mercoledì 16 agosto 2017

LE MACCHINE INFERNALI

(Infernal devices di K. W. Jeter, 2011)

Non male come lettura estiva questo Le macchine infernali, romanzo non troppo lungo che ha la capacità di intrigare il lettore salvo poi perdersi un pochino per strada in sviluppi azzardati e strampalati, nel complesso però il lavoro di K. W. Jeter diverte e ha del potenziale soprattutto sul versante linguistico e nella buona capacità dello scrittore nel creare atmosfere inquietanti e aspettative nel lettore, in questo il plauso all'autore è più che meritato.

Il filone, seppur preso alla larga, è quello dello Steampunk (termine pare inventato proprio da Jeter), genere fantastico solitamente ambientato in un'epoca del tutto simile a quella vittoriana inglese che però presenta alcuni passi avanti ascrivibili al filone della fantascienza per tutto quello che concerne invenzioni meccaniche e prodotti di una società industriale molto più avanzata di quella che poteva essere quella inglese nel 1800.

In un'affascinante Londra dai sobborghi sudici e pericolosi lavora George Downer, figlio di un grande orologiaio e inventore capace di costruire i meccanismi più avanzati dagli utilizzi spesso misteriosi. Insieme al servitore Creff, Downer sopravvive gestendo il negozio ereditato dal padre soprattutto grazie alle riparazioni di orologi e dei meccanismi più semplici costruiti dal padre stesso. Il magazzino del negozio è pieno di artefatti del quale funzionamento anche lo stesso Downer è all'oscuro, alcuni barbaramente smembrati e utilizzati come parti di ricambio, altri fermi a prendere polvere.

Un giorno in negozio si presenta uno strano individuo ribattezzato poi dallo stesso Downer "L'uomo di cuoio marrone", portando in riparazione uno strano meccanismo costruito dal padre dell'attuale titolare. Purtroppo il nuovo proprietario non ha la più pallida idea di come poter aiutare lo strano cliente. Poco dopo, all'interno dello stesso negozio solitamente poco frequentato, avviene un secondo particolare incontro, questa volta con una coppia di personaggi forse meno inquietanti ma peggio intenzionati. Da questi due incontri prenderà il via una serie di eventi inspiegabili che porteranno Downer in zone mai battute di Londra popolate da individui fuori dal comune, che scaturiranno in una serie di scontri tra fazioni avverse.

Tutta la prima parte del romanzo è ben concepita, incuriosisce e spinge alla lettura, poi si perde qualche colpo per strada, la storia narrata in prima persona dallo stesso Downer in una sorta di forma diario, ha il grande pregio di immergere il lettore perfettamente nell'epoca narrata grazie all'uso di un linguaggio più che appropriato alla situazione, merito anche del lavoro del traduttore Vittorio Curtoni. Ad ogni modo dovessi averne l'occasione, qualche altra possibilità all'autore potrei anche darla, autore tra l'altro de La notte dei Morlock (1979) e di un paio di seguiti del noto Blade Runner (Ma gli androidi sognano pecore elettriche?) di Philip K. Dick. Mai dire mai.

K. W. Jeter

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