giovedì 30 agosto 2018

BULLETPROOF MAN

(Kill the irishman di Jonathan Hensleigh, 2011)

Prodotto passato perlopiù inosservato questo Bulletproof man (che senso ha cambiare un titolo originale per lasciarlo in inglese?), un film che rientra con pieno diritto nel genere del gangster movie pur non avendone il tono epico al quale ci ha abituati il miglior Cinema di Scorsese, vero maestro del filone. Kill the irishman - userò il titolo originale che mi piace di più - si rivela un film sicuramente minore che può però contare su una sua dignità capace di renderlo un tassello piacevole e da non sottovalutare per gli amanti del genere. Per la trasposizione del racconto tratto dal libro biografico scritto da Rick Porrello ci si affida al regista statunitense Jonathan Hensleigh, poca esperienza dietro la macchina da presa ma parecchia nella scrittura; oltre che di questo film Heinsleigh è stato infatti in passato sceneggiatore di diversi successi commerciali, titoli come Jumanji, Die Hard, Fuori in 60 secondi, The Rock, Armageddon e altre cose ancora. Con Kill the irishman Heinsleigh passa a un tono un poco più serio rispetto ai suoi scritti precedenti, affrontando una storia vera che di faceto e divertente ha davvero ben poco.

L'ambientazione è inusuale, siamo infatti nella poco battuta Cleveland degli anni 70, contea di Cuyahoga, Stato dell'Ohio. Kill the irishman racconta la storia di Danny Greene (Ray Stevenson), americano d'origini irlandesi, prima impiegato al porto di Cleveland, poi esponente del sindacato dei portuali fino a diventarne il membro più eminente. L'organizzazione del lavoro, i tentativi di cambiare le cose e ottenere migliori condizioni per i colleghi porteranno Greene ad avere i primi contatti con la mafia di Cleveland, da lì a entrare nel mondo del malaffare con conseguente ascesa nel panorama criminale della città il passo sarà davvero breve. Ma come è noto, in quegli ambienti i nemici che è molto facile accumulare, saranno inevitabilmente di quelli tosti, di quelli disposti a tutto pur di toglierti di mezzo, e occhio a non sottovalutare nemmeno gli amici. Irlandesi, mafia italiana, una spruzzata d'ungheresi ebrei e il piatto caldo, molto caldo, è servito. La vicenda di Danny Greene diventa presto una vera e propria faida di sangue, la Cleveland di quegli anni ne sarà stravolta, nel solo 1976 saranno poco meno di quaranta le bombe esplose in città a causa dei contrasti italoirlandesi, e parliamo di una città che ad oggi conta ancora meno di 400.000 abitanti, non certo una New York o una L.A.


Nonostante i diversi lati positivi del film, Kill the irishman buca al botteghino incassando decisamente meno di quel che è costato, tutto sommato un peccato perché il film, seppur privo d'originalità, è bello solido, presenta fotografia e scenografie che ricostruiscono in maniera convincente l'epoca dei 70, mette sulla scena un protagonista che può contare su una scelta di cast davvero indovinata, Ray Stevenson infatti è irlandese e presenta il giusto physique du rôle, una presenza massiccia che incute timore e rispetto e una buona somiglianza con il vero Danny Greene. Stevenson a parte, anche il resto del cast è di tutto rispetto, anzi, probabilmente il protagonista principale è interpretato dall'attore di minor caratura, insieme a lui a tratteggiare il ritratto di una Cleveland spietata ci sono nomi come Vincent D'Onofrio, Christopher Walken, Val Kilmer, Fionnula Flanagan, Vinnie Jones e Paul Sorvino, mica gli ultimi arrivati.

Se si vuole riscontrare un difetto al film è quello di proporre allo spettatore più o meno quello che ci si può aspettare da una storia di ascesa e caduta criminale senza presentare troppi scossoni o eventi imprevisti con la piccola aggravante di aver sempre l'impressione di aver già visto questa storia, e di averla vista narrata dai grandi maestri del Cinema. Nulla di male, non di soli capolavori si può vivere, è un po' come ascoltare un bel disco rock suonato da una band di assoluto valore ma allo stesso tempo derivativa, questo non vuol dire che ci si debba annoiare ascoltandola. Kill the irishman è così, bello, derivativo e poco originale con diverse frecce da scoccare al proprio arco. A voi la scelta.

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