giovedì 24 gennaio 2019

CARNAGE

(di Roman Polanski, 2011)

Carnage è un film di altissimo valore nel quale Roman Polanski riesce a mantenere in un equilibrio perfetto lo stampo teatrale originario dell'opera (il dramma di Yasmina Reza Il Dio del massacro) e una costruzione che rientra a pieno diritto nella categoria del grande Cinema. La prima scena è ripresa in camera fissa, proprio come se lo spettatore fosse seduto nella poltrona di un teatro, eppure la prima è anche l'unica scena in esterni, siamo in un parco dall'altra parte del fiume rispetto al famoso skyline di New York, un gruppo di bambini gioca in lontananza, le musiche di Alexandre Desplat accompagnano i giochi in tono allegro, il gruppo di bambini si muove, lo score musicale si incupisce, diventa tribale, inizia un alterco, un bastone colpisce un volto. Il gioco al massacro può cominciare.

Nell'appartamento dei coniugi Longstreet, Penelope (Jodie Foster) e Michael (John C. Reilly), genitori del bambino offeso che si ritrova con un labbro gonfio e due denti di meno, vengono invitati i Cowan, genitori dell'aggressore, coppia composta da Nancy (Kate Winslet) e dal marito Alan (Christoph Waltz). Lo scopo dell'incontro è quello di risolvere la questione in maniera civile; nelle intenzioni poco nascoste e parecchio prevedibili di Penelope c'è quella di dimostrare quanto la piccola (gretta?) classe alto-borghese si sia emancipata dai bassi istinti e di come sia in grado di gestire relazioni adulte e mature con dei perfetti sconosciuti in una situazione più o meno delicata (e della quale in fondo frega poco a nessuno, a parte forse proprio a Penelope, bambini inclusi). Le due coppie partono con le migliori intenzioni: scrivono una relazione, si accertano dello stato di salute dei rispettivi figli, portano avanti cordialmente (ma con vistose punte di fastidio) tutta una serie di inutili convenevoli. Arriva poi il momento in cui si dovrebbe dare un taglio al tutto, i Conway dovrebbero tornare a casa loro, ma quell'appartamento, quella sala, quel corridoio che porta all'ascensore, quel bagno, sembrano divenire una sorta di prigione impossibile da abbandonare, quasi come se un campo di forza alimentato dalla frase o dalla parola sbagliata impedisse al confronto di terminare, almeno finché l'ultimo "non detto" non sia stato esplicitato, l'ultima ritrosia superata, l'ultimo insulto proferito. Il dramma da camera cresce e cresce fino ad esplodere con feroce comicità, ci si diverte immensamente ammirando questi quattro attori superbi vomitarsi addosso parole (e non solo) d'accusa, di finta cortesia, di rimprovero, si assiste al massacro col sorriso ben stampato in faccia e la mente che di nascosto conta quante verità quei quattro meschini ci stanno servendo sul piatto, si ride, un po' ci si vergogna.


Il confronto non tocca solo l'episodio incriminato ma sfocia in un mare d'accuse sull'ipocrisia del borghese che smania per ripulirsi la coscienza con inutili opere finto-impegnate, sotto accusa finiscono la figura dell'uomo dedito unicamente al lavoro, quella del mediocre, il disinteresse per i figli, il finto interesse per i figli, la violenza repressa, l'istituzione matrimoniale castrante e falsa, la crudeltà, la mancanza d'empatia per il prossimo, scale di valori sballati e quasi tutto quello di negativo gli uomini e le donne della porta accanto (e anche noi lo siamo per qualcuno) riescono ogni giorno a spazzare con nonchalance sotto il classico tappeto. I panni sporchi si lavano in casa, solo che oggi in casa ci sono ospiti! Polanski questi ospiti, questi personaggi, li dirige magnificamente, li filma in maniera quasi commovente, li insegue, rende vivace un'unità di luogo e di tempo rischiosissima, li osserva nei panni di un inquilino (del terzo piano?) dall'appartamento di fronte, probabilmente li ama con tutti i loro difetti, forse li disprezza. Il quartetto di star non compie un gesto fuori posto, non sbaglia una parola, li si segue senza mai staccar loro gli occhi di dosso, nemmeno quando la Winslet ci vomita in faccia con una certa vigoria, nemmeno quando l'alcool entra in circolo e aumenta il novero dei danni, rendendo per alcuni dei protagonisti quella in questione la peggior giornata delle loro vite. In compenso il tutto riuscirà a rendere per lo spettatore la serata una delle migliori almeno dell'ultimo periodo. Capolavoro? In ogni caso lunga vita al massacro.

4 commenti:

  1. Roman Polanski se la gioca in stile “La parola ai giurati”, una stanza, un cast perfetto, dialoghi tesi recitati alla grande, un gran bel film, che conferma il fatto che nella sua lunga carriera, Polanski si è mantenuto a buon livello, con punte molto alte, tipo questo film, ottima analisi bravissimo! Cheers

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    1. Grazie Cassidy, l'ho trovato un film di altissima fattura!

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  2. Uno dei pochi film "teatrali" che ho mai sopportato, perché di qualità davvero superiore ;)

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    1. A me l'impianto teatrale non dispiace a prescindere, qui Polanski riesce a convertirlo in grandissimo Cinema.

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