignorante. La prima frase non è da intendersi in senso imperativo. E' che state proprio dando retta a un'ignorante. Nel senso che finché si parla di rock e derivati ancora ancora.... ma qui con l'elettronica... non so, giusto per infilare qualche impressione ma senza conoscere le basi.

In fondo avevo promesso che avrei parlato un po' di tutto quel che mi capitava di ascoltare, così, eccoci qui.

Moon Safari è il debutto (o quasi) degli Air, duo parigino composto da Nicolas Godin e Jean Benoit Dunckel, arrivato sugli scaffali dei negozi di dischi nel 1998. I due ragazzi francesi, da subito ben accolti dalla critica, compongono un album dai sapori elettronici decisamente retrò, piacevole e di facile ascolto, prevalentemente improntato a suoni languidi e seducenti. Fin dalla prima traccia la sensazione è quella di delicato e suadente relax al ritmo di un elettropop ammaliante e distensivo dal suono quasi confidenziale. Sette minuti che introducono Sexy boy, uno dei brani più conosciuti che prende forma grazie a un attacco più acido e alla voce sensuale di Beth Hirsch che declama versi soavi e di scarsa sostanza in un flessuoso francese. Ah, che bella lingua il francese. L'album scorre all'insegna dell'easy-listening mischiando suoni classici a quelli elettronici in un miscuglio ben calibrato di musica e parole, di inglese e francese, atmosfere leggiadre e ritmi ciclici come quelli di Kelly watch the stars, brano ispirato dalla bella Kelly Garrett, la Jacklyn Smith di Charlie's Angels. Synth, chitarre acustiche, vocoder e basso fino ad arrivare ad aperture sinfoniche che richiamano echi western e score cinematografici come in Talisman (sembra che il duo dichiari addirittura debiti nei confronti di Morricone).

Non mancano episodi più ritmati o propriament poppeggianti come nel brano You make it easy che pare un estratto da un album di qualche cantautrice del ventennio precedente, il testo del brano è della stessa cantante Beth Hirsch tra l'altro. Piccolo mistero, che qualcuno di voi potrà sicuramente dipanare, attorno alla strumentale Ce matin la, pezzo che traspira buon umore e gioia capace di restituire davvero la sensazione di un felice risveglio in una giornata di sole, pezzo che in vari siti internet ho trovato corredato di tanto di testo e che a me risulta esserne completamente privo. Si rallenta ancora, forse troppo, prima del finale che chiude in maniera ottima un disco di sicuro interesse.

Ammetto che questo Moon Safari non rientra nei miei ascolti abituali ma non posso che riconoscerne il valore ora che mi ci sono concentrato con attenzione maggiore, in fondo non di solo rock vive l'uomo, qualche digressione possiamo pure concedercela.




Moon Safari, 1998 - Source/Virgin Records

Jean Benoit Dunckel: sintetizzatori, tastiere
Nicolas Godin: basso, chitarre, voce, violoncello, batteria, armonica, percussioni
P. Woodcock: chitarra acustica, tuba
Marlon: batteria
Beth Hirsch: voce
Eric Regert: organo

Tracklist:
01 Le femme d'argent
02 Sexy boy
03 All I need
04 Kelly watch the stars
05 Talisman
06 Remember
07 You make it easy
08 Ce matin la
09 New star in the sky
10 Le voyage de Penelope

lunedì 1 luglio 2013

AN EVENING WITH: MUSE

E pensare che questa volta avevo deciso di non andarci. Insomma, è fuor di dubbio che The 2nd law sia l'album meno riuscito tra quelli finora pubblicati dal combo inglese, sempre che non si voglia tener conto della raccolta di b-sides Hullabaloo Soundtrack.

Poi, man mano che la data si avvicinava, il mio pentimento si faceva sempre più intenso e il dispiacere aumentava. In fondo non facciamo mica questa vita così esaltante, perché negarci anche questi piccoli/grandi piaceri? Nel mio caso semplicemente perché sono un coglione, non è che ci siano spiegazioni più profonde da andare a cercare. Si, per carità, li avevo già visti due volte (e ora fortunatamente tre), i biglietti sono cari, però in fin dei conti chissenefrega. Sta di fatto che ero rimasto fregato. Alla fine miracolosamente la mia amica La3 (che non è proprio il suo nome di battesimo ma la chiamiamo così) ha fatto il miracolo tirando fuori dal cilindro l'agognato biglietto.

Seconda delle due date programmate a Torino, sabato 29 Giugno, ad aprire per i Muse ci sono Calibro 35 e Biffy Clyro. Il clima è favorevole, giornata calda ma non troppo, il posto è ottimo e l'organizzazione davvero buona, verso le 18.00 siamo dentro, nessuna coda, pronti per goderci tutti e tre gli show.

I Calibro 35 propongono un mix di musica estratta da colonne sonore del cinema poliziottesco degli anni '70 mischiata a spruzzate di funk, davvero niente male la loro proposta, ottimamente eseguita e ben calibrata sulla durata della loro esibizione. Certo che un paio d'ore di questa musica potrebbero risultare noiose ai più, però una quarantina di minuti scarsi...

I Biffy Clyro già li conoscevo, ascoltati live proprio di spalla ai Muse durante lo scorso tour. Il gruppo scozzese propone una scaletta con una decina di pezzi del loro rock energico mischiato a riuscite armonie vocali, una gran bella apertura per un gruppo che sembra avere già diversi fan anche dalle nostre parti. Mi ero quasi convinto che le quattro ragazze sedute davanti a noi fossero lì per loro e non per i Muse visto il loro entusiasmo. Invece il loro vicino di posto ha continuato a leggere un volume di Dylan Dog a colori per tutta la durata delle esibizioni dei Calibro 35 e dei Biffy Clyro. Mah!

Il sole tramonta ed è ora di cominciare, i tre ragazzi salgono su un palco davvero spettacolare per un'apertura letteralmente col botto. Dopo l'intro di Unsustainable un'esplosione di fuoco accoglie i Muse che attaccano con Supremacy, brano per il quale personalmente non impazzisco ma che live rende al meglio su un palco che sembra una fornace con tanto di ciminiere che sparano fiammate verso il cielo innalzando ad ogni getto la temperatura di diversi gradi. Si prosegue con Supermassive Black Hole, brano immancabile nei set live e al quale la band sembra davvero affezionata. L'impressione a caldo è quella di una band che ha investito tantissimo nello show, sempre affiatata e pronta a spendersi completamente per il suo pubblico. Purtroppo alcuni suoni uscivano dall'impianto dell'Olimpico un po' impastati e la voce di Bellamy, sempre ottima, a mio avviso non era al suo apice (opinione confutata da altri amici, però rispetto alle altre esibizioni alle quali avevo assistito...).



Con Panic Station inizia a intravedersi il tema portante della serata che mette alla berlina la classe politica mondiale e critica duramente il capitalismo sfrenato e il mondo della finanza (non che i Muse siano dei morti di fame, intendiamoci). Spassosissimo il video dove il Berlusca balla in mutande e reggiseno giallo insieme a Putin, alla Merkel a Obama e via discorrendo. A pensarci bene non è che sia una cosa poi così divertente, però lì, sul momento...

Il primo pezzo estratto da Origin of simmetry, a mio avviso l'album migliore della band, è Bliss seguito a ruota dal più recente Resistance. Il pubblico ovviamente risponde alla grande a quelli che sono ormai dei classici del gruppo e a uno spettacolo visivamente sempre coinvolgente. Neanche il tempo di rifiatare e sul palco di servizio in mezzo alla folla parte Hysteria, altro brano trascinante amatissimo da me personalmente e credo da tutti i fan della band. Il ritmo rallenta con Animals, estratto dall'ultimo album della band, durante il quale un attore, metafora della finanza spinta, regala soldi (finti direi) alla folla mentre le quotazioni della borsa corrono sui maxischermi del palco. Come una speranza inespressa ma sentita il finanziere troverà la morte alla fine del brano.

L'epica Knights of Cydonia, inno di pura resistenza, trova insolitamente posto al centro della scaletta coinvolgendo e spiazzando, un brano adatto più a una chiusura di concerto, un po' come una For those about the rock per intenderci, preceduta da un intro di armonica tratto da Morricone (Man with a harmonica).

Il ritmo si spezza un poco nella parte centrale con la cover dei Lightning Bolt Dracula Mountain, una jam strumentale e Dead Star estratta da Hullabaloo. Nel mezzo spicca però il prezioso recupero di Sunburn dal primo album Showbiz.



La cover di Feeling good introduce un trittico dedicato ai pezzi più recenti: una Follow me che cresce ascolto dopo ascolto, un'inutile Liquid State e una Madness che live non esprime tutte le sue potenzialità, meglio su disco dove rimane uno dei brani più riusciti di The 2nd law.

Si riprende alla grande con due hit dalle potenzialità enormi, Time is running out e Newborn riportano la scaletta su livelli altissimi, ben piazzata anche la pacata Unintended seguita a ruota da una Guiding Light durante la quale un'enorme lampadina vola sul pubblico con una ballerina/trapezista che si esibisce in uno spettacolo circense di grande impatto visivo (e meno male perché sentire Guiding Light e non Stockholm Syndrome ad esempio...).

L'uscita sul palco di un robottone gigante (pare si chiami Charles) introduce Unsustainable, un pezzo di gran tiro anche live, seguita dall'immancabile Plug in baby, uno dei pezzi più attesi, almeno da me. Chiudono l'epica Survival che dal vivo guadagna tantissimo e le due hit, perfette per lo stadio, Uprising e Starlight.

Un concerto di altissimo livello da parte di una band che cerca di dare sempre tutto per il suo pubblico. I Muse sono uno di quei gruppi che sale sul palco, si fà il culo per due ore abbondanti senza tanti fronzoli, che forse non interagisce tantissimo con il suo pubblico se non sul finale per i dovuti ringraziamenti e in rare altre occasioni ma che non prende mai alla leggera nessuna esecuzione ne tantomeno trascura il contorno dei loro show. Peccato per un impianto non ottimale e per qualche flessione vocale di Bellamy, problemini di poco conto che non hanno inficiato la riuscita di un set spettacolare.

Alla prossima.


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