giovedì 13 febbraio 2014

FLAGS OF OUR FATHERS

(di Clint Eastwood, 2006)

Flags of our fathers è il primo tassello del dittico che comprende anche Lettere da Iwo Jima, due film che raccontano lo stesso evento analizzato da due punti di vista differenti: la battaglia per la conquista dell'isola vulcanica di Iwo Jima vista in questa pellicola in chiave americana e nella successiva dal punto di vista dei giapponesi.

Dirige Clint Eastwood che compare anche in veste di produttore insieme a Steven Spielberg. Per argomenti trattati e alcune sequenze presenti nel film viene naturale fare un parallelo con Salvate il soldato Ryan dello stesso Spielberg. E' proprio la crudissima sequenza d'apertura del film di Spielberg, che racconta lo sbarco in Normandia, a tornare alla mente guardando questo Flags of our fathers che ci mostra lo sbarco delle truppe dei marines statunitensi sulle coste dell'isola del Pacifico di Iwo Jima. Flags of our fathers manca del furore inaspettato offerto dai primi minuti di Salvate il soldato Ryan pur non lesinando la giusta dose di orrore e assurda crudeltà che ogni guerra è capace di produrre su larga scala. Nonostante il pugno allo stomaco infertoci da Spielberg andasse a segno con maggior vigore in fin dei conti Eastwood ci offre un film complessivamente più onesto, meno retorico e meno buonista di quello del superbuonista e familista Spielberg. Che per carità, non fraintendetemi, va anche bene essere buonista e familista se stai girando E.T. però...

Insomma, per un film di matrice bellica Spielberg sceglie di mostrarci l'isolato gesto nobile di una nazione che ha mandato e continua a mandare a morire migliaia e migliaia dei suoi giovani figli, spesso per motivi egoistici e puramente economici. La guerra è altro.

Eastwood ci mostra, e lo ribadisce per mezzo della voce di uno dei suoi attori, come vanno realmente le cose, quando uno dei marines cade in mare in mezzo a una flotta di navi amiche, dopo le prime risate lo sgomento:
- Non si fermano mica
- Cosa?
- Non si ferma nessuno, non possono
- e dicono "nessuno verrà abbandonato".
(altro che andare a salvare il soldato Ryan)

L'orrore della guerra fa da contrappunto all'ignominia di un governo che si preoccupa più di tirar su dei soldi per lo sforzo bellico, senza preoccuparsi di farlo in modo onorevole, e si occupa molto meno delle vite e della sofferenza dei suoi giovani figli costringendo alcuni di essi, ragazzi che hanno visto il peggio della vita e della morte, a mentire di fronte all'intero paese per questa "nobile" causa.



L'episodio della bandiera U.S.A. issata a Iwo Jima e reso immortale dalla fotografia di Joe Rosenthal costituisce in larga parte un falso storico, al momento dello scatto l'atto era già passato e ricostruito a bella posta per i media che lo utilizzarono per alimentare la propaganda casalinga allo scopo di raccogliere i soldi necessari al proseguio della guerra. Eastwood ci racconta le sorti di tre dei soldati che issarono la seconda bandiera, quella posticcia, e che divennero delle glorie nazionali in gran parte costruite a tavolino. Ragazzi che avevano affrontato il demone della guerra ma assurti al rango di eroi per un episodio falso, con tutti i sensi di colpa che da questo derivano. Sicuramente non il miglior Eastwood che si possa avere, il grande Clint ci ha regalato di meglio. E' indubbio come ancora una volta il regista affronti un tema delicato con grande onestà e con il cuore dalla parte giusta confezionando comunque un buon film affidandosi a un cast privo di prime stelle ma sempre funzionale alla narrazione e sempre in parte.

Come quasi tutti i film del regista anche questo Flags of our fathers è da vedere, se proprio dovete scegliere tra questo e quell'altro... beh, fate voi. Per l'altro tanto di cappello per il primo quarto d'ora però.

2 commenti:

  1. Visto qualche annetto fa, mentre Iwo Jima mi manca ancora. Interessante lo spunto ma forse un intero film non lo regge. Senz'altro Eastwood ci ha regalato pellicole più efficaci.

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    1. Non il miglior Eastwood, comunque un buon film che si vede con piacere, poi quando si tratta di Eastwood io guardo sempre tutto con piacere :)

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