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martedì 15 ottobre 2024

L'UOMO NELL'OMBRA

(The ghost writer di Roman Polanski, 2010)

Prendiamola un poco larga e partiamo da Robert Harris, scrittore inglese da non confondere con l'omonimo (per cognome) Thomas, noto a tutti per essere il creatore del personaggio di Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti (e non solo). Robert invece ha scritto alcuni thriller degni di nota come Fatherland (ve lo consiglio) ed Enigma, entrambi tra i suoi primi e lodati lavori, e anche il più recente Il ghostwriter, romanzo da cui questo film è tratto. È proprio Robert Harris, autore del soggetto di questo L'uomo nell'ombra a collaborare con Roman Polanski alla stesura della sceneggiatura che sarà poi lo scheletro per la realizzazione di questo thriller politico dai tratti che oscillano tra il moderno (per i temi trattati molto vicini all'attualità dei suoi anni) e il classico (per quanto concerne struttura e narrazione). Il film di Polanski, autore che dall'alto dei suoi capolavori pare essere ormai inattaccabile, venne all'epoca della sua uscita per lo più incensato da una critica che affastella (giustamente) letture sulla contemporaneità andando così ad appiccicare al film un'etichetta di "masterpiece" che pare, a parer mio, almeno un poco esagerata fermo restando il buon esito di un film che vive di ottimi momenti, dovuti alle grandi capacità di regista e costruttore di Polanski, ma anche di fasi di sviluppo non così interessanti e coinvolgenti che, insieme alle prime, vanno a formare un film sì piacevole e con ottimi spunti di riflessione ma in fin dei conti non proprio memorabile.

Il "ghost writer" di un noto politico britannico autoesiliatosi negli Stati Uniti d'America a Martha's Vineyard viene trovato morto, annegato al termine di un viaggio in traghetto. Data la necessità di far uscire in tempi brevi un'autobiografia del politico, l'ex premier britannico Adam Lang (Pierce Brosnan), l'entourage dell'uomo e il personale della casa editrice contattano un nuovo ghost writer (Ewan McGregor), uno scrittore che in realtà fino a quel momento non si è mai occupato di politica, una materia non troppo nelle sue corde, ma che sa come imbellettare i fatti a uso e consumo del pubblico e arrivare al cuore della gente puntando più sulle piccole cose che fanno l'uomo piuttosto che sugli eventi politici nei quali questo è stato coinvolto. Sotto quest'ultimo punto di vista non tira una bella aria per Lang, accusato di servilismo nei confronti degli U.S.A. e di aver autorizzato metodi di tortura nei confronti di sospetti terroristi sotto le pressioni della C.I.A. e della Presidenza americana. Nonostante una vaghezza persistente sulla vicenda della morte del suo predecessore, spinto dal suo agente Rick (Jon Bernthal) e dal lusinghiero compenso previsto per la revisione dell'opera (già imbastita dal suo predecessore) il ghost writer accetta l'incarico. Non appena le cose si mettono in moto e lo scrittore è in procinto di trasferirsi nei pressi della villa di Lang sull'isola di Martha's Vineyard per lavorare a contatto con quest'ultimo e con il suo entourage, diversi piccoli episodi ammantano di inquietudine e pericolo l'intera vicenda tanto da far nascere dei sospetti nel ghost writer sulla buona fede di Lang e di tutta la sua squadra, a cominciare da Ruth (Olivia Williams), moglie di quest'ultimo, e dalla sua assistente Amelia Bly (Kim Cattrall).

Se preso come esempio di thriller politico a sé stante L'uomo nell'ombra non fa di certo gridare al miracolo; quella sottile inquietudine strisciante è capace di arrivare allo spettatore ma lo sviluppo, a parte alcune sequenze molto ben riuscite (la prima scena, le vedute sulla spiaggia, il bellissimo finale), paga anche alcune scelte facili come le scoperte repentine arrivate senza sforzo alcuno a conoscenza di quello che a conti fatti è un uomo comune, un dilettante e non certo un investigatore, o come la trovata abusatissima del giochetto finale sul manoscritto; il film comincia ad acquisire vero interesse quando si inizia a farlo dialogare con l'attualità di quegli anni, qui troviamo almeno due temi interessanti. Il primo, come già detto all'epoca, è la vicinanza del racconto alle vicende pubbliche dell'ex Primo Ministro inglese Tony Blair tacciato anch'egli di troppo filoamericanismo, in quest'ottica il film acquista oltre che interesse anche valore nella visione spietata e sfiduciata di una politica ormai scollata dai bisogni reali dei cittadini e mossa da interessi elitari per soli addetti ai lavori. Il secondo tema d'interesse ricorre nel percepire il senso di chiusura e claustrofobia che il protagonista si trova a vivere nella villa di Lang in parallelo alla situazione dello stesso Polanski all'epoca in stato di arresto domiciliare in Svizzera, situazione nella quale il regista si dedicò al montaggio del suo film e che probabilmente ha influito non poco nella resa di alcune atmosfere presenti ne L'uomo nell'ombra. Teso il giusto, ben girato, gradevole, Polanski però farà molto meglio l'anno successivo con l'ottimo Carnage.

2 commenti:

  1. Film a suo modo strano. Si percepisce una sinistra freddezza di fondo, ma la superficie non fa andare molto al di là di quello che mostra.

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    1. Sono d'accordo, devo ammettere che mi sarei aspettato qualcosa di più da questo film, forse lo si apprezzava di più all'epoca della sua uscita con tutti i riferimenti all'attualità di quegli anni.

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