Dopo essermi perso in riflessioni più o meno sensate e aver messo nero su bianco la classifica delle
letture di quest'anno, è finalmente arrivato il momento di affrontare una delle categorie a me più care, quella che per comodità (e per puro spirito di contraddizione) continuo a chiamare
FILM CLASSICI. Come da tradizione, anche quest’anno è bene chiarire subito un punto fondamentale: la definizione di “classico” utilizzata qui dentro non ha molto a che fare con quella comunemente accettata dal resto dell’umanità. O meglio, ne ha una parentela molto lontana.
Quando un film diventa un classico? Quando entra nei manuali? Quando smette di essere discusso e inizia a essere venerato? O magari quando lo trasmettono il pomeriggio in tv e tu lo guardi comunque fino alla fine? Non ne ho la più pallida idea, e probabilmente nemmeno mi interessa troppo averla. Ai fini dei Firma Awards, infatti, la nozione di “film classico” resta una convenzione puramente numerica, arbitraria e comodissima, che mi permette di fare ordine nel caos delle visioni annuali.
Dal momento che queste classifiche non si limitano mai alle sole uscite dell’anno in corso, ho deciso anche stavolta di dividere il grande calderone dei film in due tronconi distinti, così da dare un po’ più di spazio e dignità a opere molto diverse tra loro. La regola è semplice e immutabile: nella categoria FILM CLASSICI finiscono tutti i film visti nel corso del 2025 che abbiano più di vent’anni sulle spalle (quindi dai fratelli Lumière fino al 2005 compreso); tutto ciò che è stato prodotto dal 2006 in avanti troverà invece posto nella classifica dedicata ai FILM “moderni”, classifica che pubblicherò nei prossimi giorni.
Come sempre, queste classifiche vanno prese con le dovute precauzioni del caso, quest'anno più che in passato. La selezione, anche visti i miei recenti studi, è di quelle davvero da urlo. Le posizioni non sono frutto di un algoritmo infallibile, ma di una miscela piuttosto instabile di gusto personale, sensibilità cinefila, ripensamenti successivi e tempo trascorso dalla visione. Per questo motivo non è raro che l’ordine finale non coincida perfettamente con i voti assegnati a caldo su Loudd: alcuni film crescono col tempo, altri si sgonfiano, altri ancora resistono stoicamente al passare dei mesi.
Quest’anno la classifica sarà composta da dieci titoli, più una menzione speciale dedicata a un rewatch particolarmente significativo. Uno di quei film che, indipendentemente da quante volte tu l’abbia già visto, riesce sempre a colpire nel segno, a riattivare qualcosa, a ricordarti perché il cinema può essere una cosa meravigliosa. E per il 2025, la menzione speciale è andata a…
Menzione speciale, laurea ad honorem, cittadinanza di Firmalandia a:
Nell'anno della morte di questo magnifico autore al quale non smetteremo MAI di volere bene è impensabile non tributargli il giusto omaggio, non poteva esserci nessun altro a occupare questo posto d'onore.
Decimo classificato:
Uno di quei film considerati maledetti, la cui versione primigenia, quella desiderata dal suo autore, è andata irrimediabilmente persa; si vocifera di un girato che lambiva le dieci ore per un film rivoluzionario per la sua spinta naturalistica e per la sua durezza (in rapporto ai tempi, of course). Magari, prima o poi, ciò che è perduto salterà di nuovo fuori...
Nono classificato:
2046 di
Wong Kar-wai (2004)
A tratti disorientante, ma chi ha amato quel capolavoro che è stato, ed è ancora, In the mood for love, non può esimersi dall'immergersi nel mondo di questo 2046, sorta di costola di quello che a oggi è il miglior film del maestro Wong Kar-wai.
Tra i capolavori del cinema muto (come Rapacità e altri che seguiranno), l'opera di Dreyer è tra le prime ad avere un respiro realmente internazionale, un melting-pot di stili che abbracciano la recitazione sempre in primo piano di una Falconetti non facile da dimenticare.
Settimo classificato:
La storia di una donna che potrebbe essere la storia di due donne, la storia di un (grandissimo) amore che potrebbe essere la storia di due amori, prende (prendono) vita grazie alla magnifica presenza della splendida attrice cinese Zhou Xun, una piccola poesia lungo le sponde dello Suzhou river.
Sesto classificato:
Una delle opere migliori del maestro giapponese in rappresentanza della magnifica retrospettiva che il Fuori Orario della RAI gli ha dedicato quest'anno. Fondamentale compendio della società nipponica di quegli anni con un Giappone che muove verso l'apertura alla modernità e all'occidentalizzazione dei consumi. Imperdibile.
Quinto classificato:
Uno dei massimi capolavori dell'espressionismo tedesco, uso magistrale (e inquietante) delle ombre e del chiaroscuro per uno dei primissimi horror della storia del cinema. La figura del vampiro come un "male naturale", nato in un contesto (tedesco) di grande difficoltà, metafora dei tempi e occasione per Murnau di sviluppare un utilizzo del "mezzo cinema" che si studia ancora oggi.
Quarto classificato:
Siamo agli albori dell'epoca del sonoro e Fritz Lang si staglia già nell'Olimpo dei pionieri della nuova tecnica: uso superbo del sonoro fuoricampo che qui diventa elemento essenziale anche nello sviluppo della trama, il tutto con un "cinema parlato" che muoveva davvero i primi passi. Genio.
Sono passati diversi anni dall'uscita di Quarto potere, considerato uno dei migliori film della storia del cinema un po' da tutti, e Welles si dimostra ancora un gigante, sia dietro che davanti la macchina da presa. Piano sequenza iniziale da urlo, inquadrature distorte e deformanti, una presenza scenica claustrofobica per uno dei migliori noir di sempre. Chapeau!
Secondo classificato:
Razzista quanto volete (e lo è, senza dubbio) ma capolavoro senza se e senza ma. Griffith riesce a inventare una concezione di cinema narrativo valida ancora oggi. Ovviamente non tutto nasce dal nulla ma nessuno prima aveva mai lavorato come lui, un insieme di tecniche e innovazioni per le quali qui non c'è neanche lo spazio sufficiente per elencarle. Un Maestro, razzista, ma pur sempre un Maestro.
Primo classificato:
Il vero capolavoro dell'espressionismo tedesco (a parer mio ovviamente), anche più del Nosferatu di Murnau; un lavoro incredibile sulle scenografie tutte costruite per richiamare la pittura espressionista, personaggi inquietanti e caricati, un uso del doppio costante e all'epoca sicuramente spiazzante e sconvolgente (certo, oggi siamo abituati a tutto), contestualizzato nei suoi anni, Caligari è una sequela di colpi di genio. Imperdibile.

Come avrete potuto intuire, annata ricchissima di film classici, e sono rimasti fuori pezzi da novanta in quanto ho voluto premiare anche cose un poco più recenti e meno ostiche, altrimenti avrei potuto inserire cose come
Ottobre di
Sergej Michajlovič Ėjzenštejn (oggi un po' duro da digerire), o
Il trionfo della volontà della
Riefenstahl, due ore di propaganda nazista ma cinematograficamente ineccepibili. Insomma, tantissima roba, non fatevi fermare dal timore "del vecchio", andando indietro nel tempo è possibile scovare una mole di capi d'opera davvero impressionante. A breve per i
FILM un poco più moderni.
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