venerdì 29 dicembre 2017

DOCTOR WHO - C'ERA DUE VOLTE

Se questo è davvero l'ultimo episodio che Steven Moffat ha deciso di scrivere per il serial Doctor Who, non si poteva chiedere un commiato migliore allo sceneggiatore che, pur tra alti e bassi, ci ha regalato tantissime emozioni nel corso di questi ultimi anni. Lo speciale natalizio Twice upon a time chiude diversi cerchi: la run di Peter Capaldi come Dottore, la vita del dodicesimo Dottore aprendo alla sua tredicesima incarnazione, in qualche modo chiude anche tutto un percorso che affonda le radici nella prima gestione del buon Dottore, quella dei primi anni 60 in cui il protagonista era interpretato da William Hartnell, rappresenta l'ultimo saluto di Bill Potts (Pearl Mackie) e Nardole (Matt Lucas), gli ultimi compagni del Timelord, e ovviamente conclude la gestione Moffat dello show. Ancora una volta il Dottore di Peter Capaldi si dimostra essere il Dottore morale, quello capace di insegnarci qualcosa che avremmo già dovuto apprendere da eoni, è il Dottore della gentilezza, del gesto unico, magari anche piccolo e semplice, per il quale vale la pena di vivere un'intera esistenza di sacrificio. Lo spirito del dodicesimo Dottore si unisce qui allo spirito del ricordo e a quello del Natale andando a creare un episodio capace di commuovere e di far uscir fuori tutte le potenzialità di un personaggio fantastico che in fin dei conti potrebbe non arrivare mai alla fine (ed è in piedi già dal lontano 1963), Moffat per un'ultima volta riesce a creare quelle atmosfere per cui vale la pena guardare Doctor Who nonostante le varie ingenuità e le cadute di tono (neanche poi tante) disseminate qua e là nel corso degli anni.

Si riprendono i fili della narrazione da dove li avevamo lasciati, abbiamo un Dottore (Peter Capaldi) in punto di morte che decide di non voler cambiare, di non voler cedere alla rigenerazione, un Dottore che forse è solo stanco, roso da anni e anni di battaglie e combattimenti e che pensa di meritare anche lui un punto di chiusura, il meritato riposo, la morte del Timelord. Abbiamo due dottori in punto di morte che decidono di non voler cambiare, di non voler cedere alla rigenerazione, anche il primo Dottore, interpretato magnificamente da David Bradley (l'Argus Gazza di Harry Potter) con grande adesione all'originale, si trova nella stessa situazione; grazie a un incidente nel flusso del tempo i due si incontreranno per affrontare la Testimonianza, un'entità che raccoglie i ricordi e metterà il buon Dottore un'ultima volta di fronte alla compagna Bill Potts, data ormai definitivamente per persa.


L'incontro tra i due Dottori è uno scontro tra generazioni, entrambe versioni attempate del personaggio, cosa che permette a Moffat di inscenare più di un siparietto tra i due, arrivano da realtà completamente diverse, il primo con convinzioni e modi propri della nostra società degli anni 60 (vedi l'idea della donna ad esempio), il dodicesimo decisamente più moderno, anche nel look ovviamente. Ottima anche la riproposizione del sobrio Tardis del primo Dottore, dai colori molto più freddi e pacati rispetto alla sua versione moderna decisamente più fantascientifica e colorata. Ma sono ancora una volta i contenuti a farla da padrone in un episodio a mio modo di vedere molto ben riuscito: bellissimo il confronto tra il ricordo di Potts e il dodicesimo Dottore, un confronto che farà capire ancora una volta al Timelord la sua importanza e necessità nel ruolo di protettore dell'universo, ottime le riflessioni sul conflitto, sulla necessità di cose solo apparentemente semplici e scontate come solidarietà e gentilezza. Insomma ancora una volta il Dottore commuove, riempie il cuore, e alla fine anche lui capisce che no, non è ancora tempo per riposare, "in fondo un'altra vita non può far male a nessuno", anzi. E così, rigenerazione. Ma i tempi cambiano, oggi il mondo è donna. Il Dottore è donna (Jodie Whittaker). Tutto questo cambiamento era ormai necessario.

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