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mercoledì 26 novembre 2014

IL SICILIANO

(The sicilian di Michael Cimino, 1987)

Cimino è un regista le cui opere non lasciano certo indifferenti. Dopo l'esordio fortunato e ben riuscito di Una calibro 20 per lo specialista con Jeff Bridges e Clint Eastwood giovani protagonisti, il regista newyorkese regala al Cinema due capolavori assoluti: Il cacciatore e I cancelli del cielo. Il primo farà incetta di premi ovunque, tra i più prestigiosi ben cinque premi Oscar (tra cui film, regia e attore non protagonista), un Golden Globe e due BAFTA, il secondo si limiterà ad essere un'opera epica e sfarzosa, bellissima e incompresa che si rivelerà il più grande flop della storia del Cinema, causa del fallimento della United Artists. Cimino riuscì a tornare al Cinema solo dopo cinque anni d'assenza grazie a Dino De Laurentiis che accettò di produrre il poliziesco L'anno del dragone. Dopo altri due anni il regista torna con questo Il siciliano, probabilmente il suo film più imperfetto se non addirittura errato, capace di dividere critica e pubblico.

Personalmente non posso negare che la mano di Cimino, seppur molto particolare e forse proprio per questo, mi piaccia parecchio e non mi vergogno a dire di aver apprezzato anche questa sua prova. Intendiamoci, non ho guardato il film con gli occhi foderati di prosciutto, le storture balzano all'occhio e sono evidenti, lo sono ancor di più (quelle macroscopiche almeno) se negli occhi e nella testa avete ancora qualche ricordo del Salvatore Giuliano di Francesco Rosi.

Proprio così, perché la storia narrata ne Il siciliano è quella del bandito Giuliano estrapolata non so con quanta fedeltà dal romanzo omonimo di Mario Puzo. Il problema principale è che la vicenda non è storicamente corretta, la visione del bandito messa in scena da Cimino tende all'epica, al romanzo e porta lo spettatore a empatizzare con un protagonista ritratto come una sorta di Robin Hood siciliano, uomo duro e spietato ma in fondo colmo d'onore e mosso da scopi nobili quali la solidarietà verso i poveri contadini e i padri di famiglia siciliani schiacciati e vessati da una concomitanza di attori collusi e nefasti quali stato, mafia, chiesa e nobiltà. Sul fatto che la situazione in Sicilia nel dopoguerra fosse questa non ci piove, volendo dare una limatina sui nomi delle parti in causa potremmo dire che la situazione rimane la stessa ancora oggi e non solo in Sicilia ovviamente. Salvatore Giuliano invece con tutta probabilità non era animato solo da nobili principi e si macchiò di crimini efferati, ne troviamo una quantità considerevole partendo dalla strage di Portella Della Ginestra e andando indietro nel tempo.


Narrazione enfatica quindi ma poco adesa al personaggio reale. Ma andiamo oltre e parliamo di casting (o di miscasting se preferite). Christopher Lambert nei panni di Salvatore Giuliano? Di per sè Lambert è già un attore che trovo poco dotato ma passi pure, ma davvero non c'era nessuno di più adatto? Più credibile il John Turturro italoamericano nei panni di Aspanu Pisciotta cugino e sodale di Giuliano. In generale è tutto il cast dei personaggi principali ad essere un po' fuori luogo vista la scelta di appoggiarsi ad attori prettamente anglosassoni per inscenare una realtà come quella siciliana molto legata alle tradizioni della nostra terra.

Sorvoliamo su alcune imperfezioni nel doppiaggio che quando entrano in gioco dialetti e cadenze son sempre mal di pancia. Andiamo ancora un pochino oltre. Più di una volta, alla presenza di alcune scene, non ho potuto fare a meno di trovarmi spaesato. La storia è ambientata nel dopoguerra italiano? Ma davvero c'erano luci simil neon, cabine a gettoni sui moli siciliani e trench e spolverini? Forse ho frainteso io qualcosa, comunque Giuliano, quello vero, lo ammazzarono nel 1950.

Ora tutto questo ha il sapore di una forte stroncatura ma come dicevo prima non è così, pur con tutti i suoi difetti, e sono tanti, il film non mi è affatto dispiaciuto. Ha senso? Non lo so, eppure è così perché la narrazione fila, lo sguardo di Cimino è particolare nel ritrarre Palermo come i personaggi, il protagonista è falso ma in qualche misura cattura e solleva (insieme al resto dei protagonisti) problemi, speranze, riflessioni e anche disillusioni che sono attuali ancora oggi. Perché, come dicono nel film, in Sicilia non cambia mai niente. Preso alla larga possiamo dire che in Italia non cambia mai niente. Quello che sembra cambiare è solo apparenza e tutti quanti noi siamo complici, complici vigliacchi e poco solidali.


4 commenti:

  1. Insomma, è un po' come gli stranieri vedono la mafia italiana... romantica^^

    Moz-

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  2. Cosa mi hai ricordato!
    E' un film che non vedo da circa 20 anni...
    Corro a recuperarmelo!

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