giovedì 9 marzo 2017

IL TRIANGOLO DELLE BERMUDE

(di Alfredo Castelli, Franco Bignotti e Angelo Maria Ricci)

Dopo il finale della storia iniziata ne La fonte della giovinezza, da pagina 35 questo nono numero di Martin Mystère presenta una nuova avventura legata a uno dei misteri più noti, affascinanti e privi di spiegazione che il mondo possa offrire, enigma che ancor oggi non manca di suscitare la mia curiosità: quello relativo alle numerose sparizioni avvenute nella zona denominata triangolo delle Bermude (il lembo di mare compreso all'incirca tra le Bermude, Portorico e il sud della Florida).

Ne approfitto qui per sottolineare come la seconda e la terza di copertina degli albi della serie sfoggino sempre articoli molto interessanti, a volte quanto e più della storia stessa narrata da Castelli. Sono queste un'ottima fonte di approfondimento e allo stesso tempo spunto per ricerche ulteriori sugli argomenti trattati all'interno dell'albo in questione.

Qui la storia prende il via il 7 Maggio del 1915 con l'affondamento del Lusitania, tragedia (provocata) alla quale scampò l'allora giovane Peter Morton, che in tempi decisamente più recenti, una volta adulto, avrà modo di conoscere proprio Martin Mystère. L'arzillo signore racconta al detective dell'impossibile una storia dura da digerire, legata a un carico molto particolare scortato nel 1915 dal padre del signor Morton stesso, un agente segreto inglese, proprio a bordo del Lusitania nel corso di un'operazione top secret che portava proprio il nome di Martin Mystère. Ovviamente al nostro viene il prurito e non potrà far altro che indagare sulla vicenda, andando in cerca, insieme a Java, Diana e al signor Morton, del famoso relitto del Lusitania, vicenda che si svilupperà e terminerà nel corso del decimo albo della serie: Il segreto del Lusitania.

Offrendo le consuete nozioni storiche (l'affondamento del Lusitania), spiegazioni tecniche e divulgative su attrezzature e metodi di recupero dei relitti, ipotesi fantastiche e una teoria che va a collegarsi al mistero di turno e una buona dose di avventura, Castelli ancora una volta riesce a regalare al lettore più di un motivo per ritenersi appagato dalla lettura delle sue storie. Le matite di Ricci si adattano molto bene ai passaggi puramente informativi, creati più che altro da vignette simili a illustrazioni slegate una dall'altra, alle sequenze d'azione così come alle numerosissime scene di dialogo, riuscendo a imporre una progressione dinamica alla storia senza particolari momenti di stanca.

Nonostante un'impostazione da fumetto oggigiorno considerato un po' demodè, il dittico di episodi si legge bene ancora oggi e offre ottimi spunti per alimentare o soddisfare le proprie curiosità. Tralasciando per un attimo l'impianto stilistico, oggi non so quanti fumetti possano vantare tali qualità.

2 commenti:

  1. Avremo sempre meno comics come il BVZM. La rete fornisce tutte le risposte. Che siano in rete. Per le altre abbiamo sciamani nativi americani, aborigeni australiani e Sciura Zanza con il suo tavolino e le carte in Brera ( MI ), detective dei flussi di pensiero tra animus et anima. Cinquanta euro senza ricevuta.
    Ricci mi pare ora si dedichi ogni tanto a Diabolik. Io ho nostalgia uno zinzino del suo segno, ma tanto - oh guilty pleasure - delle covers nervose ( guarda tra quelle che hai postato La Casa ai confini del Mondo e le due qui sopra ) miltoncaniffiane con tendenza frankrobbins che oggi sono lontane e dimenticate come lacrime nella pioggia in favore delle - bellissime, sia chiaro - copertine dalla linea chiara combo di Pratt e Moebius ( grandi amori del cartoonist). Un po' si vince...

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    1. È vero, l'aspetto divulgativo nel fumetto potrebbe essere delegato alla rete, ciò nonostante il contenuto, la ciccia, è sempre gradita, la verbosità invecchia ma lo spunto, ecco, magari quello lo si riprende in rete. Ma che non siano solo botte e inseguitomboli. L'osservascion sulle cover telappoggio.

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