lunedì 31 marzo 2014

LA BUONANOTTE - PEARL JAM - INDIFFERENCE

Nell'augurarvi una buona notte...



Pearl Jam - Indifference

dall'album Vs. del 1993

RUSHMORE

(di Wes Anderson, 1998)

Ancora un'altra commedia stralunata ad opera di Wes Anderson, un regista che è stato in grado nel corso degli anni di creare una cifra stilistica e un incedere della narrazione unici e allo stesso tempo facilmente riconoscibili. Questo Rushmore precede di alcuni anni le sue pellicole più celebri, I Tenenbaum su tutte, ma già contiene quelle caratteristiche che renderanno unici i lavori del regista texano. In più i volti di Bill Murray e Jason Schwartzman e il contributo di Owen Wilson alla sceneggiatura non fanno che rendere ancor più familiare l'atmosfera della pellicola per i fan di Anderson.

Il quindicenne Max Fisher (Jason Schwartzman) ha come unica ragione di vita la frequentazione del Rushmore college, ciò nonostante Max non è uno studente modello, i suoi voti non sono buoni, Max però mette tutta l'anima nelle attività extrascolastiche organizzate all'interno del college, spesso da lui stesso, come la squadra di fioretto, il club degli apicoltori, il karting, etc...
Max ha pochi amici, di ragazze neanche a parlarne e afferma di essere figlio di un neurochirurgo mentre suo padre (Seymour Cassel) è un semplice barbiere. Invece l'industriale Herman Blume (Bill Murray) ha due figli che poco sopporta e che frequentano lo stesso college di Max con il quale Herman sente più affinità che non con il sangue del suo sangue. A scombinare un poco l'esistenza dei due arriva la nuova maestra Rosemary Cross (Olivia Williams) rimasta vedova di recente e che soprattutto in Max farà nascere sentimenti difficili da gestire.

La storia è narrata con una delicatezza intrisa di humor grottesco ma trattenuto, Anderson, così come Murray e Schwartzman, sono capaci di far ridere con piccoli gesti, con poche parole e con situazioni che possono sembrare fuori da ogni realtà pur senza mai cadere nell'esagerazione. Il tutto è condito con una forte sensazione malinconica ben accompagnata da una colonna sonora che pesca ottimi brani dai decenni passati.


Forse meno di altre volte la famiglia disfunzionale è protagonista della pellicola che si concentra più sulla presunta maturità (o immaturità) dei protagonisti che spesso si esprimono in azioni fuori contesto se associate alla reale età anagrafica che essi hanno. La coppia di attori protagonisti è da applausi per la loro interpretazione allo stesso tempo apparentemente sotto tono ma fortemente significativa. Sul piano visivo si ammira già l'attenzione posta dal regista nella scelta di oggetti, colori, vestiario e nella pianificazione di atmosfere e ambienti.

Le commedie di Anderson non sono di quelle che fanno spanciare dalle risate ma raramente deludono pur lasciando quel sapore malinconico che a dirla tutta a me piace davvero parecchio. Se ancora non l'avete provato fatelo, un giro dalle parti del Rushmore College non potrà che farvi bene.


sabato 29 marzo 2014

LA BUONANOTTE - FAITH NO MORE - EVIDENCE

Nell'augurarvi una buona notte...



Faith No More - Evidence

dall'album King for a day... fool for a lifetime del 1995

venerdì 28 marzo 2014

LUKAS

Insipida, insapore. Questi i due aggettivi con i quali mi sento di definire la mia esperienza di lettura dedicata al primo numero di Lukas, ultima uscita in ordine di tempo di casa Bonelli. Di per sè non c'è nulla di profondamente sbagliato nel lavoro dei due Michele, Medda e Benevento, per carità nemmeno nulla di particolarmente noioso. C'è una storia con le sue caratteristiche, i suoi sviluppi, i suoi personaggi e il suo protagonista che si lascia leggere senza annoiare ma senza emozionare, senza stupire, senza colpire e che alla fine ti porta a porti quella fastidiosa domandina... e allora?

Con questo non vorrei sembrare impietoso, l'albo non merita certo un giudizio negativo a priori, la serie, un po' come Orfani di Recchioni, è stata studiata per svilupparsi su due stagioni da dodici episodi l'una, il tempo per crescere c'è. La pecca più grossa dell'episodio mi sembra quella di avere come protagonista questo Lukas che non riesce mai a destare il mio interesse e, nonostante sia un non morto, un ridestato, un resuscitato, un morto che cammina o chiamatelo pure come vi pare, dà tutta l'impressione di essere un personaggio del tutto anonimo. Che stia in questo l'originalità della serie? Potrebbe pure essere.

Lukas è un non morto particolare. Anzi no, Lukas è un non morto del tutto normale e forse proprio in questo particolare. Esce dal suo loculo al cimitero ben vestito, ordinato con un bell'aspetto e con un unico segno particolare: un'ustione diffusa alla mano sinistra. I suoi ricordi sono sommersi o evaporati, la città in cui vive preda di delinquenti e altri non morti, all'apparenza anch'essi normali ma affetti da fame atavica che li spinge ad azzannare il prossimo rendendoli un mix di bell'aspetto tra zombie e vampiri.

In una città in cui all'apparenza gli affari sporchi certo non mancano, Lukas non tarderà a imbattersi in giri poco puliti. Questo è quanto. La mia personale impressione è che davvero sia un po' pochino.

A innalzare la valutazione complessiva i disegni di Michele Benevento, ben realizzati e funzionali con la giusta attenzione a dettagli e atmosfere oscure. Come già detto forse da altri, anche a me la matita di Benevento ha ricordato diverso fumetto anni '90 che si poteva trovare in lidi extra-bonelliani, mi viene in mente ad esempio la produzione di Lazarus Ledd edita da Star Comics, il personaggio di Bianca richiama nei segni davvero molto quello della Meg Ryan leddiana.

A questo punto sta al lettore la decisione: dare o no fiducia a questa serie con la speranza che cresca a breve? Personalmente penso che gli acquisti da fare sono tanti, i soldi pochi e allora...


giovedì 27 marzo 2014

BRADI PIT - L'ARTE DEL SONNO


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VISIONI 54

Dopo essersi fatto le ossa collaborando con diverse riviste Steve Thomas investe nel suo talento creando produzioni originali che pescano a piene mani nella cultura pop tanto amata da queste parti mischiandola con uno stile retrofuturista capace di creare opere davvero sfiziose.

Nei lavori che vi propongo qui sotto l'illustratore mescola proprio la pop culture ai vecchi manifesti di propaganda e reclutamento tanto in voga negli Stati Uniti (e non solo) in tempo di guerra. I risultati sono tutti da ammirare. Nel suo sito altre sezioni sono dedicate a Star Wars, Star Trek, ai fumetti Marvel e a una serie di idee e icone pop davvero divertenti.


Mighty Morphin Power Rangers



Space Invaders



Pacman



Donkey Kong



Frogger



Asteroids



Social Networks



Clean Breakroom



Wash Your Hands

martedì 25 marzo 2014

ARGOMENTANDO LA BUONANOTTE BILLY BRAGG - GREETINGS TO THE NEW BRUNETTE

Non sempre tra amici e conoscenti ci si augura la buona notte. Certo, ogni tanto capita ma più spesso semplicemente ci si saluta con un ciao o con un ci vediamo. E così allora, perché no... insomma perché non unire l'utile al dilettevole. Perché non augurarsi la buona notte, di tanto in tanto, lasciandosi con un bel brano, magari rilassato e rilassante o romantico o lisergico o anche, qualche volta, più energico. Così, quando non ci saranno post nuovi, belli e pronti da pubblicare, vi dedicherò una canzone, la sera, prima di andare a dormire. Che poi se ve la ascoltate il mattino dopo niente di male però... la sera, da soli, al buio magari, con gli occhi chiusi, appoggiati allo schienale della poltrona, i piedi sulla scrivania... pochi minuti dedicati alla musica. La prima buonanotte, passata quasi inosservata a dire il vero, è arrivata ieri, stasera bissiamo. Proporvi della buona musica in maniera ragionata, argomentando, mi costa tanta fatica. Cercherò di continuare a farlo ma intanto qua e là infiliamo qualche piccola perla, così da andare a letto un po' più ricchi. Stasera un brano che piace tanto a mia moglie Paola, voi che ne pensate? Del brano dico, e dell'idea in generale.

Nell'augurarvi una buona notte...



Billy Bragg - Greetings from the new brunette

dall'album Talking with the taxman about poetry del 1986

lunedì 24 marzo 2014

LA BUONANOTTE - BEACON STREET UNION - THE CLOWN DIED IN MARVIN GARDENS

Nell'augurarvi una buona notte...



Beacon Street Union - The clown died in Marvin Gardens

dall'album The clown died in Marvin Gardens del 1968

domenica 23 marzo 2014

BACK TO THE PAST: 1979 PT. 1

Torno alla musica dopo parecchio tempo con l'ultimo anno dei '70, impostata la macchina del tempo verso il 1979 questo sarà al momento l'ultimo viaggio (in 3 o 4 parti) della rubrica Back to the past, ho voglia di riorganizzare la mia proposta musicale qui nel blog e se l'umore mi permetterà di farlo lo farò più che volentieri. Questo non esclude che nel prossimo futuro si punti la lancetta nuovamente indietro, questa volta verso gli anni Ottanta.

Il grosso della musica che vi proporrò in questi appuntamenti dedicati al 1979 sarà composta da brani New wave, Post Punk e da alcune declinazioni simili. Iniziamo però con qualcosa di completamente diverso.

Partiamo dal rock di classe dei Supertramp con un estratto dall'album Breakfast in America. Il pezzo The logical song rimane il brano più riconoscibile della band, scritto e cantato da Roger Hodgson.




Mentre il fenomeno della disco music si lasciava alle spalle il suo massimo splendore chiuso da altri generi e nuove tendenze, Michael Jackson, allora poco più che ventenne, infilava questo pezzo di grande successo. Il brano è Rock with you.




E' un vero patto con il diavolo quello che racconta e stringe la Charlie Daniel's Band in occasione dell'uscita del loro singolo di maggior successo: Devil went down to Georgia. La canzone narra la sfida a suon di musica tra il Diavolo e il giovane chitarrista Johnny, in palio l'anima del ragazzo.




Siamo passati dal rock elegante alla disco al country, ora chiudiamo avvicinandoci di un pelo alle sonorità che ascolteremo nei prossimi appuntamenti dedicati al '79 e lo facciamo in chiave ska. The Specials - Gangsters.

venerdì 21 marzo 2014

BOOMSTICK AWARD 2014


Era da un po' di tempo che non venivo insignito di uno dei vari premi che ciclicamente girano in rete. E' con un certo onore e piacere che scopro che i sempre gentili Matteo e Valentina di PhilArtDesign hanno scelto questo blog come spazio degno di comparire nella loro lista di nomination. Grazie ragazzi. Il premio in questione, il Boomstick Award è stato creato da Hell di Book and Negative.

Ecco per quali motivi Valentina e Matteo hanno nominato La Firma Cangiante:
Perché ci trovate tantissima roba: fumetti, libri, cartoni animati, immagini. Il tutto è commentato e descritto magistralmente da Dario, che con grande competenza e passione sforna sempre articoli molto interessanti.

Che dire, grazie ancora ragazzi, forse quel magistralmente è un tantino esagerato ma grazie :)

Ma come funziona il Boomstick Award?:

“Il Boomstick Award è un premio per soli vincenti, per di più orgogliosi di esserlo. Tutto qua.
Come si assegna il Boomstick? Non si assegna per meriti. I meriti non c’entrano, in queste storie. (cit.).
Si assegna per pretesti. O scuse, se preferite. In ciò essendo identico a tutti quei desolanti premi ufficiali che s’illudono di valere qualcosa.
Il Boomstick Award possiede, quindi, il valore che voi attribuite a esso. Nulla di più, nulla di meno.
Ecco il banner dell’edizione 2014:



Per conferirlo, è assolutamente necessario seguire queste semplici e inviolabili regole:

1 - i premiati sono 7. Non uno di più, non uno di meno. Non sono previste menzioni d’onore

2 – i post con cui viene presentato il premio non devono contenere giustificazioni di sorta da parte del premiante riservate agli esclusi a mo’ di consolazione

3 – i premi vanno motivati. Non occorre una tesi di laurea. È sufficiente addurre un pretesto
A cui aggiungo una quarta regola, ché l’anno scorso me le hanno fatte girare:

4 – è vietato riscrivere le regole. Dovete limitarvi a copiarle, così come Hell le ha concepite.

I vincitori possono a loro volta assegnare il premio ad altri 7 blogger, ma non arrogarsi la paternità del banner e del premio, quella è mia, quindi gradirei essere citato nell’articolo.

L’assegnazione del premio deve rispettare le 4 semplici regole sopra esposte. Qualora una di esse venga disattesa, il Boomstick Award sarà annullato d’ufficio, su questo blog, e in sostituzione, verrà assegnato il:


che, al contrario, porta grande sfiga e disonore sul malcapitato”.

Passo dunque senza indugio a premiare a mia volta 7 blog 7 senza lambiccarmi troppo nelle motivazioni ma effettuando la scelta con gran sincerità. Approfitto anche per scusarmi con tutti i blogger i quali blog, per casini personali, non riesco più a seguire con la dovuta costanza.

Prima o poi
Perché è il mio punto di riferimento nella blogosfera, solitamente il primo blog che leggo quando accendo il computer, perché con Luigi condivido diversi gusti e interessi e perché Luigi è una di quelle persone che mi piacerebbe conoscere, vedi mai che Prima o poi...

The Evil Monkey's Record
Perché quando scrive di musica mi fa vergognare. In realtà mi fa vergognare tutte le volte che scrive, perché lui è tanto più avanti e io tanto più indietro.

Fumetti di Carta
Perché Orlando è stato, è, e sempre sarà per me il capo. Mi ha dato le giuste dritte quando muovevo i primi passi nella blogosfera e mi ha insegnato alcune cose. Perché collaborare con Fumetti di Carta è stata una bellissima esperienza, perché da Orlando c'è sempre qualcosa da imparare e stimoli da provare. Poi ascolta musica terribile però che vuoi, nessuno è perfetto.

Fumettopenia
Perché Gennaro è l'altra faccia della vecchia collaborazione con Fumetti di Carta, il compagno di viaggio con cui più ho virtualmente legato, quello che si fa degli sbattoni incredibili per portare avanti un discorso interessante. Perché ci scrivo anche io, che non è poco :) Perché se volete pezzi approfonditi sul fumetto Gennaro c'è.

Pensieri Cannibali
Perché il Cannibale è uno dei cazzoni più divertenti e competenti della blogosfera, ed è un bel complimento. Originale e mai schematico, da seguire per chi è appassionato di cinema e per chi vuole farsi quattro sane risate.

Prevalentemente anime e manga
Perché da ignorantone di anime e manga qui ho avuto l'occasione di imparare diverse cose.

PhilArtDesign
And last but not least... Perché ho avuto la fortuna di conoscere Valentina e Matteo che sono due belle persone, perché giovani così preparati e appassionati è sempre un piacere seguirli, perché i contenuti sono sempre interessanti e la forma impeccabile. Perché anche qui ci sono tante cose in comune.

giovedì 20 marzo 2014

NON C'E' ARTE IN UNA BANANA

Il fatto è che sono disoccupato, la butto lì, così non stiamo tanto a girarci intorno. In realtà i miei colleghi (alcuni dei quali ben noti anche ai lettori di questo blog) e io saremo ufficialmente in mezzo a una strada da sabato prossimo venturo. Dopodomani, sì. Tenendo conto che ce l'hanno detto martedì ultimo scorso, non è male no? La tempistica mi sembra ottima e rispettosa del lavoratore, nella migliore tradizione imprenditoriale italiana, almeno quella recente. Per carità, le nubi nere si addensavano sulle nostre teste addirittura da più d'un mesetto, come non aspettarsi una decisione così repentina? Ingenui noi. Probabilmente la dirigenza ha pensato che data la situazione oltremodo rosea del panorama lavorativo in Italia non sarebbe stato un problema sbarazzarsi in quattro e quattr'otto di circa duecento dipendenti, vuoi mica che abbiano problemi a ricollocarsi? Poi in Piemonte, con la situazione torinese già al collasso cosa saranno mai duecento famiglie in più in difficoltà che smetteranno di consumare (o almeno taglieranno drasticamente), che chiederanno altri soldi allo stato (che sono sempre pochi e no, non è un'errore, stato non mi va proprio più di scriverlo maiuscolo) e che tenteranno di resistere strenuamente per non cedere alla disperazione. Coppie, ragazzi sposati con bimbi piccoli, molti nati da pochissimo, che problema potranno avere? Dai, non esageriamo, ci son sempre i nonni. Poi siamo tutti convinti che qualche dirigente si salverà, vedrai che non saremo a casa tutti e duecento, al massimo centonovantanove, non uno di più. Forza, che sarà mai. E poi non abattiamoci, cosa importa che il lavoro c'era, che le commesse erano garantite fino alla metà del prossimo anno almeno, che volete che sia? Ma vuoi mettere adesso il tempo libero? Potremo dedicarci a tutto quel che ci piace... non arriverà più lo stipendio, ok ma che problema c'è? E così esci, un po' per svagarti, un po' per necessità e dove vai? Al supermercato. Discount che è meglio prendere il giro da subito, poi noi ci si andava anche prima. Tiri su questo, quello e senza badarci ti rendi conto che inizi già da subito a controllare ancor meglio i prezzi. A fare attenzione. Che poi non ce ne sarebbe ancora tutto quel bisogno, si sta ancora cercando di smuover le cose, di risvegliar le coscienze, di capire se a qualcuno ancora gliene fotte qualcosa. C'è margine, c'è speranza. Beh diciamo che c'è margine, forse. Mah.  Comunque, girala come ti pare, quattro banane stanno a uno e cinquanta. Vuol dire che se ne compro un casco da otto son tre euro tondi. Non è che sia mai stato argomento di profonde riflessioni questo, però... però non c'è arte in una banana. Penso, una volta a casa, che cose come il Texone di Magnus ad esempio, mi son costate meno di due caschi di banane. Chi sa di cosa sto parlando sa anche il tempo e il sudore costati all'autore per realizzare quella che può definirsi un'impresa artistica di quelle faticose. Il parallelo poi fatelo pure con quel che vi pare e con quel che piace a voi, pensate a una cosa che vi rende più piacevole la vita e sceglietela. Ok, il fatto è che le banane potete mangiarle e il texone no e che forse, speriamo di no, vi toccherà scegliere tra le banane e quella cosa alla quale avete pensato e, tristemente, calerà su di voi la consapevolezza che non c'è arte in una banana. Spero di essermi spiegato.



PS: nessuna banana e nessun lavoratore che sputa sangue nell'ambito della coltivazione e della raccolta delle banane si senta offeso, è un esempio come un altro. Ieri ho comprato le banane, potevano tranquillamente essere pomodori.


PS2: lo so, poteva rientrare anche nelle piaghe, ma proprio non me la sono sentita.

PS3: non vorrei sembrare indelicato, sono consapevole anche del fatto che ci sia in giro gente che non può comprare neanche più le banane. La tragedia è che di gente in queste condizioni ce n'è sempre di più. Speriamo di non dover mai arrivare a quel punto.

BRADI PIT 93

Quando l'urlo del Bradi terrorizza tutto l'occidente...


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martedì 18 marzo 2014

GLI ULTIMI CINQUE LIBRI CHE...

Finiscono per ora le cinquine di libri consigliati, nel prossimo futuro si tornerà a parlare solo di un libro per volta con i commenti un po' più approfonditi. Ma qui, ancora una volta, trovate le sinossi di cinque libri ai quali varrebbe davvero la pena di dare un'occhiata.
Andiamo ad incominciare:


1)  Neil Gaiman - American Gods
Shadow si è fatto tre anni di galera e sta per uscire, ma il giorno prima di tornare in libertà lo informano che sua moglie e il suo migliore amico sono morti in un misterioso incidente. Sull'aereo che lo riporta a casa, Shadow fa conoscenza con un enigmatico Mister Wednesday che gli offre di lavorare per lui. Shadow finisce per accettare, pur non sapendo minimamente cosa lo aspetti. Non sa che Odino, Padre Universale, prepara la resa dei conti con gli dèi americani di oggi - gli idoli di Internet, della televisione, del commercio elettronico. Non sa che il soprannaturale... ma è meglio fermarsi qui. Il grande romanzo di Neil Gaiman, indimenticabile autore di Sandman, arriva finalmente su "Urania".





2)  Ray Bradbury - Fahrenheit 451
Montag fa il pompiere in un mondo dove gli incendi, anziché essere spenti, vengono appiccati. Armati di lunghi lanciafiamme, i militi irrompono nelle case dei sovversivi che conservano libri o altra carta stampata e li bruciano: così vuole la legge. Ma Montag non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi e slogan, con una moglie indifferente e passiva e un lavoro che svolge per pura e semplice routine. Finché un giorno, dall'incontro con una donna sconosciuta, nasce un sentimento impensabile, e per Montag il pompiere inizia la scoperta di un mondo diverso da quello in cui è sempre vissuto, un universo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della società imperante. Scritto nel lontano 1953, Fahrenheit 451, romanzo prediletto di artisti del calibro di Aldous Huxley e Francois Truffaut, attesta ancora oggi Bradbury tra i massimi scrittori di fantascienza di tutti i tempi.



3)  Umberto Eco - Il nome della rosa
Ultima settimana del novembre 1327. Il novizio Adso da Melk accompagna in un'abbazia dell'alta Italia frate Guglielmo da Baskerville, incaricato di una sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, frate Guglielmo si trova a dover dipanare una serie di misteriosi delitti (sette in sette giorni, perpetrati nel chiuso della cinta abbaziale) che insanguinano una biblioteca labirintica e inaccessibile. Per risolvere il caso, Guglielmo dovrà decifrare enigmi di ogni genere, dal comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle scritture negromantiche al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà, forse troppo tardi, in termini di giorni, forse troppo presto, in termini di secoli.



4)  Mark Oliver Everett - Rock, amore, morte, follia e un paio d'altre sciocchezze che i nipotini dovrebbero sapere
Tuo padre da bambino corrispondeva con Albert Einstein e ha concepito la teoria degli universi paralleli. E' morto alla soglia della pensione perché non gliene fregava più niente di vivere (come da sua precisa dichiarazione). Tua sorella è impazzita dopo (forse) troppi psicofarmaci e droghe da strada e alla fine ha scelto il suicidio. tu hai deciso di spostarti dal sud fino a Los Angeles per fare il musicista. Dopo molti digiuni forzati ci sei riuscito, con il tuo gruppo a metà degli anni Novanta hai avuto un successo da rockstar e valanghe di proposte indecenti, di tutti i tipi. Sei caduto in depressione, scappato in Germania, hai impacchettato insalata per uno psichiatra pazzoide, hai inciso un disco sulla morte di amici e parenti, ti sei sposato e poi lasciato con una bizzarra dentista che parlava quasi solo russo... e alla fine hai deciso di fare di testa tua, rinunciando a soldi facili e fama da reality o da talk show. Questo è solo l'inizio della tua storia: spiazzante, commovente, ironica ma terribilmente, candidamente vera.
(Il gruppo erano e sono gli Eels, ritenuti il meglio del rock indipendente degli ultimi lustri. Ma non credi che un simile particolare rivesta una così grande importanza, non per te).



5)  Alan Moore - La voce del fuoco
Dopo aver rivoluzionato il mondo del fumetto con capolavori come Watchmen e V for Vendetta, Alan Moore impone il suo genio nel campo della narrativa. La voce del fuoco è un gigantesco affresco composto da dodici storie, raccontate da altrettanti personaggi, in un arco di tempo di seimila anni. Moore dirige questo bizzarro coro con una straordinaria abilità nella mimesi linguistica, che lo rende capace di parlare (e pensare) come un giovane uomo delle caverne, un emissario dell'impero romano, un vecchio crociato, una suora sfiorata dalla mano di Dio...
Ciascuna storia è un passo avanti in un intrigante cammino verso la scoperta dei segreti di una terra e di un popolo.
Rifacendosi alla tradizione di Puck il folletto di Kipling, delle Vite immaginarie di Schwob e della Storia universale dell'infamia di Borges, Alan Moore viaggia nel tempo mescolando fatti e ipotesi.
Un romanzo sospeso fra tragedia e commedia, capace di stupire e affascinare in ogni pagina.

lunedì 17 marzo 2014

INVINCIBLE

La Saldapress ci riprova. Forti del successo dell'edizione in formato bonellide di The Walking Dead la casa editrice di Reggio Emilia punta ancora una volta sul talento di quel geniaccio piacione di Robert Kirkman. Questa volta si punta sul classico formato comic-book a colori e su uno slogan che è un'inequivocabile dichiarazione d'intenti: Tornerete ad amare i supereroi. Beh, io non ho mai smesso, probabilmente lo slogan è rivolto ad altri.

Ma perché qualcuno dovrebbe tornare ad amare i supereroi leggendo questo primo albo di Invincible? La Skybound, etichetta di Kirkman in seno all'Image Comics, e di riflesso la nostrana Saldapress, si giocano una carta sicuramente non nuova ma potenzialmente sempre vincente: la proposta di un nuovo universo fumettistico, giovane, con temi e personaggi moderni ma che guardano al classico, slegato da decenni di continuity e non appesantito da una zavorra fatta di miriadi di testate tra loro collegate.

Volete ricominciare a leggere supereroi senza dovervi fare troppe seghe mentali su cosa è successo prima a questo e a quell'altro personaggio chiedendovi magari anche dove e quando? Bene, c'è giusto il numero 1 di Invincible che fa capolino da tutte le edicole. In realtà, se ho ben capito, non tutto è proprio così semplice. In Italia sono stati proposti già 15 volumi di Invincible che continueranno la loro corsa, su questo nuovo spillato da edicola la serie ricomincerà dal principio, proponendo in appendice altre miniserie legate alla testata principale (nel primo numero esordisce anche Atom Eve, mini di due). Non ho ben capito invece se alcuni tasselli dell'Invincible Universe, che al momento dovrebbe essere ancora contenuto a poche uscite, sono stati già proposti nei volumi per le fumetterie e se sullo spillato verrano mai riproposte. Vabbè poco importa per ora.

La storia di Mark Grayson inizia in medias res nel pieno dell'azione, per effettuare dopo poche pagine un primo balzo a quattro mesi prima, tempo al quale Kirkman ci riporta per presentarci la vita quotidiana del giovane adolescente Mark. Il ragazzo vive quella che sembra la classica adolescenza del teenager americano, una bella casa, una mamma ironica e beh, questo si è un po' fuori dall'ordinario, un papà supereroe. Poi la scuola, un lavoro in un fast food e la gestione dell'eccezionale in maniera assolutamente normale e scontata. poi un bel giorno i poteri del babbo si manifestano anche in Mark che in breve tempo diverrà il nuovo supereroe in città: Invincible.


L'intento dichiarato di Kirkman è quello di unire i classici elementi del fumetto di supereroi, quelli che piacciono a lui almeno, e creare una nuova serie, fresca e di forte impatto che possa attirare nuovi lettori al genere e recuperare quelli che questo tipo di fumetto l'hanno abbandonato da tempo. Effettivamente, per quel poco che si può vedere da questo primo numero (che contiene però due episodi di Invincible), la serie non presenta novità rilevanti, ricalca molti clichè del genere, dalla scelta del costume al primo approccio ai poteri, dal rapporto con i compagni a scuola alle origine del potere stesso etc..., però funziona molto bene: si legge con piacere e con altrettanto piacere la si guarda. Le matite di Cory Walker sono un giusto compromesso tra look classico e tratto moderno e riportano alla mente i classici del genere pur non risultando mai datate o demodè. Anche il look del personaggio è accattivante e questo certamente non guasta. Già dal secondo episodio appariranno i primi super-villains e un gruppo d'eroi al quale il nostro non esiterà a unirsi.

Non male neanche la storia d'appendice con la prima parte delle due previste della mini dedicata alle origini di Atom Eve, una dei comprimari della serie Invincible.

A conti fatti bisognerà lasciar spazio a queste creature per farle crescere, in America la serie viaggia con ottimi risultati e pare che Kirkman ci abbia visto lungo ancora una volta. Non sarà di certo Invincible il fumetto che vi cambierà la vita (quella di lettore di fumetti, si intende), almeno non a giudicare dalla prima uscita, però si intravedono le potenzialità che la serie potrà esprimere nell'immediato futuro. A voi la scelta, dare fiducia o meno alla nuova creatura di Robert Kirkman.


Questo articolo è stato pubblicato anche su Fumettopènia.

venerdì 14 marzo 2014

VALIANT - PICCIONI DA COMBATTIMENTO

(Valiant di Gary Chapman, 2005)

Valiant è il primo film prodotto dalla britannica Vanguard Animation e in assoluto la prima pellicola britannica realizzata in CGI. A conti fatti, guardando il ruolino di marcia della Vanguard, si può dire che a tutt'oggi questo lungometraggio rimane probabilmente la cosa migliore sfornata dallo studio d'animazione.

Tutto sommato il risultato ottenuto dalla Vanguard nel corso degli anni è poca cosa, il film in questione non è neanche malaccio ma il roster complessivo dello studio, che sfoggia titoli come Space Chimps, Biancaneve e gli 007 nani e Cenerentola e gli 007 nani, non è di certo memorabile ne all'altezza dell'agguerrita concorrenza.

Detto questo Valiant rimane un onesto prodotto rivolto ai più piccoli, di breve durata (76 min.) e tecnicamente ben realizzato, con un buon lavoro grafico sui personaggi e una discreta riuscita d'insieme. Visivamente si guarda con piacere, la storia è semplice e lineare, strappa diversi sorrisi e punta su valori quali senso del dovere e impegno. Forse proprio nell'eccessiva semplicità, e non inganni la scelta dello scenario bellico, consta il limite maggiore del film.

Durante la seconda guerra mondiale un ruolo fondamentale per gli esiti del conflitto viene svolto dal Royal Pidgeons Service inglese, il corpo di spionaggio composto dai migliori piccioni viaggiatori al servizio di Sua Maestà. Dopo un incontro con il Comandante Gutsy, il piccolo Valiant si convince ad arruolarsi nell'RPS trascinando con se un piccione vagabondo incontrato durante il percorso e affatto intenzionato a buttarsi nella mischia della sporca guerra. Bugsy diventerà comunque un amico inseparabile per Valiant che affronterà con lui il duro corso d'addestramento tenuto dal Sergente Monty, il gruppo si completerà con l'aggiunta dell'intelettuale Lofty e dai muscolosi fratelli Tailfeather e Toughwood. A questa strampalata squadriglia verrà affidata una missione molto importante. Loro però non sono proprio la prima scelta che il Royal Pidgeons Service ha da offrire e nemmeno la seconda. Se è per questo neanche la terza e probabilmente non proprio la quarta. E no, diciamocela tutta, neanche la quinta.

L'aspetto più riuscito della pellicola è senza dubbio la proposta in chiave leggera e comica dell'addestramento militare dei piccioni agli ordini del sergente di ferro Monty. Anche la resa visiva dei veterani del corpo non è niente male con le loro bardature e gli occhiali a specchio a coprirne il viso (il muso? il becco?). Per il resto il film si lascia guardare, una buona proposta per passare poco più di un'oretta spensierata con i propri bimbi.


giovedì 13 marzo 2014

BRADI PIT 92

Non si va mai abbastanza piano.


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mercoledì 12 marzo 2014

MICHEL VAILLANT

Michel Vaillant è stata una gradita sorpresa, non pensavo di poter trovare un fumetto legato al mondo dei motori, ambiente e passione a me lontanissimi, così divertente e appagante. La Gazzetta dello Sport, insieme alla Cosmo, ha aperto una grande speranza negli appassionati di bedé, quella di poter godere di alcuni classici del fumetto francese nel loro formato originale (o quasi) a un prezzo del tutto accessibile, confezionando degli ottimi albi nello splendore della quadricromia. Albi che tra l'altro presentano numerosi spunti e curiosità dalle quali sto pensando di tirare fuori qualche post un po' diverso dal solito, vedremo...

Una delle osservazioni che si possono muovere a iniziative come questa, comunque lodevoli, è quella di non pubblicare le avventure dei protagonisti (accade con Vaillant ma anche con Lucky Luke) in ordine cronologico. Questa scelta probabilmente dipende dal fatto di dover attrarre il maggior numero di lettori fin dai primi numeri, non a caso nella prima uscita di Michel Vaillant viene presentato l'episodio Brivido a Monza, titolo di sicuro richiamo per il pubblico italico.

Il grande pregio delle avventure del pilota creato da Jean Graton è la freschezza. L'episodio di cui parlavamo sopra, presentato nel primo numero, risale addirittura al 1970 ma si lascia leggere che è una bellezza creando anche un bellissimo effetto nostalgia che si rivela un inaspettato valore aggiunto. Michel Vaillant è un pilota di Formula 1 (e non solo) e quindi va da sè che le auto la fanno da padrone nell'economia delle storie di Graton. Vedere riprodotte minuziosamente le monoposto di fine anni '60, così come l'atmosfera delle corse dell'epoca è un piacere per gli occhi, veder comparire invece, in sequenze lontane dalle piste, la Fiat 500, la Fiat 850, la Lancia Fulvia, la Renault 4 o la Citroen DS diventa un piacere anche per il cuore, almeno per chi è stato bambino nei '70. Ottime anche le rappresentazioni degli scenari con splendidi scorci di Milano e delle piste, grande dinamismo invece nelle sequenze dedicate alle corse, Graton ha una gran bella mano e già dal primo numero, che presenta anche alcune tra le prime storie brevi dedicate a Vaillant (1957), se ne può studiare l'evoluzione.


Le storie della scuderia Vaillant, di cui Michel è uno dei rampolli, mischiano le imprese sportive a piccoli e grandi imprevisti, trame dal lieve tono giallo e complotti a leggerezza e divertimento.

L'esperimento di Gazzetta non può che dirsi riuscito e la scelta del materiale da proporre del tutto felice, speriamo che il connubio prezzo/qualità vada avanti di questo passo ma soprattutto speriamo di continuare ad avere quei pochi soldi necessari per sostenerlo, cosa che oggi, allo stato delle cose, appare sempre meno scontata.


domenica 9 marzo 2014

L'INNOCENZA DEL PECCATO

(La fille coupée en deux di Claude Chabrol, 2007)

Penultimo film di Claude Chabrol che arriva tre anni prima della sua dipartita, L'innocenza del peccato affronta ancora una volta alcuni dei temi tanto cari al regista parigino. Ed è quindi ancora una volta la borghesia francese, quella buona, a nascondere vizi e segreti che vanno a intaccare la facciata esteriore e di maniera che la posizione sociale impone. In questo caso l'usuale ambientazione provinciale è protagonista solo in parte, lasciando che un'atmosfera più cittadina (prevalentemente in interni) conduca lo spettatore lungo la storia narrata dal regista.

Lo scrittore di successo Charles Denis (Francois Beréland) è un uomo ormai affermato e rispettato, sposato con la bella moglie Dona (Valeria Cavalli) e aiutato nella gestione della sua carriera dall'affascinante Capucine Jamet (Mathilda May). Ma queste non sono le uniche donne presenti nella vita dello scrittore che, pur se in là con gli anni, è sempre affascinato dalla bellezza giovane. Durante la presentazione del suo ultimo libro in una piccola libreria incontra la bella e solare Gabrielle (Ludivine Sagnier) figlia della titolare del negozio. Gabrielle è una giovane presentatrice televisiva in ascesa che non resiste al fascino maturo dello scrittore e se ne innamora. Nello stesso periodo Gabrielle conosce il giovane e ricco Paul Gaudens (Benoit Magimel), erede viziato delle fortunate imprese di famiglia, che si invaghisce della giovane e che non manca di mostrare comportamenti dettati da un'indole scarsamente equilibrata. Il triangolo, che in realtà non è mai veramente tale, è servito. Ma non è tutto, perché il rispettabile scrittore non mancherà di trascinare Gabrielle in giri perversi e lascivi prima di spezzarle immancabilmente il cuore. La tragedia è dietro l'angolo.

Sicuramente Chabrol nella sua lunga carriera ha realizzato lungometraggi migliori di questo che non brilla certo per originalità e sorprese, ci trovate dentro quel che ci si aspetterebbe dal regista, non una virgola in più e nemmeno tutto. Ciò nonostante il film gode di buoni interpreti, tutti ottimi per la parte loro assegnata, con una menzione particolare per Benoit Magimel che pur calcando qua e là la mano (quelle nocche rosicchiate troppo spesso) ben rappresenta il suo personaggio un po' fuori dal coro. La narrazione scorre senza particolari sussulti, ma l'aplomb della borghesia in fondo non è questo? Poche scenate e dolori trattenuti, per fortuna rimane la bella Ludivine Sagnier a mostrarsi più umana ed evidentemente imperfetta pur essendolo, forse, meno degli altri.

Benoit Magimel e Ludivine Sagnier

sabato 8 marzo 2014

8 MARZO 2014 - ALLE DONNE

Per tutta l'altra metà del cielo.



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giovedì 6 marzo 2014

BRADI PIT 91

Parte oggi la raccolta firme da me indetta per lanciare una nuova strip con Jungleman protagonista assoluto. Se la volete anche voi lasciate una traccia nei commenti. Basta anche solo un ciao o un nome di battesimo, vediamo se riusciamo a convincere Giuseppe.


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mercoledì 5 marzo 2014

SCASSO CON STUPRO

(Hot-Prowl Rape-O di James Ellroy, 2004)

Con la lettura di Scasso con stupro di Ellroy metto finalmente fine allo scasso con stupro perpetrato al mio portafogli da parte della Bompiani. Delle motivazioni della mia acredine nei confronti della casa editrice parlai diffusamente in altri post, questa volta ve le risparmio molto volentieri.

Questa breve novella (siamo sulle 138 pp. stampate su formato ridotto in corpo che sarà 14 se non addirittura 16) è uno dei tre racconti che Ellroy ha dedicato al detective Rick Rino Jenson e al suo amore ossessivo e ossessionante per l'attrice hollywoodiana Donna Donahue. Un amore quasi totalmente platonico, consumato in maniera mooooolto sporadica in un arco di tempo compreso tra il 1983 e il 2004, un'ossessione totalizzante capace di mandare fuori fase il detective dell'L.A.P.D come solo poche cose riescono a fare, tipo l'omicidio irrisolto dell'allora giovane (siamo nel 1965) Stephanie Gorman.

In questo stralcio di trama c'è già gran parte della narrativa di Ellroy, almeno quella che compare in questi brevi racconti dello scrittore losangelino, racconti da considerare di secondo piano rispetto ai veri capolavori sfornati dal nostro. Le varie declinazioni dell'amore hanno un'importanza unica nell'economia del racconto: amore, sesso, perversione, ossessione, che mescolati in un cocktail ben dosato si trasformano spesso in violenza, vendetta e morte.

L'apertura è di quelle che non possono lasciare indifferenti i fan di Ellroy, dopo tante e tante rivelazioni a base di scandali hollywoodiani, poliziotti corrotti, attrici ninfomani e comportamenti deviati offertici dallo scandalistico Hush-Hush, ci lascia per sempre il direttore dello squallido fogliaccio, quel Danny Getchell coprotagonista di diversi racconti di Ellroy. A ricevere la sua eredità (e i suoi dossier compromettenti) Gary Getchell, nome d'arte e non imparentato con, che da subito denuncia corruzione e riciclaggio per mano dello stesso L.A.P.D.

Mettiamoci anche alcuni scassi in appartamenti abitati da dolci fanciulle indifese ad opera di un pervertito in cerca di trofei libidinosi e il quadro è quasi completo. Tutte le perversioni e i vari personaggi sono destinati a scontrarsi, così come lo sono ancora una volta Rick e Donna uniti ancora nella più classica delle spirali di sesso e violenza, nel loro caso stemperata da una tenera (?) dose d'amore.

Lo stile di Ellroy? Per farvi capire, dall'incipit: Il Paradiso è persempre. Il tempo si trascina e ti intrappola. Il tempo ti transenna tangibile. Il tempo circoscrive il tuo eccesso di eventi terreni. Il tempo immobilizza gli immortali e li proietta nel passato.
Donna. Io. Bel balzo: '83-'04, trotterellando nel tempo.
Doveva accadere. Le ligie leggi della fisica reclamavano una ripresa. Le nostre vibrazioni viaggiavano vampiriche. Si riallacciarono a rompicollo. Scoppiettarono e sfavillarono nel nostro
spiritus mundi e in un'L.A. lordata di napalm nucleare. (trad. Carlo Prosperi)

It's Ellroy, baby.

James Ellroy

martedì 4 marzo 2014

DI NUOVO CINQUE LIBRI, DI QUELLI CHE...

... di quelli che dovreste proprio leggere, di quelli che qui tra queste pagine virtuali non ho proprio tempo di parlare. Anche perché a parlarne per benino dovrei andare a rileggere e di tempo per rileggere...
... di quelli che dovreste rileggere per questo o per quel motivo, mica son tutti di quei libroni che vi fanno leggere a scuola. Bando alle ciance, ancora una volta titoli e sinossi.


1)  James Ellroy - L.A. Confidential
Los Angeles, anni '50. Dietro le apparenze fastose della Mecca del cinema, con le sue sontuose residenze e i suoi favolosi nightclub frequentati dalle star, si nasconde l'orrore del vizio e della violenza, che una polizia corrotta non riesce ad arginare. Ma anche in questo tragico palcoscenico la giustizia può contare su uomini pronti a tutto.












2)  Chuck Palahniuk - Invisible monsters
Shannon McFarland, splendida top model, dalla vita ha avuto tutto quello che si può desiderare: l'amore, la carriera, un'amicizia sincera. La sua esistenza viene però sconvolta quando, mentre sta guidando la sua auto, una misteriosa fucilata la raggiunge al volto, lasciandola orrendamente sfigurata e incapace di parlare. E da affascinante centro di attrazione Shannon si ritrova a essere un mostro invisibile, evitato da tutti, tradita dal fidanzato Manus e dall'amica del cuore, Evie. Ma tutto cambia quando in ospedale Shannon fa conoscenza con la Principessa Brandy Alexander, cui manca ancora solo un intervento chirurgico per diventare una vera donna. Brandy non solo la trascinerà in un viaggio delirante con il proposito di aiutarla a vendicarsi di Evie e di Manus, ma soprattutto le spiegherà come reinventare se stessa. E le insegnerà che niente e nessuno è mai quello che sembra a prima vista...



3)  Emily Bronte - Cime tempestose
La passione di Heathcliff, il trovatello orgoglioso e ribelle, per Catherine, legata a lui da un sentimento che non le dà pace, neppure dopo il suo matrimonio col ricco Edgar Linton, costituisce il motivo centrale di quello che non è un romanzo d'amore, ma una storia di vendetta. Le deserte e ventose lande dello Yorkshire, con le sue brughiere aspre e selvagge, fanno da sfondo a una vicenda la cui trama, risolutamente letteraria, è ricollegabile a quelle tragedie che hanno concorso a fare la grandezza del teatro elisabettiano. Pur risentendo in molte pagine dell'accesa sensibilità romantica, l'opera se ne distacca per la finezza del disegno psicologico e per un senso di commossa interiorità che sembra percorrere alcune tra le più mature conquiste del romanzo inglese post-vittoriano.





4)  Frank McCourt - Le ceneri di Angela
Nato a Brooklyn nel 1930, Frank McCourt ha solo quattro anni quando arriva a Limerick con i genitori, che fanno ritorno in Irlanda, lasciandosi alle spalle il sogno americano. Il padre, Malachy, è un simpatico irresponsabile. Sperpera al pub il magro salario e rientra a casa ubriaco cantando inni patriottici. Ma racconta storie meravigliose e sa farsi amare. Angela, la madre, sbrigativamente trascina verso la sopravvivenza i figli che nascono. Il racconto di questa vita derelitta ci arriva attraverso gli occhi e la voce di Frankie, il maggiore della tribù. Questo ragazzino indistruttibile, sfrontato, refrattario a ogni sentimentalismo, implacabile osservatore - come solo certi bambini sanno esserlo -, crea con le sue parole, con il suo ritmo, un prodigio di comicità e vitalità contagiose, dove tutte le atrocità, pur senza perdere nulla della loro spesso lugubre asprezza, diventano episodi di un viaggio verso la terra promessa, che sarà ancora, e questa volta davvero, l'America.



5)  Stephen King - Le notti di Salem
Lo scrittore Ben Mears torna sui luoghi della sua infanzia, nella profonda provincia americana, per esorcizzare una terribile esperienza avuta da ragazzino a Casa Marsten, misterioso edificio che domina il villaggio. Chi è il sedicente signor Barlow, nuovo proprietario della dimora? Perché la sua presenza è percepibile solo dopo il tramonto? e che cosa sta succedendo ai pacifici abitanti del Lot? Tra piatta quotidianità e profonde paure interiori, il male sorge riga dopo riga in questo inquietante romanzo.

lunedì 3 marzo 2014

JACK LO SQUARTATORE

(di Tiziano Sclavi e Gustavo Trigo)

Ancora lontani da quello che sarà uno dei più grandi successi di casa Bonelli e ancora all'oscuro dei dati di vendita del primo albo, che non si riveleranno comunque eccezionali, la casa editrice di via Buonarroti manda nelle edicole il secondo episodio dell'indagatore dell'incubo, intitolato Jack lo squartatore.

Il titolo della storia di Sclavi e la copertina di Villa sono alquanto espliciti. Un Dylan Dog in ritardo contempla il corpo ormai cadavere di una giovane donna accasciato su un letto d'immondizia, il petto è squarciato, una figura in ombra si avvicina alle spalle dell'indagatore brandendo un'accetta insanguinata. Jack lo squartatore?

Questo secondo numero che sfoggia i disegni di Gustavo Trigo, seppur ben riuscito mi sembra decisamente meno intrigante e affascinante del numero d'esordio. L'incubo proveniente dalla sfera del sovrannaturale è in qualche modo messo in secondo piano, Sclavi si sofferma questa volta su incubi più terreni, forse per questo per qualche lettore anche più spaventosi. Ciò nonostante non mancano alcuni topoi classici della letteratura dell'orrore, se nel numero precedente zombi e accenni diabolici l'avevano fatta da padrone, in questo caso sono altri gli spunti da cui muove la storia.

E' infatti la più classica delle sedute spiritiche a evocare niente meno che lo spirito di Jack lo squartatore. Da quel momento in avanti i partecipanti alla seduta si troveranno in grave pericolo, una di esse, neanche a dirlo una bella giovine mezza matta, non esiterà a chiedere l'aiuto del nostro e ad approfittarne per intessere con lo stesso una veloce relazione amorosa. Se vogliamo l'episodio, anche se con ambientazioni diverse dalle solite, potrebbe rientrare nella categoria degli slasher, altro classicone dell'horror celebre più che altro al cinema e solitamente attribuito come nascita all'Halloween di John Carpenter. Inutile dire come i molteplici omicidi all'arma bianca non possano che far pensare fin da subito alla figura del serial killer. Possiamo segnalare anche l'ambientazione di alcune scene all'interno del museo delle cere, location che ben si presta al genere. Insomma, anche in questo secondo numero gli spunti orrorifici sono molti.

Vengono inoltre nell'episodio ripresi il personaggio dell'ispettore Bloch e in piccola parte il passato del protagonista. Le matite di Trigo risultano sempre efficaci e dettagliate seppur meno evocative di quelle di Stano del numero precedente, il colpo di coda dell'episodio infonde quel pizzico di inquietudine, magari scontata, ma che il lettore si aspetta da un albo del genere.

domenica 2 marzo 2014

SWAY

(di Zachary Lazar, 2008)

Quanti e quali sono nella storia, nell'arco di una vita o di un determinato periodo i grandi punti di svolta, quei momenti in cui è chiara la percezione che le cose stanno cambiando, in meglio o in peggio, con tutte le conseguenze che ne derivano? Proprio in questi anni potremmo star vivendo uno di questi momenti che si porterà dietro con tutta probabilità conseguenze nefaste. E ancora: la perdita dell'innocenza. Quante volte abbiamo sentito quest'espressione usata in relazione agli argomenti più disparati? La perdita dell'innocenza di un individuo, di una nazione, di una generazione fino ad arrivare a legarla anche a forme di espressione o di comunicazione. La morte di Gwen Stacy è il momento in cui il fumetto supereroistico perse l'innocenza, sarà capitato di sentirlo a chi è appassionato di comics, e questo è solo il primo esempio che mi viene in mente.

Zachary Lazar nel suo secondo romanzo ci trasporta nel periodo di transizione tra due decenni, quello dei '60 e quello dei '70, nel quale si respira forte quell'aria di cambiamento. Dall'estate dell'amore, dai movimenti pacifisti, dalla controcultura americana, dall'ampliamento delle soglie della percezione, alla guerra del Vietnam, agli scoppi di violenza e i casi di omicidio legati alla famiglia Manson. Da una visione di pace e amore a una di violenza e orrore.

Il libro di Lazar non è un saggio storico su quegli anni e sugli eventi che li hanno caratterizzati, è più un'immersione nelle sensazioni che aleggiavano nell'aria in quel tempo, viste, vissute e narrate grazie a un miscuglio di invenzione e realtà storica, per mezzo delle esistenze di alcuni personaggi noti e meno noti al grande pubblico. Dai primi passi mossi da tre musicisti inglesi di nome Keith, Mick e Brian fino all'esplosione di una delle più grandi rock band di sempre, i Rolling Stones. Le vicende di un gruppo musicale in fortissima ascesa e i cambiamenti nelle loro vite, nella loro visione, nelle persone che gravitano nella loro orbita. Parallele scorrono le esistenze di Bobby Beausoleil, musicista e attore macchiatosi di uno dei delitti attribuiti alla cricca di Charles Manson e quella di Kenneth Anger, regista sperimentale e d'avanguardia che inserirà in alcune sue produzioni contribuiti dei Rolling Stones, così come quelli di Beausoleil.

In qualche modo le speranze di una vita diversa, sicuramente più libera e meno incasellata, si troveranno a collidere con quello che è il lato oscuro dell'esistenza, elemento di grande fascinazione che si riscontrerà nel lavoro di Anger, nella musica degli Stones e nei gesti di Beausoleil.

Il periodo storico che fà da cornice e da motore agli eventi, alcuni anche minimi all'apparenza, narrati in questo Sway è di sicuro inzuppato di fascino, il libro di Lazar pur non essendo una lettura immancabile, è una piacevole occasione per immergersi in quegli anni e in alcune considerazioni e visioni proprie di quel dato momento. In più ci apre scorci di vita più o meno romanzati di personaggi che hanno vissuto molto intensamente. Era il tempo dell'amore o della semplice promiscuità? Dell'ispirazione o dell'autodistruzione? Era l'era dell'Acquario o il tempo del maligno? Nonostante le esistenze sregolate di molti protagonisti che troviamo nel libro, la maggior parte di essi sono ancora tra noi, testimonianza vivente di un tempo ormai perduto.

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