(di Luc Besson, 1990)
Sono passati almeno vent'anni dall'ultima e credo unica mia visione dedicata al film del regista parigino, ciononostante il fascino della Nikita interpretata da Anne Parillaud è rimasto per me sostanzialmente inalterato. Non è solo con la realizzazione di questo film che Besson mostra l'ambizione a rivaleggiare con produzioni statunitensi per approccio alla materia, per messa in scena e per sforzo produttivo. Lo farà in seguito nel campo dell'animazione con la saga di Arthur e dei Minimei con risultati alterni o in ambito fantascientifico con Il quinto elemento. Nel caso di Nikita, coproduzione franco italiana, il risultato sembra poter contare su un'aura di eleganza spesso assente nelle produzioni d'oltreoceano. La storia proposta in Nikita non è perfetta, alcune situazioni sembrano un tantino forzate, a partire dal reclutamento e successivo addestramento della scapestrata e tossica Nikita all'interno di una sezione segreta della prefettura di Parigi. Ma il film gira bene, l'interpretazione della Parillaud, più di quella di chiunque altro nel cast, garantisce un'attenzione costante da parte dello spettatore per uno di quei personaggi molto indovinati capaci di ritagliarsi un loro spazio, quanto piccolo decidetelo pure voi, nella storia del cinema più o meno recente. Giova anche poter godere di un film a metà tra l'action e lo spionaggio che sfoggia panorami e sensibilità europee invece delle solite ambientazioni nordamericane che pure io non disprezzo affatto, anzi. La pellicola di Besson vive di un respiro in qualche modo internazionale ancor oggi a distanza di quasi venticinque anni dalla sua uscita.
Arrestata dopo un tentativo di rapina finito molto male, la giovane Nikita viene reclutata forzatamente dai Servizi Segreti francesi e affidata alle cure di Bob, un durissimo supervisore (Tcheky Karyo) che avrà il compito di trasformare la giovane ribelle in un perfetto agente sotto copertura. Con l'identità di Marie, Nikita inizierà una nuova vita a disposizione dei Servizi che la vedrà trovare anche l'amore grazie alla relazione con il progettista Marco. Tra quotidianità, menzogne e azione la vicenda corre verso un finale...
Lasciamo aperta la storia di Nikita/Marie, starà a lei costruirsi il finale più adatto alla sua persona e al suo personaggio. Il cast di comprimari regge molto bene il gioco alla prima attrice, Karyo è un agente sufficientemente ambiguo, dai sentimenti poco chiari, interessante e grottesca la piccola ma importante parte riservata a Jean Reno nei panni di Victor l'eliminatore e fondamentale la presenza dell'ignaro Marco (Jean-Hugues Anglade) nella vita della novella agente.
La regia di Besson è vitale e ha permesso al suo film di invecchiare davvero bene, cosa che conferma quantomeno un certo valore intrinseco della pellicola.
Filmone nella versione originale francee, inguardabile il remake americano.
RispondiEliminaAh, c'è pure un remake americano? Mai visto!
EliminaNon male, ma forse mi aveva acchiappato di più Leon... .
RispondiEliminaBeh si, anche io ho preferito Leon, senza dubbio, però questo Nikita niente niente male.
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