martedì 29 ottobre 2013

LAKE MUNGO

(di Joel Anderson, 2008)

Operazione freddina piuttosto che no questo Lake Mungo, ennesimo horror (in senso lato) che si inserisce nel filone mockumentary ampiamente sfruttato nelle ultime stagioni cinematografiche. Rispetto ad altre pellicole dello stesso genere l'adesione al mockumentary è pressoché totale. Non vi è uso frenetico e scomposto di camere a mano e non si ricorre alla recitazione live action (come accadeva per esempio ne Il quarto tipo), tutta la vicenda è narrata tramite interviste televisive e grazie all'ausilio di qualche immagine ripresa da camere fisse. Unica eccezione una breve sequenza proveniente da un telefonino, per il resto l'impressione è proprio quella di assistere a un documentario televisivo che narra una storia inquietante a vicenda ormai conclusa.

Durante un picnic in riva al lago la giovane Alice Palmer (Talia Zucker) scompare, verrà ritrovata poco tempo dopo annegata in fondo allo stesso lago. I genitori June (Rosie Traynor) e Russell (David Pledger) e il fratello Mathew (Martin Sharpe) dovranno iniziare a convivere con il dolore della loro perdita. Dopo qualche giorno alcuni fatti inquietanti inizieranno a verificarsi in casa Palmer. Strani rumori, presenze e immagini che testimoniano fenomeni e apparizioni inspiegabili. Alice è andata via completamente?

L'idea di non usare altri espedienti narrativi se non l'uso di interviste e registrazioni con i membri della famiglia e con le altre persone coinvolte nella vicenda (testimonianze di amici, poliziotti, etc...) di per sè era un buon punto di partenza. Purtroppo la realizzazione dell'opera pecca in atmosfera, l'insieme risulta davvero troppo statico, gli spaventi da salto sulla sedia sono banditi e anche l'inquietudine tout-court fatica a farsi avanti. Se fosse stato un episodio tratto da una storia vera avremmo potuto anche cacarci addosso, per un mockumentary però è davvero troppo poco.

E' emblematico come le svolte narrative, i colpi ben assestati che sono un paio e non di più, esulino dal lato spiritico e provengano invece dall'aspetto familiare/caratteriale dei protagonisti. Nella parte finale del film, con i protagonisti in cerca di risposte, si tenta di raddrizzare il tiro ma ormai è troppo tardi e comunque troppo poco.

Anche la scelta delle immagini non aiuta la buona riuscita di tutta l'operazione, troppo confuse e poco incisive le testimonianze delle camere fisse, tardive quelle provenineti dal telefonino (senza star lì a svelare nulla).

Potenzialmente interessante, Lake Mungo coinvolge davvero troppo poco e per un horror, anche se più psicologico che altro, è un delitto quasi imperdonabile. Consiglierei il tentativo di visione solo ai super appassionati del genere, per tutti gli altri, tutte le sere, c'è sempre Peppa Pig.


10 commenti:

  1. a me ha coinvolto moltissimo e te lo dice uno che non li ama certamente i mockumentaries....e secondo me inquieta e anche parecchio...

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  2. Non so, a me ha lasciato un po' freddino, e non essendo assuefatto all'horror (ne guardo pochi) avrebbe dovuto colpirmi di più. Ho avuto l'impressione che ci fosse poco succo all'interno della confezione.

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  3. anche a me non ha preso, "The Blair Witch Project" mi aveva coinvolto, questo proprio no, siamo in due:)

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  4. I mockumentary mi piacciono assai ma di questo non sapevo nulla, anche se sulla carta l'idea era interessante.
    Peppa Pig invece ho provato a vederlo poichè mia sorella, maestra d'asilo, ne è fan accanita, ma non l'ho capito. Probabilmente ho meni materia grigia di un bambino di tre anni, però quando ho chiesto a una collega goovinemadre dove faceva ridere (pensando a Braccio di Ferro e Tom&Jerry della mia infanzia) mi ha fatto notare che ha un forte connotato educational. Insomma, i bambini imparano... . Ma x questo non c'è l'asilo e la scuola? Aridatece Poldo Sbaffini e le allegra scorribande gatto/topo.... .
    Ma forse sono andato fuori tema.

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    1. Forse sì. Però sembra sia vera questa connotazione educational della Peppa.

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    2. Cavolo, non devo + scrivere con la tastiera del cell. ci sono + refusi nelle mie quattro righe precedenti che nelle gag di Nino Frassica.

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    3. Ammetto però che quando nella sigla tutta la famigliola maiala ridacchiava e grugniva si raggiungevano alte vette di ilarità "di pancia". ;-)

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