Questo The orphanage si potrebbe definire un thriller sovrannaturale, dove le situazioni inscenate dal regista e soprattutto le sensazioni scatenate nello spettatore riconducono a film quali Il sesto senso di M. Night Shyamalan o The others di Alejandro Amenabar.
Le due pellicole sopra citate, come molte altre, ci hanno abituati a tematiche del genere e a sviluppi di plot come quello al quale assistiamo guardando il film di Bayona prodotto da Guillermo Del Toro.
Proprio questo forse risulta essere il limite maggiore del film per il resto assolutamente godibile. Non è così difficile intuire dove la trama andrà a parare, nonostante ciò la curiosità aumenta, l’inquietudine serpeggia e l’ultraterreno sembra sempre più vicino.
Laura (Belen Rueda), ha trascorso una bella infanzia nonostante sia cresciuta in orfanotrofio. Proprio nella casa che ospitava l’istituto, una Laura ormai adulta decide di aprire una casa famiglia per bambini disabili.
Quindi vi si trasferisce insieme al marito Carlos e al loro figlioletto Simon, affetto da una grave malattia.
Mentre i coniugi si preparano all’apertura della nuova struttura, Simon non ha amici con cui giocare e si inventa quindi degli amici immaginari.
In questi giochi Simon diventa sempre più insistente e un giorno coinvolge anche Laura in uno di questi. Un gioco davvero ben organizzato per essere frutto solo della mente di quel bambino, un gioco con conseguenze importanti che scateneranno una situazione critica.
Intanto arriva il giorno in cui i futuri ospiti visitano la struttura, c’è una specie di festa in maschera, alcune di queste maschere, all’apparenza spaventose, nascondono segreti ancor più terrificanti. Una figura enigmatica si avvicina alla casa e alla vita della famiglia.
La casa isolata, la vicinanza del mare, gli interni e le scenografie richiamano atmosfere gotiche, l'incontro con l'ignoto farà emergere il coraggio di una madre e l'amore per il suo bambino.
La situazione assume toni sempre più inquietanti, la storia si dipanerà poco a poco fino al drammatico finale. L’interrogativo rimane: cosa è disposta ad affrontare, a credere, ad accettare una madre di fronte all’amore per il proprio figlio? Semplicemente tutto.
Pur non presentando particolari elementi d’originalità, l’esordio di Juan Antonio Bayona risulta essere un buon film, ben costruito che non sfigura di fronte a prodotti più titolati dello stesso genere. Se avete già visto i film citati in apertura di post e vi sono piaciuti, date un’opportunità anche a The orphanage.
L'ho visto un paio di anni fa. Mi è piaciuto molto.
RispondiEliminaVerissimo, recensione abbastanza simile, giuro di non averla letta e dunque copiata:)
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