domenica 28 dicembre 2014

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO D'AMORE

(What we talk about when we talk about love di Raymond Carver, 1981)

Diciassette racconti brevi, diciassette momenti minimi in altrettanti scampoli di vita. Si dice che i racconti di Carver abbiano innovato l'essenza della scrittura americana e la sua forma. Definito spesso il maestro del minimalismo, all'autore vengono riconosciuti i meriti di aver saputo trasporre su carta la lingua parlata dall'uomo comune, quello che vive un'esistenza ordinaria o al limite straordinaria nella sua ordinarietà, e quello di aver saputo sviscerare aspetti essenziali della vita in pochi gesti quotidiani, in poche parole, descrivendo pochi oggetti.

Tutto questo calza, mi vien da dire leggendo questi racconti dove ogni singolo evento, anche quei pochi estranei alla maggior parte delle esistenze, vengono affogati nell'ordinario, nel vissuto noto a una moltitudine di persone. Sono racconti universali, situazioni riconoscibili da ogni lettore capace di sovrapporre con la fantasia un luogo ad un altro pur tenendo fermo il cuore di ognuno di questi brevi scritti.

Per la maggior parte della gente la vita probabilmente non è un biscotto inzuppato nel barattolo della felicità, non è un batuffolo rosa come qualcuno mi disse molti anni addietro, la vita che Carver ci presenta puzza di solitudine, disperazione, routine, gabbie, tradimento, alcool e insensatezza. Ciò nonostante odora forte di vita, una cosa che per quanto possa sembrare deprimente non è affatto da buttar via.

Forse a modo suo Carver parla d'amore come ci lascia intuire il titolo di questa raccolta di racconti e del breve episodio omonimo, più facilmente parla di sconfitta, dell'infrangersi del sogno. La scenografia è la provincia americana con le sue villette, i suoi paesotti, i suoi motel e le sue sale bingo, i suoi lavori e i suoi passatempi. Ognuno di questi elementi, combinato con uno qualsiasi degli altri, non sembra in grado di dare come risultato una situazione felice o quantomeno serena e appagante. Il tutto è descritto da Carver in poche immagini di una lucidità impressionante.

Un libro da leggere assolutamente, il cui senso è (forse) che le cose per molti uomini e per molte donne vanno semplicemente così, si giocano le carte che ci sono state date, non tutti sono bari, non tutti sono campioni. Quando tutto va bene la partita finisce più o meno in pari. Alle volte si perde.

Raymond Carver

6 commenti:

  1. E questo potrebbe proprio piacermi. Amo i racconti così, normali, quotidiani, e scritti in questo modo.

    Moz-

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  2. Credo di aver cominciato a leggere Carver proprio con questa raccolta. Alla fine della lettura ricordo benissimo di essere rimasto impressionato dall'elegantissimo e asciutto stile, ma mi chiesi perché racconti tanto semplici fossero rimasti nella storia della letteratura. La risposta arrivò con altre sue cose lette negli anni successivi e soprattutto, ancora oggi, serbo il ricordo nitidissimo di quello che forse era il primo racconto (non farmi andare a controllare che di sicuro mi perdo tra gli scaffali :), quello dell'uomo con l'uncino che spiava da lontano la casa del protagonista.
    La Minimu Fax ne ha pubblicate parecchie di antologie meritevoli. Ma se vuoi proprio tagliare la testa al toro, ricordati che esiste il Meridiano con TUTTI i racconti.

    http://www.librimondadori.it/libri/tutti-i-racconti-raymond-carver

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    1. Il dubbio te lo tolgo io, il racconto di cui parli era il secondo dal titolo Mirino, il primo, altrettanto bello, era quello dell'uomo con tutto il suo mobilio piazzato nel giardino (titolo Perché non ballate?).

      Ottima segnalazione quella del Meridiano che però vuole ben 60 eurini... in libreria ho ancora Cattedrale da leggere, poi si vedrà, comunque se la qualità è questa grandissimo autore.

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    2. 'Azzo. Non avevo mica notato, il prezzo. Pensavo si assestasse sulla media dei 30/35 di altri titoli. Vabbé, mi sa che ti conviene procedere un pezzo alla volta, allora :)

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