mercoledì 30 aprile 2014

BACK TO THE PAST: 1979 PT. 2

Torniamo al 1979 a sonorità vicine a rock e new wave e apriamo questo secondo appuntamento di fine decennio con la band dei The Cars che riprendono uno strumentale del 1962 trasformandolo in chiave moderna (per l'epoca), il brano è Let's go.




Ma lei sta davvero uscendo con lui? E' quello che si chiede Joe Jackson in uno dei brani contenuti nel suo album Look Sharp! targato '79. Is she really going out with him?




Primo singolo a toccare la vetta delle charts per i Police che naufragano su un'isola deserta e consegnano al mare questa Message in a bottle come rimedio contro l'alienazione. Sting e soci all'apice della popolarità con uno dei pezzi più ascoltati della band.




Chiudiamo con i Pretenders e il loro singolo Brass in pocket che raggiunse la vetta delle classifiche inglesi nonostante la cantante Chrissie Hynde non fosse così convinta del pezzo. L'appuntamento è a breve con la terza parte della carrellata dedicata al 1979.

martedì 29 aprile 2014

THE SPIRIT

(di Frank Miller, 2008)

The Spirit oppure Che cosa è successo a Frank Miller?

Caro Frank,
io ti volevo anche bene, almeno un po', ma diamine adesso basta! Già è antipatico sentire muovere critiche veementi a movimenti popolari che chiedono un capitalismo un filino più morale, più corretto e meno spietato, magari un tantinello più condiviso. Sentirle muovere da chi ha un portafoglio bello gonfio fa anche un pelino male, sai Frank, sa quasi di presa per il culo. Vabbè, poi vien fuori Holy Terror che ammetto mi son rifiutato aprioristicamente di leggere, un po' per l'idea di base, un po' perché in quel periodo me le avevi fatte un po' girare. Comunque, avendo la coscienza liberata dal fatto di non far cadere neanche un centesimo nelle tue tasche già pienotte, mi son deciso a passare sopra al momentaccio e guardare The Spirit. Oh, ma si è dovuto aspettare che Will se ne andasse vero? Perché non poteva aver dato l'ok anche lui a questa roba. Io il suo di Spirit non l'ho ancora mai letto ma mica sarà così celebre una roba così, no? Che io di Will mi fido abbastanza, mi son bastati Il contratto con Dio e qualche altra storia breve per farmi un'idea. Come dicevo, io ti volevo anche bene, poi è successo quel che è successo, ora ho fatto pure l'errore di guardarmi sto film, non lo so... Certo i bei ricordi rimangono, i bei tempi in cui parlavi di Rinascita, di Ritorni e di Primi anni, ah e come ne parlavi, ci avevi incantati tutti. Certo Frank, questo non è proprio il tuo mezzo, lo so che non sei nato regista ma mica ti ci avranno costretto, no? Mica sarai vittima di un complotto fascistoide? Che bisogno c'era? Ti sei dovuto coprire le spalle con tutte quelle donne, ottima scelta tra l'altro, non lo nego, ma perché poi? Certo che veder passare sullo schermo la Mendes, la Johansson, la Vega e, perché no, anche la Katic e la Paulson non può che far piacere, ma qualcosa bisognerà pur stringere. Poi lo stile, particolare ok, ma l'avevamo già visto, no? E pure fatto meglio a mio modestissimo parere, certo se ti fossi fatto aiutare di nuovo da quell'altro che lo fa pure di mestiere... Dai, non pensiamoci più, che poi pure Samuel hai dovuto coinvolgere, e quell'altro lì, com'è che si chiama? Macht, mi dicono. Ma dove sei andato a prenderlo Frank? Poi va bene il periodo, va bene il genere ma non posso credere tu non abbia mai letto un po' di Chandler. Questi personaggi che pensano e pensano quasi a riempire inutili e prolisse didascalie immaginarie, e no, Chandler ci avrà pur insegnato qualche cosa, no? E poi che cos'è, che cos'è? Cos'è sta roba? Ma che palle! Che senso ha? Fa ridere? No, non fa ridere, te lo posso garantire. Ti prende? Ti prende come un consiglio comunale di Bucodiculo, Iowa. Colpisce? Si, come un giocatore di freccette cieco colpisce il bersaglio. Fa cagare? Si Frank, mi dispiace dirtelo, fa proprio cagare. Sterile, finto, sorpassato, inutile. Mica si può viver sempre del glorioso passato. O meglio, si può fare, è lecito, ma con garbo, magari in silenzio. Pensaci Frank. Pensaci.


lunedì 28 aprile 2014

SHERLOCK - STAGIONE 3

Nonostante i soli tre episodi a disposizione, gli autori Steven Moffat e Mark Gatiss riescono ancora una volta a rimescolare le carte in tavola offrendo ai fan un ottimo prodotto di grande intrattenimento. I ragazzi ci sanno fare davvero, sanno scrivere un plot con i controfiocchi e assestare i giusti colpi allo spettatore quando servono.

Detto questo ho trovato questa terza stagione, pur molto valida, un pelo meno riuscita dell'eccezionale annata precedente. Nonostante possa sembrare meno importante rispetto agli altri due per narrazione filologica, la vera perla della terza stagione è il secondo episodio, Il segno dei tre, nel quale assistiamo al matrimonio di John (Martin Freeman) e Mary (Amanda Abbington) e agli exploit di Sherlock (Benedict Cumberbatch) in qualità di testimone di nozze. Oltre al divertimento offerto da un sociopatico costretto a parlare in pubblico durante un'occasione così importante, più che il caso in se è qui sviluppato in maniera incantevole l'ambiguo rapporto di grandissima amicizia che lega l'investigatore di Baker street al dottor Watson. Interpreti splendidi, credibili nonostante l'insensatezza caratteriale di uno di loro, capaci di commuovere nella resa di uno dei sentimenti più nobili al mondo. Un episodio atipico che strappa applausi a scena aperta.

Più convenzionali il primo e il terzo episodio della stagione (La casa vuota e L'ultimo giuramento). Dopo il cliffhanger mozzafiato della stagione precedente che, benché risaputo, creava un'enorme aspettativa nello spettatore, mi sarei aspettato un avvio di stagione altrettanto scoppiettante. La casa vuota si rivela episodio sempre di ottimo livello ma che in qualche modo non soddisfa in pieno tutte le aspettative lasciando un pizzico di amaro in bocca. Giusto un retrogusto magari. Invece nel terzo episodio il duo investigativo si trova a dover affrontare un temibile avversario, Augustus Magnussen, personaggio temibile che sfrutta però caratteristiche narrative già viste nella stagione precedente (la gestione di informazioni ai massimi livelli come già faceva la Adler) nonostante risulti molto diverso dal suo predecessore. Pesa infine l'assenza della carismatica minaccia impersonificata da quel folletto malefico che è Jim Moriarty interpretato nelle precedenti stagioni dal presumibilmente talentuoso e psicopatico Andrew Scott.

In fin dei conti con Sherlock si va sul sicuro, la speranza è che ora Moffat si concentri al meglio sulla nuova stagione di Doctor Who che al momento non gode ancora di una data ufficiale di messa in onda. Attendiamo fiduciosi.



domenica 27 aprile 2014

LE NOTTI DELLA LUNA PIENA

(di Tiziano Sclavi e Montanari & Grassani)

Per la terza calata nel regno dell'orrore il nostro Dylan Dog si concede una spettrale trasferta nella Germania più tetra e isolata, quella della Foresta Nera, per la precisione l'indagatore dell'incubo e il fido Groucho si recano in un'amena località nei pressi del paesino di Wolfburg. Il paesaggio scuro e inquieto è il degno scenario per una storia che ancora una volta affonda i denti, è proprio il caso di dirlo, in alcuni elementi dell'horror più classico... insomma, il titolo, la copertina, il paesino di Wolfburg... ci siamo capiti. Ma non è tutto perché qui licantropia fa rima con stregoneria se non proprio con parodia. Eh sì, perché la storia narrata dall'abilissimo Sclavi è oltremodo citazionista, a tratti quasi demenziale, pur rimanendo ancorata a una struttura narrativa solida e classica che permette al lettore di godersi una bella vicenda dagli esiti davvero validi. Quindi non possiamo parlar di parodia ma l'intero episodio, battute e personaggi compresi, vibra dell'influenza e dell'appassionato omaggio a quel piccolo grande capolavoro che è il Frankenstein Junior di Mel Brooks. Dopo un viaggio interminabile nel vecchio Maggiolone di Dylan partito dalle strade di Londra alla volta della Foresta Nera, l'atmosfera è ormai delirante. Dopo aver resistito alle battute di Groucho per ben ventidue ore e a una strana aggressione da parte di un lupo, cosa potrebbe ancora accadere? Come potrebbe andare peggio? Beh, potrebbe piovere. Ed è così che i nostri si ritrovano alla porta di un solitario maniero, un collegio femminile dalla quale mesi prima scomparve la giovane Mary Ann Price (altro nome molto orrorifico), scomparsa sulla quale Dylan è venuto a indagare. A riceverli niente meno che una delle due direttrici della struttura: Frau Blucher (nitriti!). L'atmosfera in salsa tedesca è completata dall'ispettore Durrenmatt, da uno strano tuttofare a servizio delle direttrici del collegio di nome Otto e da un'albergatore dal grilletto facile molto simile a un giovane Hitler. L'insieme dei sopraccitati elementi uniti ai battibecchi dei due protagonisti donano alla vicenda una verve comica molto più marcata rispetto ai due precedenti episodi. Pur non trovando eccezionali le matite del duo Montanari/Grassani, soprattutto per quel che concerne il volto di Dylan e per una certa rigidità di fondo, bisogna dire che rendono in maniera egregia la giusta atmosfera notturna e inquietante che fa da cornice alla storia di Sclavi. L'immersione nel paesaggio è azzeccatissima e nel complesso ne vien fuori un terzo episodio in grado di lasciare il segno e un bel ricordo nel lettore, un altro centro per il nostro indagatore dell'incubo.


venerdì 25 aprile 2014

E STICAZZI N'ALTRA VOLTA...

.... il Bradipo ri-ritarda... e sticazzi... beccatevi il vignettone della Liberazione... c'entra 'na sega però... sticazzi chissene!


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giovedì 24 aprile 2014

mercoledì 23 aprile 2014

martedì 22 aprile 2014

CAPITAN AMERICA - IL PRIMO VENDICATORE

(Captain America: The first Avenger di Joe Johnston, 2011)

In vista dell'uscita del secondo capitolo delle avventure cinematografiche dedicate all'eroe a stelle e strisce sono andato a recuperarmi questo primo episodio con protagonista Capitan America. Come già mi è capitato altre volte in passato con le produzioni targate Marvel Studios, mi sono trovato di fronte a un buon prodotto, ben confezionato e rispettoso della tradizione del personaggio. Sembra sempre più evidente come il versante cinematografico dedicato agli eroi Marvel sia un po' la gallinella dalle uova d'oro che produce uova dorate apprezzabili però solo per chi è amante duro e puro del genere, diciamo pure che il Batman di Nolan rimane lontano anni luce, qui trovate del sano intrattenimento in salsa supereroistica. Stop. Vi attira? Guardatelo, non ve ne pentirete. Non vi ispira? Lasciate tranquillamente perdere perché non fa per voi.

L'ingresso del Capitano nella famiglia allargata Marvel assemblata per il grande schermo può dirsi riuscito. Il film diretto da Johnston funziona bene pur presentando aspetti positivi e altri meno. Partiamo da questi ultimi. Può essere gusto personale, tutto quello che volete, ma a me questo Chris Evans non dice molto. E' un buon Cap? E' un bravo attore? Non saprei, è uno che non mi fa ne caldo ne freddo, personalmente l'avrei lasciato a interpretare la Torcia Umana e per un ruolo importante come quello di Cap avrei scelto qualcun'altro. Questione costume. Non so, con la maschera e il caschetto questo Capitan America non si può proprio guardare, anche in The Avengers mi sembrava il personaggio meno azzeccato di tutti, paradossalmente Capitan America funziona meglio a volto scoperto. Tolti questi dettagli, non proprio insignificanti, il film funziona, molto buona l'idea di narrare solo gli eventi legati alla vita del Capitano risalenti all'epoca della Seconda Guerra Mondiale limitando l'arrivo del protagonista nell'epoca moderna all'ultima scena del film. Ottime le scenografie e l'atmosfera d'epoca sia per quel che concerne l'America dei '40 sia per quel che concerne l'Europa in guerra. La narrazione ha un bel ritmo ed è ben sviluppata, anche la scelta e la costruzione del villain di turno, il Teschio Rosso interpretato da Hugo Weaving, è ben gestita così come lo sono gli usuali riferimenti al mondo cartaceo dei fumetti Marvel. I fan avranno sicuramente riconosciuto gli Howling Commandos con Dum Dum Dugan (Neal McDonough) e Gabe Jones (Derek Luke), peccato non essere riusciti a incastrare anche il Nick Fury di Samuel Lee Jackson al comando degli stessi. Anche il cast di contorno è come al solito curatissimo con Stanley Tucci nei panni del Dottor Erskine, l'inventore del trattamento per creare il supersoldato, Hayley Atwell a interpretare Peggy Carter (un misto di due personaggi Marvel), il sempre grandissimo Tommy Lee Jones e Sebastian Stan a dar corpo alla storica spalla di Cap Bucky Barnes.



Lo sviluppo, come inevitabile per ogni riduzione cinematografica, presenta delle differenze dalla storia a fumetti del buon Steve Rogers che però non ne tradiscono lo spirito ne inficiano il buon risultato ottenuto in sede di sceneggiatura. Diciamo pure che tra i vari esiti ottenuti dai cinecomics questo Capitan America - Il primo Vendicatore si colloca in una fascia qualitativa medio alta.


LA BUONANOTTE - HAWKWIND - MASTER OF THE UNIVERSE

Nell'augurarvi una buonanotte...



Hawkwind - Master of the Universe

dall'album In search of space del 1971

sabato 19 aprile 2014

HELLBOY - IL RISVEGLIO DEL DEMONE

(Hellboy: Wake the Devil di Mike Mignola, 1996)

Il secondo volume dedicato dalla Magic Press al demone buono presenta la miniserie in cinque parti Il risveglio del demone che arrivò nel mercato dei comics americani due anni più tardi rispetto all'esordio sulla lunga distanza del personaggio avvenuto ne Il seme della distruzione. Per questa avventura il creatore di Hellboy, Mike Mignola, si affranca  dall'aiuto di John Byrne ai dialoghi e dimostra di essere ormai in grado di camminare, anzi di correre direi, sulle sue gambe. Una peculiare dedica apre questo secondo volume, a dimostrare che l'amore di Mignola per il gotico con venature orrorifiche è senza confini: Dedicato a Dracula e a tutti gli altri vampiri che ho amato. Di solito le proprie opere si dedicano a moglie, figli, qualche scrittore di riferimento... penso non mi sia mai capitato di leggere un libro o un fumetto dedicato a Dracula.

Dopo aver dato del filo da torcere al nostro Hellboy, ad Abe Sapien e a Liz Sherman nel corso dell'avventura a Villa Cavendish, torna il monaco occultista Rasputin che tramite i servigi del ricco industriale Roderick Zinco rimette in gioco la squadra dei sopravvissuti al progetto Ragnarok: Ilsa Haupstein, Karl Kroenen e Leopold Kurtz. Nello stesso tempo il Bureau for Paranormal Research and Defense viene a sapere della scomparsa del cadavere di Vladimir Giurescu, uno strano personaggio capace di riaffiorare più volte attraverso i secoli nel corso di importanti momenti storici sfoggiando sempre un aspetto giovanile parecchio invidiabile. Individuati tre possibili siti dove questa terribile minaccia potrebbe tornare a manifestarsi, tutti locati in Romania, il BPRD invia tre squadre a indagare sugli ultimi eventi: Hellboy in solitaria, Mr. Clark e Abe Sapien e un'ultima unità composta da Liz Sherman, Mr. Waller e il novellino Mr. Leach.



La narrazione di Mignola mescola in maniera eccelsa gli elementi dell'avventura alla tradizione dei riti pagani, figure provenienti dalle credenze religiose dell'antica Grecia a quelle del folclore dell'Europa dell'est, personaggi storici e versioni pseudo steampunk della minaccia nazista, il tutto tenuto insieme da un'atmosfera gotica e inquieta che affonda le radici nell'inspiegabile e che cuoce a fuoco lento in un calderone scaldato da fiamme infernali. In mezzo a questo caos, a cavare castagne dal fuoco e a smorzare la minaccia strisciante con grande ironia, ci pensa Hellboy con la sua boccaccia e a suon di mazzate.

Mignola ancora una volta costruisce tavole pressoché perfette, il suo stile è ormai collaudato e non presenta sbavature. Eccezionali gli scorci sui paesini della Romania, i paesaggi notturni così come i tetri interni sempre disseminati da statue, rilievi e particolari che donano all'atmosfera il giusto alone misterioso così indispensabile a sostenere questo tipo di narrazione. Che poi la creatura di Mignola, come dimostra l'introduzione, riesca a soddisfare anche Alan Moore, personalità geniale ma che deve essere anche un esigentissimo cagacazzi, è tutto dire. Forse l'ho già detto ma in questo caso amo ripetermi: Hellboy è uno di quei fumetti da non perdere, mi raccomando.


venerdì 18 aprile 2014

10 VOLTI (20)

Torniamo a giocare con 10 volti dopo una pausa lunghetta anziché no. Qui sotto trovate l'attuale classifica. Manche atipica con ben 15 punti in palio per 15 personaggi. Chi di voi non ha mai letto qualche storia Disney, magari da piccini ne eravate addirittura grandi appassionati (o lo siete anche ora?). Ma potete dire di conoscere anche le seconde linee? Conoscete quei personaggi secondari protagonisti saltuari delle avventure di paperi e topi? Vediamo, forza.

Classifica
01 La Citata 28 pt.
03 Bradipo 22 pt.
02 Vincent 17 pt.
04 Luigi 16 pt.
05 Luca Lorenzon 14 pt.
06 Babol 13 pt.
07 Urz 13 pt.
08 L'Adri 10 pt.
09 Poison 10 pt.
10 Morgana 9 pt.
11 Eddy M. 8 pt.
12 Cannibal Kid 7 pt.
13 Frank Manila 5 pt.
14 Umberto 4 pt.
15 Elle 4 pt.
16 M4ry 3 pt.
17 Zio Robbo 3 pt.
18 Viktor 2 pt.
19 Beatrix Kiddo 1 pt.
20 Evil Monkeys 1 pt.
21 Ismaele 1 pt.
22 Blackswan 0 pt.
23 El Gae 0 pt.
24 Acalia Fenders 0 pt.


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giovedì 17 aprile 2014

BRADI PIT 95

Non bastava la visita di Renzi, in questa giungla ormai non c'è più pace!


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mercoledì 16 aprile 2014

LA BUONANOTTE - MASTER OF REALITY - I WALK BESIDE YOUR LOVE

Nell'augurarvi una buona notte...



Masters of Reality - I walk beside your love

dall'album Give us Barabbas del 2004

martedì 15 aprile 2014

TERRA SENZA LEGGE

(di Claudio Nizzi e Alberto Giolitti, 1989)

Se l'esordio del Texone a opera di Nizzi e Buzzelli dell'anno precedente aveva regalato ai fan dei quattro pards più famosi del west un primo appuntamento sicuramente da ricordare, l'arrivo di Terra senza legge conferma l'eccezionalità di un'iniziativa rimarchevole e consegna un secondo numero a mio avviso ancor più riuscito del precedente. Di fronte a lavori di tale portata è scontato che il gusto personale la faccia da padrone, ammetto però di essere rimasto ad ammirare a bocca aperta numerose delle vignette create da Alberto Giolitti come non mi era capitato di fare durante la lettura di Tex il grande!

La cosa più curiosa, per la quale ammetto la mia infinita ignoranza, è che io Alberto Giolitti non lo conoscevo nemmeno. Autore molto celebre in Argentina e Stati Uniti, conosciuto soprattutto per i suoi lavori legati al genere western, mi è subito sembrato il classico maestro alla quale la definizione nemo propheta in patria calza a pennello. Poi magari conoscete tutti quanti i suoi lavori a menadito ed effettivamente la mosca bianca sono io, tutto può essere...

Le tavole di Giolitti sono un vero spettacolo, sono praticamente assenti vignette dove gli sfondi e le ambientazioni non siano curati con dovizia, alcune scene in interno denotano una passione e un dettaglio quasi maniacale, basti guardare ad esempio l'arredo degli uffici di Fort Grant nelle prime pagine della storia imbastita da Claudio Nizzi. Il tratto preciso e pulito di Giolitti riesce ad unire matite davvero belle a vedersi a un dinamismo funzionale alla storia e uno storytelling molto vivace. Se proprio vogliamo trovare una piccola pecca nel lavoro di questo grande artista, possiamo dire che i volti di Kit e Tex, sempre molto simili, tendono a mostrare qualche anno più del dovuto in tavole dove spesso Kit sembra Tex e questi una sua versione più anzianotta. Talvolta nel volto del ranger si intravedono lineamenti della famiglia Bonelli, ma forse questa è una mia malata fissazione più che un reale omaggio del disegnatore. Questioni anagrafiche a parte anche i volti godono di un'espressività fuori dall'ordinario che rende il lavoro del disegnatore ancor più prezioso.

Di Nizzi è veramente, veramente inutile parlare, Nizzi è il west e tanto basti. Ogni tanto si sente dire che le sceneggiature di Tex non sorprendono, sono tutte simili e cose così... può essere, non so, però funzionano quasi sempre e quasi sempre divertono.

Questa volta i quattro pards sono chiamati a riportare un po' d'ordine nella cittadina di Safford tiranneggiata da Paul Morrison, affarista poco pulito che si serve degli indiani di Ganado e dei loschi Gormann e Chavez per mantenere il controllo sui pochi cittadini onesti rimasti a Safford. Storie forse già sentite che non impediscono però l'ottima riuscita di questo secondo appuntamento con il Texone.


lunedì 14 aprile 2014

domenica 13 aprile 2014

I CROODS

(The Croods di Kirk De Micco e Chris Sanders, 2013)

Partiamo dal morale della favola che in qualche modo potrebbe ben adattarsi ai giorni difficili che molti italiani, me compreso, stanno passando in questi anni. L'insegnamento che la pellicola dedicata alla famiglia dei cavernicoli Croods ci propone è quello di non avere paura. Sembra un concetto semplice, quasi scontato, ma soprattutto oggi non lo è.  Anche un film come questo può essere un incentivo a non lasciarsi travolgere e schiacciare dagli eventi negativi e a guardare al domani con maggior fiducia. A vivere anziché a sopravvivere, roba sempre più difficile.

Difficile come doveva essere la vita all'epoca preistorica, i pericoli erano molti per gli uomini, belve di ogni tipo erano sempre pronte a spacciarli. Così Grug, il capofamiglia dei Croods, tende a essere troppo protettivo con i suoi cari costringendoli a rifugiarsi sempre più spesso in buie caverne e raccontando loro storie di morte in modo da aumentare la soglia d'attenzione in tutta la famiglia. Hip, la figlia maggiore, odia però il buio delle caverne ed è un carattere curioso per natura, cosa che la porterà a spingersi in territori inesplorati dove incontrerà il positivo Guy, un ragazzo testafine con molte idee e una gran voglia di andare dritto dritto verso la luce del domani. Ma andarci non sarà così semplice, gli sconvolgimenti dovuti ai movimenti della placca terrestre complicheranno la situazione.

E' un film piacevole questo prodotto targato Dreamworks, con delle sequenze ben realizzate (davvero divertente la scena della caccia al cibo) e scenari colorati e fantasiosi che ci mostrano un mondo preistorico popolato da molte creature decisamente diverse dai soliti dinosauri ai quali ci siamo abituati. Non male anche lo studio dei personaggi e le dinamiche tra gli stessi che propongono un difficile rapporto padre/figlia adolescente, un simpaticissimo e quasi innocente (?) odio per la suocera che sarà fonte di numerose e divertenti gag, e la rivalità tra l'uomo più anziano e quello più giovane. Non mancano neanche il figlio scemo (Tonco), la moglie pacata e ragionevole (Ugga) e la piccolissima figlia minore, più simile a un mastino che non a una bimbetta (Sandy). Dopo la visione del film vi ricrederete sulla data reale in cui è stata inventata la fotografia. E ne riderete.

Ancora una volta la Dreamworks, tra alti e bassi, dimostra di aver numerose buone frecce al suo arco e di potersela giocare degnamente con avversari del calibro di Pixar e Disney.


sabato 12 aprile 2014

IL GIARDINO DI LIMONI

(Etz Limon di Eran Riklis, 2008)

Il regista Eran Riklis mette in scena una storia sul conflitto israelo-palestinese senza mai mostrarne la cruda violenza ed evitando di focalizzarsi sul conflitto stesso. Il giardino di limoni potrebbe essere visto come un film sulla dignità e sull'orgoglio di chi è oppresso, valori fondamentali sempre più difficili da preservare (ormai a tutte le latitudini) e sempre più complicati da difendere grazie a una giustizia che si muove quasi sempre in direzione univoca (la legge è uguale per tutti, ah!, pernacchia, scorreggia con la mano sotto l'ascella...).

E così capita che sul confine tra Israele e i territori palestinesi, proprio di fianco al giardino di limoni della signora Salma Zidane (Hiam Abbass), madre di un aiuto cuoco e non di un celebre calciatore, venga ad abitare Israel Navon (Doron Tavory), Ministro della Giustizia israeliano. E che Giustizia! La casa del ministro e della moglie Mira (Rona Lipaz-Michael) è difesa dall'esercito e dai Servizi Segreti israeliani che decidono che quel giardino di limoni così vicino alla casa del ministro è troppo pericoloso, potrebbe essere un buon nascondiglio per attentatori e terroristi. Ergo gli alberi di limoni vanno sradicati, poco importa che siano il solo sostegno della mite signora Zidane che appunto non è madre di, vive da sola e lontana dai suoi figli e da qualche tempo ha anche perso il marito. Poco importa che il bel giardino sia ormai l'unica nota di colore di un'esistenza già molto colpita dalla sofferenza.

Però la signora Zidane oltre al suo giardino ha anche un grande orgoglio e una grande grandissima dignità, di quelle che non necessitano di urla e strepiti ma che non possono bastare per evitare di dover versare qualche lacrima tanto contenuta quanto dolorosa. Così, con l'aiuto del giovane avvocato Ali Suliman (Ziad Daud), Salma avrà la forza di portare avanti la sua battaglia per tutti i gradi di giudizio previsti dalla legge israeliana fino ad arrivare davanti alla Corte Suprema.

Il giardino di limoni è uno di quei film giusti, che ogni tanto bisogna che qualcuno li scriva, che qualcuno li diriga, nei quali qualcuno reciti e che qualcuno se li guardi, perché è giusto così. Non è un film grandioso, non è uno di quelli che ti stupisce, non ti piazza neanche quei gran pugni nello stomaco, è un film di buone interpretazioni (superba la Abbass), mai noioso e che non eccede. E' uno di quei film che però ci ricordano con garbo quanto facciamo schifo, e questo non ce lo dobbiamo dimenticare mai.


LA BUONANOTTE - THE PINES - CRY CRY CROW

Nell'augurarvi una buona notte...



The Pines - Cry cry crow

dall'album Dark so gold del 2012

giovedì 10 aprile 2014

BRADI PIT 94

In questa giungla passa ormai veramente di tutto, mancano solo i cani e i porci e poi si è al completo. Aridateci Jungle Man.


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mercoledì 9 aprile 2014

martedì 8 aprile 2014

LAURA su THE GARFIELD SHOW (2)

Ah! Eccola di nuovo la mia patatina sulle pagine di The Garfield Show, nello specifico la sua letterina e il suo disegno sono stati pubblicati sul numero di Marzo della rivista a fumetti dedicata al micione arancione creato da Jim Davis (a proposito, a quando la ristampa di qualche strip creata dall'autore?).

Come potete vedere qui sotto, abbiamo approfittato dell'occasione per bacchettare un po' i tipi di Aurea e il loro servizio distribuzione, speriamo che la nostra letterina e le proteste mosse anche da altri lettori in quel di Lucca servano a sensibilizzare la casa editrice sul problema.

Intanto complimenti alla mia Lauretta :)



lunedì 7 aprile 2014

LA BUONANOTTE - THE DECEMBERISTS - DON'T CARRY IT ALL

Nell'augurarvi una buona notte...



The Decemberists - Don't carry it all

dall'album The king is dead del 2011

domenica 6 aprile 2014

JACKIE BROWN

(Rum Punch di Elmore Leonard, 1992)

Il mio primo approccio alla scrittura di Elmore Leonard devo ammettere che non si concluse con esiti così sorprendenti, poi sicuramente il nostro rapporto è migliorato (nel frattempo lui se n'è anche andato purtroppo). Ora la consapevolezza della grandezza di Leonard è per me fuor di dubbio, una grandezza dettata dall'assenza dell'autore. Cerco di spiegarmi perché spesso non mi trovo chiaro neanche a me stesso. Immergersi nelle storie di Leonard è come entrare di prepotenza nella vicenda stessa, si vivono i fatti narrati senza che mai lo stile dell'autore faccia capolino per distrarti dalla storia. Non capita spesso. Leggendo gli scritti di molti autori, anche quelli che personalmente reputo dei grandissimi autori, è inevitabile fermarsi a riflettere sul loro stile, ad ammirarne la prosa e a spezzare la lettura per rileggere questo o quell'ingegno lessicale. Li si ammira, li si invidia, capita poi di trovare anche quello che si disprezza. Con Leonard non accade, ti trovi semplicemente a goderti al meglio la storia concepita da uno scrittore che sa scrivere, che è bravo e che te lo dimostra senza sbatterti il fatto sotto il naso. A conti fatti penso che Leonard possa stare tra i grandi e che chi ha voglia di scrivere una buona storia non possa far altro che studiarlo e un po' invidiarlo.

Comunque Jackie Brown è Jackie Brown, se avete avuto modo di vedere il bellissimo film che Tarantino ha ricavato da questo libro già sapete di cosa stiamo parlando. Ovviamente alcune scene, alcune sequenze differiscono tra i due media, ma il succo è quello. Jackie Brown è una hostess della Island Air che per arrotondare lo stipendio trasporta denaro, ben oltre il limite consentito dalla legge, per conto di Ordell Robbie. Ordell Robbie è un nero che traffica in armi, conduce una vita molto agiata circondato da più d'una donna ed è stato così in gamba da finire in galera una sola volta in tutta la sua vita. Ray Nicolet e Faron Tyler sono due agenti ripettivamente dell'ATF (alchool, tabacco e armi da fuoco) e del Dipartimento di Polizia della Florida che hanno intuito il gioco di Jackie ma vogliono il pesce grosso. Max Cherry vive facendo il garante cauzioni, per campare va a ripescare tutti quei delinquenti che marcano visita, in ufficio gli tocca anche sopportare la presenza di Louis Gara. Louis Gara è uno di quelli che in galera ci è finito più d'una volta e che grazie ad Ordell Robbie potrebbe avere l'occasione di rimettersi in gioco, in un gioco poco pulito ovviamente. Melanie è un gran culo e un gran bel paio di tette, nonché una delle donne che bazzicano il giro di Ordell Robbie. Elmore Leonard è il cuoco che con questi ingredienti ha cucinato una gran bella pietanza seguendo, forse, una ricetta segreta tutta sua.

Come ormai intuibile da ciò che trovate scritto nel primo paragrafo, il libro scorre che è una meraviglia e il mio rapporto con Leonard pure, in libreria c'è già qualcos'altro che aspetta, quando arriverà il momento vi farò sapere.

Elmore Leonard

venerdì 4 aprile 2014

LA BUONANOTTE - SOPHIA - I LEFT YOU

Nell'augurarvi una buona notte...



Sophia - I left you

dall'album People are like seasons del 2004

giovedì 3 aprile 2014

PROPHECY

Dopo aver parlato di Rainbow qualche tempo fa, eccomi a consigliarvi la lettura di un altro manga di grande qualità. Dopo i commenti positivi degli amici Orlando e Matteo non potevo esimermi dal provare l'opera del mangaka Tetsuya Tsutsui.

A Tokyo viene creata la sezione anti-cybercriminalità, ramo operativo della Cyber-force che si occupa unicamente di indagini legate a crimini informatici. La nuova squadra, capitanata dalla bellissima Erika Yoshino, inizia ad agire e come prima azione incrimina un ragazzino resosi colpevole di upload illegale di videogiochi coperti da copyright. Dopo questo primo caso in cui la Yoshino si dimostra agente spietato, la nuova squadra si imbatte in un caso ben più serio. Un giovane uomo, con il volto nascosto da un cappuccio ricavato da un foglio di giornale, tramite un video caricato su Youtube con il nickname di Paperboy, minaccia di raddrizzare in maniera violenta quello che secondo lui è un torto nei confronti dei cittadini di Tokyo (o di parte di essi almeno). Il fatto profetizzato in video diventa effettivamente realtà: un'azienda agroalimentare resasi colpevole di aver procurato una generalizzata intossicazione alimentare viene data alle fiamme. La Yoshino e i suoi si mettono all'opera ma capiranno subito di non aver a che fare con un esaltato qualsiasi bensì con qualcuno in grado di muoversi con prontezza e intelligenza e di destreggiarsi abilmente nella rete informatica. Pian piano le azioni di Paperboy inizieranno a riscuotere il consenso di molti internauti.

Prophecy è un'ottima storia, avvincente e intrigante, sviluppata al meglio dall'autore che è capace sia di incuriosire il lettore creando la giusta aspettativa durante il dipanarsi della vicenda sia di scatenare un buon numero di riflessioni su diversi argomenti di feroce attualità, cosa che rende la lettura di questo manga preziosa oltre che estremamente piacevole.


Oltre all'immediato pensiero sulla diatriba ormai annosa legata al download di contenuti multimediali, le riflessioni che ci propone Tetsuya Tsutsui sono molteplici e molto più importanti di quella legata al download si/download no. Il tema centrale dell'opera, a mio avviso, è l'ormai insopportabile sfruttamento sociale dal quale, forse ipocritamente, anche noi occidentali iniziamo a sentirci sempre più oppressi. Le condizioni di lavoro sempre peggiori, il mancato riconoscimento della dignità della persona, la progressiva perdita di valore della qualità di vita delle persone se non, in casi estremi, quello della vita stessa. Poi capita, un bel giorno, che qualcuno si stufa, magari sbrocca, e dice "adesso basta". Succede che quel qualcuno decide di prendersi delle rivincite, magari con metodi sbagliati, addirittura su obiettivi sbagliati, esagerando, ma si stacca dalla massa, smette di parlare e agisce.

I personaggi di Prophecy sono controversi, i sentimenti che riescono a sprigionare contrastanti. Proprio in questo sta la forza di questa bella storia. La ciliegina sulla torta la mette la mano dell'autore in grado di tratteggiare tavole di grande impatto che ben accompagnano l'incedere della narrazione, cosa che rende Tetsuya Tsutsui un autore completo da tenere d'occhio con grande attenzione.


E STICAZZI... IL BRADIPO RITARDA!

E sticazzi...

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martedì 1 aprile 2014

LA BUONANOTTE - THE SMITHS - I KNOW IT'S OVER

Nell'augurarvi una buona notte...



The Smiths - I know it's over

dall'album The Queen is dead del 1986
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