(Kyōto Uzumasa monogatari di Yoji Yamada e Tsutomu Abe, 2010)
Yoji Yamada (qui coadiuvato da Tsutomu Abe) è un nome storico del Cinema giapponese, indicato come uno dei maggiori discepoli del maestro Yasujirō Ozu, lungo la sua carriera di regista ha inanellato una serie infinita di pellicole, ben quarantasei delle quali facenti parte di una stessa serie, quella di Tora-San, una delle più longeve della Settima Arte. Legato storicamente alla casa di produzione cinematografica Shochiku, fondata a Tokyo nel 1895, con Kyoto Story Yamada pennella un ritratto affettuoso del quartiere Uzumasa di Kyoto, in particolar modo di un frammento di quel quartiere, la Daiei Shopping Street, strada commerciale che prende il nome dagli ormai dismessi studi cinematografici della Daiei, rivale storica delle produzioni Shochiku. È uno sguardo tenero quello che ha Yamada per il quartiere e per le sue storie, l'impianto di Kyoto Story è finzionale, il regista ci racconta le vicende sentimentali della giovane Kyoko le quali sono inframezzate da brevi interviste in forma documentaristica ai negozianti della Daiei shopping street, uomini e donne che sono anche i vicini e i parenti dei protagonisti della storia; non mancano gli accenni al passato glorioso degli studi di produzione che vivono ancora come attrazione del quartiere e dove si è fatta la storia del jidai-geki, il film di stampo storico della tradizione giapponese, lustro per la Daiei il Leone d'oro a Venezia e l'Oscar a miglior film straniero per Rashomon di Akira Kurosawa, film girato proprio negli studi della Daiei.
Sorge l'alba di un nuovo giorno sulla Daiei shopping street, il cielo è ancora rosa, il traffico inizia a muoversi, il tram scivola sui binari nel quartiere dei vecchi studi cinematografici, Kyoko (Hana Ebise) corre fino alla lavanderia dei suoi genitori, pronti per un'altra dura giornata di lavoro, la bottega e la casa coesistono in simbiosi, un po' come accade per i locali di tutti i piccoli commercianti della zona, i produttori di tofu genitori di Kota (Yoshihiro Usami), il ragazzo di Kyoko, o i proprietari del piccolo ristorante di zona che una volta serviva le star venute a girare negli studios. Si respira un'aria di serenità, le chiacchiere di quartiere, gente che lavora duro, la scuola, i sogni. Kyoko lavora part-time nella biblioteca dell'università, nel resto della giornata dà una mano in lavanderia, Kota si è ritagliato un po' di tempo per sfondare nel mondo dello spettacolo, per diventare un comico, non ha intenzione di seguire le orme dei genitori e rilevare l'attività di famiglia. A Kota però manca il talento per poter davvero arrivare da qualche parte, il suo rifiuto di prendere in considerazione un'attività dignitosa come quella dei suoi genitori indispettisce un poco Kyoko che comunque ha sempre incoraggiato il ragazzo che passa da un'audizione fallimentare a un'altra. Un giorno Kyoko incontra in biblioteca uno studioso di antichi ideogrammi, Enoki (Sôtarô Tanaka), un uomo maturo ma estremamente goffo ed esagerato nei modi, un carattere stridente in mezzo al contegno pudico ed educato degli abitanti di Kyoto. Passerà poco prima che Enoki perda la testa per la bella Kyoko. Così tra testimonianze veritiere (i negozianti della shopping street lo sono sul serio) e sguardi nostalgici a un passato glorioso si sviluppa la delicata storia di Kyoko che la porterà a dover prendere qualche importante decisione.
A colpire in Kyoto Story è il senso di pace che permea tutta la pellicola, nonostante la città conti circa un milione e mezzo di abitanti Kyoto sembra un paese a misura d'uomo, Yamada effettua alcune splendide riprese che ne accentuano la bellezza, puntando proprio su un sentore di serenità incorniciato dai bei colori della natura cittadina. Nonostante il film presenti un buon ritmo (di breve durata e non ha momenti di stanca pur essendo costruito principalmente su dialoghi) nulla sembra mai frenetico, nemmeno il treno ad alta velocità Shinkansen. Yamada mette in scena un percorso di crescita per i suoi personaggi che è anche l'occasione per omaggiare un passato importante per il Cinema del sol levante senza mai mettere in secondo piano i suoi personaggi, riempie il quartiere di grande dignità e poggia uno sguardo sicuramente romantico sulle sue strade come sui giovani protagonisti di questo Kyoto Story. Siamo di fronte a un film che mette di buon umore, ottimo viatico e porta d'ingresso per scoprire il Cinema di un autore da noi ancora poco noto di cui è reperibile altro materiale, parte di questo probabilmente più ostico di Kyoto Story, altro ancora quasi impossibile da recuperare.
Non conosco, ma non disprezzando affatto il cinema giapponese, potrei se sarà mai possibile (pure coi sottotitoli) vederlo ;)
RispondiEliminaDura poco più di 80 minuti, lo trovi gratuitamente su Raiplay sezione Fuori Orario. Guardalo!
EliminaUn po' esile e improvvisato (era nato infatti come progetto di alcuni studenti universitari per documentare il vissuto degli abitanti del quartiere, Yamada è stato coinvolto più come supervisore che come regista), ma che fa trapelare sinceramente l'affetto per il luogo dove si svolge la storia e per il suo passato. Bella anche la colonna sonora.
RispondiEliminaIo ne ho apprezzato proprio la leggerezza, si era nato come esperimento universitario ma le interviste sono state integrate bene nella narrazione. Musiche molto indovinate.
EliminaHo letto in un commento precedente che si può trovare su Rai Play. La tua recensione mi ha colpito molto, gli darò se possibile una visone.Grazie per la dritta.
RispondiEliminaHi, Long John! Si, trovi questo e diversi altri film di Yamada nella sezione Fuori Orario di Raiplay, io me li sto godendo davvero molto.
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