martedì 30 ottobre 2012

UN BRADIPO MANNARO CASENTINESE A LUCCA

Ci sono un paio di interessanti novità in casa Bradi Pit, la prima è il passaggio per il nostro eroe dal web alla carta stampata. Tranquilli, come dimostra la splendida cartolina qui sotto, Bradi continuerà a comparire da queste parti tutti i giovedì con una probabile pausa questa settimana visti i nuovi impegni. Si sa, il bradipo ha i suoi tempi e due cose insieme non le può e non le vuole fare. Solitamente non vuole farne neanche una, figuriamoci due.


In occasione di Lucca Comics 2012 (dall'1 al 4 Novembre) il babbo di Bradi Pit presenterà  il primo volume di strip dedicate al personaggio, un libro stampato in 100 copie numerate e autografate al prezzo di 8 miserissimi euri, praticamente un regalo :)

Per i più affezionati a questo blog si segnala che in coda al volume troverete anche una mia breve postfazione, e non aggiungo altro :)



Sia Giuseppe che il sottoscritto (Dario aka La Firma) saremo presenti a Lucca da giovedì a sabato (io potrei telare il Sabato mattina), se qualcuno dovesse trovarsi in zona e volesse passare a trovarci sarebbe fantastico. Una bella occasione per incontrarci di persona e fare due chiacchiere. Si può far riferimento al Padiglione in Piazza San Giusto, stand di XL. Se chiedete di Giuseppe sulle prime faranno finta di non conoscerlo, voi insistete un poco vedrete che il modo di incontrarci si troverà.



Altra novità per gli amanti di Facebook. E' attiva da qualche giorno la pagina di Bradi Pit, passate a trovare il bradipo anche lì (fatelo voi perché come sapete il bradipo fa n'caz), cliccate su mi piace, linkate, insomma fate quelle robe lì che si fanno su Facebook.

Beh, dovrei aver detto tutto, se davvero pensate di passare per Lucca lasciate un commento che cerchiamo di incontrarci sul serio.


lunedì 29 ottobre 2012

10 VOLTI (4)

Nuovo appuntamento con 10 volti, giochino semplice semplice (almeno nel regolamento) che spero risulti divertente per tutti.

La volta scorsa ci eravamo lasciati con un buco di un paio di volti. La numero 2 era parecchio difficile, brano molto celebre all'epoca della sua uscita, faccia del cantante molto meno nota. Alzi la mano chi non conosce il brano Lemon tree tratta dall'album Dish of the day dei Fool's Garden. Lui è il cantante Peter Freudenthaler. Mancava anche la nove, stesso discorso di sopra. Tutti conoscono le Bangles, non tutti il bel viso di Susanna Hoffs.

Classifica aggiornata:

01 La Citata 5 pt.
02 Vincent 4 pt.
03 Elle 2 pt.
04 Bradipo 2 pt.
05 Cannibal Kid 2 pt.
06 Frank Manila 1 pt.
07 Beatrix Kiddo 1 pt.
08 Evil Monkeys 1 pt.
09 Urz 1 pt.
10 Blackswan 0 pt.

Via che si va.

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domenica 28 ottobre 2012

V - SGT. PEPPER'S LONELY HEARTS CLUB BAND

Come forse sa chi segue un po' questo blog, da qualche tempo mi sono attrezzato in maniera artigianale (cioè con recupero di un vecchio impianto) per l'ascolto di musica in vinile. Proprio in questi giorni pensavo di iniziare a parlare di quei dischi che sono riuscito ad accaparrarmi tra fiere, mercatini e amazon nel vecchio, ma allo stesso tempo nuovamente attuale, formato a 33 giri.

L'occasione ghiotta si è presentata grazie a mia moglie Paola (che forse voi conoscete come La Citata attualmente in testa alla classifica del giochino 10 volti) che tramite mio cognato Gabriele (che forse voi conoscete per averne sentito un pezzo qui) mi ha fatto arrivare da Londra un bel regalone.

Si tratta di una ristampa in vinile rosso di Sgt. Pepper's lonely hearts club band dei Beatles, tiratuta 7027 pezzi, non sono riuscito a risalire però all'anno di pubblicazione (Scimmia aiutami tu). A Londra dicono sia datato anni '70 e la condizione del disco rosso rende l'ipotesi alquanto credibile. Ottimo invece lo stato di conservazione della confezione esterna. Sicuramente più un pezzo da collezione che il giusto veicolo per un ascolto impeccabile.

Per carità, il disco si può ascoltare, non salta e l'esperienza non è frustrante. Oltre ai piccoli fruscii abbastanza frequenti durante l'ascolto di vecchi vinili soprattutto quelli usati, l'inconveniente più grosso è una sorta di "effetto stiratrice", un pfuuuu che ricorda uno sbuffo di vapore che fa capolino ciclicamente soprattutto durante l'ascolto del lato A dell'LP. Però chi se ne frega, è un pezzo bellissimo, per una buona resa audio posso sempre ascoltarmi il CD.

Avere tra le mani l'artwork di questo disco ormai conosciuto anche dalle pietre, in un grande formato è una bella soddisfazione, una cover con una buona idea alla base e disseminata di tutti quegli ipotetici indizi che ravvivarono la strampalata ipotesi secondo la quale Paul McCartney fosse deceduto l'11 settembre (o il 9 novembre a seconda delle interpretazioni della data 9/11) del 1966 a causa di un incidente stradale.

Tra gli indizi più affascinanti a mio avviso ci sono la composizione floreale gialla con una vaga forma di basso (strumento di Paul) ma con tre sole corde, la foto sul retro di copertina nella quale Paul è l'unico girato di spalle e la questione della scritta sulla grancassa che visionata allo specchio... (se siete curiosi guardate pure su wikipedia o altrove nel web, le info non mancano).

Non parliamo poi della bellisima foto interna con i quattro agghindati con le coloratissime divise della Lonely heart's club band del sergente Pepper.



Nonostante l'idea di base fosse quella di creare un concept album il risultato finale non è così omogeneo per quel che riguarda temi e liriche, il fil-rouge che lega l'album è semplicemente la fittizia esecuzione degli stessi da parte dell'altrettanto fittizia band dei cuori solitari. In fin dei conti l'ascoltatore, che sia fan o meno dei quattro inglesi, non può che ringraziare per quello che è scaturito dalle registrazioni di un album a mio avviso davvero riuscito alla grande. Concept, non concept, Paul è vivo, Paul è morto, la copertina vi piace, non vi piace, il disco salta o non salta ma quando il vinile rosso inizia a girare, come si dice in gergo musical-professionale, non ce n'è.

E' un disco che ho sempre apprezzato, forse innamorandomene proprio per la sua fascinazione visiva prima ancora che per i brani in esso contenuti, in fondo altri ottimi pezzi sono disseminati nei diversi lavori dei Beatles, non è che questi siano in assoluto superiori agli altri. Però a questo disco sono un po' più affezionato, mettiamola così.

Per quanto possa sembrare una scelta scontata almeno un paio dei brani contenuti in Sgt. Pepper's balzano di diritto nella mia classifica personale dei pezzi migliori scritti dal quartetto di Liverpool. Parlo di She's leaving home e A day in the life, due canzoni dove ritrovo quella malinconica sofferenza che riescono a trasmettermi solo alcune composizione provenienti dalla terra d'Albione. La semplice storia di una ragazza che senza alcun motivo apparente scappa da casa, l'angoscia e la delusione dei genitori raccontata splendidamente con un arrangiamento minimale e allo stesso tempo struggente (purtroppo l'audio della traccia sul vinile non è ottimale, sigh, ritenterò la pulizia). Stessa malinconia nel secondo brano pur ottenuta in maniera diametralmente opposta, testi criptici che hanno in comune con il pezzo precedente solo l'aver preso spunto da un fatto di cronaca e nulla più. Si è parlato a proposito di A day in the life di visioni filtrate dalle droghe, di scenari apocalittici, di percezioni acuite. Certo è che il brano trasmette una grande sensazione di disagio pur convincendo l'ascoltatore di essere al cospetto di una composizione fantastica. Sensazione difficile da esprimere a parole. Arrangiamenti e lavoro sul brano di altissimo livello. E forse potrebbe bastare.

Invece l'album è cosparso di tracce che stanno solo qualche gradino più in basso delle due sopra citate (parlo sempre di gusto personale). L'apripista, e mai questo termine è calzato più a pennello, Sgt. Pepper's è pura gioia, la celebre Lucy in the sky with diamonds portatitrice di tante polemiche (LSD), la voce di Ringo su With a little help from my friends e segnalerei ancora l'originale Being for the benefit of Mr. Kite! rendono quest'opera assolutamente degna di essere ascoltata e riascoltata più volte.



PS: consiglio a tutti di leggere i due articoli Le brutte recensioni - Le parole esiliate e Prigioniero del proprio testo che forse hanno fatto prendere a questo breve scritto una direzione un po' diversa da quella originaria. Ora so che andrò in crisi ogni volta mi verrà voglia di scrivere di musica ;)

PS2: la V nel titolo indicherà i commenti agli album acquistati in vinile.

PS3: grazie a mia moglie per il fantastico regalo.


Sgt. Pepper's lonely hearts club band, 1967 - EMI

John Lennon: voce, chitarra ritmica, pianoforte, organo Hammond, armonica, maracas
Paul McCartney: voce, basso, pianoforte e organo Hammond
George Harrison: chitarra solista, voce, armonica, maracas, sitar
Ringo Star: batteria, congas, tamburello, maracas, campane tubolari, voce

Tracklist:
01 Sgt. Pepper's lonely hearts club band
02 With a little help from my friends
03 Lucy in the sky with diamonds
04 Getting better
05 Fixing a hole
06 She's leaving home
07 Being for the benefit of Mr. Kite!
08 Within you without you
09 When I'm Sixty-Four
10 Lovely Rita
11 Good morning good morning
12 Sgt. Pepper's lonely hearts club band (reprise)
13 A day in the life

sabato 27 ottobre 2012

STAR WARS: THE CLONE WARS

(di Dave Filoni, 2008)

Pare proprio che sopra questo lungometraggio d'animazione che espande ulteriormente la saga di Guerre Stellari abbiano sputato un po' tutti. Potevo esimermi dal farlo anche io? La domanda è retorica così come la risposta potrebbe essere scontata. E invece no, faccio economia di liquidi corporei ed evito di sputazzare sopra un prodottino già vituperato oltre ogni più nefasta aspettativa.

Un paio di premesse: apprezzo molto la trilogia originale ideata da George Lucas pur non essendo uno di quei fan monomaniaci che conoscono a memoria tutti i nomi delle comparse che recitarono nascoste sotto le armature con relative date di nascita. Sono quasi all'oscuro di ciò che avviene nei film della seconda trilogia pur avendone visto al cinema almeno uno, la memoria si sfalda, il film non mi aveva preso e così a malapena riesco a collocare cronologicamente i fatti narrati in questo episodio. Ultima cosa, abbiamo capito tutti che Lucas (o chi per esso) sta spremendo il limone è quindi cosa buona e giusta non aspettarsi ulteriori tasselli significativi nel mosaico di Star Wars.

Detto questo, prendendo il film per quello che è (cioè un prequel di una futura serie animata e l'ennesimo tentativo di scucire soldi ai fan della saga), il risultato finale non mi è sembrato meritevole di essere messo alla gogna. Certo la trama è lineare e non offre grandi sorprese, l'animazione non è al passo con i tempi e abbiamo visto di meglio (ma anche di peggio). Nonostante ciò la pellicola adempie discretamente alla funzione di intrattenimento, pur proponendo una battaglia continua per 3/4 del film non sfinisce lo spettatore e inserisce nella mitologia della galassia lontana lontana un paio di nuovi personaggi.



L'animazione è parecchio statica, ok, ma non del tutto spiacevole, legnosa quanto volete ma con un suo perché. Certo che questa roba un minimo vi deve piacere o interessare altrimenti nisba, statene pure alla larga.

Comunque la Repubblica (i buoni) e L'Impero (i fetenti) sono come al solito in guerra. Importante per entrambe le fazioni avere accesso ai territori dominati dal noto criminale Jabba the Hutt al quale da poco è stato rapito il mostruoso figlioletto. Sia i repubblicani e i guerrieri Jedi al loro servizio che l'impero con i suoi Sith tentano di arrivare a un compromesso con il criminale, i primi tentando di salvarne il figlio i secondi incolpando la Repubblica del rapimento dello stesso.

Toccherà al guerriero jedi Anakin Skywalker e alla sua padawan (che in guerrastellarese vuol dire allieva) Ahsoka Tano contrastare i piani del diabolico Dooku e la sua guerriera Asajj Ventress. Di contorno personaggi noti e meno noti della saga come Yoda, Obi-Wan Kenobi, la senatrice Amidala i robot C-3PO, R2-D2 e compagnia cantante.

Se questo prodotto non fosse stato targato Star Wars penso che ci avrebbero sputato tutti sopra un pochino di meno, se volete sputargli pure voi guardatevelo e poi decidete.

giovedì 25 ottobre 2012

CAMMINA NON CORRERE

(Walk don't run di Charles Walters, 1966)

Ovvero come costruire una divertente commedia (solo vagamente rosa) su una trama talmente esile da poterla tranquillamente dimenticare per tutta la prima parte del film. Il succo è questo: un ormai non più giovanissimo ma sempre affascinante Cary Grant, nei panni di Sir. William Rutland, arriva a Tokio durante le olimpiadi del 1964 con due giorni d'anticipo rispetto alla data della sua prenotazione alberghiera. Alberghi pieni, impossibile trovare una sistemazione all'ultimo momento. Neanche all'ambasciata inglese di Tokio riescono a trovargli una sistemazione. Solo un annuncio di una camera in affitto a opera della signora Easton (Samantha Eggar), una fanciulla davvero carina, toglierà le castagne dal fuoco al gentiluomo inglese. E sì che la signora voleva affittare la stanza a una donna, particolare omesso sull'annuncio, invece la ragazza si ritrova un quasi invadente Cary Grant in casa.

Oltre al fatto che Sir. Rutland decide di sua iniziativa di subaffittare la sua camera all'atleta americano Steve Davis (Jim Hutton, volto dell'Ellery Queen televisivo) tutta la parte successiva all'incipit del film si regge su gag ed equivoci che non tentano neanche di portare la storia da qualche parte. Il bello è che funziona; le scene domestiche sui turni per l'uso del bagno, quelle sulla preparazione della colazione, la gag dei pantaloni, Grant che fischietta il tema di Sciarada, etc...  divertono come solo la commedia dei bei tempi andati sapeva fare, anche con niente.

Nella seconda parte del film la trama assume contorni da commedia rosa dove il fascino di Cary Grant da protagonista diventa sponsor del più giovane e atletico Hutton, obiettivo quello di scaldare il cuore dell'apparentemente rigida Christine Easton. In questa seconda parte il film funziona e diverte meno pur rimanendo su livelli più che accettabili per una serata spensierata.

La classe degli attori, il garbo nella recitazione, il mestiere nella regia, anche l'artigianale creazione di una Tokio da studio (dubito che la troupe abbia messo piede in Giappone) fanno rimpiangere il modo di fare cinema di una volta. Non che quel cinema sia per forza meglio di quello odierno, questa pellicola non è neanche tra le migliori del genere tra l'altro, però scatena una nostalgia per una sensibilità che non c'è più ma che funzionava davvero bene.

A titolo di cronaca il film è il remake di Molta brigata vita beata del 1943 con Charles Coburn  tra i protagonisti.

BRADIPIT 37

Continuano i teneri (?) incontri del nostro eroe con la più improbabile delle faune. O delle flore? Ma lui imperterrito non si scompone. Bradipevolissimevolmente bradipo, fino in fondo.



Clicca sull'immagine per ingrandire.

Aiutaci a diffondere il verbo del Bradipo linkandolo. Fallo tu perché il Bradipo fa n'caz.

lunedì 22 ottobre 2012

DAVID BORING E ALTRE STORIE

L'effetto che fa la lettura della graphic novel di Daniel Clowes è quantomeno straniante. Una storia in tre atti la cui principale peculiarità sta nella mancanza pressoché assoluta di emotività da parte del suo protagonista, il David Boring del titolo (dove Boring è traducibile come noioso). Caratteristica resa manifesta sin dalla prima tavola del racconto nella quale il protagonista intrattiene un rapporto sessuale con una ragazza di una bellezza perfetta senza tradire il minimo segno di coinvolgimento o appagamento, riflettendo anzi in maniera clinica sulla prestazione e sul come la ragazza in questione in qualsiasi momento si sarebbe potuta alzare e scappare via per andare a qualche festa di cui si era appena ricordata.

Davvero non male come incipit per introdurre un personaggio che mantiene la stessa verve emotiva di fronte al sesso come davanti alla morte di un amico. Trasferitosi recentemente in città, David divide l'appartamento con la sua amica lesbica Dot, ha un'ossessione particolare per i fondoschiena delle ragazze e per l'ormai quasi introvabile lavoro del padre, fumettista creatore dell'albo Yellow Streak.

A movimentare le vicende sentimentali (se così possono mai definirsi) del protagonista, un assassinio, il forzato ritorno al paese d'origine con lo spauracchio di un indesiderato incontro con la madre, un'infatuazione per una ragazza incarnante il suo prototipo di donna perfetta modellato sulla cugina e altro ancora.

Su tutto un'idefinita minaccia di catastrofe imminente, un'apocalisse ventura dai contorni totalmente sfumati e finalmente la possibilità che qualcosa smuova emotivamente il glaciale Boring. Un'evento (che non vi anticipo) chiude il primo atto mescolando le carte in tavola e cambiando totalmente lo scenario della vicenda.

Il senso di un'ignoto accadimento incombente si fa più pressante nel secondo atto ambientato in un luogo isolato con una ristretta cerchia di personaggi impossibilitati a comunicare con l'esterno. I rapporti diventano qui più ingarbugliati e difficoltosi, le domande sollevate durante il corso della vicenda troveranno risposta solo nell'ultimo atto, parte della vicenda di cui non vi parlo per non togliere sapore all'intreccio.

La narrazione di Clowes, autore anche del conosciuto Ghost World dal quale è stato tratto il film con Steve Buscemi, Scarlett Johansson e Thora Birch, è stimolante per il lettore sotto più punti di vista. Interessa lo sviluppo della vicenda così come lo fanno i rapporti interpersonali tra i vari attori della storia e finanche, se non in misura maggiore, la riflessione del protagonista su se stesso e sulle proprie emozioni. Senza parlare poi della sensazione di vago pericolo incombente e delle vicende legate alla famiglia di David. Il tratto dello stesso Clowes è sempre efficace, gioca su luci e ombre e lavora parecchio sulle rotondità, rende la lettura sempre piacevole e scorrevole.

Una storia stranamente coinvolgente nonostante l'innata freddezza del protagonista, una lettura che si rivela originale e questo non può che essere un grande pregio.

A completare il volume alcune brevi storie dello stesso autore pubblicate originariamente sulla rivista Eightball, nello specifico: Caricature, MCMLXVI, Uno schifo di blu, La mamma d'oro, Eyliner verde e I segreti della scuola d'arte dal quale è stato tratto il film Art school confidential del 2006.

venerdì 19 ottobre 2012

10 VOLTI (3) - MUSIC EDITION

Allora, rieccoci. Facciamo il punto.

Alla fine della seconda manche mancavano all'appello ancora alcuni volti da scoprire, vediamo quali.

Il numero 4 è Rasputin compagno/avversario di Corto Maltese, personaggi creati dal grande Hugo Pratt. La sesta faccia già identificata come quella di un regista appartiene a James Gray, tra i suoi film I padroni della notte e Two lovers. La numero otto ammetto che era quasi impossibile (però avevo dato un bell'indizio). Trattasi di Hugh Everett III, scienziato ideatore dell'interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica nonché padre di Mr. E (Mark Oliver Everett) frontman degli Eels.

Quindi, classifica.

01 La Citata 4 pt.
02 Vincent 2 pt.
03 Frank Manila 1 pt.
04 Elle 1 pt.
05 Beatrix Kiddo 1 pt.
06 Bradipo 1 pt.
07 Evil Monkeys 1 pt.
08 Blackswan 0 pt.

Classifica molto corta, per questa terza manche l'aiuto è insito nel titolo del post. Solo musicisti.

A voi.

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giovedì 18 ottobre 2012

DILLINGER

(di John Milius, 1973)

La storia del gangster John Dillinger (Warren Oates) narrata dalla voce del suo più grande avversario, l'agente dell'F.B.I. Melvin Purvis (Ben Johnson). In realtà il film di Milius racconta gli anni salienti della carriera criminale di Dillinger, gli anni della grande depressione, quel pezzo di vita e di storia compreso tra il 1933 e il 1934.

Un film a suo modo duro, girato intorno a personaggi carismatici, due perfetti opposti, Dillinger e Purvis, che molto spesso invece di sembrare le due facce della stessa medaglia (bene/male) sembrano la stessa faccia di due medaglie diverse (la  stessa violenza al servizio della legge e quella anarchica).

Una mimesi quasi perfetta da parte di Oates che sembra il vero Dillinger, una prova superba fatta di sguardi e gesti da parte di Johnson, un tipaccio sulla cui strada non ti vorresti mai mettere (e lui dovrebbe essere quello buono). E poi quell'estetica così '70, quella luce, quell'asciuttezza di sguardo che (mi) fa impazzire.

La vicenda di Dillinger è narrata in maniera frammentaria, quasi come un'episodio fosse incollato all'altro, la visione del regista è asciutta, non ammantata dall'epica malavitosa inscenata da altri registi statunitensi. Duro, diretto, inframmezzato da cinegiornali d'epoca, poco romanzato.

Insieme a Dillinger, uno dei più celebri rapinatori di banca della sua epoca, il resto della cricca, la compagna Billie (Michelle Phillips), un giovane e violento Richard Dreyfuss nelle vesti di Baby Face Nelson, l'altrettanto noto alla giustizia Pretty Boy Floyd (Steve Kanaly), e ancora Homer Van Meter (Harry Dean Stanton).

L'approccio scelto dal regista per narrare questa storia rende la pellicola un lavoro che si fatica a definire avvincente, coinvolgente nell'accezione più classica di questi termini. Un film ben girato che ripropone un'epoca di contrasti che hanno tenuto banco sulla stampa, sulla bocca dell'opinione pubblica, i contrasti tra la banda di John Dillinger e i G-Men di Purvis, un contrasto divenuto presto sfida personale che in maniera inevitabile non poteva che sciogliersi nel sangue.

BRADIPIT 36

La più grave delle piaghe che infama la giungla e in particolare quella dove abita Bradipit agli occhi del mondo è, voi avete già capito, è inutile che io ve lo dica, mi vergogno a dirlo, è il traffico. Troppi animali, è un traffico tentacolare, vorticoso che impedisce di vivere e ci fa nemici, specie contro specie, troppi animali.



Clicca sull'immagine per ingrandire.

Aiutaci a diffondere il verbo del Bradipo linkandolo. Fallo tu perché il Bradipo fa n'caz.

martedì 16 ottobre 2012

MARVEL VINTAGE 12

Puntate precedenti.

Il tramonto della golden age del fumetto statunitense si avvicina, le avventure degli eroi dai colori sgargianti vedono un declino sempre crescente, la proposta di tematiche belliche ha sempre meno senso e meno seguaci, si percorrono nuove vie, i cambiamenti in corsa sono molti e verso la fine del decennio, quello degli anni quaranta, le proposte si diversificano.

Forse il 1948 è uno degli anni dove si raggiunge uno dei punti di maggior equilibrio per quello che concerne le tematiche proposte dai fumetti della Timely Publications. Mentre l'anno precedente vedeva la graduale scomparsa degli albetti umoristici con protagonisti simpatici animaletti e il proliferare di testate a tema rosa e adolescenziale, entrano ora in scena la crime story, il western, il mystery, senza trascurare comunque il pubblico femminile.

L'ultimo rigurgito di fumetto umoristico compare nell'agosto del '48 con la pubblicazione dei due numeri di Wacky Duck titolo già utilizzato in passato dalla Timely.

Wacky Duck 1 (Ago. '48), artista sconosc.

Decisamente originale la proposta di Ideal che iniziò la sua avventura nel Luglio del 1948, nei cinque numeri proposti prima della prematura chiusura della testata si avvicendarono personaggi insoliti per i comics dell'epoca: Antonio e Cleopatra, Giovanna d'Arco, Riccardo Cuor di Leone, etc... editor il sempre sorridente Stan Lee.

Ideal 1 (Lug. '48), artista sconosc.

Ideal 3 (Nov. '48), artista sconosc.

Già dall'anno precedente questa tendenza alla diversificazione aveva iniziato a prendere corpo grazie ad almeno un paio di titoli che si lanciarono nel campo delle crime stories. Come successore della testata Official true crime cases, dal venticinquesimo numero debutta All True Crime Cases, albo che verrà poi ripreso nel novembre del 1951 dalla futura incarnazione della casa editrice, la Atlas Comics. Tutte di nuova fattura invece le altre uscite dedicate al genere: si inizia nel Marzo '48 con l'esordio di Lawbreakers always lose! (un titolo, un programma) che conterà in tutto una decina di uscite, contributi di Harvey Kurtzman.
Segue nell'Aprile Crimefighters, altra testata che dall'undicesimo numerò uscirà sotto l'etichetta Atlas. Minor fortuna e uscita unica nel Giugno 1948 per Crime Exposed, denominatore comune di tutte queste testate sempre lui, il sorridente.

All-True Crime 26 (Feb. '48), cover di Syd Shores

Lawbreakers alwais lose! 1, cover di Syd Shores

Crimefighters 1 (Apr. '48), artista sconosc.

Crime Exposed 1 (Giu. '48), artista sconosc.

Le pubblicazioni dedicate al pubblico femminile non mancano, continuano i successi messi in cantiere gli anni precedenti e parte anche qualcosa di nuovo. La nuova serie di Comedy Comics (10 uscite) ripropone personaggi affermati come Millie the Model, Tessie the Typist e Hedy De Vine, nuovo personaggio invece su Mitzi Comics e Mitzi's boyfriend della primavera del '48. Buono il successo di My Romance che, pur con alcuni cambi di titolo, contò ben ottantasei uscite. Anche all'unica testata con protagonista un maschietto viene affiancata una giovane fanciulla, Frankie Comics diventa così Frankie and Lana.

Comedy Comics 1 (Mag. '48), artista sconosc.

Mitzi Comics 1 (Primavera '48), artista sconosc.

My Romance 1 (Set. '48), cover di Chris Rule

Lana 1 (Ago. '48), artista sconosc.

Frankie and Lana 12 (Dic. '48), artista sconosc.

Un po' diverso il discorso per Annie Oakley, eroina femminile ispirata a una tiratrice provetta realmente esistita che si guadagnò anche un posto al sole nello spettacolo itinerante di Buffalo Bill. All'interno dell'albo storie anche di Hedy De Vine.

Annie Oakley 1 (Mar. '48), cover di Chris Rule

Approfittiamo della presenza di Annie per esplorare il genere western che inizia a ottenere grande diffusione. A riprova che i supereroi tirano sempre meno ecco che All-Winners Comics, dopo una sola uscita, diventa All Western Winners presentando personaggi come Two-Gun Kid, Black Rider e Kid Colt. Il primo dei tre personaggi era già titolare di una sua testata dal Marzo del 1948, testata longeva che arriverà a contare ben 136 uscite. Tra gli altri albi da ricordare l'accoppiata Wild West/Wild Western che conterà 55 numeri e dove appariranno Tex Taylor, Tex Morgan e Blaze Carson, personaggi in procinto di ottenere albi a loro dedicati. Il maggior successo western è forse l'albo Kid Colt Outlaw che andò avanti fino al settembre del 1979 per ben 229 appuntamenti.

All Winners Comics 1 (Ago. '48), artista sconosc.

All Western Winners 2 (Inv. '48), di Syd Shores

Two-Gun Kid (Mar. '48) cover di Syd Shores

Wild West 1 (Mar. '48), cover di Syd Shores

Tex Morgan 1 (Ago. '48), cover di Syd Shores

Tex Taylor 1 (Set. '48), cover di Syd Shores

Blaze Carson 1 (Set. '48), cover di Syd Shores

Kid Colt outlaw 1 (Ago. '48), cover di Syd Shores

Rimaneva ancora dello spazio per le tematiche super anche se non sempre legate ai supereroi convenzionali, c'è la serie fantasy dedicata a Venus (Venere), c'è l'acquisto da parte della Timely di Blackstone the Magician della E.C. Comics e l'altrettanto misterioso The Witness, timidi i tentativi di rilancio (dureranno solo 3 numeri) del genere supereroico con Namora e Sun-Girl.

Venus 1 (ago. '48) di Ken Bald

Cover di Blackstone E.C. 1 di Elmer Stoner (Set. '47)

Blackstone the Magician 1 (Mag. '48), art. scon.

The Witness 1 (Set. '48), cover di Charles Nicholas

Namora 1 (Ago. '48), cover di Ken Bald

Sun-Girl 1 (Ago. '48), cover di Ken Bald

continua...
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