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domenica 29 novembre 2020

THE MANDALORIAN - STAGIONE 1

Prima di iniziare farò una breve premessa, doverosa quando si parla di saghe molto amate dal pubblico come quella di Star Wars. Chi scrive non è un fan sfegatato della saga: la conosco, la apprezzo e mi piace molto immergermi in quella galassia lontana lontana; con la trilogia originale, quella nata sul finire degli anni 70, l'ho fatto più volte, decisamente meno con quelle più recenti, addirittura mai per alcuni prodotti derivati (libri, serie animate, diverse serie a fumetti, etc...). Questo per dire che il mio occhio riesce a essere molto distaccato sui nuovi sviluppi del franchise, cosa che a volte può essere mancanza, a volte vantaggio, un po' come la famosa mano che po' esse fero o po' esse piuma (e quella volta fu piuma per fortuna), insomma... il mio cuore non palpita al sol vedere il logo di Star Wars seppur per esso provi un discreto affetto. Detto questo possiamo cominciare e spendere due parole sulla prima stagione del nuovo successo Disney mentre proprio in queste settimane la seconda annata di The Mandalorian viene distribuita su Disney+.

The Mandalorian mi riporta alla mente la costruzione a tavolino delle boy band, un fenomeno progettato sotto tutti gli aspetti per funzionare molto bene commercialmente - e sappiamo che in casa Disney questo è tutto ciò che conta -, studiato nei minimi particolari per andare incontro ai gusti del pubblico, ai sottoscrittori dell'abbonamento, ai bambini e agli addicted del merchandise e per colpire il pubblico più vasto e variegato possibile (per dirne una, mia moglie alla quale non frega una beneamata minchia di Star Wars è andata fuori per il bambino). Mi sono quindi fatto l'idea che il grosso dell'apprezzamento che la serie ha riscosso tra i fan di Star Wars e presso una parte della critica poggi principalmente sulle delusioni suscitate dalla trilogia portata nei cinema da J. J. Abrams. Su quelle delusioni Jon Favreau, ideatore della serie e vero marpione, costruisce passo dopo passo quello che per il brand avrebbe dovuto essere il riscatto agli occhi del fandom, Favreau ha avuto l'intelligenza di accaparrarsi quanto di buono fatto da J. J., e penso prevalentemente al ritorno a un immaginario privo o quasi di troppi effetti speciali e a una dimensione più "artigianale", passatemi il termine, delle scenografie che caratterizza la prima stagione di The Mandalorian, eliminando tutto ciò che poteva scontentare i fan, evita così tutti i rischi rinunciando all'utilizzo dei character principali della saga, sicuro così di non pestare i piedi a nessuno e di non urtare sensibilità finissime, mantenendo però viva la gioia nei fan di poter rivedere all'opera un camminatore, librarsi in volo un caccia Tie, ammirare le imprese di un mandaloriano e andare in brodo di giuggiole per un baby Joda bello e pronto da infilare su tazze, magliette, per farne peluches, chiavette usb o tutto o quasi ciò che vi viene in mente (il Funko Pop ad esempio).

Quindi com'è questo The Mandalorian? A mio avviso ci troviamo di fronte a una buona serie per i fan di Star Wars che diventa solo discreta per chi non è fan, The Mandalorian non ha nulla di nuovo né di così eccezionale, sfrutta canovacci western risaputi così come anche molte location ricordano le cittadine del vecchio West, l'episodio quattro ad esempio è un evidentissimo omaggio al genere, con l'eroe solitario che arriva a prendere le difese dei pacifici abitanti di un piccolo villaggio minacciati da un invasore prepotente, cose viste anche nei film di Trinità con i messicani cattivi e Bud e Terence qui sostituiti da Mando e dalla Carano. Il vero punto di forza della serie è il bambino, c'è poco da star lì a girarci attorno, con quegli occhioni e quelle orecchie floscie farebbe tenerezza a chiunque, la struttura del serial peraltro è molto semplice, episodi centrati sulla trama verticale e un plot orizzontale che è un pretesto per tornare al mondo di Star Wars, nel complesso funziona senza troppo entusiasmare, più appaganti gli ultimi due episodi dove si arriva a una sorta di scontro finale che chiude la stagione. Serie ben girata, visivamente molto curata, bella da vedere, bilancia scontri al blaster e voli spaziali all'avventura più classica, centra due buoni personaggi (ma non eccezionali), il mandaloriano Mando (Pedro Pascal), cacciatore di taglie di poche parole e il piccolo della razza di Joda che punta tutto sul look, anche perché ha soli cinquant'anni, cosa può fare? Mangia, dorme, caga e usa la forza! Ottimi registi a girare i vari episodi, Carl Weathers e Werner Herzog tra gli interpreti, bellissimi disegni sui titoli di coda. 

Un buon intrattenimento, lievemente sopravvalutato dal chiacchiericcio in rete. Ho parlato!

6 commenti:

  1. Giusta la premessa, neanch'io mai andato pazzo, però caspita se non è fantastica questa serie, semplice ma dannatamente funzionale, e in tutto ;)

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    1. L'ho apprezzata molto per la realizzazione ma nella narrazione non ci trovo nulla di così eccezionale, è un buon intrattenimento ma non mi sento di stracciarmi le vesti dall'entusiasmo, ciò non toglie che guarderò volentieri anche la seconda stagione.

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  2. Una buona serie che dona finalmente alla razza Mandaloriana il giusto spazio, sicuramente uno dei migliori prodotti della franchigia dopo l'acquisizione da parte della Disney.

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    1. Indubbiamente un buon prodotto, personalmente a me era piaciuto molto anche Il risveglio della forza,The Mandalorian si segue con molto piacere.

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  3. Funziona perché molto old style, quindi strizza l'occhio alla vetusta generazione cresciuta con il franchise.
    A me Star Wars piace, soprattutto la prima trilogia, ma si porta dietro una idolatria che certe volte è difficilmente comprensibile.
    A me The Mandalorian è piaciuto, ma come mi sono piaciute molte altre serie, è un buon intrattenimento.

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    1. Sono d'accordo con quel che dici, l'impianto visivo molto "artigianale" è il punto di forza della serie (insieme al bambino), serie piacevole che mi è piaciuta ma forse un po' meno di molte altre serie, sul piano della narrazione non l'ho trovata troppo interessante, però sì, buon intrattenimento!

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