(di Francesca Archibugi, 2009)
Film datato 2009 diretto da Francesca Archibugi che non ha destato troppo le attenzioni del pubblico e della critica ma che qualcosa di più avrebbe meritato, è uno di quei prodotti presto dimenticati che contribuiscono però a creare una base solida e credibile per il cinema nostrano contemporaneo che spesso e volentieri non lesina nel produrre cantonate che poi ottengono successi decisamente più clamorosi rispetto a film ben pensati e confezionati come questo Questione di cuore. Con il titolo si gioca sul doppio senso, le questioni di cuore messe in scena dalla regista e sceneggiatrice sono sì quelle sentimentali dei due protagonisti maschili, la bella coppia Albanese e Rossi Stuart, ma anche quelle legate all'organo motore delle nostre esistenze, per entrambi malato, per convenzione sede dei legami affettivi ma anche, in maniera a volte crudele, del destino e della tenuta della nostra salute. Da queste premesse si sviluppa una storia che ha al suo centro l'amicizia tra due uomini che stanno affrontando la stessa esperienza traumatica, vissuta per ognuno di loro con le proprie inclinazioni e in relazione alle loro responsabilità, una situazione che cementificherà un'unione, la loro, all'apparenza impensabile.Alberto (Antonio Albanese) è un uomo del nord trasferitosi a Roma per lavoro, è uno sceneggiatore che scrive per il cinema, ben inserito nell'ambiente e con una serie di amicizie illustri, ha una relazione ormai frusta con Carla (Francesca Inaudi); nonostante la sua buona posizione Alberto è un uomo infelice ma con una grande capacità di immaginare storie, di osservare, elaborare e infine creare dando risposte a quesiti con i quali scruta il mondo per trasformarli in finzione. Angelo (Kim Rossi Stuart) è un borgataro poco colto, genuino, innamorato della moglie Rossana (Micaela Ramazzotti) in attesa del terzo figlio che andrà a unirsi al piccolo Airton (Andrea Calligari) e all'adolescente ribelle Perla (Nelsi Xhemalaj). Angelo gestisce una carrozzeria specializzata in auto d'epoca che muove anche un bel giro di nero, vive in un quartiere popolare molto colorato e ha progetti tutti legati alla famiglia. Purtroppo a entrambi gli uomini il cuore cede e inizia a fare capricci, per Alberto saranno momenti di puro panico, Angelo si troverà invece a doversi confrontare con una storia familiare di problemi cardiaci (il padre ne morì poco più che quarantenne). L'incontro in ospedale sarà una svolta nella vita di entrambi, nonostante le molte differenze tra i due uomini nascerà una profonda amicizia che coinvolgerà anche conoscenti e familiari, portando Angelo e Alberto al confronto, al reciproco conforto e a rivedere le loro complete esistenze che purtroppo non per entrambi si prospettano così liete.
Nel suo cuore il film della Archibugi presenta una storia di amicizia e di cambiamento, un cambiamento forzato dalle circostanze che porta sofferenza ma anche qualcosa di buono. La regista trova un gruppo di interpreti in stato di grazia, oltre a quella dei due protagonisti emerge la prova di una Ramazzotti a suo agio nella parte della donna di borgata, innamorata, con tutte le difficoltà di una madre di figlia adolescente ribelle. Il tono da commedia, molto divertente in diversi passaggi, si alterna all'angoscia del pensiero che spesso torna a quell'organo fondamentale malato, per chi, come chi scrive tra l'altro, porta in eredità una familiarità con l'infarto, è un pensiero ingombrante che periodicamente può tornare a opprimere e a far paura. I due protagonisti cercano insieme un nuovo equilibrio, soprattutto Alberto sarà pronto a sacrificare ogni cosa per il futuro e per il bene della propria famiglia, per garantir loro un futuro che teme un giorno possa non vederlo più protagonista. Un ottimo film italiano, direzione degli attori precisa, ben scritto e tratto dal soggetto di Umberto Contarello, autore del libro quasi omonimo. Film da riscoprire.
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