giovedì 13 settembre 2018

STRAIGHT OUTTA COMPTON

(di F. Gary Gray, 2015)

Negri con attitudine. Non male come presentazione per il gruppo di ragazzi di Compton, contea di L.A., che di lì a poco grazie alla militanza nel combo musicale N.W.A. (Niggaz with attitudes) contribuì in maniera decisa alla nascita e alla diffusione del gangsta rap nella seconda metà degli anni 80. Straight outta Compton, oltre a essere il titolo del loro primo album e di uno dei singoli più celebri del gruppo, nel 2015 è divenuto anche il titolo di un riuscito biopic musicale a opera del regista F. Gary Gray, artista già legato all'ambiente della musica rap e hip hop, direttore di diversi video per artisti come Ice Cube e Dr. Dre (entrambi fondatori degli N.W.A.), e poi Outkast, Cypress Hill e Jay-ZStraight outta Compton è stato realizzato a stretto contatto con i veri protagonisti della vicenda, oltre al regista decisamente addentro all'ambiente, tra i produttori compaiono proprio Ice Cube e Dr. Dre, Tomica Wright che è stata la moglie di Eazy-E, altro membro fondatore degli N.W.A., e ad interpretare Ice Cube troviamo proprio suo figlio O'Shea Jackson Jr. Alla luce di questi fortissimi legami della produzione con i componenti degli N.W.A. tutto lascia presupporre che i fatti narrati nel film siano adesi alla realtà, le informazioni sono di primissima mano, viene però anche il sospetto che alcuni di quelli che a tutti gli effetti sono anche i protagonisti della storia possano aver voluto addolcire alcuni degli aspetti negativi legati all'ambiente del gangsta rap. Non sono poche infatti le grane e le accuse che nel corso degli anni i membri degli N.W.A. hanno dovuto affrontare: ad esempio la nascita dell'etichetta discografica Ruthless, fondata da Eazy-E (Jason Mitchell) e portata avanti insieme al manager Jerry Heller (Paul Giamatti) sembra sia stata foraggiata da soldi sporchi derivanti dallo spaccio di droga; nel corso delle vicende legate ai membri della band alcuni di loro, Dr. Dre (Corey Hawkins) in particolare, si legheranno ad esponenti della criminalità come Suge Knight (R. Marcus Taylor), cofondatore della Death Row Records; tutti i membri del gruppo arrivano da Compton, luogo che ha dato i natali alle più celebri gang di strada (Crips e Bloods) e dove gli spunti per comporre liriche al vetriolo non mancavano di certo: violenza, soprusi da parte della polizia, ingiustizia sociale, tutte cose che finirono poi nei testi dei brani del gruppo, alcuni dei quali crearono ulteriori problemi, uno su tutti il pezzo Fuck tha Police che mise il gruppo in cattiva luce agli occhi delle forze dell'ordine. Forse alcuni di questi aspetti, che comunque in Straight outta Compton sono tutti presenti, potrebbero essere stati alleggeriti per fare uscire meglio alcuni dei protagonisti agli occhi del pubblico. Ad ogni modo questo è un aspetto di poca importanza nell'economia di un film che appassiona dalla prima all'ultima sequenza, e ve lo dice uno a cui del gangsta rap non è mai importato nulla e che ha sempre frequentato ascolti decisamente di tutt'altro genere.


La storia un poco l'abbiamo già riassunta: alcuni ragazzi provenienti da Compton, quartiere a prevalenza nera, fondano la Ruthless Records insieme al manager Jerry Heller. Ai due principali fondatori, Eazy-E in primis supportato da Dr. Dre, si uniscono Ice Cube, MC Ren (Aldis Hodge) e DJ Yella (Neil Brown Jr) dando vita a un fenomeno che diverrà di grandissima importanza per la storia della musica moderna. Dal ghetto all'enorme successo di pubblico toccando la pancia e gli istinti della gente, le rime di Ice Cube, di Mc Ren, le basi di Dr Dre e Yella, la voce di Eazy porteranno in giro per l'America la violenza, i soprusi e la rabbia che arrivano dritti da Compton, L.A. Straight outta compton è una classica storia di ascesa e caduta, il regista e gli sceneggiatori mixano al meglio gli aspetti sociali marcando l'importanza della provenienza da Compton dei vari protagonisti a tutto il comparto musicale, il progressivo avvicinarsi al successo, l'arrivo dei soldi, gli eccessi, le liti, i tradimenti, possono sembrare tappe forzate di un percorso risaputo ma non per questo queste risultano meno appassionanti e coinvolgenti. Il cast riesce a far entrare lo spettatore all'interno della storia senza più mollarlo nemmeno per un attimo, personalmente ho concluso la visione del film pienamente appagato e con la voglia feroce di andarmi ad ascoltare l'intero album Straight outta Compton, cosa che poi ho realmente fatto e che non avrei mai pensato di fare prima di guardare questo film. Le vicende umane mescolate alle leggi spietate dello show business, il tutto amalgamato da un discreto numero di teste calde, creano un mix al quale è impossibile rimanere indifferenti; per il suo incedere Straight outta Compton mi ha ricordato molto Lords of Dogtown, film che narra la nascita del fenomeno dello skate, altra pellicola che mi aveva entusiasmato non poco.

Come ciliegina sulla torta, anche se non si può certo definirlo un fatto positivo, il film mostra risvolti sociali purtroppo attualissimi, con la popolazione nera che ancora oggi, a trent'anni di distanza, continua a subire in America angherie da parte delle forze dell'ordine con il pericolo continuo che si debba assistere da un momento all'altro a nuovi episodi come quello che coinvolse Rodney King, tassista brutalmente pestato dalla polizia, episodio che viene riportato anche all'interno del film. Ad ogni modo, Straight outta Compton, che siate o meno appassionati di musica rap, si rivela un biopic di grande fattura che riuscirà a catturare l'attenzione di tutti i tipi di pubblico.

14 commenti:

  1. Gran film, questo! E pensare che all'epoca lo avevo sottovalutato (per la mia scarsa empatia con questo tipo di musica) però è davvero bello, nonostante la durata-fiume!

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    1. Anche io sono abbastanza a digiuno di rap e hip hop, questo film mi è comunque piaciuto moltissimo.

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  2. Non ho mai ascoltato Hip Hop, almeno non direttamente, ma ho un sacco di amici molto appassionati quindi delle vicende dei personaggi negli anni mi hanno raccontato quasi tutto. Il film è ben fatto e molto lineare, sono d’accordo con te, quello che mi ha spiazzato è che i personaggi vengono ritratti come dei santi, quando santi non erano affatto, nell’Hip Hop la brutta fama conta cavolo! ;-) Cheers

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    1. Infatti,come scrivo anche nel post,credo i protagonisti delle vicende abbiano voluto tenere un profilo basso per quel che riguarda le varie illegalità legate ai N.W.A. Ad ogni modo gran bel film.

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  3. E' stato parecchio sottovalutato questo film, ma per i tanti a cui è piaciuto, tra cui anche me (nonostante la poca avversione al rap) rimane un bel ricordo, di un film appunto appassionante e interessante ;)

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    1. Si, purtroppo se ne è parlato poco, una visione la merita tutta, davvero appassionante.

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  4. Rece che casca a fagiolo e stuzzica. Non ricordo il perchè, ma mi è capitato di finire sulla locandina di questo biopic qualche giorno fa surfando in rete e mi aveva incuriosito. Tanto vale guardarselo. Non sono neanche io appassionato di Hip Pop, ma di sottoculture urbane sì e poi certe cose della Death Row mi son sempre piaciute. Per me se rap dev'essere, allora sia proprio quello di cui si parla in questo film. Ti faccio sapere dopo la visione.

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  5. Ok, ok: Hip Hop, Hip Hop. Quello scritto sopra era un refuso.
    Il film: ottimo ritmo, bel montaggio, ti porta alla fine delle 2 ore e mezza senza che te ne accorga anche se non sei un assiduo frequentatore di questo genere e questo è un pregio. Il maggior difetto? Forse proprio il fatto che sia troppo bello, voglio dire, è evidente come sia una produzione figlia dei nostri tempi e di quell'estetica hip hop tanto carica agli amanti di questo stile tutto bling bling and money. Le immagini sono eccessivamente patinate, è tutto lustrato, luccicante e ripulito neanche fosse Spring Breakers. Se da un lato restituisce certe atmosfere tipiche della West Coast, dall'altro semplifica di molto le cose e imbelletta una realtà tutt'altro che sfavillante e cristallina. C'è sicuramente un autocompiacimento neanche troppo sotteso e un'autocensura che pesa negativamente sulla parte "bio" di questo prodotto. Come hai sottolineato tu, la produzione ha scelto di omettere, glissare o toccare solo tangenzialmente il marcio che girava e gira intorno a quei personaggi, facendoli venire fuori quasi come dei santerellini sempre vittime di tradimenti, infamate, ingiustizie sociali, discriminazioni e soprusi da parte delle forze di polizia. Se da una parte le cose che vediamo sono una reale testimonianza di quei tempi difficili e del fascismo imperante tra le forze della LAPD (la NYPD sulla East Coast non sarà da meno), sembra quasi che i buoni siano tutti da una parte e i cattivi dall'altra. Questo è semplificare le cose nell'ottica di giustificare certi comportamenti e attitudini dei ragazzi della NWA e farceli sembrare quasi degli eroi all'interno di una causa che poteva avere delle giuste argomentazioni, ma era combattuta letteralmente con le armi sbagliate da fazioni marce su entrambi i fronti. Non oso neanche immaginare cosa potesse significare essere un agente di pattuglia sulle strade della California degli anni '80...
    Le ellissi temporali sono anch'esse esagerate e fanno un po' perdere il senso dello sviluppo avvicinando gli eventi effettuando balzi in avanti di due anni per volta, col risultato che le cose sembrano siano accadute per magia. Dre si ritrova improvvisamente da fare il DJ a produrre dischi da migliaia di copie, non si capisce bene come; per fortuna ad un certo punto salta fuori "un certo" Iovine... è come se fossero tutti dei geni pronti in un nano secondo a buttare giù la loro arte senza il minimo sforzo. Anche questo è semplificare troppo le cose. Il film non lascia trasparire le difficoltà, la sofferenza, la vera rabbia, la voglia di riscatto se non nei primissimi minuti; tutto il resto è sempre la solita storia a chi ce l'ha più lungo e a quanti soldi riesci a spendere in droga, gioielli, auto, donne e case, che onestamente è la parte più triste di questo genere, che probabilmente muore con la Death Row, ma forse anche prima.

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    1. Esatto, in questo primo commento hai argomentato bene e in dettaglio quello che sottolineavo nel post, essendo coinvolti nella produzione i veri protagonisti, questi hanno evitato di farsi passare per delinquenti e hanno edulcorato e sottaciuto la parte negativa della vicenda, sicuramente ci saranno stati tanti poliziotti che erano delle vere merde ma sicuramente dal loro lato della barricata non erano dotati tutti di aureola e ali bianche. Sicuramente questo è il difetto di un film che nel complesso comunque mi è piaciuto molto.

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  6. Se vogliamo fare un paragone con un film che si muove più o meno sullo stesso territorio, ma dall'altra parte degli USA, più vicina alla rivale East Coast e che temporalmente inizia la dove Straight Outta Compton finisce, possiamo citare 8 Mile. Quello secondo me è un film decisamente più riuscito, più genuino e meno "agiografico". Lasciando perdere il fatto che io abbia sempre preferito la parte atlantica a quella pacifica, in 8 Mile c'è tutto ciò che manca a SOC e ciò che non ha è il suo punto di forza: è sporco, triste, ti fa sentire il freddo nelle ossa, ti mette di fronte alla dura realtà urbana e industriale che non gioca coi soliti clichè del povero ragazzo nero innocente che si scontra col polizziotto bianco razzista e fascista. La guerra è fatta a suon di rime e la gente gira con Pinto mangiate dalla ruggine, non con Ferrari luccicanti. Ok, l'ambiente, il contesto è diverso, ma ho apprezzato più la storia incentrata sulla voglia di riscatto di un personaggio che non fa mistero delle sue debolezze e ci si confronta quotidianamente sino a quando impara a controllarle e superarle. E il film finisce così, in una lurida strada di Detroit, così com'era iniziato, non con una cena alla Casa Bianca. Ma stiamo parlado di un film di quindici anni fa. Forse una questione di gusti, forse è comunque furbetto anche 8 Mile, perchè racconta la storia del perdente che si riscatta e questo ha sempre il suo fascino, senza andare oltre a raccontare il dopo, ciò che Eminem è diventato quando ha incontrato proprio Dre, quindi anche qui ci sono delle belle omissioni, ma fan parte comunque di una parte di storia successiva a quella raccontata dal film, quindi, di fatto, di un'altra storia.
    Ripeto, questione di gusti: SOC mi è piaciuto, ma l'ho trovato davvero troppo imbellettato, mentre 8 Mile l'ho adorato per la sua immediatezza e sincerità nel raccontare senza paura uno spaccato di vita dura (poi quanto la parte bio sia attinente alla realtà è una cosa che solo Mr Mathers può dire).

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    1. E qui ti dico che 8 mile mi manca e che dovrò recuperarlo in tempi ragionevolmente brevi, almeno per i miei dilatatissimi parametri :)

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  7. Scusa i vari errori e refusi, ma da cell la vita è dura...

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