mercoledì 27 giugno 2018

IL MIRACOLO - STAGIONE 1

Ormai la serialità televisiva attira davvero tutti, compresi nomi illustri che sono stati capaci di ritagliarsi un proprio spazio di notorietà, ottenuto tra l'altro con grande merito, in altri ambiti dediti alla narrazione. È il caso di Niccolò Ammaniti, ideatore de Il miracolo, uno degli scrittori italiani che personalmente ho più apprezzato nel corso dell'ultimo decennio, ottimo narratore dotato di inventiva e di un fine gusto per le immagini grottesche, surreali e originali (e parlo di quelle capaci di scaturire dalla parola stampata). Sembra che l'impulso per effettuare il passaggio dalla carta alle immagini in movimento, non proprio estranee allo scrittore dai cui libri sono stati tratti diversi film (almeno uno di buon successo), sia nato dalla voglia di Ammaniti di lavorare con un team, di confrontarsi con altri sceneggiatori, abbandonare la solitudine di un lavoro come quello dello scrittore e dedicarsi a un progetto indubbiamente più corale. L'esperimento ha prodotto risultati ottimi, probabilmente migliori di quelli ottenuti da qualsiasi precedente trasposizione di uno dei suoi libri, vuoi perché nato proprio per la televisione, vuoi per l'entusiasmo della novità, fatto sta che Il miracolo si rivela una produzione di ottimo livello per l'italico panorama seriale.

L'idea di base è semplice e vincente e rientra pienamente in quello "stile" Ammaniti che i fan dello scrittore laziale hanno ormai imparato a conoscere. Durante un'operazione militare, nel covo di un boss da tempo latitante viene rinvenuta una statua della Madonna che lacrima sangue; il covo del malavitoso ne è ormai pregno, il fenomeno inspiegabile ha fatto uscire di senno perfino il feroce boss Molocco (Sergio Valastro). La squadra di militari, comandata dal Generale Votta (Sergio Albelli), col supporto del reparto scientifico, effettua tutti i possibili test e le verifiche del caso sulla statua, risposte plausibili non ce ne sono: è miracolo. Le possibili conseguenze di una scoperta del genere, tra l'altro in mano ai vertici dello Stato e non della Chiesa, crea nei diretti interessati alla gestione dell'evento non poca preoccupazione. Come gestire un fatto di tale portata? Il Generale Votta chiama in causa il Presidente del Consiglio Fabrizio Pietromarchi (Guido Caprino), un politico all'apparenza onesto, forse ormai un po' distaccato dalla vita "vera", una brava persona (?) che si troverà a doversi confrontare con qualcosa di più grande di lui. Intorno al nucleo centrale della vicenda sono diversi i personaggi che vanno ad arricchirla, la maggior parte dei quali ben scritti e delineati, alcuni con il proseguire della serie capaci anche di "mangiarsi" il tema portante de Il miracolo, probabilmente l'unico piccolo difetto di queste prime otto puntate. Padre Marcello (Tommaso Ragno) è un sacerdote che ha perso la fede (o che forse non l'ha mai avuta), dedito al gioco d'azzardo, amante del sesso e truffatore, che verrà coinvolto nella faccenda della statuetta proprio dal Premier Pietromarchi; intorno a quest'ultimo girano le figure della moglie Sole (Elena Lietti), dei due figli e della loro tata Olga (Irena Goloubeva). Interessante anche il lavoro fatto su alcuni dei componenti della squadra militare, su tutti emerge la figura della biologa Sandra Roversi (Alba Rohrwacher) che cerca in tutti i modi di venire a capo del mistero usando ogni mezzo scientifico a sua disposizione.


I punti d'interesse imbastiti nella vicenda sono plurimi, per primo la differenza di approccio a un fenomeno così inspiegabile da parte dei vari protagonisti, un tema che tocca argomenti come la fede, lo scetticismo, la fiducia, la speranza, la scienza, senza contare lo spettro di possibilità che si aprono in conseguenza a una potenziale massificazione del fenomeno, la portata che potrebbe avere sulla gente una madonna che versa sangue senza soluzione di continuità, senza trucchi e senza inganni, l'impatto sui fedeli, sugli increduli, sulla sicurezza nazionale. Molto interessante anche il focus approfondito sulla vita della figura politica del Premier Pietromarchi, sul suo entourage, sulla famiglia ingabbiata sotto i riflettori spesso opprimenti della vita pubblica, inevitabile anche il discorso politico che qui verte sull'opportunismo della classe dirigente (per ora ancora solo accennato) e su questioni di chiara attualità come il conflitto Europa Si/Europa No che scandisce l'incedere delle puntate dell'intera serie. Il rapporto dei vari personaggi con la religione e con la fede è centrale, il Generale Votta per esempio è un uomo razionale che mostra moltissimo rispetto per il fenomeno con il quale si trova a confrontarsi, il rapporto di Pietromarchi con la statua è più cangiante con l'evolversi degli eventi, per Padre Marcello la Madonna sarà una nuova illuminazione (forse la prima), per la biologa Roversi invece il sangue rappresenterà speranza e continua ricerca ma soprattutto sarà fonte di cambiamento.


L'idea di base è davvero riuscita e avvincente, la serie presenta una gran bella dose di mistero, tiene incollato lo spettatore grazie a un'ottima scrittura, dispone della recitazione di alto livello di tutti i protagonisti principali (magari un po' meno di quella di alcuni dei secondari) e invoglia al binge watching (il fenomeno per cui vorresti fare nottata e guardare tutte le puntate della serie di seguito). Forse nelle ultime puntate il focus dal mistero o dal miracolo se vogliamo, si sposta più sulle vicende private e sulla costruzione di alcuni dei personaggi, per alcuni sviluppi forse si divaga anche un pochino con soluzioni meno convincenti, ma la qualità delle singole puntate rimane comunque alta. Lo stile di Ammaniti emerge prepotente in alcune riuscite sequenze oniriche alle quali è magari difficile attribuire un significato ben preciso ma che donano ulteriore fascino alla storia.

Il finale di stagione, che lascia presupporre un ritorno con nuove puntate, assesta almeno due o tre cliffhanger molto indovinati che potrebbero rivelarsi ottimi punti di partenza per nuovi sviluppi. Non ci resta che pregare per una seconda stagione.

lunedì 18 giugno 2018

NERO WOLFE APRE LA PORTA AL DELITTO

(A family affair di Rex Stout, 1975)

Ogni tot di tempo, soprattutto con l'avvicinarsi dell'estate, torna a farsi sentire il richiamo del giallo classico, della lettura da ombrellone (nonostante siano secoli che io non veda nemmeno l'ombra di un ombrellone) al quale si cede sempre con una certa facilità. A causa (o per merito) della foga compulsiva che avevo fino a qualche anno fa per quel che riguardava l'acquisto di libri, la nostra libreria è ancora ben fornita di questo tipo di letteratura che in verità ho un po' accantonato nel corso degli anni ma alla quale torno sempre volentieri per qualche excursus più leggero e defatigante. Questa volta la scelta è caduta su uno dei romanzi brevi di Rex Stout, il papà del celebre investigatore Nero Wolfe.

Per chi no lo conoscesse. Nero Wolfe è il più celebre investigatore d'America (almeno nei libri a lui dedicati), uomo dal carattere non facile e dalla stazza spropositata che lo porta ad uscire molto poco dalla sua elegante casa newyorkese, si affida al suo cervello oltremodo fino per risolvere i casi senza muoversi dalla sua poltrona. Amante ed esperto della buona cucina, passione seconda (forse) solo alla sua fissazione per le orchidee di ogni genere, Nero Wolfe si avvale dell'aiuto del segretario/investigatore Archie Goodwin che si occupa di tutto il lavoro di gambe senza mai dimenticare di metterci anche la testa. Il duo forma una coppia ben amalgamata e funzionale che si avvale di quando in quando di altri collaboratori come i fidi Saul Panzer, Fred Durkin e Orrie Cather, una sorta di famiglia allargata di occhi privati. Proprio il titolo originale del romanzo, Un affare di famiglia, tradotto qui da noi come Nero Wolfe apre la porta al delitto, identifica al meglio il tono della vicenda donandole un doppio significato che in traduzione purtroppo si perde.

Una sera alla porta di casa di Nero Wolfe si presenta Pierre Ducos, il miglior cameriere del Rusterman's Restaurant, ristorante amato da Wolfe e del quale in passato lo stesso investigatore fu uno degli amministratori. Vista l'ora tarda il signor Ducos viene accolto da Archie Goodwin al quale il cameriere racconterà alcuni suoi timori, l'uomo teme infatti di essere sotto minaccia e in pericolo di morte per questioni che solo a Wolfe vorrebbe raccontare. Goodwin offre così a Pierre riparo per la notte con la promessa di fissargli un appuntamento per il mattino seguente con Nero Wolfe. Dopo avere accomodato l'ospite per la notte, Goodwin lo lascia solo e, sorpresa sorpresa, l'uomo viene ucciso tramite una piccola bomba proprio in casa del celebre investigatore (che smacco!). Wolfe ovviamente prenderà la cosa molto sul personale, in un colpo solo perde un conoscente e il suo cameriere preferito e, essendo il delitto avvenuto in casa sua, colleziona anche una bella figura da niente. Il vero protagonista della storia è poi Archie Goodwin che si incaricherà del grosso delle indagini, i meccanismi sono conosciuti e ben oliati, Stout scrive di mestiere una vicenda che si lascia apprezzare senza grossi scossoni, una buona lettura di puro intrattenimento per il piacere dell'intrattenimento; in fondo di chi ha ucciso Pierre Ducos non frega nulla a nessuno (almeno non fregava nulla a me), però per passare un po' di tempo senza pensieri libri come questo vanno bene e sono una buona alternativa a Tex Willer. Anche se io continuo a preferire Tex Willer.

Rex Stout

lunedì 11 giugno 2018

TUTTO PER UNA RAGAZZA

(Slam di Nick Hornby, 2007)

Probabilmente Nick Hornby si è sparato tutte le cartucce migliori all'inizio della sua carriera infilando un paio di grandi libri, Febbre a 90 ma soprattutto il bellissimo Alta fedeltà, e almeno un altro molto divertente (Un ragazzo), poi un lento declino con esiti comunque per lo meno dignitosi. In questa seconda fase meno illuminata della carriera dello scrittore inglese si colloca anche questo Tutto per una ragazza, una lettura leggera e veloce che senza troppe pretese offre anche qualche spunto di riflessione su temi e situazioni delicati e importanti.

Sam è un quindicenne londinese, figlio di genitori separati che vive con la madre trentunenne, una giovane donna che ancora ricorda come l'arrivo di un figlio a sedici anni le abbia completamente sconvolto la vita. Ciò nonostante la donna ha un bel rapporto con il figlio, un bravo ragazzo che va bene a scuola e ama in maniera particolare lo skateboard. L'idolo di Sam è Tony Hawk, uno dei più grandi skater del mondo; l'attaccamento del ragazzo al campione è così profondo che Sam chiacchiera regolarmente con il poster di Tony che è appeso in camera sua. La cosa fantastica è che il poster di Tony risponde, dispensando consigli di vita presi di peso dalle pagine della sua autobiografia. In occasione di una festa alla quale Sam viene trascinato proprio da sua madre, il ragazzo incontra Alicia, una ragazza fantastica con la quale da subito instaura una relazione che porterà a conseguenze non proprio facili da gestire.

Certo, i migliori esiti di Nick Hornby sono molto lontani, tutto sommato Tutto per una ragazza si lascia leggere con piacere, lo scrittore sfrutta molto la sua abilità di raccontare storie universali con uno stile fresco e leggero, il tono divertente adottato da Hornby sdrammatizza qualsiasi evento che si voglia considerare pesante o negativo (in realtà grandi drammi nel libro non ci sono), sfrutta un paio di espedienti meno vicini al registro del reale come l'ipotetico viaggio nel tempo o il fatto che il protagonista parli e si confidi con il poster di un campione di skate, andando così a movimentare una vicenda altrimenti molto lineare. Tratteggia le dinamiche dell'adolescenza, dai primi amori, il sesso e soprattutto la gravidanza inaspettata, il problema di diventare madri, padri in un'età in cui ancora non si è donne, non si è uomini. Le responsabilità, i rapporti con le rispettive famiglie ma più di ogni altra cosa la difficoltà nel mantenere vivo un rapporto di coppia che si è creato quasi incidentalmente, sicuramente in anticipo sui tempi e destinato con ogni probabilità a chiudersi, consumarsi e bruciarsi nel giro di breve tempo.

Diverse riflessioni su alcuni aspetti della vita che sono reali e potrebbero capitare a chiunque sono anche interessanti, validi per tutti se messi in prospettiva, il libro comunque rimane parecchio leggerino e fa un poco rimpiangere il Nick Hornby degli esordi di cui quello di Tutto per una ragazza sembra esserne a tutti gli effetti una versione più stanca e sbiadita.

sabato 9 giugno 2018

DARK - STAGIONE 1

La via tedesca alla serialità moderna in fin dei conti non si è rivelata affatto male. Memori degli illustri predecessori che al loro tempo erano quasi appuntamenti immancabili come L'Ispettore Derrick o, per i cinofili, Il commissario Rex e, in giorni più moderni, il ben più tamarro Squadra Speciale Cobra 11, un pochino c'era da aver paura. Non parliamo poi di cose come Il mio amico Charlie o La nostra amica Robbie che nel panorama nostrano (senza scomodare quello internazionale o le eccellenze anglosassoni) potrebbero stare al pari giusto di un Don Matteo. Scopro inoltre anche l'esistenza di una serie con un titolo da applausi, Kebab a colazione, complimenti agli ideatori, che dovrebbe essere una sorta di Cesaroni in salsa kraut. Insomma un panorama non proprio incoraggiante. Ora, scherzi a parte, probabilmente la Germania avrà prodotto anche delle ottime serie, il Berlin Alexanderplatz di Rainer Werner Fassbinder potrebbe esserne un esempio così come l'Heimat di Edgar Reitz (che è più una serie di film), ciò non toglie che i prodotti televisivi tedeschi nell'immaginario italiano non destino proprio gli stessi entusiasmi di un Black Mirror, di un The Walking Dead o di uno Stranger Things qualsiasi. Si sa, i tempi cambiano.

Il Dark di Baran bo Odar e Jantje Friese tiene invece il passo della nuova serialità senza alcun timore riverenziale, rivelandosi assolutamente all'altezza di produzioni ben più blasonate e probabilmente anche molto più ricche. L'idea di base non è nuova e più d'una volta lungo il corso della visione di questi dieci episodi che compongono la prima stagione della serie (e ce ne sarà sicuramente una seconda, probabilmente 8 episodi), si avverte quel senso di déjà vu che può riportare alla mente decine di altri titoli, da Stranger Things a Twin Peaks e non solo, questi paragoni non sono del tutto centrati ma sicuramente comprensibili, per alcuni elementi gli accostamenti si possono accettare. A differenziare Dark dalle serie cugine, definiamole così, c'è sicuramente la provenienza europea, tedesca, che dona alla vicenda narrata e alle immagini una connotazione del tutto peculiare. I toni sono molto cupi, la narrazione è priva di ironia o di qualsivoglia accenno di spettacolarizzazione, anche le immagine restituiscono molto spesso un senso di inquietudine profonda capace di far scattare le molle giuste ed emozionare in maniera significativa. Plauso particolare alla scelta delle musiche, anche queste fondamentali per la buona riuscita della serie, un comparto sonoro che varia dal triste/malinconico al marziale tanto caro ai tedeschi; anche solo l'ascolto dei pezzi in colonna sonora, slegato dalle immagini, crea qualche moto d'apprensione.


L'impianto narrativo è un mix di thriller e fantascienza, una fantascienza molto adesa alla realtà, che non lascia grosse concessioni al fantastico se non per l'assunto che in qualche modo misterioso, nella Terra di Dark, i viaggi nel tempo sono possibili e per effettuarli, purtroppo, non serve nulla di così rassicurante come una vecchia De Lorean. La vicenda si sviluppa su più piani temporali e i personaggi coinvolti non sono pochi. L'unico difetto che si può riscontrare nella serie, a parte il non essere così originale, è la difficoltà che si incontra nel collocare i vari personaggi sia temporalmente (il problema minore) che all'interno delle relazioni tra di loro (già più complesso). Chi è chi? Chi è parente di chi? Quale personaggio è la versione passata/presente/futura di sé stesso? Insomma, raccapezzarsi non sempre è così semplice. Invece la serie funziona molto bene sul piano emotivo, che poi per me è quello che conta, inoltre il cast, nonostante non presenti volti noti, è ben assemblato e anche le scelte degli attori che interpretano uno stesso personaggio nelle varie epoche è curata in maniera lodevole.

Sicuramente derivativa, Dark magari non cambierà il rapporto che avete con le serie tv ma a conti fatta la serie è riuscita davvero bene, nuovi scenari sono pronti per la seconda stagione, molti i nodi da sciogliere sui vari personaggi, ben tratteggiati ma ancora da approfondire. Se i creatori riusciranno a superare l'ostacolo della potenziale ripetizione, Dark potrebbe riservare ancora dei bei momenti. E questo, solo il futuro ce lo potrà confermare.


Noi siamo convinti che il tempo sia qualcosa di lineare, qualcosa che procede in eterno e in maniera del tutto uniforme, qualcosa di infinito. In realtà, la distinzione tra passato, presente e futuro non è niente altro che un’illusione. Ieri oggi e domani non sono momenti che si susseguono e sono uniti in un circolo senza fine. Ogni cosa è collegata.

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