lunedì 27 ottobre 2014

LA BANDA BAADER MEINHOF

(Der Baader Meinhof Complex di Uli Edel, 2008)

E' sempre difficile farsi un'idea chiara su film come questo che muovono da tragici fatti di cronaca, giudicare il lavoro di regista e sceneggiatori e capire se la loro interpretazione dei reali accadimenti sia imparziale o di parte, asciutta o tendente alla mitizzazione. Nel caso del film di Uli Edel, basato sul libro di Stefan Aust, sembra che la visione della storia sia abbastanza imparziale e che lasci la libertà allo spettatore di giudicare quel che vede senza spinta ideologica alcuna, indubbiamente la pellicola suscita emozioni e curiosità e istiga alla ricerca di maggiori informazioni a visione conclusa. E questi di per sè sarebbero già dei grandi meriti. Se a ciò aggiungiamo il fatto che il film risulta anche molto dinamico, ben interpretato e che la sua durata di ben 150 minuti non presenta praticamente nessun calo di ritmo o interesse diventa impossibile negare che La Banda Baader Meinhof sia un film decisamente riuscito.

La materia che viene narrata è la storia del gruppo terroristico di sinistra comunemente denominato Baader Meinhof dai cognomi di due dei suoi esponenti più in vista, in realtà il nome ufficiale di questa organizzazione è RAF - Rote Armee Fraktion (Frazione dell'Armata Rossa). L'episodio che viene scelto come punto d'inizio della narrazione è quello della visita ufficiale dello Scià di Persia a Berlino Ovest nel 1967. Durante le contestazioni a opera degli studenti di sinistra la polizia permette a un gruppo di falsi sostenitori dello Scià di picchiare selvaggiamente con dei bastoni gli studenti senza intervenire. Negli scontri seguenti uno degli studenti perde la vita per mano di un agente di polizia. Siamo negli anni della contestazione studentesca, delle proteste contro la guerra in Vietnam, contro l'imperialismo americano e l'incedere spietato del capitalismo, questo episodio unito alla tentata esecuzione del leader del Movimento Studentesco Tedesco Rudi Dutschke, spinge alcuni militanti alla lotta armata e violenta.

I principali esponenti del primo nucleo della Raf saranno Andreas Baader (Moritz Bleibtreu) e Gudrun Ensslin (Johanna Wokalek) ai quali solo in seguito si unì, insieme ad altri, la giornalista di sinistra Ulriche Meinhof (Martina Gedek), volto noto ed esponente fino ad allora di una sinistra più moderata (almeno nelle azioni).


La vicenda segue un'escalation di violenza che parte con piccoli attentati incendiari per arrivare a rapimenti, rapine e omicidi. Nel corso degli anni la Raf vedrà nascere una seconda e una terza generazione di attivisti ispirati dalle gesta dei fondatori ormai tutti in carcere, sono attivisti che hanno a disposizione una rete di contatti tale da permettere azioni di grande richiamo mediatico come il dirottamento del volo Lufthansa del 1977. Anche gli attentatori di Settembre Nero che irruppero nel villaggio olimpico di Monaco nel 1972 posero tra le loro richieste la liberazione di noti terroristi tra i quali diversi membri della banda Baader Meinhof.

A ciascuno di noi scegliere ideologicamente da che parte stare, se Edel ci mostra la violenza e il dolore provocato dalle azioni della Raf non ci risparmia neanche l'intransigenza e la mole di brutture di cui si macchia il governo tedesco facendo leva sul discutibile sistema carcerario al quale sono stati assoggettati i prigionieri politici provenienti dalla Raf. Se non conoscete la vicenda e non volete anticipazioni vi consiglio di saltare le prossime righe. Tra i fondatori della Raf si contano diverse morti sospette avvenute in carcere. Nel 1976 Ulriche Meinhof viene trovata impiccata nella sua cella, le indagini successive alla morte sostengono che la donna fosse già deceduta al momento della sua impiccagione. L'attivista Holger Meins muore di fame e di stenti all'interno del carcere in seguito a uno sciopero della fame iniziato in protesta alle condizioni carcerarie, la notte del dirottamento del volo Lufthansa Andreas Baader, Gudrun Ensslin, Jan Carl-Raspe vengono trovati morti nelle loro rispettive celle (Raspe in realtà morirà poco dopo in ospedale). Le autorità parlarono di un incredibile suicidio collettivo al quale sopravvisse la sola Irmgard Moller, attivista che anni dopo smentì questa teoria dalla dubbia veridicità.

Violenza e violenza. Una è peggiore dell'altra? Quella di chi insorge nel nome di un mondo più giusto incurante delle vittime innocenti provocate dalle sue azioni o quella di chi permette che questa nasca incurante della dignità e del valore della vita di interi popoli nel nome del profitto, ignorando le proteste pacifiche di qualsiasi piazza (mi ricorda qualcosa). A ognuno di noi riflettere su questi grandi temi.

3 commenti:

  1. Grandissimo film. Tra l'altro fu grazie alla sua visione che capii il senso del titolo di un film di Fassbinder: "La Terza Generazione". Non c'ero arrivato da solo...
    Un amico tedesco mi disse a suo tempo che in Germania i familiari delle vittime della RAF (ma potrei anche ricordarmi male) avevano proposto la realizzazione di un film gemello e speculare che mostrasse gli eventi dall'altra parte della barricata, come aveva fatto Clint Eastwood con Flags of Our Fathers/Lettere da Iwo Jima.

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    1. Invece io non ero a conoscenza del fatto che anche Fassbinder trattò l'argomento, l'ho scoperto dopo la visione di questo film andando a recuperare qualche info aggiuntiva sul web. Comunque Edel evita di mostrare i terroristi della Raf come eroi, capisco ovviamente anche la richiesta dei familiari delle vittime, lecita come tutte le richieste che nascono dal dolore e dal disagio e che spesso rimangono inascoltate.

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