(di Guido Nolitta, Mauro Boselli e Orestes Suarez, 2010)
Sembra che sia la trasferta l'elemento che accomuna gli ultimi Texoni degli anni '00, dopo le paludi della Florida e le pampas argentine il nostro ranger prenderà il mare alla volta di Cuba, patria dell'illustratore di questo Texone: Orestes Suarez. Come lo definisce scherzosamente anche Sergio Bonelli dopo un primo incontro, Orestes Suarez divenne presto il nostro agente all'Havana per la casa editrice; proprio su un soggetto di Bonelli (firmatosi al solito Guido Nolitta) Mauro Boselli prepara una sceneggiatura ambientata in parte nelle paludi della Louisiana e in parte nell'isola di Cuba, magistralmente resa dalle matite dell'autoctono disegnatore. Ambientato durante la guerra dei dieci anni, I ribelli di cuba più che nella suddetta guerra va a scavare nelle temibili credenze legate alla religione del vudù, mettendo pericolosamente Tex Willer di fronte a seguaci e santoni di tale fede. Mastro André è il sacerdote vudù tramite il quale un ben più potente maestro della Santeria cubana cerca di perseguire i suoi voleri nella lontana Louisiana. Lo stesso André, con la minaccia di un wanga, la nota bambolina vudù, costringerà il servo nero Etienne a rapire il figlio del suo padrone, il giovane Matt Picard. Sarà una vecchia conoscenza dei fan di Tex, il messicano Montales, a consigliare al padre del fanciullo, Henri Picard, importante uomo politico, di rivolgersi al Texas Ranger per risolvere la situazione. Faccenda spinosa nella quale si intrecciano la lotta per l'indipendenza del popolo cubano dai dominatori spagnoli, interessi personali, traffico di armi, l'intervento degli Stati Uniti e l'annosa questione sulla schiavitù, da poco abolita negli States e ancora in vigore su buona parte dell'isola. L'impianto storico-politico è sicuramente uno dei fattori più interessanti della storia narrata da Boselli che non difetta neanche in azione e mistero venato dall'aspetto sovrannaturale. Ma chi conosce la filosofia del ranger ormai saprà che non c'è mistero che una buona pallottola non possa dipanare o avversario che non possa ammansire.
Dopo le prove degli italianissimi Frisenda, Filippucci, Mastantuono, Alessandrini, Ambrosini e De Angelis, il Texone ritorna nelle mani di un artista internazionale in Italia già conosciuto per aver lavorato sulle pagine di Mister No. È una grande prova quella di Suarez che coglie nel segno con la superba interpretazione dei rituali del vudù e in quella delle fattezze dei suoi adepti di origine nera. I volti folli, il terrore, gli sguardi spiritati e poi le inquadrature cinematografiche, la vita nei campi e quelli che sembrano essere gli omaggi alla Mamie di Via col vento e alla relativa proprietà: Tara. Nei volti larghi di Suarez, in quelli più deformati dalle espressioni forti, mi sembra di vedere addirittura qualcosa dei tratti di Richard Corben, il suo è un Tex massiccio, all'apparenza uno dei più inamovibili portati sul Texone. La miseria, la lordura e la violenza traspaiono chiaramente dalle tavole dell'artista cubano, così come viltà e coraggio. Ottimo lavoro è fatto sui luoghi di Cuba, sui suoi locali, sulle vedute, sugli interni così come sulla foresta, in un'esemplare rappresentazione nello stile di un sud padronale.
Un lavoro di alta caratura che fa sperare che le trasferte di Tex continuino ancora nei prossimi volumi.
Uno dei migliori, anche questo. Bella la storia e meravigliosi i disegni di Suarez. Ora ti aspetta quello di Manfredi e Gomez, altra chicca davvero imperdibile.
RispondiEliminaPoi però c'è una serie di Texoni abbastanza piattini (a parte quelli di Civitelli e Venturi, se non ricordo male).
Il meglio, insomma, te lo sei già quasi tutto fatto fuori.
Tolto quello di Gomez me ne mancherebbero altri sei, anche con una piccola flessione qualitativa non ci sarà da patire poi molto :)
Elimina