venerdì 26 agosto 2016

AMORES PERROS

(di Alejandro González Iñárritu, 2000)

Ho già confessato di amare le sceneggiature a incastro di Guillermo Arriaga parlando del suo The burning plain qualche tempo fa. Lo sceneggiatore messicano ha raggiunto la popolarità proprio in coppia con il regista di Amores Perros, un sodalizio felice e vincente che pare essersi rotto solo di recente. In Amores Perros sono tre le storie che in qualche modo si incontrano, più che altro qui si sfiorano o collidono in un unico momento determinante, a differenza di quel che accadeva ad esempio in The burning plain dove i destini dei protagonisti erano avviluppati uno all'altro in maniera più forte e decisa.

Protagonista, oltre ai cani e agli amori come si può dedurre dal titolo, è la perdita, che sia questa di un amore, di una parte di se stessi, di una vita, di un ruolo nell'esistenza. Tutte e tre le storie, separate in frammenti abbastanza netti seppur secanti, hanno un'ottima ragion d'essere, tutti e tre molto coinvolgenti e declinati in maniera differente, un lavoro di sceneggiatura superbo che insieme alla realizzazione probabilmente effettuata a budget ridotto, garantiscono ai centocinquantatré minuti del film di correre appaganti e coinvolgenti.

Denominatore comune dei tre segmenti è la presenza dei cani. Nel primo il giovane Octavio (un ottimo Gael García Bernal) vive in povertà insieme alla madre, al fratello violento e delinquente Ramiro (Marco Pérez) e alla di lui moglie Susana (Vanessa Bauche). Grazie a un flashforward sappiamo da subito di come Octavio sia in guai grossi, forse a causa del suo amore per la cognata Susana, forse a causa degli incontri clandestini tra cani ai quali Octavio parteciperà con il suo Cofi.


Non voglio svelare troppo dei segmenti successivi per non rovinare ad alcuno il piacere della scoperta, sappiate solo che i protagonisti saranno il barbone El Chívo (il superbo Emilio Echevarría) sempre contornato dal suo seguito di cani, e la bella modella Valeria (Goya Toledo) che, tra le altre cose, dovrà affrontare un crollo psicologico al quale contribuiranno anche le vicissitudini accorse al suo amato cane.

Tutti e tre i frammenti hanno una componente d'amore, una di perdita e una di cani. Probabilmente la coppia Arriaga/Iñárritu sentiva proprio il bisogno di inserirci i cani che a onor del vero sono sempre funzionali alle storie narrate. Comunque.


Il plauso maggiore va al ritmo del primo segmento interpretato divinamente dal talento di Gael García Bernal, è con un misto di violenza, sensualità e predestinata sconfitta che l'attore, anche lui messicano, porta sullo schermo con trasporto impressionante la sua storia romantica e violenta. Inquieta la presenza costante di El Chívo che attraversa minacciosa il film fino a deflagrare nel suo segmento.

Indubbiamente un ottimo esordio che sarà seguito da parecchi altri film interessanti a opera di questa cricca di Città Del Messico, una Città Del Messico violenta e cattiva che non lascia grosse speranze a nessuno.

2 commenti:

  1. Amores perros è l'ultimo film di Iñárritu. Della trilogia della morte ho visto solo "21 grammi" e "Babel".

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    1. Dei film arrivati in Italia di Iñárritu Amores Perros è il primo che ha girato, infatti questo è proprio il primo capitolo della trilogia della morte, 21 grammi e Babel (che ancora mi manca) sono infatti successivi.

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