giovedì 31 gennaio 2013

BRADI PIT 52

Fan del fumetto supereroistico è arrivato il vostro momento. Anche per Bradi arriva il crossover con un nuovo, sensazionale avventuriero. Il suo nome è...



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martedì 29 gennaio 2013

... AND MY NOMINEES ARE

Si sono ufficialmente aperte da qualche giorno le votazioni del controfestival più avvincente del web (se non l'unico, ma se non è l'unico è sicuramente il più avvincente). Come ormai saprete blogger e non sono stati invitati a presentare le proprie candidature per quattro diverse categorie. La risposta è stata decisamente buona, talmente tanto che i pezzi tra i quali si può scegliere sono circa una settantina per ogni categoria.

Al momento le votazioni sono aperte per due categorie: Musica alternativa italiana - il meglio dal 2000 a oggi e la categoria Italian Trash, il peggio della musica italiana di sempre.

Si possono votare fino a 9 canzoni per categoria, ogni persona può votare un'unica volta (quindi segnalate tutte le vostre preferenze per ogni singola categoria in una botta sola, una votazione per ogni categoria). Si vota sul blog dell'Orablù.

Qui a fianco ci sono i widget per ascoltare tutte le canzoni in gara.

Qui sotto invece vi propongo la mia selezione personale per entrambe le categorie (che potete votare ma anche no se trovate di meglio - cosa di cui dubito:). Almeno i pezzi trash sono assolutamente da ascoltare :)


Musica Alternativa:

Quintorigo - La nonna di Frederick lo portava al mare



Canaan - Senza una risposta



Offlaga Disco Pax - Robespierre




Italian Trash

Dummblonde feat. DArgen D'amico e LuckyBeard - La cassa spinge come spinge tuo marito



Enzo Romano - Damme 'o cane



Franco Ricciardi - Mia cugina

lunedì 28 gennaio 2013

PORCO ROSSO

(Kurenai no buta di Hayao Miyazaki, 1992)

Ancora un bel prodotto firmato da Miyazaki e dallo studio Ghibli. Fose non siamo ai livelli de Il mio vicino Totoro o de La città incantata ma motivi per apprezzare Porco Rosso non ne mancano. Intanto la storia è ambientata completamente in territori italiani, cosa davvero poco usuale per un film d'animazione giapponese, inoltre il protagonista è condannato misteriosamente a un'esistenza in forma suina, unico in tutto il film, senza che Miyazaki ce ne dia spiegazione alcuna (o quasi).

Porco Rosso è Marco Pagot, ex aviatore e ora indipendente del cielo, trasformato misteriosamente in suino e autorelegatosi a una vita per lo più in solitaria. Abbandonata l'aviazione regolare, Porco si dedica alla riscossione di taglie, cacciatore dei vari pirati dell'aria nel periodo fascista. Pilota quasi imbattibile si troverà a confrontarsi con l'americano Donald Curtis, a collaborare con la giovane Fio per la ricostruzione del suo idrovolante e a fare i conti con i suoi sentimenti per la bella Gina. Sullo sfondo gli aerei dei fascisti, vecchi compagni, i navigli milanesi e il mare Adriatico.

I temi cari alla tradizione dello studio sono presenti anche se in maniera meno marcata rispetto ad altre pellicole firmate da Miyazaki. La mutazione del protagonista è centrale anche se trova poche spiegazioni, grande importanza hanno anche le figure femminili e ancora una volta una giovincella avrà un ruolo predominante, forse più importante di quel che si veda a una prima occhiata. I disegni degli spazi aperti sono come sempre favolosi e la storia è immersa nell'azzurro del cielo e del mare.

Curioso sentire chiamare i protagonisti: Marco Pagot, Arturo Ferrarini, Fio Piccolo, la signora Gina, etc..., il film, accurato e documentato nei riferimenti aeronautici, è un bell'omaggio per il nostro paese. Nonostante il lato magico sia messo un po' da parte la narrazione rimane comunque sognante, come si addice all'animazione del maestro giapponese.



L'unica pecca risulta essere il finale che oltre ad offrire poche spiegazioni (che potrebbe anche non essere un male) risulta decisamente affrettato e si conclude improvvisamente, proprio quando si avrebbe voglia di guardarne ancora un po'.

Certo è che se questo Porco Rosso si può considerare quasi un film minore dell'opera di Miyazaki ci si chiede come si possano considerare alcuni di quei cartoni animati in digitale prodotti un tanto al chilo e magari gonfiati anche per il 3D. Via su, ricominciamo a far disegnare la gente brava che ne vale la pena.

VOTATE, VOTATE, VOTATE!

Amici followers, è tempo di verdetti per LA MUSICA E' SEMPRE PIU' BLU!

Ha infatti inizio oggi la seconda fase della gara, nella quale le canzoni proposte si batteranno in uno scontro all'ultimo voto per aggiudicarsi i posti per la finale! 213 canzoni totali, ma soltanto 12 accederanno alla finale, e come in ogni festival che si rispetti, il giudizio spetta al popolo; il popolo della rete ovviamente...

Per ogni categoria saranno scelte le 3 canzoni più votate, canzoni che approderanno alla finale di sabato 16 febbraio, può votare chiunque, senza necessariamente essere iscritto al contest, e per farlo basta andare sul blog dell' Orablù , lì troverete i sondaggi nei quali potrete scegliere i vostri pezzi preferiti. I sondaggi permettono una scelta multipla fino ad un massimo di 9 preferenze per ogni categoria; la votazione per ogni categoria è permessa una sola volta per ciascuno, onde evitare ondate di votazioni che inficerebbero il risultato finale. Da questo momento hanno inizio ufficialmente le votazioni per le categorie "12 anni di musica alternativa" e "Italian Trash", i sondaggi si chiuderanno sabato 2 febbraio per lasciare spazio alle votazioni per le successive categorie.

Nota importante: La categoria Italian Trash contiene il peggio del peggio della musica italiana selezionata dai partecipanti, quindi ricordate che va votato il pezzo peggiore!

Su questo, come sugli altri blog che partecipano al contest, potete trovare i gadget per ascoltare tutte le canzoni in gara, non vi resta che prestare bene orecchio e fare la vostra scelta!

E che vinca il migliore (o il peggiore...)!

Nel colonnino di destra sono presenti i due widget tramite i quali potrete ascoltare tutte le canzoni in gara.

sabato 26 gennaio 2013

INTERNAZIONALE (2)

Questa settimana, a differenza di quel che è accaduto la settimana scorsa, i contenuti più interessanti del nuovo numero di Internazionale li ho trovati proprio nell'articolo di copertina: Quattro giorni a Davos, di Emmanuel Carrère ed Hélène Devynck per il francese XXI.

Davos è una località della Svizzera dove ogni anno si organizza, dal 1971, un forum economico che vede tra gli ospiti capi di stato, personalità influenti e manager e direttori delle imprese/industrie che stabiliscono le politiche economiche mondiali, i cosiddetti poteri forti. (insomma uno di quei posti da far saltare per aria quando sono tutti dentro :).

Va da sè che non è un posto dove può accedere chiunque.

I due autori dell'articolo (uno scrittore e un giornalista) sono stati introdotti al summit dal giovane Félix Marquardt:

"inventore delle A thing: le cene dell'Atlantico. A metà strada tra un think tank e un'agenzia di pubbliche relazioni, le cene dell'Atlantico riuniscono intorno a leader politici che passano a Parigi uomini d'affari e diplomatici, ma anche scrittori artisti e rapper".

Insomma, uno che si muove tra la gente che conta e ha accesso a posti inavvicinabili per altri.

Il primo incontro della coppia è quello con Jean-Claude Trichet, ex presidente della Banca Centrale Europea.

"Prima domanda: "Se  fossimo venuti qui nel 2007 avremmo certamente intervistato persone che anticipavano l'imminente crisi dei subprime, di cui non avevamo nessuna idea. All'epoca non conoscevamo neanche la parola. Allora ci chiediamo, cosa può essere oggi l'equivalente? Qualcosa che non conosciamo e che forse lei ci può anticipare?". [...] In ogni caso (Trichet che non risponde) si alza dicendo che sarebbe meglio rivedersi a Parigi per un'intervista di cui saranno prima fissate le regole.

Iniziamo bene, le domande scomode (ma forse neanche poi tantissimo) ai potenti non piacciono. Il punto che preme portare alla luce ai due scrittori, che è quello che preme un po' a tutti noi è più o meno il seguente:

[...] un capitalismo finanziario ossessionato dal profitto, insensibile alle sue conseguenze sociali e alle vertiginose diseguaglianze che contribuisce ad accentuare da trent'anni, senza nessuna regolamentazione. Un capitalismo che privatizza i guadagni e socializza le perdite, che considera gli Stati come un'eredità sovietica, ma che conta su di loro per essere aiutato quando gira il vento, e che di crisi in crisi trascina i paesi occidentali verso un naufragio nel quale le classi medie sembrano destinate ad affogare, mentre i responsabili vengono salvati in elicottero. [...]

 Ma a Davos si ha coscienza di questo?

La risposta è inequivocabile: no.

Ecco come ragionano i ricconi che vivono sulle nostre spalle (perché non è che vivano da qualche altra parte).

[...] Disillusione? Crisi? Disuguaglianze? Va bene, se proprio ci tenete, ma come dice il cordiale e caloroso amministratore delegato della Western Union bisogna essere chiari: se i manager non ottengono i compensi che meritano, se ne andranno altrove. e poi, cosa vuol dire capitalismo? Se una persona ha cento dollari di risparmi e li deposita in banca sperando di averne presto 105, è un capitalista come me e voi. Ha detto proprio "come me e voi", e anche se guadagnamo uno stipendio più che decente, anche se non conosciamo lo stipendio esatto dell'A.D. della Western Union, per non parlare delle sue stock option, quel "come me e voi" merita il premio miglior battuta di Davos. [...]


Il bello è che questi qui sembrano realmente convinti di essere nel giusto, di essere una specie di congrega di filantropi in mobilitazione univoca verso la salvezza e l'elevazione di questo mondo schifoso.

Ed ecco invece quel che pensa della questione l'anfitrione Félix Marquardt:

[...] gli occidentali lo definiscono in termini di crisi e di disastro, ma per i paesi emergenti il discorso è completamente diverso, il nostro disastro è il loro trionfo. In altre parole, se nel tempo in cui cinque cinesi o indiani passano dalla povertà alla classe media, due europei o statunitensi fanno la strada inversa, ebbene non è un cattivo affare. L'unico problema è che questo non ci farà piacere. Noi eravamo i ricchi e loro i poveri, ma la situazione sta cambiando. [...]  Siete voi i pavidi, i retrogradi, le vostre facce spaventate da lettori di Le Monde Diplomatique sono solo le maschere del vostro panico. Sì, i vostri paesi stanno diventando il nuovo terzo mondo. Sì, i vostri piccoli risparmi si stanno volatilizzando. E se ci sarà una nuova rivoluzione del 1789, non sarà quella del 99 per cento di occidentali medi contro l'1 per cento di occidentali ricchi, ma quella degli ex dannati della Terra contro i loro ex padroni coloniali, cioè voi.

Che da questo punto di vista ti butta in una depressione totale e ti fa pure sentire un pochino in colpa.

L'articolo poi continua con una miriade di spunti di riflessione e motivi per acuire il proprio disprezzo verso questa bella gente.

Ci lascia però anche con una visione di speranza, palesata questa dall'opinione Mohamed Yunus, inventore del microcredito e premio Nobel per la pace:

[...] ci sono tutte le condizioni per una grave catastrofe globale, irrimediabile, ma che secondo lui riusciremo a salvarci perché non avendo più scelta diventeremo migliori, lasciando da parte il nostro egoismo, affrancandoci dalla tirannia del nostro ego e di quello che comporta: paura, cupidigia, competizione. Dice che grazie all'aiuto di internet troveremo entusiasmante e divertente - forse non noi ma i nostri figli - inventare gli strumenti di questa liberazione. Che entro una o due generazioni il nostro mondo frenetico e disperato, con la sua ossessione per il denaro, sarà diventato del tutto incomprensibile per i nostri discendenti: vivevano davvero così? [...]

Speriamo.

venerdì 25 gennaio 2013

10 VOLTI (8)

Ok, ok, ok. Non facciamo passare di nuovo troppo tempo prima di cimentarci ancora con il giochino dedicato a 10 volti. L'ultima manche dedicata ai musicisti degli anni '80 è stata dominata dalla mia dolce metà. Vediamo come ve la caverete ora che il tema musicale è stato abbandonato.

La classifica si è allungata parecchio, La Citata è in fuga ma la concorrenza è agguerrita, molti fortunatamente i partecipanti. Vediamo la situazione:

Classifica:
01 La Citata 16 pt.
02 Bradipo 7 pt.
03 Urz 7 pt.
04 Vincent 4 pt.
05 Poison 4 pt.
06 L'Adri 4 pt.
07 Cannibal Kid 3 pt.
08 Elle 3 pt.
09 Viktor 2 pt.
10 Frank Manila 2 pt.
11 Beatrix Kiddo 1 pt.
12 Evil Monkeys 1 pt.
13 Umberto 1 pt.
14 Luigi 1 pt.
15 Zio Robbo 1 pt.
16 Blackswan 0 pt.
17 Babol 0 pt.
18 El Gae 0 pt.

E via che si va:

1)


2)


3)


4)


5)


6)


7)


8)


9)


10)

giovedì 24 gennaio 2013

BRADI PIT 51

Sarà anche lento però è avanti!



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martedì 22 gennaio 2013

MARVEL VINTAGE 15

Puntate precedenti

Il 1950 fu l'ultimo anno in cui Martin Goodman pubblicò fumetti di vario genere sotto l'etichetta Timely Publications (che presentavano di già il bollino Marvel Comics in copertina). Infatti dal novembre dell'anno successivo il globo della Atlas Comics sostituirà i vecchi loghi dando vita alla nuova era della casa editrice.

Si chiude anche la Golden Age del fumetto supereroico con il mese di febbraio. Dopo l'abbandono delle pagine a fumetti da parte di Namor, della Torcia e degli altri eroi in calzamaglia giunge il momento dei saluti finali anche per Captain America's Comics che negli ultimi due numeri di vita editoriale si trasforma in Captain America's Weir Tales, un'antologico che chiude con il numero 75 nel quale non v'è più traccia di supereroi.


Cap. America's Weird Tales 75, cover Gene Colan



Cap. America's Weird Tales 74, cover Al Avison

Tralasciando i vari cambi di nome e di rotta che coinvolsero le varie testate solo per una manciata di numeri andiamo a vedere come si mosse la Timely per quel che riguarda il 1950. Il trend ormai era la diversificazione dei generi, produrre fumetti tentando di accontentare un pubblico il più vasto possibile. L'anno precedente c'era stata una vera e propria invasione di fumetti rosa rivolti al pubblico femminile (e ai maschietti che fantasticavano sulle curve femminili rese al meglio dalla maestria di alcuni disegnatori).

La più longeva delle serie rosa nata nel 1951 è My Friend Irma che riprende un piglio più umoristico e meno serioso. Uscita per un paio di numeri come My Diary, la serie resistette nelle edicole per ben 48 numeri. Tra gli autori Dan DeCarlo artefice anche della cover del numero d'esordio, il terzo in questo caso. Passaggio fugace invece per Cindy Smith che passerà in breve a presentare storie sul crimine, uno dei filoni di maggior successo del periodo. Più consistente la produzione dedicata a Hedy De Vine che vedrà trasformare l'albo omonimo in Hedy of Hollywood Comics per almeno una quindicina di uscite (che all'epoca era già un discreto traguardo).

Praticamente assenti nuovi lanci nel genere umoristico fatta eccezione per It's a Duck Life che conterà comunque meno di una decina d'uscite.

My Friend Irma 3 (Giu. '50), cover Dan DeCarlo

Cindy Smith 39 (Mag. '50), cover Louise Altson (?)

Hedy of Hollywood 36 (Feb. '50), art. sconosc.

It's a Duck Life 4 (Nov. '50), artista sconosciuto

Continua anche la produzione di fumetti western con una gestione delle testate decisamente caotica. Spariscono Reno Brown Hollywood's Greatest Cowgirl, Western Winners e Whip Wilson sostituite rispettivamente da Apache Kid, Black Rider e The Gunhawk. Soppiantò ben due testate invece Two Gun Western che iniziò la sua corsa con il quinto numero sostituendo sia My Love che Casey: Crime Photographer.

Una ventina di numeri per Apache Kid che conterà su contributi di Mike Sekowski, Syd Shores e Joe Maneely, altrettanti per Black Rider, meno di una decina per le altre due testate.

Apache Kid 53 (rin. 1) di Joe Maneely (Dic. '50)

Cover di Black Rider 8 (Mar. '50)

The Gunhawk 12 (Nov. '50), cover di Joe Maneely

Two Gun Western 5 (Nov. '50), di John Buscema

E' il genere Crime a farla da padrone in questi mesi, uno dei filoni che, insieme all'horror, diede il via alle proteste dei benpensanti, delle associazioni cattoliche e di quel tal Wertham che tanto contribuì a far danno negli anni a venire costringendo le case editrici a sottoporsi a un codice di autoregolamentazione che distrusse quasi integralmente la creatività del settore.

Tutte della seconda metà dell'anno le nuove proposte criminose in casa Timely: si parte in agosto trasformando Willie Comics in Crime Cases Comics. In settembre le proposte furono due: ci lascia Cindy Smith per Crime can't win con il numero 41 (rinumerato 1 in seguito), Spy Cases sostituisce invece per circa venticinque uscite The Kellys.

A ottobre parte Crime Must Lose!, in novembre Amazing Detective Case che misteriosamente inizia la numerazione dall'albo n. 3 senza che si sappia bene dove rintracciare le prime due uscite. Ultima uscita in dicembre con Crime Exposed.

Crime Cases Comics 24, artista sconosciuto

Crime Can't Win 41 (1), artista sconosciuto

Spy Cases 26, cover di Sol Brodsky
Crime Must Lose 4, cover di Al Bellman
Amazing Detective Case, cover di Rule/Tuska

Crime Exposed 1, artista sconosciuto

Non mancarono gli albi multigenere e sortite in narrazioni diverse. Vediamone alcune. Per il genere horror si difese bene la collana Adventures into Terror partita con il numero 43 e in seguito rinumerata con un più canonico 1. La serie proseguì per una trentina di numeri sforando ampiamente l'era Timely approdando in quella Atlas.

Adventures into Terror 1, cover di Russ Heath Jr.

Per il genere fantascientifico fu lanciata Journey into Unknown Worlds che sostituì Teen Comics dal numero 36 (rinumerato 1 in seguito) e che infilò quasi una sessantina di uscite.

Journey into Unknown Worlds 1, di Russ Heath Jr.

Meno successo per il genere sportivo e per Sport Action che uscì dal numero 2 fino al 14 sostituendo l'unica uscita di Sport Stars. Tra le firme dell'albo Syd Shores e Bob Powell.

Sports Action 2 (Feb. '50), cover di Allen Anderson

Decisamente meglio la sortita in ambito bellico. Esordio nel dicembre del 1950 per War Comics, albo che conterà quasi cinquanta uscite.

War Comics 1 (Dic. '50), artista sconosciuto

Un paio le riviste più difficili da inquadrare, antologie multigenere. Young Men ebbe una vita editoriale travagliata esordendo con il numero 4 e cambiando più volte nome in corso d'opera. Verso la fine della sua corsa, che finirà con il numero 28, sulla testata verranno rilanciate nuove avventure di Cap, della Torcia Umana e di Sub Mariner ma sarà un fuoco di paglia, l'esperimento durerà solo quattro numeri.

Young Men 4 (Giu. '50), cover di Sol Brodsky

 Decisamente simile la sorte di Men's Adventures. Anche qui l'esordio avviene con il numero 4 e la chiusura con il numero 28. Nelle ultime due uscite verrà tentato anche qui il revival supereroistico con le avventure della Torcia. Contributi di Syd Shores e Carmine Infantino, negli ultimi numeri si vede l'esordio di Gorilla Man degli Agenti dell'Atlas.

Men's Adventures 4 (Ago. '50), cover di Syd Shores

Unico tentativo di rilancio supereroistico del 1950 è quello ad opera di Stan Lee che ripropose, in tandem con Russ Heath Jr., la sua creazione Marvel Boy. Due i numeri dedicati all'eroe prima di intraprendere strade diverse.

Marvel Boy 1 (Dic. '50), cover di Russ Heath Jr.
Continua...

lunedì 21 gennaio 2013

SEMPRE SUL PEZZO

Giusto per dimostrare che la nostra filosofia di vita non è una posa.

Con tutta calma.


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LA MUSICA E' SEMPRE PIU' BLU - NOMINATIONS

Amici followers, ad una settimana dalla partenza del contest LA MUSICA E' SEMPRE PIU' BLU, è ora tempo di entrare nel vivo della gara!

Da oggi infatti comincia la prima fase del gioco, durante la quale potrete proporre tre brani per ogni categoria in concorso ed un brano per la categoria fuori concorso dell’ospite straniero e, per chi si fosse sintonizzato soltanto ora, iscrivervi al contest proponendo nel contempo i vostri brani! Per registrare le vostre proposte fino a SABATO 26 GENNAIO non dovrete far altro che inviare una mail all’indirizzo: orablubollate@gmail.com con l’elenco dei pezzi, specificando artista, titolo e categoria di appartenenza.

Sono sufficienti artista e titolo di ogni brano ma, per garantire la totale par condicio per le votazioni che inizieranno dalla settimana prossima, nel caso in cui proponiate pezzi di artisti o gruppi sconosciuti, semisconosciuti o emergenti vi chiediamo di inserire un link ad un video youtube, un canale musicale o un qualsiasi sito in cui sia possibile ascoltare la canzone proposta con un audio buono.

Riportiamo nuovamente l’elenco delle categorie, ricordandovi che sono ammesse soltanto canzoni cantate in italiano o in dialetto e che non esistono vincoli di nessun genere diversi da quelli specificati per ogni categoria e che è possibile concorrere per tutte le categorie come per una soltanto, a totale discrezione vostra.

1. DODICI ANNI DI MUSICA ALTERNATIVA ITALIANA (3 proposte): le migliori canzoni alternative italiane dal 2000 a oggi (qui l'interpretazione della parola alternative è a discrezione dei partecipanti);

2. ITALIAN BEST (3 proposte): le migliori canzoni italiane di sempre, senza alcun vincolo di anno, genere o altro; nello specifico, l'originalità della scelta dovrà essere considerata come una scriminante di giudizio, in modo tale da evitare di avere una lista fatta dei soliti superclassiconi, banali e logori; il criterio dell'originalità sarà determinante per il giudizio della giuria popolare, al momento della votazione finale;

3. ITALIAN TRASH (3 proposte): le peggiori canzoni italiane di sempre, anche qui carta bianca su tutto, anzi, più saranno originali le scelte più ci sarà da divertirsi...

4. L'OSPITE STRANIERO (FUORI CONCORSO – 1 proposta): la scelta dovrà riguardare un gruppo o un'artista internazionale che abbia inciso un disco o un singolo tra l'inizio del 2012 e la data della serata del festival, prevista per il 16 di febbraio 2013

Detto questo non resta altro da dire che aspettiamo con ansia le vostre proposte!

sabato 19 gennaio 2013

INTERNAZIONALE

Come forse qualcuno già sa, tra i regali di Natale quest'anno è arrivato un bell'abbonamento all'Internazionale, settimanale interessantissimo che propone, tradotti in italiano, una selezione di articoli provenienti da quotidiani e periodici di tutto il mondo.

Visto che l'approvvigionamento è garantito per almeno un annetto (sempre che nessuno mi rubi il giornale dalla buca delle lettere come ogni tanto capita a qualcuno) ho pensato di proporvi qualcosa ogni tanto, qualcosa di particolarmente interessante o semplicemente curioso. Una brevissima selezione della selezione. Si potrà? Intanto faccio pubblicità gratuita al giornale, speriamo non s'incazzino :)

Ma chi volete che se ne accorga?

Devo dire che la cosa più difficile sarà ovviare all'imbarazzo della scelta di fronte alla mole di notizie proposte.

Partiamo dalla Nigeria. L'articolo si intitola La folla fa paura, di Teju Cole tratto da The Atlantic.
L'argomento è la giustizia da strada operata dalle folle che si sostituisce a quella legittima che dovrebbe esercitare lo Stato. Cole spiega in maniera molto chiara come in stati con un sistema giudiziario e penale inefficace dove sussistono anche gravi forme di ingiustizia, il rischio che gruppi di cittadini si facciano giustizia da soli, arrivando all'omicidio brutale, si intensifichi.

Il contenuto del breve estratto seguente, che può far rimanere allibito un occidentale per il suo assunto, risulta essere invece estremamente tragico, quasi inafferabile per noi capire come condizioni di vita estremamente diverse dalle nostre possano scatenare paure e stress per noi incomprensibili.
 
Nel 2011 a Gusau, una città dello stato di Zamfara, il giornalista Saminu Ibrahim andò nella filiale locale della Skye Bank per ritirare del denaro. Mentre si trovava lì, uno degli impiegati della banca, Idowu Olatunji, ebbe un attacco di panico perché si era convinto che il suo pene fosse sparito. A questa particolare forma d'ansia, che si verifica con una certa regolarità nei luoghi pubblici in Nigeria, segue di solito l'accusa rivolta a qualcuno nelle vicinanze di aver "rubato" il pene alla vittima. Raramente la folla che si raduna esamina il corpo della vittima. Le sue parole sono prese per vere e l'accusato è picchiato a volte a morte. [...]

[...] "ogni cultura ha la sua logica, le sue credenze e le sue forme di stress".


Oltre a questo l'articolo mette in evidenza come un qualsiasi gesto, come un banale incidente automobilistico senza nessuna conseguenza per esempio, possa in Nigeria scatenare una folla omicida.

Una cosina che invece mi ha fatto incazzare e questa: Il Fondo monetario fa mea culpa sull'austerità di Howard Schneider per The Washington Post.

Consideratelo un mea culpa intriso fino al midollo di calcoli statistici: un importante economista del Fondo monetario internazionale (Fmi) ha riconosciuto che le previsioni dell'istituto sul pil della Grecia e di altri paesi europei erano sbagliate, perché non si era valutato bene se l'austerità avrebbe danneggiato la crescita. L'ammissione è arrivata in uno studio sulla questione dei moltiplicatori fiscali, cioè i coefficienti attraverso i quali si calcola l'effetto sul pil dei tagli alla spesa pubblica e delle tasse.


Ditemi che state scherzando. Non vorrei fare un discorso qualunquista e superficialissimo però, cazzo, lo sapevano le massaie, lo sapeva la gente, i poveri lavoratori dipendenti, i piccoli commercianti, lo sapevano anche i vecchi pensionati che facevano due chiacchiere seduti alle panchine e non lo sapevate voi? Poi noi ci dobbiamo ritrovare senza lavoro. Perché non ve ne andate un po' affanculo

giovedì 17 gennaio 2013

V - THE DARK SIDE OF THE MOON

Eccomi di nuovo a parlare della ristretta e neonata collezione in vinile, ancora una volta  grazie a un bel regalo. Questa volta il pezzo preso in esame non ha particolare fascino collezionistico, è una riedizione del 2011 di uno degli album più noti della storia della musica. Al contrario di quel che succedeva per Sgt. Pepper's dei Beatles qui siamo di fronte all'essenzialità grafica. Mentre la bellissima cover dell'album dei Beatles viveva sull'accumulo di indizi, citazioni e personaggi messi in scena ad arte, qui si è giocato su una realizzazione altrettanto sublime ma opposta nello stile. La conoscete tutti.... il nero, il raggio di luce, il prisma e la luce scomposta. Come nella stampa originale nessun bollino a indicare nome del gruppo e titolo dell'album. La pulizia e la perfezione dell'artwork rispecchiano in maniera palpabile le caratteristiche sonore dell'album, già questo un grandissimo risultato.

Una delle cose carine delle nuove ristampe in vinile, almeno per alcuni degli album dei Pink Floyd, è quella di poter scaricare gratuitamente il disco in formato digitale (tramite un codice) direttamente dal sito ufficiale della band. Non manca all'interno della confezione neanche il materiale aggiuntivo, un paio di strane cartoline adesive, un poster con foto d'epoca del gruppo, uno con le piramidi e una versione decisamente psichedelica della cover dell'album.

Metto il disco sul piatto, parte l'intro di Speak to me e arriva la prima sorpresa sul passaggio a Breathe. Mentre già mi perdevo estasiato tra i suoni ormai familiari, arriva mia figlia di corsa gridando: "Papà, papà, questa la conosco. Ce la metteva la maestra di biodanza alla scuola materna". Tutta contenta.
Bene. Ora se c'è ancora qualcuno che pensa che i bambini non abbiano bisogno di frequentare la scuola materna non può far altro che cambiare opinione. Immediatamente.
L'ho baciata. Capito? Lei, di suo, conosceva Speak to run e Breathe. Se non son soddisfazioni queste.



Poi parte Time, uno dei miei pezzi preferiti in assoluto (non solo del disco e non solo dei Floyd). In questo pezzo c'è tutto, o almeno tutta la parte amara della vita, il nostro lato oscuro della luna se volete. Per me c'è, e posso crogiolarmici dentro tutte le volte che voglio. I versi, che qua e là ho riportato più volte, non lasciano scampo. I momenti di apatia, le occasioni sprecate, il tempo che passa senza pietà. Li riporto ancora, i miei preferiti:

You are young and life is long and there is time to kill today
And then one day you find ten years have got behind you
No one told you when to run, you missed the starting gun

e ancora:

The sun is the same in the relative way, but you're older
Shorter of breath and one day closer to death

E' un pezzo amaro, moltissimo, c'è il mio fallimento, quello di tanti altri. Eppure dopo ogni ascolto ne esco bene, quasi vincitore, potenza di questa musica. L'inquieto tichettare del tempo accompagnato dai colpi di un Mason efficacissimo, l'inconfondibile chitarra di Gilmour e il tappeto piano/basso Wright/Waters creano semplicemente qualcosa di perfetto. Piazzatevi al centro del suono, in mezzo alle casse, e chiudete gli occhi. Ma che ve lo dico a fare che già lo sapete. E potrebbe finire qui, solo che poi c'è giusto The great gig in the sky con la voce ormai eternna di Clare Torry.

La magia si spezza per un momento, giusto il tempo di metter su l'altra facciata del disco. Il basso pulsante, gli effetti sonori introducono un'altra di quelle canzoni considerate tra le hit di un gruppo che di hit non è mai vissuto, non nel senso comune del termine almeno. Money è un'altro pezzo senza sbavature, caratteristica che accomuna tutto l'album, qui non sono Waters, Wright e gli altri a fare tutta la storia, non ci si può non innamorare del sax di Dick Parry. Il passaggio ad Us and them è graduale ma apre la porta verso un altro mondo sonoro, avvolgente e delicato nonostante il brano tratti temi come la guerra. Pian piano l'amalgama sonoro giunge, passando per altri tre brani attraverso la follia umana verso la più degna delle conclusioni possibili. E, smentite o non smentite, riaffiora il ricordo di Barrett.


Spesso negli ultimi tempi mi sono interrogato (ed è tutta colpa di quella scimmia cattiva, cattiva, cattiva :) se parlare di album arcinoti come questo, senza aggiungere nulla a quanto già scritto se non le mie emozioni/sensazioni di fronte all'opera, avesse o meno ancora un senso. Non lo so, come non so se ancora in giro ci sia qualcuno che non si è messo almeno una volta, con tutta la dovuta calma, ad ascoltarsi questo disco. Ma se anche uno ci fosse e per pura combinazione stesse leggendo queste righe, allora ecco il consiglio: fatelo e poi tornate qui a ringraziarmi :)



The dark side of the moon, 1973 - Harvest/Capitol

David Gilmour: chitarra, voce, sintetizzatore
Nick Mason: batteria, percussioni
Roger Waters: basso, voce, sintetizzatore
Richard Wright: tastiere, voce, sintetizzatore

Dick Parry: sassofono
Clare Torry: voce

Tracklist:
01 Speak to me
02 Breathe
03 On the run
04 Time
05 The great gig in the sky
06 Money
07 Us and them
08 Any colour you like
09 Brain damage
10 Eclipse

BRADI PIT 50

Cinquantesimo appuntamento con il Bradi che festeggiamo con due piccole novità. Diventa permanente il nuovo logo che avevamo potuto ammirare in anteprima nella World's end edition e finalmente iniziano a svelarsi i motivi della bradipica lentezza del nostro :)



Clicca sull'immagine per ingrandire.

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martedì 15 gennaio 2013

VISIONI 44

Matt Brackett è un californiano di Berkeley trapiantato a Boston che si è fatto notare in giro in tutti gli Stati Uniti (mostre, esposizioni, tutte quelle cosine lì).

A prima vista, dopo una fugace occhiata distratta, i lavori di Brackett sembrano riproduzioni di scene tratte dalla realtà quotidiana. Una realtà un po' particolare e a volte strampalata che emerge non appena si focalizza un minimo di attenzione sulle sue opere.

Sul suo sito, linkato in alto, potete trovare svariati lavori divisi per area tematica. Qui sotto una selezione dalla serie We all have something to do.

Proprio così, tutti noi abbiamo qualcosa da fare. Vediamo cosa:


The stowaway



Light duty



Company



From memory



Bittersweet



Don't mention it



Breathing spell

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