(Us di Jordan Peele, 2019)
Il Cinema di Jordan Peele è politico in modo sfacciato, dietro i suoi due film da regista c'è un messaggio sulle storture della società statunitense per nulla sottile, metafora al servizio della quale anche la storia narrata si piega; eppure Peele ha la capacità di mantenere un buon equilibrio tra contenuto e contenitore, andando a costruire film horror edulcorati dalla violenza estrema, capaci così di essere fruiti anche da chi non ama le derive più sanguinose del genere, aprendo quindi alla platea più vasta possibile il suo messaggio (e ovviamente anche il ritorno economico). Ciò che più sta a cuore al regista è la condizione delle minoranze, quella dei neri d'America in primis ma non solo, in Noi si potrebbe leggere il tentativo di riappropriarsi di una vita degna di essere vissuta da parte di qualsiasi minoranza, che sia quella discriminata per il colore della pelle o quella vittima di una disparità sociale ed economica svilente. Il regista ha anche un certo gusto per la messa in scena simbolica, nella sequenza dei conigli perché questi sono al 99% bianchi? Non sfugge nemmeno il significato della scena all'interno della casa degli specchi che diviene lampante al cospetto dei doppi malvagi dei protagonisti. Anche Noi come il precedente Scappa - Get out è un film che istiga alla riflessione, meno ironico del suo predecessore ma non per questo fallisce nello scopo di divertire lo spettatore.
Prologo: la piccola Adelaide (Madison Curry) durante una serata al luna park in compagnia dei genitori si allontana finendo nella casa degli specchi, lì vivrà un'esperienza che la lascerà traumatizzata. Stacco. Adelaide (Lupita Nyong'o), ormai adulta, si è costruita una bella famiglia, è sposata con Gabe Wilson (Winston Duke), un'omaccione gentile e un po' distratto, e ha due bei bambini: l'adolescente Zora (Shahadi Wright Joseph) e il più piccolo Jason (Evan Alex). Durante una vacanza a Santa Cruz Adelaide mostra difficoltà nel tornare sui luoghi dove visse (all'insaputa del marito) quell'esperienza da bambina. Una sera, nella loro casa lussuosa, la famiglia Wilson riceve una visita inquietante, una famiglia di loro doppi, una sorta di controparte malvagia e distorta, fa irruzione in casa reclamando il posto che spetta loro di diritto: quello alla luce del sole. Sono delle ombre maligne, vestite di rosso e munite di forbicioni, dei doppelgänger disposti a tutto pur di emergere dagli scantinati della vita dove finora erano stati reclusi. Seguono scontri.
Come si diceva tra simbolismi e sviluppi di trama la denuncia è chiara, per non dare adito a dubbi Peele lascia alle parole di Red, il doppio di Adelaide, il compito di tradurre per i meno attenti: alla domanda "ma voi cosa siete?" la voce distorta di Red risponde semplicemente "Siamo americani". La minaccia è inclusiva, Peele mette al centro della narrazione una famiglia di colore (così come di colore sono anche i doppi malvagi), ma il discorso qui è ancor più universale, siamo noi che torneremo per tormentarci, noi, le stesse persone che formano insieme la nostra società, le persone che noi abbiamo escluso che prima o poi daranno il giro a tutta la baracca, noi sono i nostri sbagli, le nostre esclusioni e le nostre prevaricazioni e sì, vedi alla voce Minneapolis (per citare una delle più recenti), sono i nostri razzismi. Appurato il contesto il film regge bene anche come thriller teso del filone "il nemico in casa", i Wilson dovranno cercare di sopravvivere con tutte le loro forze ai loro aggressori, diventando qualcosa che (ancora) non sono, anche nello sviluppo il tema rimane politico, la soluzione al problema è ancora una volta la violenza. Peele ha una bella mano per le riprese, riesce a dirigere ottimamente almeno le due donne del cast, Lupita Nyong'o e Shahadi Wright Joseph sono molto convincenti nei loro doppi ruoli, il clima di minaccia si respira quasi costantemente, meno riusciti i tentativi d'ironia mentre soddisfa la scelta in chiusura del film. Certo, qualche ingenuità non manca, penso per lo più alla spiegazione sull'origine dei doppi che avrei lasciato nel mistero, a volte sembra che Peele tiri il freno a mano per non farci vedere troppo, ma a conti fatti Noi è una bella opera seconda, viste le critiche positive a Scappa - Get out non era facile non deludere le aspettative. Ora si aspetta qualche variazione anche al tema.
Argh, quindi è un'opera che, per svelare l'origine del mistero, rovina un po' tutto?
RispondiEliminaPeccato.
Moz-
No, non rovina il film ma io l'avrei evitata, diciamo che rimanere sul vago avrebbe rafforzato la plausibilita'del tutto (ovviamente serve la sospensione d'incredulita', ma quello è ovvio).
EliminaGià, anche per me è sempre meglio rimanere sul vago^^
EliminaMoz-
Si, almeno in questo caso io avrei preferito, comunque il film te lo consiglio, una visione la merita.
EliminaNon era facile non deludere, ma ci riesce e bene, però dal prossimo mi aspetto altro ;)
RispondiEliminaAnche io, vedremo...
EliminaPer me Peele è ormai una garanzia.
RispondiEliminaE' anche alla produzione del film su uno dei miei racconti preferiti di Barker ormai prossimo all'uscita, quindi incrocio le dita, anche quando funge soltanto da produttore.
Non seguo quasi mai l'aspetto delle produzioni dei registi che mi piacciono, però Peele ha prodotto Blakkklansmen, tanto di cappello...
EliminaAdorato dall'inizio alla fine, nonostante avessi intuito il twist dopo un quarto d'ora. Da Peele mi aspettavo grandi cose e non sono rimasta delusa!
RispondiEliminaHa una bella capacità di unire un messaggio forte, magari non troppo sottile nel comunicarlo, con sviluppi divertenti. Sono curioso di vedere cosa farà con il prossimo film.
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