Indicato sovente come uno dei più importanti romanzi del Novecento, Addio alle armi è un libro in parte autobiografico, in parte solamente ispirato a fatti accaduti a Hemingway e ai suoi commilitoni sul fronte di guerra e in parte romanzato. Un'unione di fonti che riesce a dar vita a un racconto realmente potente, lungo il quale a venir fuori è la condizione dell'uomo in totale balia della vita, incontrollabile, imprevedibile e spesso crudele, ai giochi della quale è molto difficile se non impossibile opporsi. Questa condizione è qui veicolata per mezzo di due grandissimi motori che influenzeranno la vita del protagonista Frederic Henry, una dicotomia indissolubile (o quasi) di amore e guerra.
A voler minimizzare i termini del racconto si potrebbe dire che Addio alle armi è nient'altro che un'appassionata storia d'amore in tempo di guerra, ma come già detto non è proprio così. Addio alle armi è un'amara e disillusa riflessione sulla vita, è un romanzo innovativo per quel che riguarda l'uso della prosa da parte di Hemingway, è lo specchio di un disagio generazionale che ha prodotto uomini nuovi, meno ingessati e più propensi a mettere in discussione le più alte brutture che tanti giovani sono sempre stati chiamati a compiere in nome della Patria, una Patria solitamente ipocrita e colpevole, è una sacrosanta croce rossa tirata sulla parola guerra, è la messa in scena di un uomo molto lontano dall'essere perfetto, e sì, infine è anche una bella storia d'amore in tempo di guerra.
Prima Guerra Mondiale. Frederic Henry, arruolatosi volontario nell'esercito americano, viene mandato insieme ai reparti medici di supporto sul fronte italiano. Siamo dalle parti di Gorizia, dove le giornate per la gran parte scorrono tranquille e il pericolo vero è sempre a qualche chilometro di distanza. Il tenente Henry si occupa dei mezzi di trasporto medici e del trasporto dei feriti ai punti di soccorso. Passa il tempo con i suoi commilitoni italiani, con le donne del bordello del paese e a far quattro chiacchiere con il cappellano abruzzese, uno degli uomini con il quale si intrattiene più volentieri. Nell'ospedale di zona conosce la giovane infermiera inglese Catherine Barklay e poco a poco, ricambiato, se ne innamora. Ma la guerra non lascia troppo spazio per l'amore, in uno dei pochi incontri ravvicinati col nemico, il tenente viene ferito seriamente a una gamba e perde alcuni compagni. Ricoverato presso l'ospedale di Milano si ricongiunge all'amata con la quale potrà riprendere la sua storia d'amore. Ma la guerra ancora non è finita.
"Si va dritti a casa senza più pensare, che la guerra è bella anche se fa male" cantava De Gregori, affermazione con la quale Hemingway non sembra concordare presentandoci un personaggio che, dopo essersi arruolato volontario, è pronto alla diserzione pur di ritrovare la vita e l'amore dai quali la guerra rischia di strapparlo per sempre. Purtroppo per alcuni la vita stessa sembra una guerra, sempre pronta a regalarti ferite insanabili. Nel raccontare le sfide e i duri colpi che la vita riserva al protagonista, lo scrittore fa uso di una prosa diretta, moderna e ispirata, che non si concede troppi inutili fronzoli nemmeno nelle sequenze descrittive e trova i suoi migliori sfoghi nei dialoghi tra i personaggi, sempre sinceri, schietti e avvolgenti ma a loro modi intrisi costantemente di un piacevole sapore letterario. Non stupisce che il romanzo, uscito nel 1929, abbia fatto epoca e che abbia contribuito alla popolarità di uno scrittore non sempre ben accetto, soprattutto qui da noi. Sotto il regime fascista, di Addio alle armi fu infatti vietata la pubblicazione, e per la sua traduzione clandestina la giornalista Fernanda Pivano fu tratta in arresto. Il fatto che il romanzo fosse ritenuto scomodo ne sottolinea ancora una volta la grandezza e l'importanza.
Ernest Hemingway |
Una delle prime letture della fase post romanzi per ragazzi, inizio adolescenza e scoperta di scrittori memorabili. Bel ricordo per me e bel post.
RispondiEliminaIo iniziai invece con Il vecchio e il mare con il quale non ebbi un buon rapporto. Dovrei provare a riprenderlo in mano ora, con più consapevolezza, all'epoca mi annoiò. :)
EliminaE' fuori dai miei generi letterari, ma ho in animo di recuperare le sue opere comunque, prima o poi.
RispondiEliminaIo cerco, nei limiti del possibile, di leggere un po' di tutto (senza scadere nel becero se possibile), con Hemingway non ebbi una grande esperienza ai tempi della suola, fortunatamente questo Addio alle armi mi ha fatto ricredere, probabilmente recupererò anche Il vecchio e il mare che all'epoca causò l'incrinarsi del mio rapporto con l'autore :)
EliminaComunque provaci, te lo consiglio ;)
Grande Nanda, per averci portato la traduzione di questo romanzo.
RispondiEliminaHemingway, anche se non è il mio scrittore, l'ho sempre letto. Forse perché è sempre circolato in casa.
Moz-
Da me non circolava invece, insieme a tutta una serie di autori che mi piacerebbe ora recuperare e dei quali non ho letto praticamente nulla, e penso a Fitzgerald, Faulkner, Salinger, Fante, Elliot, Pynchon, Steinbeck, Williams e chissà quanti altri.
EliminaPer conto mio il top di Hemingway sono i 49 racconti, Fiesta e i racconti di Nick Adams.
RispondiEliminaAnche addio alle armi è un gioiello tuttavia. Ci sono anche delle "invenzioni stilistiche" mica male: come una sequenza in cui il protagonista immagina di essere in albergo con la ragazza.
Dei 49 racconti sono in diversi ad avermene parlato in termini entusiastici. Dovrò proprio recuperarlo!
EliminaUno dei miei libri preferiti di Hem, e in assoluto. Un vero capolavoro, che mi porterei su di un'isola deserta (assieme anche a "I 49 racconti").
RispondiEliminaVedo che i 49 vanno per la maggiore, urge il recupero :)
EliminaPrima o poi mi dedicherò a Hemingway, per ora ho letto soltanto Il vecchio e il mare, che mi è piaciuto parecchio.
RispondiEliminaVolevo recuperare i racconti, a detta di tutti sono eccellenti...
Infatti sembra proprio che a furor di popolo i 49 racconti siano quelli che incontrano il più alto gradimento. Ci farò un pensierino.
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