lunedì 28 febbraio 2011

DOCTOR WHO - STAGIONE 2

Che dire? Una graditissima conferma. A fine seconda stagione i dubbi sono ormai fugati, David Tennant è riuscito a sostituire in maniera egregia il signor Eccleston e la serie si è impennata verso l’alto. Gli episodi sono sempre gradevoli, praticamente assenti o quasi le cadute di tono e in 13 episodi gli autori riescono a creare un amalgama perfetto tra divertimento, dramma, spettacolo, mistero, commozione e puro genere.

Come si poteva osservare fin dall’episodio speciale natalizio (la Christmas Invasion), c’è un investimento maggiore sulla produzione, sulla resa qualitativa di immagini ed effetti speciali.

Il rapporto tra il Dottore, che è sì un personaggio nuovo ma che si porta dietro tutto il background delle serie precedenti, con i comprimari della serie e soprattutto con la compagna di viaggio Rose Tyler evolve in maniera significativa.
La stessa Rose, il suo ragazzo Mickey, la madre Jackie assumono sempre più importanza nell’economia globale della serie.

Una serie che ci porterà a incontrare nuovamente vecchie conoscenze, a scandagliare le origini di istituzioni quali Torchwood, a incontrare razze aliene e personaggi storici, gente comune e creature fantastiche e in almeno tre casi propone degli episodi doppi di pregevole fattura.

La nemesi del Dottore è rappresentata principalmente dai Cybermen, protagonisti di quattro episodi su tredici. Una razza di automi dal cervello umano, privi di bisogni e desideri.
Inoltre i nostri eroi si troveranno di fronte niente meno che La Bestia, sì proprio quella, in un doppio episodio in bilico tra fantascienza pura e horror.

Da tener presente che la serie è godibile pressoché da tutti, praticamente assenti sangue e scene violente, qualche puntata più leggerina l’ha vista addirittura la mia bambina alla quale piacciono molto gli Slitheen.

A prima vista può sembrare un serial strampalato e in alcuni casi lo è, non di meno non mancano i momenti sentimentali ben calibrati e riusciti. Ne sono la prova l’incontro con Sarah Jane (protagonista di uno spin-off) e il doppio episodio conclusivo che lascia lo spettatore soddisfatto ma con dell’amaro in bocca.
Ma non disperiamo, se anche nell’universo del Dottore ci sono delle regole ben precise, chi meglio di lui potrebbe trovare il modo per infrangerle. Non vi dico di più per non guastarvi eventuali sorprese nel caso decideste di guardare questa serie (io ve lo consiglio).
Il Tardis è ancora in viaggio, ci risentiremo presto.

sabato 26 febbraio 2011

VISIONI 13

Di Rachel Walker in rete ho trovato poche notizie e anche la sua gallery offre una quantità limitata di immagini.

Questi ibridi uomo/animale però mi intrigano parecchio. Ogni immagine fonde un'attitudine classica, immagini che sembrano arrivare da fine Ottocento inizio Novecento mischiate con inquietudine senza tempo. Eleganti e attraenti.
Se qualcuno dovesse saperne di più batta un colpo.

Remember


Mourning rain


Fisherman


Cat and canary

venerdì 25 febbraio 2011

MUSIC BOX 5 - JUST ONE OF THOSE DAYS

Ieri accenavo in uno di quei post, al cantante Fred Durst e alla sua band, i Limp Bizkit. Esponenti tamarri del Nu-Metal, corrente che univa suoni duri derivanti dal metal tout-court e sonorità Hip-hop e Rap, il gruppo di Jacksonville ha all'attivo una mezza dozzina di album e più di 50 milioni di dischi venduti (fonte wikipedia, lo scrivo perchè mi sembrano veramente tanti).

La scena se la contendono quelli che in maniera diversa possono essere considerati i due frontmen della band. Tanto è tamarro, egocentrico e all'apparenza maleducato e presuntuoso Fred Durst, tanto è laconico, scenografico e all'apparenza pacato il chitarrista Wes Borland.

Guardiamoci il video del pezzo a cui accennavo ieri, "è solo uno di quei giorni/quando non ti vuoi svegliare/tutto è andato a puttane/tutti fanno schifo"... una di quelle giornate storte insomma.

Chi è convinto che la musica debba per forza essere sole cuore amore si tenga alla larga. Questo è un pezzo tamarro, prepotente, sboccato, violento e liberatorio...

I Bizkit son proprio dei bei tamarri non c'è che dire, però hanno un tiro di tutto rispetto, il loro secondo album, quello dal quale è tratta questa Break Stuff mi piaceva parecchio... il resto un po' meno.

Break Stuff - Sonisphere 2009



Its just one of those days
When you don't wanna wake up
Everything is fucked
Everybody sux
You don't really know why
But you want justify
Rippin' someone's head off
No human contact
And if you interact
Your life is on contract
Your best bet is to stay away motherfucker
It's just one of those days!!

[chorus]
Its all about the he says she says bullshit
I think you better quit
Lettin' shit slip
Or you'll be leavin with a fat lip
Its all about the he says she says bullshit
I think you better quit talkin that shit
(Punk, so come and get it)
Its just one of those days
Feelin' like a freight train
First one to complain
Leaves with a blood stain
Damn right I'm a maniac
You better watch your back
Cuz I'm fuckin' up your program
And if your stuck up
You just lucked up
Next in line to get fucked up
Your best bet is to stay away motherfucker
Its just one of those days!!

[chorus]

I feel like shit
My suggestion is to keep your distance cuz right now im dangerous
We've all felt like shit
And been treated like shit
All those motherfuckers that want to step up
I hope you know I pack a chain saw
I'll skin your ass raw
And if my day keeps goin' this way I just might break somethin' tonight...
I hope you know I pack a chain saw
I'll skin your ass raw
And if my day keeps goin' this way I just might break somethin' tonight...
I hope you know I pack a chain saw
I'll skin your ass raw
And if my day keeps goin' this way I just might break your fuckin' face tonight!!
Give me somethin' to break
Give me somethin' to break
Just give me somethin' to break
How bout your fuckin' face
I hope you know I pack a chain saw, what!!...
A chain saw, what!!...
A motherfucking chain saw, what!!...
So come and get it

Vale la pena dare un occhio al look cangiante di Wes Borland.









giovedì 24 febbraio 2011

SOLO UNO DI QUEI GIORNI

Come cantava Fred Durst dei Limp Bizkit "è solo uno di quei giorni, quando non vuoi svegliarti, tutto è andato a puttane e tutto fa schifo".

Questo è solo uno di quei post. E sì che volevo seguire il prezioso consiglio di Viktor che quasi sembra un nuovo comandamento. Ottavo: non ti incazzare.

Ma come si fa quando le tue giornate sono caratterizzate da una ridda di personaggi dagli altalenanti comportamenti. Da convivenze forzate con persone e situazioni che non hai voglia di affrontare.

E così non hai voglia d'alzarti, perchè dormi sempre peggio, perchè quel che t'aspetta non t'alletta.

Ed infine eccoli: devi avere a che fare con chi difetta nella lingua e non riconosce la differenza tra parole come proprietario e padrone, con chi non valorizza le persone e sono in tante a non esserlo (prima o poi ce ne accorgeremo tutti). Con chi non sopporta le opinioni contrarie alle proprie in un paese dove non si conosce il significato delle parole "essere al servizio" e "dissenso".
Questo a tutti i livelli. Peccato che per fare i Carabinieri ci sia un limite d'altezza altrimenti avremmo un Carabiniere in più e molte, molte, molte rotture di coglioni in meno...

Per loro, film consigliato: Il grande Dittatore



C'è chi si adegua, naviga seguendo la corrente, s'investe consolandosi d'un falso senso d'importanza.
Per loro: Lo spaccone



I nuovi rampanti, indifferenti a esigenze, sentimenti, bisogni che non siano i loro. Anche qui possiamo rabbrividire pensando di esser governati da gente assolutamente indifferente alle persone che dovrebbero guidare e governare. Da ambo le parti.
Per loro: Gli spietati



Per chi è sempre pronto a schierarsi con i più forti, per chi è servo dei forti e prepotente con i deboli. Per loro: Vite vendute



Per chi è stato messo da parte con cattiveria: I dimenticati



Per chi ha maturato col tempo e con la fatica esperienze che sono state cancellate con repentini colpi di spugna. Per loro: Umiliati e offesi



Ma anche, ed è una speranza e un augurio: Ricomincio da capo



A chi è costretto ad andare avanti in condizioni sempre più precarie, più disagevoli, con sempre meno tempo per la propria vita, per i propri figli, per loro stessi. Per chi deve fare sacrifici per portare a casa qualche euro in più e pagarci le spese. Per loro: Per qualche dollaro in più



Per chi si trova in situazioni sgradevoli dall'oggi al domani (e sono cose che purtroppo capitano), nel giro d'un pomeriggio: Quel pomeriggio di un giorno da cani



Per noi tutti: Viale del tramonto



Per i coglioni come me che ogni tanto pensano si possa ancora fare qualcosa (e a mente lucida davvero non so più come): La grande illusione



Per fortuna c'è ancora un manipolo di amici su cui si può contare. Per loro un'immagine epica: I magnifici 7



E le altre brave persone che si trovano in cattive acque, che tengono duro coerenti con loro stessi e danno un po' di significato a quello che fai tutti i giorni. Per loro: Il mucchio selvaggio.



Occhio perchè il mucchio al momento non è ancora così selvaggio ma potrebbe diventarlo. E poi c'è la storia del mitragliatore...

PS: Diamo a Cesare quel che è di Cesare e allo Zio quel che è dello Zio. Questo post nasce da una delle nostre solite grottesche conversazioni improvvisate.

PS2: I film sono associati solo in base al titolo e non ai contenuti, alcuni non li ho nemmeno visti.

PS3: Non so se si è notato ma ho le palle abbastanza piene. Giusto per puntualizzare.

martedì 22 febbraio 2011

GENE KELLY

Proprio questo mese sono quindici anni che Gene Kelly è scomparso.
In realtà questo post non nasce da questa ricorrenza ma dal fatto molto più casuale di averlo intravisto per qualche secondo in un film che passavano in tv qualche giorno fa.
Il film era Facciamo l'amore con Marylin Monroe.

Mi è venuta voglia di omaggiare questo grandissimo artista usando ovviamente qualcuna delle sue splendide esibizioni di puro talento.

Il prode Eugene è riuscito ad affascinare anche me che sono veramente poco attratto dal ballo e dalla danza in genere. Eppure quando lo guardo rimango sempre sbalordito e a bocca aperta. Io che son di legno gli invidio quella leggerezza del passo, quella naturalezza del movimento. Un signore, grande ballerino, attore, coreografo e regista (spesso aiutato da Stanley Donen in quest'ultimo aspetto).

Nei suoi film ha recitato con gente del calibro di Judie Garland, Rita Hayworth, Frank Sinatra e pure Tom & Jerry, ha avuto per due volte lo stesso oscar e per tre volte mogli diverse.

Singing in the rain rimane il suo più grande successo. Pare che l'esibizione che potete ammirare qui sotto sia stata registrata mentre il piccolo Eugene contava più di 39 linee di febbre. Figuriamoci fosse stato bene...



E godetevi anche questo in compagnia di Donald O'Connor. Questi due non sentono il peso della gravità. Spettacolo!

sabato 19 febbraio 2011

INDOVINA CHI? 15: THE DIRECTOR'S CUT

Nuova manche tematica e non vi sto a sottolineare quale sarà il tema.

Andate a spulciare, cercate, cercate e fatevi sentire. Le regole sono sempre le stesse, diamo un'occhiata alla classifica aggiornata.

DOPO LA 14A MANCHE
MICHY 45
URZ 43
LA CITATA 33
MORGANA 27
ZIO ROBBO 15
GABRY 9
LA 4
LUIGI 3
VIKTOR 3

Ricordo che il gioco si concluderà con la 25a manche.

1)

2)

3)

4)

5)

6)

7)

8)

9)

10)

venerdì 18 febbraio 2011

VISIONI 12

Su segnalazione di mia moglie ho dato un'occhiata ai lavori di Victor Molev, artista nato in Russia e trasferitosi in seguito in Israele prima e in Candada poi dove tuttora risiede e lavora.

Ammetto che non trovo tutte le sue opere così interessanti, molti soggetti fantasy alcuni dei quali andrebbero bene come copertine di vecchi dischi prog, colori un tantino smorti e qualche bella opera.

Però questa serie di lavori è davvero notevole.

Guardate prima la tela in piccolo e poi il suo ingrandimento.



Monna Lisa





Freddie Mercury




Elvis Presley

Qui il sito dove potete trovare il resto della sua produzione.

giovedì 17 febbraio 2011

DAGO: LO SCHIAVO DI VENEZIA

Questo articolo è stato scritto per il sito fumettidicarta (e relativo blog)

Quando mi sono seduto davanti al computer l’intenzione era quella di parlare della miniserie Sebastian O scritta da Grant Morrison. Una storia di vendetta ambientata in un’epoca vittoriana dai risvolti Steampunk. Un protagonista lascivo, in piena opposizione alla morale dell’epoca tradito da un amico e imprigionato a causa dei suoi comportamenti. Un assassino brutale che evade per compiere la sua vendetta, un dandy che dà poco valore alla vita umana e molto all’estetica.

Le parole però non venivano fuori, non c’era verso. Per distrarmi ho preso in mano il primo numero della collana di ristampe Dago: Tuttocolore. Anche qui, curiosamente, mi trovo davanti a una storia di vendetta, una storia dal respiro molto più ampio e decisamente più epico rispetto alla prima. Ambientazione completamente diversa: siamo a Venezia nel sedicesimo secolo, decisamente distanti dall’ucronia vittoriana descritta da Morrison. Avventura classica invece di una decadente fantascienza (appena accennata a dire il vero).

Man mano che leggevo le avventure di Dago, Sebastian O veniva inesorabilmente cancellato dalla mia mente, il genio visionario di Morrison sbeffeggiato dalla solida scrittura di un Robin Wood in stato di grazia che sembrava dirmi: “Guarda, è così che si scrive una storia”.

“E, tra l’altro, così la si disegna” aggiunge Alberto Salinas, e chi può dire nulla.

Certo il paragone è impari, Dago ha una storia pluriennale alle spalle mentre Sebastian O una miniserie di tre numeri. Però io Dago non l’avevo mai preso in mano prima d’ora e alla fine del terzo capitolo (il volume ne raccoglie ventuno) il protagonista di questa storia è già un personaggio vero, con le sue disgrazie, le sue motivazioni, il suo carattere e con in tasca una vendetta da compiere.

Invece Sebastian O cominciava a sembrarmi un disegnino vuoto, Sebastian O... ma chi è questo Sebastian O. Così ho deciso di scrivere di Dago.

Per fare una citazione di bassa lega potremmo dire: “Com’è dura l’avventura”. Per il protagonista di questa collana è dura davvero.
Cesare Renzi, questo il vero nome di Dago, è il rampollo di una nobile famiglia veneziana ai danni della quale è in atto una congiura. Della stessa fanno parte un aspirante doge, il finanziere Kalandrakis che ha da guadagnarci denaro e prestigio, Ahmed Bey che manovra per fini politici mandato dal Sultano stesso e il migliore amico di Cesare, il conte Barazzutti, che mira a ricchezze e alla mano di Ginetta, l’amata di Cesare.

Le manovre di questi loschi figuri portano allo sterminio della famiglia di Cesare, madre, padre e sorella uccisi senza pietà. Cesare finisce in mare con una daga (da qui il nome Dago) conficcata nella schiena.

Da Venezia al mare, dal mare alla flotta del temuto pirata Barbarossa, da lì ad Algeri fino al deserto, schiavo al remo e nelle paludi di sanguisughe.
Traversie che svuotano l’anima di Cesare che è sempre meno Cesare e sempre più lo schiavo Dago. Consumato dal desiderio di vendetta vive per esso con molto orgoglio, poco amore e grande determinazione.

Avventure calate perfettamente nello scenario storico dell’epoca in un caldo e temibile Nord Africa, tra beduini e tuareg, deserto e mare, schiavitù e amicizie virili, atti d’incoscienza e prove di coraggio. Il coraggio e la determinazione di chi deve riguadagnare la libertà per la vendetta.

Wood scrive una storia di classica avventura, di quelle che non ve n’è mai abbastanza. La curiosità di vedere cosa succede all’ex nobile veneziano è forte e forti sono anche i meriti di Salinas, maestro in grado di rendere al meglio qualsiasi tipo di ambientazione.
Perfetta la ricostruzione di ambienti, costumi d’epoca, animali e personaggi. Non ho mai letto il Dago in bianco e nero ma questa versione a colori soddisfa pienamente.

Sempre più spesso mi capita di apprezzare il ritorno al classico rispetto a opere che vogliono essere innovative e non ci riescono. Per chi può fare a meno di calzamaglie, astronavi volanti, viaggi nel tempo e cose del genere Dago è sicuramente un’ottima lettura.

AGENTE 007 - QUANTUM OF SOLACE

(di Marc Forster, 2008) 

Non sono mai stato un grande fan della saga di James Bond, non ho mai letto un libro di Ian Fleming e non mi sono mai strappato i capelli per le gesta dell’ormai mitico agente segreto al servizio di Sua Maestà. In passato, grazie a uno di quei cicli tematici proposti da mamma RAI, mi ero guardato tutti i film sul personaggio interpretati da Sean Connery. Come ciliegina sulla torta ne aggiunsi anche uno di quelli di Pierce Brosnan. In linea generale mi colpì la spiccata eleganza dello scozzese rispetto a quella dell’irlandese (nulla da dire neanche per lui, per carità), la difficoltà a tener desta l’attenzione sulla trama e una serie di scene ben congeniate. Nel complesso però arrivavo ai titoli di coda in preda alla noia. 

Nel 2006 l’agente segreto viene rilanciato grazie alla pellicola Casinò Royale e al volto di Daniel Craig. Ricordo ancora le polemiche riguardanti la scelta dell’attore da molti considerato inadatto al ruolo. Inadatto o meno, Craig è il primo James Bond che è riuscito a divertirmi in maniera completa. Un Bond più enigmatico, più duro, un agente che non bada alle buone maniere. Scene d’azione girate benissimo e sempre coinvolgenti. Un’americanata? Certo che sì, ma di quelle fatte per bene, anche in quello bisogna essere maestri. La trama chi se la ricorda più. 

 Con questo seguito va a segno anche il secondo colpo. A onor del vero il primo episodio mi aveva divertito decisamente di più ma anche questo Quantum of solace non è niente male. Il film prende le mosse ipoteticamente subito dopo la conclusione del primo capitolo, Vesper è morta e Bond in preda a un intimo dolore. Si sente tradito, soffre e il fantasma di Vesper sarà presente per tutta la pellicola durante la quale Bond elaborerà il suo lutto. Il resto è tutta azione (anche qui strepitosa), intrighi, donne pericolose, fantomatiche organizzazioni e tutti i classici elementi di una storia di 007. Mancano le trovate sopra le righe come i gadget strampalati e le auto superaccessoriate. Da un tradimento si passa a banconote rubate, da queste a un documento e a una donna in cerca di vendetta da qui all’organizzazione criminale e via discorrendo.... Siena, Londra, Bolivia, Austria, Talamone, tra un inseguimento e l’altro, alcuni volti noti come quello di Giannini, esplosioni esagerate la trama si dipana. Chi conosce il personaggio sa già cosa aspettarsi. Per quel che mi riguarda la cura Craig ha funzionato. Certo nel primo episodio c'era Eva Green che dava quel tocco di classe in più ma anche con questo secondo episodio ci si diverte parecchio.
   

mercoledì 16 febbraio 2011

MUSIC BOX 4

Per questa volta metterò da parte le mie band preferite, le canzoni legate a ricordi particolari e i miei gusti personali per presentarvi un album e una cantante che ho scoperto solo da poco. Musica per me nuova ma che risale al 1979, anno nel quale veniva dato alle stampe il Live & uncensored di Millie Jackson.

Arrivata alla musica quasi per caso dopo aver fatto la modella a New York, la Jackson ottiene i primi successi sull'onda della blaxploitation partecipando alla colonna sonora del film Cleopatra Jones. Con l'album Caught up affronta il tema dell'adulterio e lo porta in scena in show segnati dalla sua caldissima voce e da un'interazione ininterrotta con il pubblico. Un mix tra concerto live e performance durante le quali la cantante punta sul suo lato sensuale e oltraggioso.

La versione su CD del Live del 1979 contiene anche il Live and outrageous del 1982.

Uno spettacolo coinvolgente, merito della grande voce della Jackson, della sua presa sul pubblico e dei suoni avvolgenti della band che segue la Jackson e che si fregia di una sezione ritmica eccellente.

Qui il video di If loving you is wrong da uno show del 1982. Il pezzo parla proprio di una relazione adulterina e la Jackson rincara la dose durante il suo show con il pubblico.
Vi consiglio comunque anche questo e questo.



If loving you is wrong I don't wanna be right
If being right means being without you
I'd rather live a wrong doing life
Your mama and daddy say it's a shame
It's a downright disgrace
Long as I got you by my side
I don't care what your people say

My friends tell me there's no future
In loving a married man
If I can't see you when I want to
I'll see you when I can
If loving you is wrong I don't wanna be right
If loving you is wrong I don't wanna be right

Am I wrong to fall so deeply in love with you
Knowing you have a wife and two little children
Depending on you too
And am I wrong to hunger
for the gentleness of your touch
knowing I got somebody else at home
who needs me just as much

And am I wrong to give my love
To a married man
And am I wrong trying to hold on
To the best thing I ever had
If loving you is wrong I don't wanna be right
If loving you is wrong I don't wanna be right

Am I wrong to give my love
To a married man
And am I wrong trying to hold on
To the best thing I ever had
If loving you is wrong I don't wanna be right
If loving you is wrong I don't wanna be right

I don't wanna be right
If it means sleeping alone at night
I don't wanna be right
If it means coming home at night
I don't wanna, I don't wanna
I don't wanna never, never, never be right

VIDEOCRACY - BASTA APPARIRE

(di Erik Gandini, 2009) 

Questa sera, grazie all’amico Urz (rendiamogli merito), mi sono immerso nello schifo catodico che il nostro paese con grande nonchalance riesce a sfornare. Lo stato in cui versa la nostra televisione lo conosciamo più o meno tutti, sappiamo anche quanta gente a questa scatola magica ancora ci creda e, fatto decisamente più grave, sappiamo quanta gente addirittura aneli a entrarci e a far parte del (im)mondo televisivo. Il documentario di Gandini, italiano di nascita emigrato in Svezia, pone sotto i riflettori alcuni aspetti della vita pubblica del paese decisamente d’attualità proprio in questi giorni. Gli spunti sono davvero molti: l’immagine ludica della donna proposta da molte trasmissioni televisive; il desiderio sfrenato da parte di molti giovani di entrare in quel mondo fatto di nulla, soldi, lusso, donne e poca fatica; il conflitto d’interessi del Silvio (e meno male che Silvio c’è) a guida di un paese allo sbando e contemporaneamente alla guida della quasi totalità dell’informazione televisiva, che su questa nave che affonda risulta essere la più seguita. E poi la Costa Smeralda, Mora, Corona, i cazzoni che pagano per andare a vedere questa gente in discoteca, le ragazzine che si presentano ai concorsi per diventare veline, magari con genitori al seguito, e nel bel mezzo di tristissimi centri commerciali sculettano davanti a una platea di estatici astanti. Insomma, il documentario di Gandini sottolinea ancora una volta come siamo messi male, cosa della quale ormai tutti dovremmo essere coscienti. Ma i personaggi sopra citati invece di ispirare sdegno e ribrezzo vengono innalzati a modello, esempio da seguire per emergere, togliersi dal tornio, come afferma un ragazzo che Gandini segue per tutto l’arco del documentario, per realizzare il sogno televisivo. Basta poco, una partecipazione a un reality, un culo poggiato sul trono della De Filippi e sei a posto. Ti sistemano la vita. Purtroppo questa è l’idea di alcuni giovani come il ragazzo sopra citato che alla fine fa quasi tenerezza per i discorsi che riesce a tirare fuori. Lui si propone come un mix tra Van Damme e Ricky Martin, coniuga arti marziali e bel canto (o almeno così crede lui). In realtà è bravo a cantare come io lo sono a respirare sott’acqua. Provini su provini, esibizioni canore, gavetta come pubblico televisivo in varie trasmissioni eppure niente. Il nostro si sente discriminato, ci sono troppe ragazze che hanno armi da giocare che lui non ha, disposte a scendere a compromessi e così lui non trova spazio. E può pure essere figlio mio, certo il fatto che canti da far venire l’ulcera avrà pure il suo peso. Ma alla fine un piccolo spazio si troverà anche per lui. Uno spaccato sicuramente poco incoraggiante che purtroppo diventa più solido anno dopo anno. Nel 1992, ormai quasi vent’anni fa Bennato cantava: qui si scherza sempre va tutto a gonfie vele e vi troverete bene qui nel paese dei balocchi qui si scherza sempre nel paese dei balocchi è carnevale tutto l'anno non ci sono scandali né crisi di governo qui nel paese dei balocchi. Che sia giunta l'ora che le cose cambino?
   

lunedì 14 febbraio 2011

VISIONI 11: DOCTOR WHO

Come avrà intuito chi segue questo blog con una certa regolarità, è da qualche tempo che mi è presa un po' la fissa per la serie del Doctor Who.

Sempre divertente e originale, è piena di spunti anche per chi, come l'artista che si cela dietro il nick ONTV, si dedica al disegno.

Qui sotto una bella gallery di immagini dedicate al/ai buon/i dottore/i dell'omonima serie dal profilo di ONTV su DeviantART.

Il primo Dottore e i Daleks


Il secondo Dottore e i Cybermen


Il terzo Dottore e Linx


Il quarto Dottore e i Foamasi


Il quinto Dottore e i Tractators


Il sesto Dottore e Sil


Il settimo dottore e gli Haemovor


L'ottavo Dottore e gli Zygons


Il nono Dottore e gli Slitheen


Il decimo Dottore e i Clockwork A


L'undicesimo Dottore e i Silurians
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