martedì 12 aprile 2016

THE BURNING PLAIN

(di Guillermo Arriaga, 2008)

Il gioco di storie a incastro messo in scena da Guillermo Arriaga, già sfruttato dallo sceneggiatore (qui anche regista) in film come 21 grammi ad esempio, è già noto e deve piacere. La verità è che da queste parti il gioco piace, e anche parecchio. La meccanica del raccontare vite apparentemente estranee le une alle altre e il successivo confluire delle stesse in un'unica trama, mantiene inalterato ai miei occhi tutto il suo fascino, e Arriaga si dimostra capace di gestire al meglio questo strumento.

Ad accomunare le vite in questione, principalmente femminili, sono le cicatrici del corpo e dell'anima. Gina (Kim Basinger) è una donna di una certa età, ancora piacente, che vive ai confini con il Messico con la sua numerosa famiglia. La sua cicatrice la porta sul petto e nella testa, sopravvissuta a un cancro al seno non riesce ad accettarne l'assenza in seguito all'asportazione. Ad aiutarla ci sarà un amore clandestino, l'amore di Nick (Joaquim de Almeida), padre di Santiago (J. D. Pardo). Sylvia (Charlize Theron) è una donna molto bella e altrettanto triste, una donna di successo che gestisce un ristorante di lusso. Si intuisce che le sue cicatrici provengono dal passato, dolorose come quelle che di tanto in tanto si autoinfligge sulle carni. Nella sua vita c'è qualche rimorso, qualche mancanza che tenta di compensare (ma potrebbe essere l'ennesima autopunizione) con un inutile carosello di uomini nel suo letto. Maria (Tessa Ia) ha undici anni, la sua cicatrice ce l'ha in bella vista in mezzo alla fronte, ricordo di una banale caduta, ma di certo nella sua pur breve vita non è quella la ferita che ha fatto più male. Mariana (Jennifer Lawrence) frequenta Santiago e ha una cicatrice da bruciatura al polso, nello stesso punto dove ce l'ha lui. A lui ha fatto molto male, a lei apparentemente no. Gli eventi importanti della vita, i traumi più che le gioie, sono cicatrici che ci accompagneranno per sempre, questo sembra dirci Arriaga, e tutte hanno il loro peso, alcune possono schiacciarti, con altre si può imparare a convivere.


Una storia dolorosa, indubbiamente, ma di quelle che val la pena guardare con trasporto e interesse. Arriaga mette in scena un cast femminile sublime che tocca le punte più alte in alcuni passaggi interpretativi della Lawrence ma tutte le protagoniste, ognuna con un dolore diverso, rendono giustizia alla loro (parte di) storia. Storie calate in una fotografia per lo più desertica e straniante, in un terreno duro e difficile come le esistenze raccontate nel film.


Il modo in cui i nodi si sciolgono e il filo si dipana in un'unica linea retta non presenta sbavature di sorta, il lavoro di Arriaga funziona e lascia anche il segno. Ultima segnalazione per la bella colonna sonora che in più di un passaggio ha catturato la mia attenzione solo per scoprire in seguito che ne è principale artefice Omar Rodriguez-Lopez, fondatore degli apprezzabili At The Drive-In prima e dei The Mars Volta poi, praticamente una sicurezza.


6 commenti:

  1. E' uno dei pochi film di Arriaga che non ho visto. Devo metterci una pezza perché è un signor regista. Se poi vogliamo riportare il tutto ad argomentazioni terra terra, diciamo che a Charlize Theron non si dice mai di no.

    "21 Grammi" fu un bel colpo e "Babel" è un film meraviglioso. E se non l'hai visto, ti consiglio assolutamente "Le Tre Sepolture" con Tommy Lee Jones (film che mi consigliò all'epoca il buon Di Monopoli).

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    1. In realtà di Arriaga da vedere c'è solo questo per quel che riguarda il suo lato da regista (più un film breve). Negli altri film che citi, lui si occupò solo di sceneggiature (e infatti era più noto per essere lo sceneggiatore di Inarritu fino a qualche tempo fa). 21 grammi mi piacque come questo, Babel invece ancora mi manca così come Le tre sepolture, visioni che sono comunque in programma. E ovviamente alla Theron non si dice mai di no, come non essere d'accordo.

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  2. Mea culpa. Un lapsus. Ho sbagliato io a scrivere che fosse un signor regista. Volevo dire che è un signor sceneggiatore :)
    Babel è proprio di Inarritu, infatti. E le tre sepolture di Tommy Lee Jones.
    Appena ti capita, guardali entrambi.

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    1. Non mancherò, soprattutto Le tre sepolture mi solletica molto ;)

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  3. Interessante! Anche se sembra un film a tematica assai dura. Babel molto bello, è assolutamente imperdibile!

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