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mercoledì 6 maggio 2020

FRANCOFONIA

(di Aleksandr Sokurov, 2015)

Con Francofonia Aleksandr Sokurov crea una sorta di pastiche cinematografico che mischia diverse forme e stili al centro dei quali c'è la conservazione dell'arte occidentale. Il perno su cui ruota la narrazione, documentaristica ma non solo, è il museo del Louvre di Parigi. Francofonia, datato 2015, esce in anni in cui molta arte antica orientale veniva distrutta, cancellata dalle organizzazioni islamiche fondamentaliste; questo documentario non convenzionale ci ricorda come l'arte sia bene supremo da preservare in quanto parte fondante di un'identità, nazionale o sovranazionale che sia, da conservare in quanto memoria e ovviamente in quanto bellezza, cosa di cui soprattutto al giorno d'oggi c'è grandissimo bisogno.

Il fuoco dell'opera sta negli anni dell'occupazione tedesca in Francia durante la Seconda Guerra Mondiale: Parigi viene dichiarata città aperta e il Governo francese accetta più o meno supinamente l'invasione tedesca, Sokurov a tal proposito non manca l'accenno a qualche commento critico. Il dominio tedesco in cambio della salvaguardia della città e condizioni di vita clementi rispetto a quelle subite da altri paesi, e qui il regista torna alla sua madre Russia, con le immagini dei patimenti del popolo sovietico durante la guerra, sorte diversa rispetto a quella toccata ai francesi che vissero una sorta di pace amara nella parte nordoccidentale del Paese, e il comando del generale francese Pétain nel sud, in quello che divenne storicamente noto come Governo di Vichy.

All'epoca il Louvre era curato da Jacques Jaujard (Louis-Do de Lencquesaing), ovviamente il curatore aveva dato disposizione di trasferire le preziose opere del museo al di fuori di Parigi, in alcuni castelli francesi dove sarebbero state al sicuro dai bombardamenti. Ora a supervisionare tutto ciò che riguardava le opere del Louvre arriva il Conte tedesco Franziskus Wolff-Metternich (Benjamin Utzerath) che non poteva non entrare in contrasto con il "collega" francese. Nelle riprese d'epoca Sokurov tiene uno stile del tutto particolare, con immagini invecchiate ricostruisce l'atmosfera dell'epoca seguendo alcuni personaggi che si muovono però a contatto con la Parigi odierna, quasi a sottolineare l'unione delle epoche segnata proprio dall'arte, così passato e presente si mescolano, lo fanno anche la nascita del Louvre e il ben più recente ampliamento con l'arrivo della famosa Piramide, anche le opere che si possono ammirare provengono dalle epoche più disparate.


Come si diceva questa è un'opera di amalgama di cose diverse, così c'è una linea narrativa più moderna, attuale, lo stesso Sokurov in collegamento via web con un amico che è Capitano di una nave, un cargo in piena tempesta, in procinto d'affondare, in balia delle onde e della forza inarrestabile del mare, una cargo che trasporta container zeppi di inestimabili opere d'arte dal destino segnato. È un segmento angosciante, pensate alla situazione, e se le più meravigliose opere dell'uomo fossero in pericolo? Tutto riconduce alla situazione terribile che si viveva in quegli anni (l'altro ieri praticamente), per l'arte e non solo.

Non manca il lato più farsesco, con dei simboli ben noti, un Napoleone (Vincent Nemeth) spaesato e vanaglorioso che passeggia tra le sale del Louvre, una Marianna (Johanna Korthals Altes) che continua a ripetere Liberté, Égalité, Fraternité, frattanto i rapporti tra i due curatori evolvono, fortunatamente anche il tedesco è un uomo d'arte, il suo intervento impedirà che le opere custodite in Francia finiscano nelle mani dei vertici nazisti.

Un elogio alla cultura e all'arte che oggi è possibile vedere gratuitamente grazie alla bella iniziativa di Raiplay che mette a disposizione diversi materiali provenienti dal catalogo della trasmissione Fuori orario, un vero tesoro di Cinema altro grazie al quale si potrà fruire di questa e altre opere utili per seguire percorsi di visione originali e diversi, un'iniziativa che ci auguriamo possa travalicare i tempi pandemici e rimanere disponibile anche in futuro.

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