sabato 30 marzo 2013

BRADI PIT 58 - BUONA PASQUA

Dalla giungla cogliamo l'occasione per augurare a tutti voi delle buone vacanze di Pasqua.

Sono ancora disponibili diverse copie del primo libro di Bradi Pit (il secondo in uscita a breve). Viene via a 10 euro comprese le spese di spedizione. Se siete interessati potete chiedere a Giuseppe contattandolo qui: scapigliati@aruba.it


Clicca sull'immagine per ingrandire.

Aiutaci a diffondere il verbo del Bradipo linkandolo. Fallo tu perché il Bradipo fa n'caz.

giovedì 28 marzo 2013

V - TO OUR CHILDREN'S CHILDREN'S CHILDREN

Torno dopo diverso tempo a occuparmi della piccolissima e neonata collezione di vinile. Le scorse volte ho speso qualche parola su due album storici, due dischi frutto di altrettanti regali: Sgt. Pepper's Lonely Hearts club band dei Beatles e The dark side of the moon dei Pink Floyd.

Questa volta cercherò di raccontarvi qualcosa sul primo acquisto fatto di mia sponte, dopo una ricerca neanche troppo approfondita nei meandri dei due mercatini dell'usato ubicati vicino casa mia.  La scelta infine è caduta sull'album To our children's children's children dei The Moody Blues pubblicato nel 1969 per l'etichetta Treshold Records.

Siamo sul finire dei '60 in quella che è considerata l'epoca d'oro del progressive rock alla quale diedero il loro contributo molte band inglesi tra le quali troviamo proprio i The Moody Blues. Questo è il loro quinto album, venuto dopo lavori probabilmente più noti e meglio considerati dai seguaci del prog-rock d'epoca.

Ciò nonostante trovo questo disco un lavoro degno di interesse, che lascia spazio a diverse interpretazioni e che, pur entrando con pieno diritto nel filone del prog-rock, non abusa delle caratteristiche del genere proponendosi come un'opera coesa, non esageratamente cervellotica e scevra di eccessivi virtuosismi e sperimentazioni fini a se stesse.

Sono assenti lunghe suite e brani dalla durata smodata, l'unico pezzo strumentale si incastra perfettamente in quello che risulta essere un concept dedicato al viaggio spaziale. L'album esce nell'ottobre del 1969 quando sono passati solamente tre mesi dal giorno in cui Armstrong, Aldrin e Collins contribuirono a fare la storia delle missioni spaziali conquistando la Luna. Però, come accenavo prima, sono almeno un altro paio le interpretazioni possibili per i testi di alcuni brani, forse anche qualcuna in più.



Nonostante l'apertura dell'album e della prima traccia, Higher and higher, simuli il suono di un razzo spaziale in partenza, l'ascensione verso l'alto suggerita dal titolo potrebbe essere intesa sia in senso fisico ma anche spirituale e in ultima istanza essere legata al processo evolutivo della razza umana giunta finanche a conquistare i cieli, tesi supportata dall'artwork del vinile che propone pitture rupestri contaminate da chiari elementi di modernità (armi primitive e moderne, un aereo, un oggetto non ben identificato in rotta verso il sole, etc...). Nella seconda traccia emerge un'altra delle tematiche presenti lungo tutto il corso dell'album, la speranza e il ruolo dell'uomo come parte di un qualcosa di più grande e meraviglioso, un inno di positività visto sul piano fisico come un viaggio verso qualcosa di nuovo, in questo caso la Luna. Le atmosfere sono delicate tra arpeggi di chitarra acustica e suoni d'arpa in apertura di brano. Su melodia orecchiabilissima si apre un'altra possibile chiave di lettura. In Floating la descrizione di quelle che potrebbero essere sensazioni provate in assenza di gravità sono facilmente travisabili e riportabili al caro vecchio LSD e al viaggio mentale, argomenti non rari nella musica di quegli anni. Personalmente al primo ascolto, quando ancora non avevo letto nulla sulla genesi dell'album e sulle intenzioni della band, il mio primo pensiero posso assicurarvi che non è andato al viaggio spaziale. Tutto questo assume, musicalmente parlando, toni ora più vivaci, ora più riflessivi in un alternarsi armonico che rende l'ascolto sempre gradevole senza tralasciare cambi di tempo ed elementi sonori ricorrenti come si conviene a un'opera prog, il tutto proposto in un'equilibrio vicino alla perfezione. Alle varie descrizioni, reali o mentali che siano, si uniscono riflessioni e peripezie di un misterioso personaggio, il Gipsy che ha l'onore di aprire il lato B del vinile accelerandone un pelo il ritmo, metafora o semplice narrazione? Passaggi malinconici, momenti zuccherosi (So love everybody/And make them your friends/So love everybody/And make them your friends), ritmi orientaleggianti, accenni lisergici, pezzi acustici contribuiscono tutti all'amalgama che rende To our children's children's children un lavoro davvero stimolante e ben riuscito.

L'edizione in mio possesso dovrebbe essere, e uso il condizionale, una prima stampa inglese con tanto di bollino con prezzo in sterline. All'interno l'inserto con i faccioni dei Moody Blues con tanto di testi. Condizioni del disco buone, un po' meno quelle della confezione, ma per una decina d'euro non ci si può proprio lamentare dell'acquisto. A conti fatti quest'album è stata una bella scoperta che ha richiesto più di un ascolto per farmi entrare in sintonia con l'opera, però ne è valsa davvero la pena.

Qui sotto il video di Floating per chi vuole un assaggio e l'album completo per i curiosi e i pazienti.





To our children's children's children, 1969 - Threshold Records

Justin Hayward: voce, chitarra elettrica, chitarra acustica, sitar
John Lodge: voce, basso, arpa
Ray Thomas: voce, flauto, tamburello
Graeme Edge: batteria, percussioni
Mike Pinder: voce, mellotron, piano

Tracklist:
01 Higher and higher
02 Eyes of a Child I
03 Floating
04 Eyes of a Child II
05 I never thought I'd live to be a hundred
06 Beyond
07 Out and in
08 Gypsy (of a strange and distant time)
09 Eternity road
10 Candle of life
11 Sun is still shining
12 I never thought I'd live to be a million
13 Watching and waiting

BRADI PIT 57

E' di nuovo Primavera e come ogni Primavera il bradipo si sveglia e sa che deve correre. Ma non può.
E' di nuovo Primavera e come ogni Primavera il giaguaro si sveglia e sa che deve salire in cima all'albero. Ma non ne è capace. Non ha importanza che tu sia bradipo o giaguaro, il fatto è che è di nuovo Primavera e stamattina c'erano cinque gradi.

Sono ancora disponibili diverse copie del primo libro di Bradi Pit (il secondo in uscita a breve). Viene via a 10 euro comprese le spese di spedizione. Se siete interessati potete chiedere a Giuseppe contattandolo qui: scapigliati@aruba.it


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mercoledì 27 marzo 2013

DR. STRANGE

Da un po' di tempo a questa parte le novità che aspetto con maggiore curiosità in casa Panini Comics sono quelle legate alle uscite di Marvel Collection, Marvel Collection Special e Marvel Saga. Tutte e tre le collane presentano ristampe di storie anni '60 e '70 (con qualche puntatina negli '80 per Marvel Saga) dei principali eroi Marvel con un occhio di riguardo per quel che riguarda L'uomo Ragno su Marvel Saga e personaggi a rotazione sulle altre due testate.

Una delle ultime idee in casa Panini è stata quella di dare spazio anche a ristampe di episodi storici con protagonisti eroi meno popolari, conosciuti ovviamente dai Marvel-fan di vecchia data ma meno noti al grande pubblico. Abbiamo così potuto ammirare le prime avventure del Ghost Rider, a breve ci sarà la possibilità di conoscere lo strano gruppo dei Campioni e proprio in questi mesi salgono alla ribaltà le prime avventure del Dr. Strange.

Il primo volume dedicato al maestro delle arti mistiche contiene la ristampa dei numeri 110, 111 e dal 114 al128 della collana Strange Tales sulle cui pagine esordì, nel luglio del 1963, il Dottor Stephen Strange. Essendo all'epoca Strange Tales una collana antologica che presentava diverse storie in ogni numero, le avventure del Dr. Strange erano molto brevi, cinque pagine nei primi episodi portate poi a dieci nei numeri seguenti alla luce del buon riscontro ottenuto dal personaggio.

I nomi coinvolti in questa serie sono di quelli storici: il sorridente Stan Lee ai testi e Steve Ditko alle matite, lo stesso team creativo che diede i natali l'anno precedente all'Uomo Ragno. Ci troviamo di fronte a un personaggio atipico rispetto allo standard dell'eroe Marvel, un signore elegante, segaligno, non così giovane, definito maestro della magia nera e votato ad avventure dove lo scontro con l'avversario non si risolve sul piano della bruta forza fisica ma su quello della scaltrezza e del sovrannaturale.

Fin dalle prime avventure vengono messi in tavola alcuni degli elementi che caratterizzeranno la storia del personaggio come la capacità di scindere corpo e spirito, quella di accedere a dimensioni diverse come quella del sogno e l'ausilio di oggetti mistici dall'enorme potere. Vengono introdotti da subito anche alleati ed avversari ricorrenti come L'Antico, maestro del Dr. Strange, Incubo, Dormammu e il Barone Mordo. Non mancano neanche le differenze con il personaggio che i fan del moderno universo Marvel conoscono, prima tra tutte la mancanza della cappa della levitazione che caratterizza graficamente il personaggio e che qui comparirà solo nell'ultimo numero del volume, andando a sostituire un look più oscuro dominato dai toni blu con uno più lisergico comprendente anche rosso e giallo. Le atmosfere delle primissime storie del Dr. Strange mi sembra che abbiano infatti influenze più Lovecraftiane che psichedeliche, riferimento quest'ultimo che spesso si spende parlando delle tavole di Ditko e che presumibilmente troverà maggiore conferma negli episodi a venire.

Lo schema alla base delle trame sembra a volte ripetitivo, probabilmente anche a causa della breve durata delle storie, impressione rafforzata dal frequente ripresentarsi delle stesse nemesi e delle stesse minacce, nella fattispecie gli attacchi portati all'Antico dal Barone Mordo o le incursioni di Incubo. Ciò nonostante è innegabile il fascino esercitato da queste vecchie storie con protagonista un eroe meno abusato di tanti altri e costellate di invenzioni grafiche che ben rendono l'ultraterreno nonostante le tavole non siano probabilmente tra le migliori realizzate da Ditko.

Ne esce un volume a mio avviso prezioso e godibile, che contiene tra l'altro l'episodio dove vengono narrate le immancabili origini del personaggio. Ora il mio cruccio è questo: per tanti anni la Panini è stata restia a ristampare storie provenienti dai decenni passati. C'è voluta la sana competizione per aprire le porte a questo tipo di interessanti iniziative che fino a qualche anno fa sembravano irrealizzabili. Ma di materiale in archivio ce n'è veramente tanto e non parlo solo di supereroi, noti o meno che siano. Senza andar lontano, e se si pensasse a ristampare qualche volume di Strange Tales? Magari così come erano pensati in origine, comprendendo le storie di personaggi noti ancor oggi ma anche quelle aventi per protagonisti gente comune o eroi ormai scomparsi. Dite che sarebbe possibile? A me non dispiacerebbe affatto.


Questo articolo è pubblicato anche sul blog Fumettopènia.

domenica 24 marzo 2013

BACK TO THE PAST: 1977 PT. 1

Altra infornata di pezzi punk per aprire al meglio l'annata, con una botta d'energia. Sono passati trentacinque anni e forse sarebbe ora di White riot anche se probabilmente non ne siamo capaci. Staremo a vedere. Via con il tempo, one, two, three, four... The Clash.



Dalla west coast arriva il combo degli Avengers, voce femminile nessun album inciso fatta eccezione per un EP di tre tracce e alcune raccolte posteriori al loro scioglimento. Questa è We are the one, pezzo che dà anche il titolo all'EP del 1977.



Torniamo in Inghilterra, dalle parti di Bolton, dove troviamo i Buzzcocks prima della registrazione del loro primo album. Tra le prime cose prodotte dalla band c'è questa Boredome contenuta nell'EP Spiral Scratch registrato su etichetta indipendente di proprietà della band.



Sempre in Inghilterra muovono i primi passi i Generation X nelle cui fila milita anche un giovine Billy Idol: Your generation.



Altro leader celebre per una band ancora più celebre. Inglesi anch'essi Paul Weller e i The Jam pubblicano l'album e la canzone omonima In the city.



Chiudiamo al meglio con i Ramones e la loro Rockaway beach. Ehy oh, let's go!

venerdì 22 marzo 2013

LIEBSTER AWARD

Bene, bene. Puntale come le tasse ecco arrivare la nuova catena atta a far conoscere un po' meglio alcuni dei blog che si seguono con una certa costanza. La cosa carina di questo Liebster Award è che si possono nominare soltanto blog con meno di 200 followers, in modo da portare alla luce nomi che non sono i soliti noti.

Bene, bene. Vediamo questa volta in cosa consiste il giochino....


Ecco le regole alle quali attenersi:
1) ringraziare chi ha assegnato il premio citandolo nel post.
2) rispondere alle undici domande poste dal blog che ti ha premiato.
3) scrivere undici cose su di te.
4) premiare undici blog che hanno meno di 200 followers.
5) formulare altre undici domande a cui dovranno rispondere gli altri blogger.
6) informare i blog del premio.


Allora, andiamo ad incominciare:
1) ringraziare chi ha assegnato il premio citandolo nel post.
Beh, i ringraziamenti sono duplici, grazie a Luca di Che cosa sono le nuvole e a Salvatore di Retronika per aver pensato a me ;)

2) rispondere alle undici domande poste dal blog che ti ha premiato.
Vado in ordine temporale e risponderò a quelle di Luca, il primo ad avermi citato.
D - In quanti continenti diversi sei stato?
R - Solo in Europa al momento

D - Guardi mai quanta gente visita il tuo blog?
R - Do un'occhiata tutti i giorni alle statistiche di blogspot, più che la gente evidenzia le pagine visitate, i post più seguiti, roba così...

D - Sai fare almeno un anagramma di senso compiuto del tuo nome?
R - Certo: Radio

D - Che ore sono adesso?
R - 11.01

D - Hai qualsiasi fede religiosa?
R - Si, per educazione e formazione ma sono molto blando nel seguirne le imposizioni, mentre sui concetti di fondo mi trovo molto più partecipe.

D - I palindromi ti entusiasmano o ti irritano?
R - Me ne fotto dei palindromi.

D - Che lavoro fai?
R - Lavoro in un call center :(

D - Dov'eri il 30 aprile del 1997?
R - A fare il Servizio Civile se la memoria non mi inganna e di solito lo fa.

D - Secondo te si possono fare i soldi con internet?
R - Secondo me è molto più facile spenderli i soldi con internet, indubbiamente qualcuno però riesce anche a farli.

D - Puoi vantare ascendenze nobili nella tua famiglia?
R - No, siamo più il tipo del delinquente :)

D - Pensi che sia facile fare 11 domande?
R - Solo se cretine :)

3) scrivere undici cose su di te.
Allora, vediamo:
1) Mi conoscono in rete come La Firma Cangiante ma il mio nome è l'anagramma di Radio.
2) La mia bimba ha 6 anni, quasi sette, mia moglie qualcuno di più.
3) Leggo una mole sterminata di roba tra libri, riviste e fumetti ma questo forse già lo sapete.
4) Vivo a Moncalieri (To) e mi avvicino ai 40. Ancora un paio d'anni, dai.
5) Amo la musica ma non so suonare, amo la narrativa ma non so scrivere, amo il cinema ma non so recitare e in genere amo le storie ma non le so raccontare.
6) Da piccolo con la mia classe delle elementari siamo finiti su TV sorrisi e canzoni, mia madre conserva ancora la copia del giornale.
7) Amo i paesi del Nord, se potessi le mie vacanze le indirizzerei sempre in quella direzione con almeno qualche puntata oltreoceano.
8) In una serie di undici cose da dire su me stesso alla ottava inizio ad andare in difficoltà.
9) Una volta seguivo il calcio, ora ho smesso. E' stato come disintossicarsi.
10) Sono tendenzialmente pigro e amo tantissimo casa mia.
11) Faccio una fatica bestia a stilare classifiche, anche se a volte è divertente.

4) premiare undici blog che hanno meno di 200 followers
Retronika
Il Cinema spiccio
Combinazione casuale
Che cosa sono le nuvole
Cyberluke
Prima o poi
DeMusìk
Fumettopènia
Radio Nowhere
Fumetti di carta
Il bollalmanacco di Cinema

5) formulare altre undici domande a cui dovranno rispondere gli altri blogger.
1) Quanto tempo dedichi al tuo blog quotidianamente (più o meno)?
2) Riusciresti a consigliarmi un film, un fumetto, una serie Tv e un disco?
3) Nel giro di quanto tempo questo paese andrà dal culo?
4) Dove mettete in casa i vostri libri, fumetti, dvd, etc...?
5) Qual'è il vostro personaggio di finzione preferito?
6) Se foste costretti a rinunciare alla cucina italiana, quella di quale paese adottereste?
7) Di che colore sono i muri della stanza in cui dormite?
8) Il paesino/piccola cittadina più bello che avete visitato qual'è? Niente grandi città.
9) Se ognuno di quelli che partecipano a questa catena potessero far sparire con un solo pensiero una persona di merda dalla faccia della Terra, il mondo migliorerebbe?
10) Eliminando il calcio dall'equazione, quale sport vi piace guardare?
11) Avreste preferito undici domande più cretine di queste?

6) informare i blog del premio.
Cercherò di farlo saltando però Cyberluke. Ho l'idea che nel caso lo coinvolgessi in un altro post a catena potrebbe infilarsi il suo costume da Giudice Dredd e coprire i km che separano Roma da Torino con il semplice intento di venire a uccidermi. Ogni tanto lo fa per visitare Torino Comics che ultimamente lascia abbastanza a desiderare, figuriamoci se non lo farebbe per uccidermi :)
Penso che non lo avviserò.

giovedì 21 marzo 2013

CASINO'

(di Martin Scorsese, 1995)

Nonostante mi sia sempre professato un fan del lavoro di Martin Scorsese e lo abbia ormai da tempo annoverato tra i miei registi preferiti, sono ancora parecchi i film della sua produzione che ancora non ho visto. Ieri ho messo la pezza a un cruccio che mi assilava da tempo. Come potevo non essermi ancora dedicato alla visione di Casinò, dove il regista torna a lavorare con Robert De Niro e Joe Pesci, dove vengono ripresi i temi già battuti da Scorsese legati alla criminalità organizzata e dove la cornice è la sfavillante città del vizio, immortalata nel decennio dei Settanta. Non potevo.

Proprio in questo sta il pregio maggiore del film, una sensazione di ritorno a casa, il piacere di guardare ancora e per la prima volta un film con un De Niro ad altissimi livelli, una splendida ricostruzione di una storia avvincente immortalata da un grandissimo cast e una regia impeccabile. Splendida Sharon Stone nei panni della viziosa Ginger per la quale De Niro/Rothstein perde la testa (e come non potrebbe?) e sempre efficace il piccolo ma grande Joe Pesci nella parte dell'affiliato senza scrupoli Nicky Santoro. Ritorna anche il confronto De Niro/James Woods direttamente da C'era una volta in America. Qui il vecchio Max diventa il pappa Lester Diamonds, indiretta spina nel fianco di Rothstein. Completano lo splendido cast una carrellata di volti italoamericani a dar corpo all'organizzazione criminale ben rappresentata in tantissimo cinema statunitense: Frank Vincent, Pasquale Cajano, Vinny Vella, Joseph Rigano, Philiph Suriano, etc...


Questi elementi potevano bastare da soli a creare un grande film alla realizzazione del quale collaborarono anche, in diversi modi, i protagonisti delle vicende reali sulle quali la trama del film è stata sviluppata. Inoltre, grazie allo zampino del nostro Dante Ferretti, la Las Vegas degli anni '70 appare più scintillante e credibile che mai. Caratteristica che accompagna il film per tutta la sua durata (ben 165 minuti) è l'onnipresente voce fuoricampo che narra tutta la storia fin dalla prima scena nella quale vediamo De Niro/Rothstein entrare nella sua auto e saltare per aria... rewind...

Rothstein si occupa di scommesse, è uno bravo, di quelli che non sbagliano, tanto bravo da guadagnarsi il soprannome di Asso e da far guadagnare un sacco di soldi alla famiglia mafiosa di Gaggi (Pasquale Cajano). Fiutato l'affare dei casinò, la famiglia mette proprio Asso a dirigerne uno, il Tangiers, e mandano il suo amico d'infanzia Nicky Santoro a guardargli le spalle. In breve il Tangiers diventa una miniera d'oro sulla quale effettuare la celebre scrematura, ossia la sparizione di parte degli incassi a favore delle famiglie mafiose. Asso è uno che sa come far girare le cose, non un delinquente violento come Nicky. Di contro Nicky non è per gli affari fatti in maniera discreta e proprio per questo le cose si faranno difficili. In più l'amore di Asso per la bellissima Ginger, donna alla quale piace la bella vita, complicherà ulteriormente le cose. Con gli anni le cose si deterioreranno e inizieranno a irritare i capi delle famiglie.


Una storia che copre diversi anni nella vita dei personaggi e in quella di Las Vegas, un passare del tempo rimarcato magnificamente dal cambio di costumi e look della Stone e sul finale dall'arrivo delle grandi aziende, nuove gestioni per i casinò, e della regolamentazione nella capitale del peccato.

Oltre allo sviluppo della storia in sè il grande lavoro è stato fatto sui tre protagonisti principali, un Rothstein sempre più lanciato che fatica ad accettare i metodi del suo amico d'infanzia Nicky, esageratamente violento, difficile da tenere sotto controllo. Sul versante domestico una relazione con una donna bella e impossibile, una di quelle corse perse in partenza, una relazione dove i sentimenti non sono mai al primo posto. Rispetto. Denaro. Potere. A ognuno il suo desiderio, in fondo siamo a Las Vegas.

BRADI PIT 56

Sometimes they come back... purtroppo!

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mercoledì 20 marzo 2013

PIPPO FRANKENSTEIN

Pippo Frankenstein, come è facile intuire dal titolo, è una delle parodie Disney contenuta nel quarto volume della collana Disney - I classici della letteratura. Il titolo del volume è Zio Paperone e il viaggio al centro della Terra che presenta in appendice proprio il racconto tratto dall'opera di Mary Shelley insieme a Paperino e Paperoga al centro della Terra e Paperino e il magazzino dei mondi.

La parodia realizzata da Greg Crosby (sceneggiatura) e dalle matite di Hector Adolfo de Urtiàga attinge alla parte più celebre della mitologia di Frankenstein, quella relativa alla creazione del mostro all'interno del lugubre castello del Dottor Frankenstein (si pronuncia Frankenstìn).

In una notte buia e tempestosa il Dottor Topolino, a bordo di un carro di zingari, raggiunge il castello del Dr. Frankenstein, un nome che sembra provocare crisi isteriche negli abitanti del luogo, ma anche allo strambo assistente del Dottore e apparentemente al Dottore stesso. Come Frau Blucher ai cavalli. L'incontro con lo strampalato assistente e non meno quello con il bizzaro Dottor Frankenstein sono occasione per gag e battute che danno un bel ritmo alla breve storia (poco più di una quarantina di pagine) conducendola pian piano alla creazione del mostro e all'incontro del Dr. Frankenstein con i timorosi abitanti del villaggio ai piedi del castello.

Inutile dilungarsi sulla trama, evito così di spoilerarvi le parti divertenti della parodia che ovviamente, come da tradizione Disney, non presenta finali tragici nè particolari risvolti crudeli ma è tutta basata sul divertimento.

La caratteristica peculiare di questa storia è l'ottima costruzione delle tavole da parte di Urtiàga, una resa grafica originale che differenzia questa storia dalle altre del volume ma anche da quelle dei volumi precedenti. Rispetto alle immagini che sono riuscito a trovare in rete, la versione presentata su questa collana offre una colorazione differente, più accesa e che presenta colori diversi da quelli pensati in origine per la prima pubblicazione.

Molte tavole sono composte da un'illustrazione unica dove il lettore segue i movimenti dei protagonisti assecondando il classico ordine di lettura, in altre tavole le vignette sono solo suggerite da alcuni elementi di scena come arbusti, catene, strani congegni, etc...

Il risultato finale offre una storia molto piacevole e divertente con un'originalità grafica che lascia soddisfatto anche l'occhio. Valutando anche le reazioni alle storie avute dalla mia bambina, questa risulta una delle meglio riuscite insieme a quelle del Canto di Natale e la prima breve realizzata da Carl Barks, entrambe contenute nel primo volume della collana.




Questo articolo è pubblicato anche sul blog Fumettopènia.

lunedì 18 marzo 2013

DOCTOR WHO TV MOVIE

(Doctor Who: The movie di Geoffrey Sax, 1996)

La serie del Doctor Who è un tassello storico della televisione inglese, ad oggi la serie più longeva per quel che riguarda la fantascienza. Nata nel 1963 per la BBC, in un catodico bianco e nero d'epoca, è sopravvisuta fino ai giorni nostri dove gode ancora di largo seguito di pubblico e critica. La sua programmazione però non è stata ininterrotta dal '63 a oggi, anzi la vita del Dottore si può definire tranquillamente travagliata.

Dal primo episodio del novembre 1963 (La ragazza extraterrestre) fino al quattordicesimo episodio della ventiseiesima stagione (Survival III) andato in onda nel dicembre del 1989, si sono avvicendati i primi sette Dottori andando a comporre un'epopea ininterrotta durata ben ventisei anni. Poi lo stop, unito alla difficoltà di reperire molte delle vecchie puntate andate distrutte insieme ai nastri originali della BBC, hanno un po' relegato il buon Dottore nelle retrovie.

Il primo tentativo di riportare sugli schermi Doctor Who è del 1996, quando la BBC insieme alla Fox producono questo TV movie destinato sia al pubblico americano che a quello inglese. Doveva essere l'inizio di una nuova avventura a spasso nel tempo e nello spazio ma così non è stato. Nonostante gli ascolti ottimi in UK, dove il Dottore è una gloria nazionale, negli Stati Uniti questo episodio pilota non ha riscosso il successo sperato. Così i fan hanno dovuto aspettare il 2005 per assistere al rilancio del personaggio con la sua nona incarnazione. Spesso si parla delle serie precedenti questo TV movie come Doctor Who Classic e di quelle moderne usando l'appellativo Doctor Who 2005.

E' dura inquadrare qualitativamente questo tv movie non conoscendo, fatta eccezione della prima serie, la produzione dedicata ai Dottori dal secondo al settimo, ignorando quindi tantissimi anni di evoluzione del personaggio.

Il film si apre con un accenno a elementi ricorrenti nella serie. La razza extraterrestre dei Dalek ha condannato a morte il Maestro, acerrimo nemico del Dottore. Il Maestro esprime come ultimo desiderio la volontà che il suo corpo venga riportato su Gallifrey, pianeta d'origine dei Timelord, di cui anche il Dottore fa parte.

In viaggio con Il Tardis, il settimo Dottore (Sylvester McCoy) si fa sorprendere dal Maestro, evidentemente ancora in grado di rigenerarsi, che fugge sulla Terra. Appena giunto sul pianeta il Dottore viene ferito gravemente. Giunto in ospedale viene affidato alle cure della Dottoressa Grace Holloway (Daphne Ashbrook) che però non riuscirà a salvarlo in quanto la fisionomia aliena del Dottore non facilita l'intervento. Dopo breve tempo il Dottore si reincarnerà nella sua ottava versione (Paul McGann).


Mentre il maestro prende possesso del corpo di un essere umano (Eric Roberts) per tentare di impadronirsi delle vite restanti del Dottore (13 in tutto), quest'ultimo deve convincere la Dottoressa Holloway ad aiutarlo a sventare il piano del Maestro che prevede come effetto collaterale la distruzione del pianeta.

La qualità di questo tv movie non è superiore a quella di qualsiasi puntata delle nuove serie, anzi. Molti degli episodi di Doctor Who 2005 sono scritti e realizzati decisamente meglio di questa puntatona da 85 minuti. Nonostante l'idea originale fosse quella di un pilot, il film è godibile e comprensibile come prodotto a sè stante. Realizzato nel 1996 sembra però fuoriuscire da una produzione anni '80 di non primissimo piano, gli effetti visivi fanno a volte tenerezza. Paul McGann, che ha avuto solo quest'unica possibilità per mettersi in mostra, non ha il carisma delle incarnazioni future che lo seguiranno e si sente clamorosamente la mancanza della penna di Russell T. Davis. Basta prendere in esame la sequenza della rigenerazione completamente priva di drammaticità e poi pensare agli avvicendamenti tra Ecclestone e Tennant o tra quest'ultimo e Smith, tutta un'altra cosa.

In fin dei conti questo tv-movie può suscitare interesse nei fan del Doctor Who odierno che vogliono curiosare tra le passate incarnazioni dell'eroe. Preso come prodotto a sè stante non offre particolari emozioni.

domenica 17 marzo 2013

BIG BANG THEORY - STAGIONE 2

La mia venerazione per The Big Bang Theory l'avevo già espressa in occasione della prima stagione qualche post fa. Alla fine della seconda stagione la mia stima per scrittori e cast ne esce immutata se non addirittura rinforzata.

La ricetta rimane la stessa, i legami personali che dettano gli sviluppi della trama orizzontale sono ancora meno presenti, la gestione dei personaggi portata avanti con immutata coerenza. Vengono fuori sempre più le strampalate fissazioni di Sheldon Cooper, il senso d'inadeguatezza di Leonard Hofstadter, la timidezza cronica di Rajes Koothrappali e l'ossessione per l'altro sesso di Howard Wolowitz.

Le gag continuano a susseguirsi con ritmo forsennato e con una frequenza quasi incredibile, alla buona riuscita contribuiscono anche alcuni coprotagonisti che fanno capolino qua e là in diverse puntate. L'acidissima e asentimentale Leslie Winkle collega di Leonard e acerrima rivale di Sheldon, la dottoressa Stephanie nuova fiamma di Leonard e vittima delle manie di Sheldon, lo sfigatissimo collega di università Barry Kripke, l'intelligentissima madre di Leonard molto simile però a Sheldon e ancora Stuart, proprietario della fumetteria frequentata dai protagonisti. Sopra tutti l'invisibile madre di Wolowitz.

Visto che di Big Bang Theory ne abbiamo parlato da poco, questa volta evito di calcare la mano. Beccatevi qualche assaggio.



venerdì 15 marzo 2013

LIFE ON MARS U.S.

Il detective Sam Tyler (Jason O'Mara) è in forza al dipartimento di polizia di New York. Nell'anno del Signore 2008, Tyler sta seguendo un'indagine su un'assasino. Durante la stessa indagine, il sospettato rapisce l'agente Maya Daniels (Lisa Bonet) con la quale Tyler ha una relazione. Persa la lucidità, in un momento di smarrimento, il detective Tyler viene investito da un'auto che lo ferisce gravemente.

Quando Tyler riapre gli occhi si ritrova nella New York del 1973, vestito con abiti dell'epoca, in forza al 125° dipartimento di polizia e inserito in una squadra investigativa composta da persone a lui sconosciute. Per tutti quanti lui è il nuovo arrivato, appena trasferito da una città di provincia, nella Grande Mela le torri svettano ancora sullo skyline. La vita del distretto di polizia scorre normalmente, Sam conserva vividi i ricordi del 2008 e non riesce a capacitarsi di quel che gli stia succedendo. E' morto? Sta sognando? E' in coma? Ha viaggiato nel tempo? E' sotto l'effetto di qualche droga?

Dopo poche missioni il detective riuscirà a integrarsi nella nuova squadra comandata dal duro ma giusto Tenente Hunt (un grandissimo Harvey Keitel che torna a impersonare un "cattivo" tenente) e composta dai detective Ray Carling e Chris Gordon (Michael Imperioli e Jonathan Murphy) e dall'agente Annie "Senzapalle" Norris (Gretchen Mol).

Life on Mars US è il remake dell'omonima serie inglese con la quale non farò paragoni in quanto non l'ho vista (ma rimedierò). Prima di iniziare a guardare la serie un dubbio amletico mi attanagliava: US o UK? Considerato che negli ultimi anni due delle mie fisse sono state New York e gli anni '70 la scelta sembrava quasi obbligata. Devo dire che non me ne sono pentito, mi sono goduto questi diciassette episodi davvero molto.


I punti di forza della serie sono molteplici. Fondamentali l'ambientazione, i costumi, la fotografia e la scelta di luci e colori che anche nei momenti in cui si percepisce qualcosa di artefatto emanano un fascino incredibile. Affiatatissimo e di gran qualità il cast e ottimo il lavoro sulla scrittura dei personaggi. Si respira l'aria di cameratismo, l'unione che lega i personaggi, la crescita comune lungo il percorso. Il tutto immerso in una trama intrigante che a ogni puntata solleva qualche nuova domanda, buttà lì qualche ipotesi, vira verso il surreale affrontando sempre nel migliore dei modi le trame verticali delle singole puntate. Cosa è successo davvero a Sam Tyler? Per lui è inevitabile fare riferimenti al futuro, a cose che ancora devono verificarsi, il suo comportamento strambo gli varrà il soprannome di Uomo delle stelle. L'ottimo protagonista, oltre a essere spaesato, si troverà a dover lavorare con colleghi e metodi d'indagine ai quali non è preparato: niente DNA, niente preparazione scientifica sulle scene del crimine, metodi spicci, differenze culturali significative.

L'unica a interessarsi da subito alla strana condizione di Sam è l'agente Norris, una donna forte e preparata, amante del suo lavoro che cerca di sopravvivere in un ambiente fortemente maschilista. Sarà la confidente di Sam, ascolterà i suoi apparenti deliri, cercherà di comprendere le sue visioni, le voci che il detective sente e piano piano finirà per credere ai racconti di questo strano uomo delle stelle.

Grandissime prove su tutti di Harvey Kietel e Michael Imperioli (già nel cast de I Soprano), diversi tra loro ma accomunati per modi spicci e senso del dovere, sono le ciliegine sulla torta di un casting davvero azzeccato. Inoltre la serie vive di scene davvero coinvolgenti a livello emotivo nelle quali si entra in empatia con i protagonisti, passaggi commoventi, scene divertenti, sviluppo coinvolgente.

Unica pecca per il finale, i pezzi andranno al loro posto e lo spettatore scoprirà cosa davvero è successo a Sam Tyler. Diciamo che avrei preferito che la serie si chiudesse un dieci minuti prima, il giusto finale c'era già stato e andava benissimo così. Qui si entra nel puro gusto personale, sicuramente c'è chi amerà il finale proposto dagli autori, per me rimane una macchiolina di sporco su una serie davvero bella. Ma per me quello che è sempre contato è il viaggio, se non me la sono presa per il finale di Lost figuriamoci se questi dieci minuti possono farmi cambiare idea su Life on Mars. Guardatevelo, mi direte la vostra.

PS: colonna sonora da applausi.

giovedì 14 marzo 2013

ZEROCALCARE - LA PROFEZIA DELL'ARMADILLO

"Si chiama profezia dell'armadillo qualsiasi previsione ottimistica fondata su elementi soggettivi e irrazionali spacciati per logici e oggettivi, destinata ad alimentare delusione, frustrazione e rimpianti, nei secoli dei secoli. Amen".

Tanto per mettere in chiaro, così non vi fate domande. Una specie di legge di Murphy a Rebibbia. Zerocalcare dunque. Per chi bazzica il mondo del fumetto, le mostre, il web il nome di Zerocalcare ormai gli esce dalle orecchie. Il ragazzo, il Michele Rech, ha fatto il botto come si dice in gergo, è diventato quasi un caso editoriale. O forse senza il quasi, chissà. Io di solito con i "casi" non ci vado d'accordo, non troppo. Ho sempre quel dubbio che il fenomeno del momento sia sopravvalutato, senza parlare poi dei mostri sacri riconosciuti da tutti che proprio no. Ma non è questo il caso in questione. Allora, tornando a noi, il botto il ragazzo se l'è meritato oppure no?

E chi lo sa? Chi sono io per dirlo? Però, da buon diffidente, devo dire che il volume in questione m'è piaciuto, parecchio. Partiamo dalla parte facile: le matite, i disegni. E' bravo. A sfogliare il volume così, hai la sensazione di un tratto semplice e naturale ma davvero piacevole. Poi lo guardi con più attenzione e cogli il livello dei dettagli con cui realizza le vignette pur rimanendo su uno stile all'apparenza semplice, la capacità di caratterizzazione delle espressioni, la felicità nel creare creature grottesche e inserire citazioni. Il volume poi l'hanno pure colorato, bello, bella confezione. Pare che quelli della Bao non l'abbiano neanche fatto stampare in Cina. Un bel prodotto non c'è che dire, poi a me l'hanno regalato, quindi...



Parte difficile: la storia/le storie. Il volume procede per brevi episodi, composti da una o due tavole quelle brevi per arrivare a un massimo di cinque o sei quelle lunghe (ma sono rare e forse quelle da sei me le son sognate). Una dietro l'altra però compongono un mosaico unico. Non un fitta trama ma un'esperienza di vita, quella del protagonista, sicuramente autobiografica ma che racconta un po' di me, di te, di lui e di quell'altro. In qualcosa ci si ritrova un po' tutti. Chi è che non ha mai perso un'occasione, che è stato zitto quando doveva parlare? (o viceversa). Chi è che non ha maledetto almeno una volta il Guardiano del tempismo? Il protagonista, va da sè, è Zerocalcare, ragazzo di periferia romana.

Fa ride? A momenti parecchio ma è anche amarognolo, come dev'essere. Che anche noi ridiamo tutti i giorni, ma mica va sempre tutto bene, no? Il volume è stato incensato ovunque, forse a dismisura. Però ne vale la spesa, dentro c'è della bella roba, più coinvolgente di quella di nomi anche più blasonati. Poi se ve lo regalano, che ve lo dico a fare?

Nel caso mia moglie leggesse il post quello dopo si chiama Un polpo alla gola. Grazie.


Questo articolo è pubblicato anche sul blog Fumettopènia.

SUPER BRADI PIT 3


Nel giorno più ozioso, nelle notti da sbadiglio,
nessun giaguaro venga al mio giaciglio,
colui che nella frenesia si perde,
si guardi dal mio potere, il sonno del Bradipo Verde.

Messaggio dai Guardiani, prioritario dal pianeta Oa: sono ancora disponibili diverse copie del primo libro di Bradi Pit (il secondo in uscita a breve). Viene via a 10 euro comprese le spese di spedizione. Per ordinarlo rivolgersi a scapigliati@aruba.it


Clicca sull'immagine per ingrandire.

Aiutaci a diffondere il verbo del Bradipo linkandolo. Fallo tu perché il Bradipo fa n'caz.

lunedì 11 marzo 2013

10 VOLTI (10) - LE DONNE DI ELLROY

Questa volta sarà dura e veramente sfidante. L'idea mi è venuta leggendo uno dei racconti di Destination: Morgue di James Ellroy nel quale l'autore elenca alcune attrici della sua giovinezza. Unico comun denominatore il fatto che tutte queste attrici, tranne la più celebre, hanno recitato in almeno una puntata dello stesso celebre telefilm. Celebre all'epoca ovviamente, telefilm che porta il nome anche di un film successivo di successo.

E' già un'indizio. Difficile conoscerle, è un lavoro di ricerca, duro ma fattibile soprattutto se cogliete l'indizio (o se avete letto il libro di Ellroy).

Un volto, un punto. Ecco la situazione attuale:

01 La Citata 16 pt.
02 Bradipo 14 pt.
03 Luigi 8 pt.
04 Urz 7 pt.
05 L'Adri 7 pt.
06 Vincent 5 pt.
07 Poison 4 pt.
08 Umberto 4 pt.
09 Cannibal Kid 3 pt.
10 Elle 3 pt.
11 Viktor 2 pt.
12 Frank Manila 2 pt.
13 Beatrix Kiddo 1 pt.
14 Evil Monkeys 1 pt.
15 Zio Robbo 1 pt.
16 Luca Lorenzon 1 pt.
17 Blackswan 0 pt.
18 Babol 0 pt.
19 El Gae 0 pt.
20 M4ry 0 pt.



1)



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domenica 10 marzo 2013

MARVEL VINTAGE 16

Puntate precedenti.

Il 1951 vede il canto del cigno della Timely Publications, casa editrice che non vedrà arrivare la fine dell'anno. Infatti già dal mese di Novembre la Timely di Martin Goodman cambierà nome in Atlas Comics e tutti i fumetti da essa pubblicati usciranno con in copertina il logo a forma di globo che accompagnerà le varie serie fino all'avvento, nel 1961, della più celebre Marvel Comics.

Probabilmente già lanciati verso il cambiamento, in casa Timely l'annata si dimostra parecchio oculata. Inferiori numericamente agli anni precedenti, le nuove uscite continuano a distribuirsi tra i vari generi senza che si delinei una netta preferenza per l'uno o per l'altro filone narrativo.

Anche dal punto di vista delle numerazioni si assiste ad un andamento decisamente meno caotico rispetto a quello a cui ci aveva abituati la casa editrice fino a questo momento. La maggior parte dei nuovi albi parte con un bel numero 1 in copertina senza ereditare vecchie numerazioni da testate ormai defunte. Non mancano neanche una paio di sorprese, testate che avranno un'insolita e apprezzata lunga vita editoriale.

Ma andiamo a spulciare nel catalogo.

Unica testata a testimoniare ancora l'esistenza del genere supereroistico e degli eroi in mutandoni è Astonishing, albo che presenta prevalentemente storie a tema horror, mystery e sci-fi. E' anche l'unico albo a ereditare la numerazione da un'altra serie. Con il terzo numero salutiamo Marvel Boy, che come personaggio appare anche sulla nuova testata, e diamo il benvenuto proprio ad Astonishing che mieterà un buon successo: ben sessantasette le uscite per una vita editoriale che si prolungherà fino all'agosto del 1957.
Notevole la prima cover di Bill Everett.

Astonishing 3 (Apr. '51), cover di Bill Everett

Per il resto tutte le nuove uscite targate ancora Timely Publications nate nel 1951 furono esordi puri. Tra le nuove testate quelle che incontrarono i maggiori consensi furono proprio quelle che presentavano tematiche legate all'horror, al mystery e all'insolito.

Prendiamo ad esempio Mystic, nuova collana che vede l'esordio nel Marzo del '51. Alternando horror e mystery, insolito e sci-fi, arriva a sfornare 61 uscite chiudendo in contemporanea ad Astonishing nell'Agosto del 1957. Prima cover di Sol Brodsky e Chris Rule.

Mystic 1 (Mar. '51), cover di Brodsky/Rule

Tavola da Mystic 5 del Novembre 1951

La sorpresa più grande venne però dalla celebre ancor oggi Strange Tales. Ben 188 le uscite collezionate da questa storica testata che dal numero169 cambiò nome in Doctor Strange presentando le avventure del celebre stregone dell'universo Marvel. Alla chiusura dell'albo del Dottore, Strange Tales riprese la sua vecchia numerazione sopravvivendo fino al Novembre del 1976. Già dagli albori della testata tra le firme troviamo nomi prestigiosi come quelli di Stan Lee, Carl Burgos e George Tuska.

Strange Tales 1 (Giu. '51) cover di Carl Burgos

Di entità più modesta la vita editoriale di Space Squadron, serie Sci-fi che conterà solamente sei uscite prima di riconvertirsi in Space Worlds, ma questa è già una storia tutta Atlas.

Space Squadron 1 (Giu. '51) cover di Brodsky/Tuska

Mentre non si annoverano nuove uscite nè per il genere rosa, serioso o umoristico che sia, nè per quello comico con animali antropomorfi, il caro vecchio west può contare su tre nuovi titoli. In Gennaio escono Red Warrior 1 e Texas Kid 1 mentre in Marzo esordisce Arizona Kid.

Red Warrior 1 (Gen. '51), cover di Tom P. Gill

Texas Kid 1 (Gen. '51), cover di Joe Maneely

Arizona Kid 1 (Mar. '51), cover di Russ Heath Jr.

Chiudiamo questa breve carrellata con i generi action: i fumetti dedicati alle crime stories, alle spy stories e alle war stories. Come nel caso dei tre western comics presentati qui sopra nessuna delle collane dedicate a questi generi sopravviverà per più di una quindicina di uscite, qualcuna anche meno. Unica eccezione per Battle, titolo bellico che arriverà a contare ben 70 uscite sopravvivendo fino al Giugno del 1960.

Battle 1 (Mar. '51), artista sconosciuto

Kent Blake of the Secret Service 1, art. sconosc.

Private Eye 1 (Gen. '51), cover di George Tuska

Spy Fighters 1 (Mar. '51), cover di Sol Brodsky

Si conclude così la prima parte di questo breve viaggio nell'epoca Timely. L'idea iniziale era quella di ripercorrerne un po' la storia attraverso alcune delle sue copertine e delle sue serie a fumetti. Per quanto il viaggio sia stato per me interessante e abbia colmato molte mie lacune e curiosità, alcuni di questi post, immagini a parte, mi hanno dato un'impressione di vaga sterilità e ripetitività. Dal prossimo appuntamento si cambierà linea, sto ancora pensando all'impostazione da dare ai futuri appuntamenti di Marvel Vintage ma probabilmente si tornerà indietro a spulciare un po' meglio nella sterminata mole di materiale prodotto dalla Timely. Vedremo quel che ne potrà saltare fuori. Per ora un bel grazie a chi ha avuto la pazienza di seguirmi :)

sabato 9 marzo 2013

DESTINATION: MORGUE

(di James Ellroy, 2003)

Destination: Morgue è una raccolta di racconti dello scrittore losangelino James Ellroy, una raccolta con una genesi particolare. Mentre l'edizione italiana contiene alcuni articoli recuperati dalle pagine di GQ e un racconto omesso nella nostrana edizione di Corpi da reato, altra raccolta di pezzi dell'autore, è priva invece degli esiti narrativi più corposi come Dubbio letale, Scasso con stupro e Jungletown Jihad pubblicati da Bompiani in separata sede (a prezzi sicuramente vantaggiosi per la casa editrice ma meno per il lettore).

Di Ellroy ho letto davvero parecchio, il nostro è un rapporto che dura ormai da mooooolto tempo. In cima alla lista dei miei libri preferiti, e forse già lo sapete, c'è il suo fantastico American Tabloid. Il mio giudizio su questo libro potrebbe quindi essere sostanzialmente differente rispetto a quello che potrebbe darne chi si accosta per la prima volta all'opera dello scrittore.

C'è parecchio dello stile di Ellroy qui dentro, ci sono i suoi temi d'elezione, la sua ossessione per il crimine, la sua infanzia segnata dall'omicidio della madre, il suo pensiero politico, la sua caratteristica narrazione negli episodi di fiction, le sue frasi secche e incalzanti, insomma ci trovate il repertorio quasi (ed è un quasi molto importante) al completo. Il problema, per chi come me di Ellroy ne ha già letto molto, è che tutto suona già narrato, letto e sentito. Per chi invece fosse all'asciutto degli scritti dell'autore questa è una buona sintesi di storia, pensiero e stile/narrazione del buon vecchio James.

In Dove vado a pescarle, ne I miei anni morbosi e in Let's twist again Ellroy ritorna sui passi della sua giovinezza, andando ancora una volta a rimestare nell'episodio che segnerà tutta la sua vita: l'omicidio della madre da parte di uno sconosciuto. Da qui nasce l'ossessione per il delitto e il forte rispetto, a tratti morboso, per le donne con le quali per tutta la giovinezza non riuscirà a rapportarsi. C'è il racconto degli anni turbolenti della scuola, degli errori e di una vita a dir poco sregolata, dello strano rapporto con il padre e di quello con gli altri ragazzi, anni duri che però tanto hanno contribuito alla vita futura dello scrittore.

Io la so lunga ci dice qualcosa sui rags, i giornaletti scandalistici che impazzavano negli anni cinquanta. Notizie che scandagliavano la vita dei divi di Hollywood, gli scandali sessuali, le relazioni clandestine, gli agganci proibiti, pubblicazioni immancabili (e a volte protagoniste) in quasi tutti i romanzi di maggior successo dello scrittore. In Danny Getchell, guai a gò gò è proprio uno dei reporter del più popolare tra i rags, Hush-hush, a essere protagonista di un classico racconto alla Ellroy.

Non mancano neanche gli articoli sugli argomenti più disparati come la boxe (Pugni e sangre), le elezioni presidenziali (Padre, figlio e spirito di Clinton), la tv (Il fattore O'Really) ,  la cronaca e la giustizia (Pidocchietto). Qui Ellroy non si tiene nulla: passione, disprezzo, opinioni vengono regalate al lettore in maniera naturale e sincera. Ottima la frase sulle elezioni Bush/Clinton: "La buona notizia è che uno dei due avrebbe perso. Quella cattiva è che uno avrebbe vinto".

Torna ancora l'ossessione per il delitto e la violenza sulle donne, per la quale lo scrittore mostra un dolore sempre personale, nell'episodio dal titolo Stephanie e si chiude ancora in classico Ellroy-style con Troiaio a Hollywood.

Il libro è una buona presentazione dell'autore e dei suoi temi per tutti quelli che non lo conoscono. I fan sanno però che il meglio esce dalla penna di Ellroy quando i suoi personaggi si mescolano a quelli reali, quando la sua storia collide con la Storia e la riscrive, quando Ellroy si muove nell'epica americana moderna. Ed è proprio questo quel quasi di cui parlavamo sopra, qui manca e fa la differenza, ed è una differenza che vale tantissimo.

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