A scanso di equivoci metto subito in chiaro che non sono un appassionato di motori.
Come quasi a chiunque anche a me piacciono le belle auto ma non ne ho mai fatto una malattia. Sono in questo campo, come in altri, molto nostalgico. Mi piace riguardare le auto della mia infanzia, le auto protagoniste di tanto cinema anni ’70 e via dicendo.
Guido una Punto, cammina, non consuma in maniera eccessiva, la uso poco e va bene così.
Credo che mai farei pazzie per un auto (forse giusto per la Batmobile del telefilm di Bats anni ’60).
Detto questo, il Museo dell’Automobile di Torino è veramente una bellissima visita, uno di quei musei dai quali ti dispiace quasi uscire.
Intanto è davvero bella la location, l’edificio risalente agli anni ’60 e restaurato di recente ha un piglio ancora moderno, la vista sul verde della collina offre una cornice suggestiva a due passi dal Po.
Per i torinesi che hanno memoria della struttura prima del rinnovo e ricordano i vecchi allestimenti sarà una piacevole sorpresa vedere il museo in questa nuova versione.
Accogliente, ben strutturato e con un allestimento interno davvero ben realizzato.
La visita propone anzitutto l’evoluzione dell’auto nella storia. Si parte dall’abbandono degli animali come mezzo di trazione in favore delle nuove macchine a vapore. Il visitatore viene accolto da una specie di libreria nella quale sono riposte le riproduzioni dei primi trabicoli a motore.
La velocità aumenta, le forme sono più aerodinamiche e i mezzi esposti sono di grande interesse e riempiono gli occhi.
In una sorta di garage d’epoca ricreato all’interno del museo troviamo le prime automobili vere e proprie risalenti a inizio secolo. Ottima la riproduzione d’ambiente dove sono alloggiate varie Fiat, Benz, Renault oltre a una serie di marchi ormai scomparsi.
Auto protagoniste di imprese storiche, auto-salotto alla portata solo di ricchi e aristocratici, le vetture dell’immaginario degli anni dei gangster ma anche le auto pratiche del periodo critico del dopo-guerra in contrapposizione a lusso e grandezza dell’auto americana del boom economico.
Anche l'ambiente contribuisce a rendere la visita interessante. Molte sale presentano allestimenti particolari davvero ben curati. In vetrina gli oggetti del boom economico italiano, riproduzioni di ambienti tipici della vita negli Stati Uniti nei '60, poster di album musicali, video sulla controcultura hippie, interessanti video illustrativi sulla produzione mondiale di automobili, sul lancio della celebre Citroen DS, la Trabant al Check Point Charlie e altro ancora.
Non manca una selezione di interessanti prototipi, interventi di famosi designers, l'arte della meccanica, le pubblicità d'annata delle auto da tutto il mondo, il giro in giostra, parti di auto usate in modo "creativo", la sezione sulle auto da corsa, le auto dei primati e via discorrendo.
Insomma se siete appassionati d'auto ma anche se non lo siete al Museo dell'Auto ci dovete andare. Se siete di Torino la visita è consigliatissima. Se non lo siete è consigliata due volte, potrete così cogliere l'occasione di visitare anche la città. Sarà sicuramente una piacevolissima sorpresa per chi non la conosce.
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