lunedì 17 novembre 2025

NOSFERATU IL VAMPIRO

(Nosferatu, eine Symphonie des Grauens di Friedrich Wilhelm Murnau, 1922)

Seppur con alcune differenze, il plot di Nosferatu il vampiro, film del 1922 di Friedrich Wilhelm Murnau, riprende in maniera molto diretta il Dracula di Bram Stoker. Nonostante alcune modifiche nella trama, soprattutto nel finale e nell’assenza di un personaggio assimilabile al Van Helsing letterario, Murnau e la produzione decisero di non pagare i diritti d’autore alla vedova Stoker. Quest’ultima intentò causa per vedersi riconosciuti i suddetti, vincendola come era prevedibile. All’epoca venne quindi ordinata la totale distruzione di tutte le copie del film di Murnau, operazione fortunatamente non del tutto riuscita. Alla strage di pellicole sopravvissero alcune copie (almeno una delle quali, si dice, nascosta dallo stesso Murnau) che riemersero in anni successivi, permettendoci oggi di poter ammirare uno dei capisaldi dell’espressionismo tedesco e dell’horror dell’epoca del cinema muto. In seguito all’esito della causa con la vedova Stoker la Prana Film, casa di produzione di Nosferatu, dovette dichiarare fallimento dopo aver prodotto quest’unico film: che c’entrasse l’influsso malefico del Conte Orlok? Scherzi a parte, non mancano alcune leggende intorno al Nosferatu di Murnau, la più curiosa delle quali riguarda il fatto che il nome dell’attore protagonista, Max Schreck, suoni simile a qualcosa come “Massimo Spavento”! Tra controversie legali, fallimenti e leggende, Nosferatu si porta dietro un alone di mistero che va ben oltre il personaggio di Orlok. E forse è anche per questo che il film, anche oggi, continua a esercitare un fascino così sinistro.

Il giovane agente immobiliare Thomas Hutter (Gustav von Wangenheim) viene inviato nella remota regione dei Carpazi per concludere la vendita di una casa al misterioso conte Orlok (Max Schreck), interessato a trasferirsi nella città di Wisborg. Durante il viaggio Hutter avverte un crescente senso di inquietudine, alimentato dai timori degli abitanti del luogo che sembrano conoscere sin troppo bene la sinistra reputazione di Orlok. Giunto al castello, il giovane scopre lentamente la natura vampirica del conte, il quale, per sopravvivere, si nutre del sangue dei vivi. Al castello di Orlok, il vampiro ha l’occasione di vedere una fotografia della bella moglie del giovane Hutter; l’attrazione verso la fanciulla è subitanea e convince l’essere a partire in tempi rapidi per la Germania. Il conte parte quindi per Wisborg, portando con sé bare piene di terra e un’oscura epidemia che inizia a diffondersi nella città tedesca. In qualche modo Ellen (Greta Schroder), la moglie di Hutter, studiando un testo sulla natura dei vampiri, intuisce di essere l’unica in grado di fermare il conte. La resa dei conti tra il vampiro e la giovane si rivelerà drammatica e decisiva.

Pur senza esibire le estreme deformazioni scenografiche presentate da un film come Il gabinetto del Dottor Caligari di Robert Wiene, Nosferatu il vampiro si ritaglia un posto d’onore tra i migliori esiti della corrente espressionista del cinema tedesco degli anni Venti. Nonostante non faccia uso di sequenze particolarmente “truculente”, almeno per gli standard odierni, il film di Murnau è certamente ascrivibile anche al filone dell’horror che sempre più estimatori raccoglierà con il passare dei decenni. È fuor di dubbio come la figura di Orlok, nell’interpretazione di Schreck, rimanga come una delle più inquietanti nella storia del cinema, sia a causa della sua presenza fisica, sia per il bagaglio metaforico che quel determinato vampiro si porta dietro. La figura di Orlok è in effetti quanto di più inquieto il cinema dell’epoca avrebbe potuto produrre: una figura allampanata, quasi scheletrica, ricurva, pallida, artigli lunghi e arcuati, sguardo allucinato, tratti innaturali, movimenti lenti che permettono al pubblico di contemplare l’orrore di un ignoto mostruoso ma, forse, partorito dall’infinita fantasia della natura stessa. Inserendo nel film diversi accenni a strani prodotti della flora e della fauna Murnau vuole forse collocare, per accostamento, anche Nosferatu all’interno di un creato bizzarro espungendone ogni volontario afflato di malvagità, come se il vampiro semplicemente fosse, e nell’essere portasse con sé, involontariamente, morte e distruzione (i topi, la peste, i cadaveri). Alcune letture critiche del film accostano l’inquietudine suscitata dal vampiro a quella provata dal pubblico tedesco per un futuro incerto in un momento storico molto delicato, così come l’orrore e la morte vennero legate a quelli prodotti dalle conseguenze della Prima Guerra Mondiale. La visione è pessimistica, a dimostrarlo il fatto che il vampiro qui non trova una vera opposizione, seppur mutuato dal Dracula di Bram Stoker non c’è qui l’equivalente di un Van Helsing a sbarrare la strada a un male che appare dilagante e inarginabile. Solo la figura femminile, votata al sacrificio e salvifica, sarà in grado di fermare l’orrore. Sotto il punto di vista formale Murnau usa molto le riprese in esterno, vivacizza il girato adoperando l’uso del negativo, dell’accelerazione, del chiaroscuro in un magnifico gioco di luci e ombre, riprende il mostro da angolazioni suggestive, stranianti, scelte estetiche che imprimeranno Nosferatu a imperitura memoria nell’inconscio collettivo.

2 commenti:

  1. E' sempre difficile scrivere qualcosa di nuovo su un capolavoro senza tempo come questo: apprezzo quindi il tuo post, che restituisce una visione molto personale. "Nosferatu" è un film sempre attuale, modernissimo: alcune sequenze strappano l'applauso ancora oggi. La sagoma del vampiro che sale le scale fa bella mostra sulla parete di camera mia... ;)

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    1. Azz, immagino la "cameretta" nelle notti di tempesta con tuoni e fulmini a illuminare il sinistro poster... :)

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