(Pirates of the Caribbean: on stranger tides di Rob Marshall, 2011)
Proprio non ci siamo, con tutta la buona volontà a questo giro ci è scappata anche la pennichella, probabilmente nel complesso una delle saghe più noiose mai realizzate per il cinema. Il passaggio di regia da Gore Verbinski a Rob Marshall non solo non è bastato a portare al film nuova energia ma se possibile è riuscito ad alzare ancora il tasso di tedio medio per ogni singola sequenza. A parte questo, nel novero di pregi e difetti non ci si discosta di molto dall'episodio precedente.
Gli spunti buoni questa volta sono puramente estetici, l'inizio del film ambientato in una Londra d'epoca regala la falsa speranza di poter vedere finalmente un episodio più scoppiettante e divertente, Jack Sparrow (Johnny Depp) sembra in piena forma, la sequenza molto movimentata tiene desta l'attenzione, probabilmente proprio in virtù del fatto d'essere orchestrata per una volta lontano da mari e vascelli, ma tutto ciò si rivela ben presto un fuoco di paglia. Infatti nell'economia complessiva del film anche il protagonista si affloscia regalando meno siparietti dementi del solito, comunque utili per spezzare una narrazione faticosa, lunga e sempre uguale a sé stessa.
Le novità maggiori sono l'abbandono di gran parte del cast, a partire da Orlando Bloom e Keira Knightley (e per questo ringraziamo) per finire purtroppo con quello di diversi volti interessanti delle ciurme dei vari capitani. Sulla carta l'ingresso della bella Penelope Cruz nei panni di Angelica avrebbe dovuto aumentare il tasso di sensualità ma anche quello di capacità recitativa del film, purtroppo anche l'attrice spagnola non offre un'interpretazione memorabile e non lascia il segno. Non male il volto del pirata Barbanera (Ian McShane), villain dell'episodio alla ricerca della fonte della giovinezza, se vogliamo spenderci un nome, il personale Oscar del film potrebbe andare al bravo caratterista Kevin McNally, fedele sodale del capitano Sparrow.
Ai limiti del ridicolo la storia d'amore platonico tra la sirena Serena (Astrid Bergès-Frisbey) e il predicatore Philip Swift (Sam Claflin) introdotta alla bell'e meglio per sostituire l'insopportabile amorazzo tra Elizabeth e Will (Dio li abbia in gloria e li mantenga lontani dalle scene).
Cosa aggiungere? Verbinski ha abbandonato la saga per andare a girare Rango (Dio abbia in gloria anche lui), uno dei film d'animazione più interessanti dell'epoca moderna. Ora siamo pronti per andare a vedere (a gratis, ci tengo a sottolinearlo) il nuovo film della saga. Spero di non addormentarmi in platea. Se per qualche giorno non avrete mie notizie sapete dove trovarmi. Venitemi a svegliare.
Concordo.
RispondiEliminaE' il film più bolso della serie. Penelope P è assolutamente fuori posto. La sirena sta al predicatore come i cavoli stanno alla merenda.
La spedizione del Re di Spagna in Florida e l'incazzatura di re Giorgio II ("un cattolico si impadronirà della Fonte? giammai!!!") ci ricordano quanto assurde siano state le guerre di religione che hanno insanguinato l'Europa per secoli
Concordo, veramente una palla colossale.
EliminaDi questo ricordo salti temporali e sottosopra vari, che non mi fecero capire quasi nulla.
RispondiEliminaPoco altro.
Se per sottosopra intendi quello a cui penso io forse era nel film precedente...
EliminaNonostante alcune idee anche carine, lo trovo il più noioso dei cinque capitoli. Peccato, che lo considero un'occasione sprecata.
RispondiEliminaÈ un giudizio difficile, però probabilmente è davvero il più noioso della saga.
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