domenica 5 febbraio 2017

DAL PROFONDO

(di Tiziano Sclavi, Alfredo Castelli e Corrado Roi)

Arrivati al ventesimo episodio della serie è ormai chiaro a tutti l'amore che Sclavi nutre per il Cinema e per il gioco delle citazioni. Dal profondo è un continuo rimando allo Psycho di Alfred Hitchcock. Per la verità questa volta non ci si ferma al semplice omaggio, il Bates Motel, lo stesso Norman diventano parte del tessuto stesso della narrazione, ancor più stravolta nell'orrore e nell'incubo di quanto avrebbe mai potuto intendere Sir Alfred, maestro dello spavento ma decisamente più "a modo".

Si parte dalla famosa scena della doccia, questa volta l'esito dell'aggressione alla signorina Crane da parte di Norman Bates sarà differente, l'arma bianca che andrà a incidere la carne sarà l'artiglio posto all'estremità di un mostruoso tentacolo uscito dal foro di scolo della doccia, un artiglio che si accanirà sull'uomo vestito da donna e non sulla graziosa fanciulla. Scopriremo poco dopo, per bocca dell'ispettore Bloch, che la signorina Crane (qui Janet, non Marion), non è un'impiegata in un salone di auto usate bensì un'ex paziente di un ospedale psichiatrico sfuggita alla tutela della sorella.

Chiusa all'apparenza la questione Crane, a Dartford si verificano altri delitti in stanze chiuse dove la presenza di tubature fa nascere qualche sospetto. E il vero protagonista della storia non sarà Dylan Dog, non sarà nemmeno Groucho impegnato con i casting per il Benny Hill Show (anche se sarà presenza ingombrante e fastidiosa dietro il bancone del Bates Motel), né sarà l'investigatore Thomas Gwayne-Pfelf, uso a concentrarsi suonando il violino, il vero protagonista, come spesso accade, sarà proprio il mostro, come tante altre volte, prima vittima che carnefice.

All'interno della storia, un sempre evocativo Corrado Roi, incornicia un'altra storia (proprio come ha fatto di recente nel suo Ut), la storia del mostro, una storia di fame atavica che occupa una buona parte dell'albo, Sclavi mostra ancora una volta il suo affetto e la sua attenzione per quelle vittime sfortunate che, loro malgrado, diventano qualcosa di più, un qualcosa di crudele e terribile partorito dall'altrui cattiveria ed egoismo.

14 commenti:

  1. E' una dissertazione sulle contraddizioni della famiglia. Strano che ci sia anche lo zampino del solare Castelli, considerato che il suo Martin incappa in territori del genere solo quando nelle manine del compianto Morales. Una buona storia, a mio avvviso, che alza da sola la asticella di quanto si poteva vedere allora in un albo SBEllico, come al tempo capitava praticamente con ogni albo di DD. Adoro il fantafumetto e credo il mondo sarebbe un posto migliore se da via Buonarroti uscisse un personaggio che si muovesse nei territori napoleonicidixiani , incappasse in cose come dal profondo e fosse raccontato come un mystero di Paolo Morales filtrato dalla chine di un Alessandrini o Casini.

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    1. Credo anche io che in quegli anni ogni albo di Dylan Dog alzasse un poco la media e l'asticella in SBE, non solo gli episodi ormai ritenuti dei capisaldi della serie, ma più o meno tutti. Sarebbe interessante capire qui nel dettaglio cosa è attribuibile a Caselli e cosa no, a livello di idee intendo più che di testi.

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  2. Concordo. Direi che la famiglia come luogo insano è farina di Sclavi. Non è un segreto. In diverse interviste , anche una recente, ha avuto modo di dire la sua sulla madre. Spero con tutto il cuore che oggi le giornate del papà di Dyd siano serene e che quando gli capiti di incappare in questi albi nella biblio di casa - ammesso e non concesso che siano a vista - sorrida di cose come il cavallo basso del Claudio Baglioni in questa ed altre cover che facevano di Dylan un ragazzo come tanti in cui tanti si identificavano ( lectio appresa in pieno da Freghieri ) e non ripensi a cosa si muoveva nel profondo ed emergeva in quelle pagine così strane x un fumetto mainstream.

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    1. Vero, il tema della famiglia ricorre spesso negli albi di DD dell'epoca. Non avevo mai notato come l'indagatore dell'incubo somigli più al Claudio nazionale che non a Rupert Everett :)

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    2. Claudio Villa è amico e fan di Baglioni. No kiddin. Ad un Sorrisi e Canzoni di tanti anni fa era allegato un fascicolo di formato comic book americano in cui Dyd incontrava il cantante della maglietta fina tanto stretta eccetera. Credo in rete ci siano dei disegni. Non so se sia mai stato ristampato. Io ho potuto sfogliarlo perchè una mia amica è fan del cantante. Sempre in rete ho letto che ad una riunione SBEllica - dopo che Sclavi, reduce dalla visione di Another Country, aveva deciso di passare da Antonio Gades a Rupert Everett x il muso del suo eroe - il primo bozzetto di Villa con Rupert Dog aveva fatto esclamare a qualcuno
      ( Canzio ? Marcheselli ? I don't remember ) che l'indagatore dell'incubo era tale e quale Baglioni.
      Nella interpretazione di Stano ( e di Roi, Dall'Agnol, Piccatto e per certi versi Casertano ) invece Everett è una influenza evidente. Freghieri normalizza i tratti - il suo Dog non ha lo zigomo così alto o il naso aquilino o la bocca grande - e lo chassis - il suo Dog non è altissimo e magrissimo - favorendo probabilmente l'identificazione del lettore che non ha tratti sì caratteristici come l'attore inglese.

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    3. Se Sclavi creasse oggi Dyd, avrebbe il muso di Ryan Gosling e non ci sarebbe Groucho, ma una ex moglie aggressiva ed ambigua con i tratti decisi di Viola Davis. Bloch sarebbe tale e quale il Geoffry Rush/Kasanova Frankenstein di Mystery Men e non crederebbe a nulla delle panzane di cui si occupa il suo amico. Il peggior nemico di Dyd sarebbe un terapeuta a la In Treatment che esiste solo nella zucca di Dyd.

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    4. Trovate alcune immagini, forse l'albo fu pubblicato da Tutto (quello con Baglioni), non avevo assolutamente memoria di questa chicca (S)cult.

      Quella del terapeuta immaginario mi sembra un'ottima idea, non se se come ex moglie Sclavi sceglierebbe il viso di una Viola Davis, chissà, tutto è possibile...

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  3. Questo non lo ricordavo... ma i disegni di Roi spaccano sempre!! :o

    Moz-

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    1. Roi è in forma ancora oggi, le tavole del suo ultimo Ut sono splendide.

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    2. Sì, ho visto in edicola :D

      Moz-

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