venerdì 28 settembre 2018

DISTRICT 9

(di Neill Blomkamp, 2009)

Dietro District 9, ampliamento di un cortometraggio dello stesso Blomkamp, c'è stato un piano di marketing multimediale che ha trainato l'uscita del film nelle sale in maniera significativa e, col senno di poi, anche parecchio remunerativa. Il film è stato girato con la tecnica del mockumentary, Blomkamp costruisce una vicenda che pretende di testimoniare l'arrivo sulla Terra, più precisamente a Johannesburg in Sudafrica, di un'enorme nave aliena dalle non ben precisate intenzioni. Ovviamente la campagna stampa precedente al film mantiene lo stesso tono, simulando l'autenticità della visita alla Terra da parte di questi strani alieni dall'aspetto simile a crostacei antropomorfi. La nave rimane in orbita stazionaria nei cieli della città sudafricana, dopo i primi anni di contatto con la razza umana gli alieni presenti sulla nave, verosimilmente in panne, vengono condotti a terra e rinchiusi in una sorta di ghetto chiamato District 9. Come era facile desumere, con il passare degli anni quella che è una vera e propria apartheid ai danni dei visitatori alieni sfugge di mano e inizia a provocare moti di ribellione che creano preoccupazione tra la popolazione di Johannesburg, preoccupazione aumentata dal fatto che gli alieni padroneggiano una tecnologia spaventosa per quel che concerne le armi, costrutti potentissimi attivati tramite DNA e quindi inutilizzabili dagli umani che per mezzo della corporation MNU stanno cercando di capire come sfruttare i manufatti alieni. Viene presa quindi la decisione di spostare gli alieni, chiamati in maniera sprezzante dagli umani "gamberoni", in un'area lontana dalla città. Per dirigere l'operazione viene scelto l'inetto Wikus Van De Merwe (Sharlto Copley), imparentato con il capo dell'MNU. Nel protrarsi delle operazioni Wikus si troverà invischiato in una situazione molto complicata che metterà sotto un'ottica nuova tutta la faccenda della segregazione aliena.


La cifra stilistica del mockumentary è ormai nota, in questi ultimi anni forse anche sorpassata e in parte (vivaddio) accantonata: ne hanno fatto uso grandi autori di Cinema, Brian De Palma con Redacted per i war movie, Romero per l'horror con Diary of the dead, e tanti altri ancora. Quindi riprese da videocamere di sorveglianza, interviste in camera, eventi narrati dai notiziari, etc... All'idea di verosimiglianza che la scelta del tipo di narrazione dovrebbe conferire, si contrappone una realizzazione dell'aspetto degli alieni e del loro comportamento spesso ridicolo e divertente, ben realizzato ma capace di richiamare l'artigianato più onesto e povero. Molto chiara la metafora che Blomkamp vuole mettere in scena: il regista sudafricano conosce bene il fenomeno dell'apartheid a scapito della popolazione nera della nazione, un "District 9" esisteva davvero, semplicemente il suo nome era "District 6" e ospitava i negri vessati dalla cittadinanza bianca del Sudafrica. Oltre al tema della discriminazione Blomkamp sottolinea un altro aspetto che in Africa come altrove è portatore di violenza e danni irreparabili: il commercio d'armi, qui evidenziato dalla fame di conoscenza a scopi bellici da parte dell'MNU e dalle bande di trafficanti nigeriani anch'essi interessati a impadronirsi dell'armamentario alieno.

In mezzo a tutto questo una storia di presa di coscienza da parte di Wikus, una situazione universale che sposa la tesi, a mio avviso condivisibile, che la solidarietà vera inizia solo quando chi dovrebbe essere solidale tocca con mano, sulla propria pelle, le difficoltà con le quali si trovano a combattere gli altri. Non importa quanto "illuminati" si possa essere, se non si ha fame la fame non la si capisce. Se non si ha fame a chi verrebbe in mente di mangiare cibo per gatti? District 9 è un film forse meno riuscito di quel che il battage pubblicitario di lancio lasciava presagire, considerato però che è anche il primo lungometraggio del regista gli esiti sono sicuramente più che dignitosi e affrontano dandogli la giusta importanza e senza calcare troppo la mano tematiche, anche storiche, sicuramente degne di nota. In fin dei conti un giro nell'area riservata ai non umani vale la pena farlo.

8 commenti:

  1. Un poco mi dispiace che l'annunciato seguito non sia mai stato realizzato.
    Un dettaglio interessante: Sharlto Copley prima ancora di essere un attore era stato un imprenditore del campo delle telecomunicazioni. Un po il Berlusconi o l'Urbano Cairo del Sud Africa, infatti molte delle televisioni che compaiono coi loro servizi televisivi all'interno del film appartengono allo stesso Copley.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Nick, grazie mille per l'approfondimento su Copley, non ero a conoscenza della sua altra carriera.

      Elimina
  2. A me, cone opera prima, non era affatto dispiaciuto, anzi... peccato che poi Bloomkamp con il film successivo (Chappie) si franato fragorosamente :(

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come opera prima nemmeno a me è dispiaciuta, tutt'altro, Chappie (Humandroid in Italia) non l'ho ancora visto.

      Elimina
  3. Blomkamp deve ancora rifare un film con questo spessore, anche se dal punto di vista estetico è un drago, trovasse una sceneggiatura decente spaccherebbe tutto, dita incrociate per il suo "Robocop" che non faccia la fine del suo "Alien", intanto questo è ancora il suo film migliore. Cheers!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, un remake di Robocop se ben fatto non sarebbe affatto male.

      Elimina
  4. Il giro io l'ho fatto, ed è stato davvero un bel giro, divertente ed intelligente ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero, appena posso, anche se i pareri non sono così entusiastici, proverò gli altri film di Blomkamp.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...