venerdì 30 dicembre 2011

DOCTOR WHO - A CHRISTMAS CAROL

Per la prima volta dopo parecchi anni riesco finalmente a vedere qualcosa che assomigli a un film a tema natalizio nel periodo di Natale. Negli ultimi tempi eravamo soliti ripiegare sui cartoni animati o su film per i piccoli adatti anche alla nostra bambina. Per puro caso però avevo finito di guardare da qualche tempo la prima stagione del Doctor Who interpretato da Matt Smith ed era lì in attesa lo speciale natalizio. Quale miglior occasione, dico io, per trascorrere una serata con il giusto spirito all'interno del Tardis? Nessuna, e nessuno speciale natalizio più adatto all'occasione di quello di quest'anno. Rispetto agli speciali datati 25 dicembre degli anni passati questo A Christmas Carol, oltre ad avere ovviamente un'ambientazione natalizia, è proprio intriso dello Spirito del Natale. Niente mega battaglie, nessuna invasione aliena ma una pura e semplice trasposizione del celebre racconto di Dickens in perfetto Doctor-style. La navicella spaziale sulla quale la bellissima Amelia Pond e il suo boyfriend Rory stanno trascorrendo la luna di miele sta precipitando a causa di un banco di nuvole artificiali e il Dottore, in ritardo come al solito, dovrà sistemare le cose. Sul pianeta sottostante il vecchio Kazran Sardick, sorta di Ebenezer Scrooge, ha il potere di diradare le nubi e salvare i due ragazzi e gli oltre 4000 passeggeri della navicella ma nessuna intenzione di farlo perché è ormai un vecchio del tutto inacidito. Il buon Dottore si trasformerà così nel fantasma del Natale passato andando a trovare un giovane Kazran per far sì che divenga un Kazran adulto migliore di quello che è destinato a essere. Ad Amelia toccherà il breve compito di impersonare il fantasma del Natale presente e allo stesso Kazran lo spauracchio del Natale futuro. Con l'aiuto della splendida Abigail il Dottore dovrà riuscire a redimere il vecchio Scrooge, ops... Kazran, affinché la navicella possa atterrare senza problemi il giorno di Natale. Un episodio perfetto da gustare in questi giorni, forse non lo speciale migliore tra quelli natalizi ma sicuramente quello con lo spirito più adatto. La felicità della scrittura da parte degli autori del serial trova un'ulteriore conferma così come Matt Smith ribadisce il suo ruolo di grande Dottore.

martedì 27 dicembre 2011

MARVEL VINTAGE 2

Puntate precedenti

Visto il successo ottenuto dai primi numeri dell'albo Marvel Mystery Comics, in casa Timely si decide di premere il piede sull'acceleratore dando alle stampe un nuovo albo dal titolo Daring Mystery Comics che esordirà nel gennaio del 1940 (data di copertina).

Cover di Daring Mystery Comics 1 di Alex Schomburg.

A differenza di ciò che accadeva su Marvel Mystery Comics che poteva contare sulla presenza di Namor, della Torcia Umana, di Angelo e di Ka-Zar come ospiti fissi, su Daring Mystery Comics l'alternanza dei personaggi era molto più fitta tanto che nessuno dei protagonisti della testata riuscì a far breccia nei cuori dei fan e a garantire all'albo lo stesso successo riscosso dal suo predecessore.

Nell'arco di circa due anni l'albo totalizzò un totale di 8 uscite, scindendosi in seguito in due differenti testate che ne presero il posto: Daring Comics e Comedy Comics (entrambe al via dal numero 9).

Qualche segno però anche questa testata l'ha lasciato. Oltre all'apporto dei già citati Burgos e Everett (provenienti come altri dalla Funnies Inc.) già il numero d'esordio può contare sul talento di Joe Simon (scomparso purtroppo da pochi giorni, ciao Joe) con il suo Fiery Mask (vedi cover sopra). Esordio nello stesso numero anche per il character John Steel, tornato in auge di recente grazie alla serie dei Secret Avengers.

Da segnalare che Simon ricoprì anche il ruolo di editor della testata sostituito in seguito da un certo Stan Lee, non so se mi spiego.

Sul sesto numero della testata Joe Simon viene affiancato da un secondo autore per la creazione di un personaggio dal nome di Marvel Boy. Lo stesso autore realizzò anche i disegni della storia e la cover dell'albo. Quell'autore era il re, niente meno che Jack Kirby.

Cover di Daring Mystery Comics 6 di Jack "The King" Kirby datata settembre 1940.

Nell'ottavo e ultimo numero della serie assistiamo alla nascita di Citizien V a opera di Ben Thompson. Il personaggio in questione è tornato alla ribalta in epoca moderna grazie alla testata dedicata ai Thunderbolts.

Cover di Daring Mystery Comics 8 di Jack Kirby/Joe Simon.

Nonostante i nomi coinvolti, che ancora non erano i grandi nomi del fumetto che divennero in seguito, l'albo non ebbe il successo sperato proprio per l'eccessiva alternanza dei protagonisti delle storie presentate.

Lo stesso errore venne fatto con l'albo Mystic Comics che esordì nel marzo 1940.

Cover di Mystic Comics 1 di Alex Schomburg.

Mystic Comics 4 di Alex Schomburg con una versione di Hercules che nulla ha a che vedere con il Dio olimpico.

Il quinto numero della rivista esce solo nel marzo del 1941 e vede l'esordio ai testi di Stan Lee con la sua creazione Black Marvel.

Cover di Mystic Comics 5 di Alex Schomburg.

L'attività di Lee incrementa sia come autore che come editor. Anche su Mystic Comics sostituirà nel ruolo di editor Joe Simon. Mystic Comics interruppe le pubblicazioni dopo soli dieci numeri.

Continua...

lunedì 26 dicembre 2011

LARGO AI VEDOVI NERI

(More tales of the Black Widowers, di Isaac Asimov, 1976) Il Club dei Vedovi Neri è un'invenzione letteraria di Isaac Asimov che si allontana momentaneamente dalla fantascienza per divertirsi a esplorare i territori del giallo classico con qualche piccola variazione. Nei racconti dedicati ai Vedovi Neri infatti non compaiono delitti perfetti o morti assurde. Non si trova il cadavere per terra nè si deve svelare il suo assassino. La struttura dei vari racconti che compongono il libro (una delle sei raccolte dedicate al Club) è sempre la stessa. Sei amici, affiliati al club, insieme al cameriere Henry discutono di volta in volta con un loro ospite di qualche questione da risolvere, enigmi di alterna importanza e di diverso argomento. Nella fattispecie riusciranno i membri del club a capire perché un editore che ha già pagato un articolo dello scrittore Mortimer Stellar continui a non pubblicarlo? Come ha fatto un certo signore a far sparire un oggetto sotto gli occhi attenti dei servizi segreti americani? Il signor Latimer Reed è davvero in possesso di un frammento della pietra nera sacra ai musulmani? Come se la caveranno i Vedovi con la decifrazione di un codice enigmatico? E ancora, il signor Deryashkin ha davvero udito quella che sembrava la pianificazione di un omicidio? Dall'esposizione dei fatti riservata all'ospite di turno si arriva alla discussione e a una serie di ipotesi da parte dei sei membri del club. L'immancabile soluzione arriva puntuale a opera del cameriere Henry, il più acuto tra i membri dei Vedovi Neri. In alcuni casi la soluzione è intuibile anche dal lettore, in altri racconti le conclusioni che vengono esposte lasciano l'amaro in bocca, si ha un po' la sensazione di essere stati presi in giro. Raccontini piacevoli, sicuramente non dei capisaldi della letteratura gialla. Una lettura agile e veloce anche originale nel suo campo se vogliamo. In fondo degli enigmi da risolvere diversi dall'omicidio possono risultare una buona variazione sul tema anche se già sfruttata in passato. I racconti in questione sono stati quasi tutti pubblicati originariamente sulla Ellery Queen's Mystery Magazine e poi raccolti in volumi. L'edizione in mio possesso è una versione parziale del libro Altri racconti dei vedovi neri rieditata con la metà dei racconti proprio come Largo ai Vedovi Neri.

domenica 25 dicembre 2011

REGALI 2

Anche quest'anno il post dedicato ai regali ricevuti da Babbo Natale.

Apriamo nello stesso modo in cui abbiamo chiuso l'anno passato e speriamo che non sia indice di come l'anno in arrivo possa dimostrarsi poco tranquillo come il precedente.

Ecco quindi la tessera musei 2012. Speriamo in iniziative di interesse, tutto sommato quest'anno almeno da questo punto di vista a Torino è andata bene.



Ombrello Carpisa che si apre a scatto ma sempre a scatto anche si chiude (non è proprio quello della foto ma siamo lì)...



Un graziosissimo omino pulisci tastiera che mia figlia ha da subito battezzato Arnold.



Un portachiavi anti-smemorato. La presa di corrente si attacca al muro e le chiavi alla spina. Arrivati a casa basta inserire la spina nella presa e il gioco è fatto. Certo, bisogna ricordarselo.



E ora gli immancabili e amatissimi libri:

Una stanza piena di gente di Daniel Keyes.



Suttree di Cormac McCarthy.



La fortezza della solitudine di Jonathan Lethem.



In un milione di piccoli pezzi di James Frey.



Chiudiamo con il pezzo forte.

Auditorium Rai. 24 Marzo. Ennio Morricone.

giovedì 22 dicembre 2011

PALESTINA

Questo articolo è stato scritto per il sito fumettidicarta (e relativo blog)

Da qualche tempo ormai proliferano le iniziative con le quali alcuni quotidiani o periodici allegano ai loro giornali svariate collane concernenti il fumetto. Negli ultimi anni abbiamo visto avvicendarsi sotto i riflettori Corto Maltese, Diabolik, Tex, I Supereroi Marvel, Alan Ford, I Classici del fumetto curati da Repubblica, I Maestri del fumetto, il lato oscuro di questo, le strisce di quell'altro, etc...

A mio modesto parere una delle iniziative più interessanti in questo campo è stata quella portata avanti da Repubblica/L'espresso in collaborazione con la Coconino Press. Il titolo della collana semplicemente Graphic Novel.

Dieci i titoli e gli appuntamenti con i quali il lettore, a un prezzo di soli 9,90 euro, si riusciva ad accaparrare ottime storie a fumetti realizzate da alcuni tra i migliori fumettisti sulla piazza (1). Il mio ritardo cronico rispetto alla lettura di tutti quei fumetti che esulano dalla serialità mi ha portato solo ora ad affrontare la lettura di alcune di queste splendide opere (splendide almeno quelle lette finora).

Oggi volevo soffermarmi sul quarto capitolo dell'iniziativa. Palestina di Joe Sacco.

Tra il 1991 e il 1992 l'autore del libro trascorre più di due mesi nei territori occupati della Palestina. Non è alla ricerca di pura cronaca, del racconto di fatti precisi con date e minuzia di particolari. Affronta un viaggio in cerca di spiegazioni, di motivi. Principalmente un viaggio in cerca del contatto con la gente, del racconto di vita quotidiana in quel periodo in quel luogo. Il racconto di episodi di vita palestinese.

Apertamente e dichiaratamente schierato dalla parte di questi ultimi, l'autore si limita però a narrare quello che vede, quello che sente e quello che vive durante questi due mesi e rotti di permanenza sul luogo senza mai calcare la mano sul giudizio politico, che comunque e inevitabilmente traspare inequivocabile.
Sacco darà spazio nell'ultimo dei nove capitoli che compongono l'opera, anche alla voce israeliana, piccolo scorcio su un differente punto di vista.

Il piglio è quello del reportage, le tavole sviluppate a partire da annotazioni ma soprattutto da fotografie. Per questo libro si è spesa spesso la calzante definizione di reportage a fumetti. Un reportage che muove i primi passi dal Cairo passando poi per Nablus, Gerusalemme, Kibron, Hebron, Ramallah, Jabalia, Nuseirat.

Luoghi diversi e storie molto simili. Come filo conduttore l'ospitalità palestinese tributata a chi si interessa della loro condizione, il reporter (ma fosse anche il semplice turista) che si sobbarca il rischio e i controlli israeliani per andare a vedere con i propri occhi le condizioni del popolo palestinese nei territori occupati.

Il rito del te, offerto continuamente agli ospiti. La voglia di raccontare di questo popolo, di far sapere. La narrazione procede per incontri, per racconti, ognuno dei nove capitoli del libro è a sua volta suddiviso in altri piccoli accadimenti. Non mancano accenni ad episodi storici legati alle vicissitudini di questa terra e degli scontri tra i popoli che la abitano: gli accordi di Camp David, l'omicidio Klinghoffer, gli attentati di Monaco, l'Intifada, etc..., ma questi sono marginali alla narrazione scelta da Sacco, come dicevamo una narrazione prevalentemente di vita(ccia).

I soprusi sopra tutto, famiglie che vedono le loro case abbattute, i loro figli spesso incarcerati senza motivo o prove a carico precise, gli ulivi che danno loro sostentamento sistematicamente abbattuti, le visite negli ospedali, nelle scuole, i coprifuoco, la convivenza dolorosa e difficile tra i due popoli, gli scontri, le retate, le torture ma anche l'estrema dignità e la grande convinzione di essere nel giusto di un intero popolo.

Un volume necessario per non sentire problemi ormai noti come qualcosa di impersonale, come un fenomeno lontano. Spesso la storia di un popolo è difficile da recepire. Quella di un uomo, di una famiglia, di un ragazzo è più alla portata di tutti. Queste storie, tutte a loro modo terribili, diventano specchio di qualcosa di più grande, dalle storie la Storia.

Sacco racconta tutto avvalendosi di un tratto molto caricato e allo stesso tempo dettagliato nei particolari. Il suo stesso volto è sempre caratterizzato da due lenti tonde e innaturali labbroni che lo rendono il più caricaturale dei personaggi (forse per non offendere nessuno). La scansione delle tavole è assolutamente libera, senza regole apparenti. La tavola viene piegata alle esigenze della narrazione, così come i box di testo, mai lineari o relegati in un angolo della vignetta.

Splendide le dettagliate panoramiche sui campi profughi, campi lunghi di una disarmante veridicità nonostante il tratto caricaturale. Guardando la doppia tavola in apertura del sesto capitolo sembra quasi di sentire il fango sotto le scarpe, l'odore dell'immondizia buttata a cielo aperto, il freddo che sente l'uomo seduto sul carretto, il rumore dell'aria sui tetti di lamiera.


Non manca anche un certo piglio umoristico, soprattutto nel tratto, che l'autore mischia sapientemente per mezzo delle sue matite alla tragica narrazione di turno senza che venga mai meno il rispetto per le altrui difficoltà e per le vicende narrate.

Una lettura densa e piacevole allo stesso tempo sicuramente da affrontare con una certa dose di impegno. E' sicuramente la dimostrazione alla quale si voleva arrivare dando vita alle Graphic Novel e cioè la dimostrazione che "un altro fumetto è possibile".


Nota 1: la serie è così composta:

1 MAUS di Art Spiegelman
2 BLANKETS di Craig Thompson
3 CITTA' DI VETRO di Paul Karasik e David Mazzucchelli (da Paul Auster)
4 PALESTINA di Joe Sacco
5 CINQUE E' IL NUMERO PERFETTO di Igort
6 BACI DALLA PROVINCIA di Gipi
7 L'AUTOROUTE DU SOLEIL di Baru
8 UNA TRILOGIA INGLESE di Rivière e Floc'h
9 DAVID BORING E ALTRE STORIE di Daniel Clowes
10 FUOCHI E ALTRE STORIE di Lorenzo Mattotti

mercoledì 21 dicembre 2011

VISIONI 30

Nell'opera di Richard Estes ci sono alcune caratteristiche ossessivamente ricorrenti: l'acqua e le sue increspature, gli scorci urbani visti attraverso superfici riflettenti, l'idea di movimento resa da prospettive ritratte dall'interno di mezzi di trasporto, sia terrestri che nautici.

Risultati davvero interessanti che potrete ammirare insieme a molte altre opere semplicemente cliccando qui.

81st at Amsterdam Avenue


Avery Fisher Hall


Broad Street


Broadway Bus at Liberty Street


Staten Island Ferry


View of Manhatthan from New Jersey


Williamsburg Bridge

lunedì 19 dicembre 2011

MARVEL VINTAGE

In questi giorni mi frulla per la testa una nuova idea per il blog. Non so bene come si potrà sviluppare ne quanto impegnativa o interessante questa possa rivelarsi.

L'idea di base era quella di proporre vecchie copertine di comics, magari con qualche informazione dove e quando possibile. Nulla di nuovo per gli appassionati di lunga data, probabilmente qualcosa di visivamente interessante per i neofiti.

Vista la mia passione per il fumetto Marvel ho deciso di seguirne un po' i passi, usando come base informazioni e immagini pescate in giro per la rete (prevalentemente da wikipedia) e rielaborando il tutto in maniera vagamente ordinata.

Nulla di enciclopedico o esaustivo, un semplice divertissement.


Tutto si può ricondurre all'incirca al 1939 quando uscì il primo numero di Motion Pictures Funnies Weekly (albo gratuito distribuito nelle sale cinematografiche). La Marvel Comics non esisteva ancora e l'albo in questione non ebbe nessun successo, infatti un secondo numero non vide mai la luce.

In quell'albo però c'erano, tra le altre, otto pagine molto importanti. Realizzate da Bill Everett diedero alla luce Namor il Submariner principe di Atlantide, uno dei personaggi che contribuì al successo della futura Timely Comics, antesignana di mamma Marvel.

La copertina dell'albo in questione metteva in risalto la sua natura cinematografica e nessun eroe vi compariva.

Motion Pictures Funnies Weekly 1

Il materiale presentato colpì però il buon Martin Goodman, all'epoca proprietario della Red Circle, casa editrice specializzata nella pubblicazione di riviste pulp e d'avventura tra le quali figurava The adventures of Ka-Zar the Great, una sorta di Tarzan che darà vita in futuro a un altro personaggio Marvel (almeno l'ispirazione).

Copertina del primo numero della rivista The Adventures of Ka-Zar the Great datato ottobre 1936.

Piccola postilla: la distribuzione degli albi americani avveniva circa tre mesi prima della data riportata sulla copertina dell'albo, quindi un albo datato ottobre '36 arrivava nei negozi già nell'agosto dello stesso anno.

Quel buon uomo (letteralmente) di Goodman acquisì il materiale già prodotto per i numeri che non videro mai la luce di Motion Pictures Funnies Weekly e uscì con una nuova rivista dal nome Marvel Comics.

Era il 31 agosto del 1939 e nasceva ufficialmente la Timely Comics che darà in seguito vita alla più celebre Marvel Comics.

Ma torniamo all'albo: Marvel Comics 1. La pubblicazione è un'antologia di racconti a fumetti che presentano le avventure dei già citati Namor e Ka-Zar assieme ai quali esordiscono la Torcia Umana originale (l'androide Jim Hammond creato da Carl Burgos, da non confondere con Johnny Storm dei F4), il detective L'Angelo (dimenticate gli X-Men, ancora non esistevano) e The Masked Rider.

Marvel Comics 1 a opera di Frank Paul, albo datato ottobre 1939.

Questa volta il successo arrivò e già dal secondo numero il titolo della testata mutò in Marvel Mystery Comics. L'ossatura era data dalle storie di Namor, dell'Angelo, di Ka-Zar e della Torcia Umana. A queste si affiancavano e alternavano altri personaggi minori. Il team creativo della Timely Comics si ingrandisce e il lavoro ingrana.

Cover di Marvel Mystery Comics 2 di Chuck Mazouijan (Dic. 1939).

Cover di Marvel Mystery Comics 4 di Alex Schomburg (Feb. 1940).

Continua...

sabato 17 dicembre 2011

THE MINDSCAPE OF ALAN MOORE

Per tutti gli appassionati di fumetto è del tutto superfluo spendere parole su chi sia Alan Moore e sull'importanza del suo apporto all'arte sequenziale. Per tutti gli altri basti sapere che il bardo di Northampton ha contribuito in maniera più che notevole ad affrancare il fumetto dall'idea di una lettura esclusivamente rivolta a bambini o adolescenti (non è stato lui il primo, sia chiaro) lasciando a tutti noi in eredità capisaldi quali Swamp Thing, V for Vendetta, From Hell, Watchmen, The killing joke, la linea ABC e molto altro ancora. Da parecchio tempo Moore si occupa molto di materie interessanti quali la magia e lo sciamanesimo in maniera assolutamente lucida (non parliamo di robe alla Harry Potter o di demonologia spinta). Qualche giorno fa consigliai a un amico interessato a questi argomenti che si stava beando della figura di Grant Morrison di dare un occhio alle opere di Alan Moore. Tornò il giorno dopo folgorato da questo bellissimo documentario che io non avevo mai visto e che ora vi propongo. Ve lo propongo perché vale sicuramente la pena di guardarlo. Dura circa 77 minuti (sottotitoli in italiano) ma fatevi un favore e ritagliatevi il tempo necessario per rimanere affascinati dal grande Alan Moore. The Mindscape of Alan Moore

giovedì 15 dicembre 2011

UNA MENTE PER UCCIDERE

(A mind to murder, di P. D. James, 1963) Phillys Dorothy James nel 1963 è al suo secondo romanzo. Questo Una mente per uccidere segue il libro d'esordio Copritele il volto con il quale solo un anno prima prendeva il via la fortunata serie di romanzi che avrà come protagonista l'ispettore Adam Dalgliesh. Spesso indicata come degna erede della Christie, la James crea racconti simili ma con piglio differente. Siamo dalle parti del giallo classico, del mistery all'inglese (la James è di Oxford), dell'enigma della stanza chiusa, della cena con delitto. I canovacci sono quelli risaputi; sono la ricostruzione d'ambiente, il lavoro sui personaggi e la prosa dell'autrice a solcare le maggiori differenze tra i suoi romanzi e quelli della ben più blasonata collega Agatha Christie. Devo dire che pur essendo i romanzi della James maggiormente adesi alla realtà, una prosa meno scorrevole e il fascino anche ingenuo se vogliamo di alcuni ritratti d'ambiente creati dalla Christie mi fanno preferire senza ombra di dubbio i lavori di quest'ultima (non per niente è stata la Christie ad incontrare il Dottore, quello con la maiuscola, e non la James). L'ispettore Adam Dalgliesh è un personaggio meglio connotato rispetto ai funzionali alla storia Poirot e Miss Marple. E' un uomo meno iconico e più reale. Malinconico, affatto vanesio, scrive poesie e si porta dietro il dolore di una grande perdita. Poco incline ai colpi di teatro e dedito al lavoro con grande impegno, un personaggio in divenire. In questa sua seconda avventura si trova tra le mani un omicidio avvenuto nella clinica psichiatrica Steen di Londra. Porte chiuse dall'interno, ingresso alla clinica sorvegliato, un morto e una serie di sospetti. Alcuni psichiatri, il portiere, qualche infermiera, il tuttofare, qualche paziente, la possibilità remota che qualcuno si sia introdotto da fuori. E il gatto Tigre. Questo è un libro per i soli amanti del genere, tutto è risaputo, le sorprese sono davvero poche. E' però ben scritto e corre via liscio. Se non siete fan di questo tipo di romanzo invece la storia non potrà che annoiarvi. Sono libri questi che io definisco di defaticamento, quelli che leggi dopo aver affrontato un bel romanzone o solo come passatempo. Buoni per una lettura senza troppo impegno.

mercoledì 14 dicembre 2011

BACK TO THE PAST: 1972 PT. 5

Lasciamo al brano Colores para dolores tratto dall'album BBC Radio 1 live in concert dell'eclettico Kevin Ayers il compito di aprire l'ultimo appuntamento con questo 1972.

Etichettato tra i grandi nomi del progressive classico risulta difficile definire lo stile di questo musicista geniale quanto amante dell'ozio: ascoltatevelo.



Ancora progressive con uno dei capisaldi del genere. Molti ricordano gli Yes per la loro hit Owner of a lonely heart ma negli anni settanta il gruppo era tra i migliori e più noti alfieri del progressive classico. Ascoltiamoci Roundabout.



Esuli dai seminali Kraftwerk Michael Rother e Klaus Dinger fondano i Neu! dando vita a uno dei più influenti gruppi della scena Krautrock. Il pezzo è Negativland.

lunedì 12 dicembre 2011

UNA BALLATA DEL MARE SALATO

C'è la possibilità che io possa scrivere qualcosa di minimamente nuovo o di solo lontanamente valido sulla prima avventura del Marinaio per antonomasia (da qui la maiuscola sul sostantivo), Corto Maltese?

E' possibile dopo che di quest'opera ha parlato finanche Umberto Eco? Ditemi voi, è possibile?

No, non è possibile. Bravi! Risposta esatta.

Però, perché c'è sempre un però, potrebbe darsi, magari, che si presenti l'eventualità che da queste parti passi un baldo giovine, novizio girovago del mondo delle nuvole parlanti in cerca di spunti, ignaro del mondo vasto quanto il mare salato del titolo e altresì denso di fascino che potrebbe da un momento all'altro pararglisi all'orizzonte.

Pure questo sarebbe possibile. E questo mi piacerebbe davvero molto.

Principiare dicendo che la ballata è l'esordio del Maltese pare quantomeno riduttivo. In questo albo, oltre al mito di Corto, prendono vita una serie di personaggi e caratteri che nella maniera più assoluta non sono da meno rispetto al protagonista (che in realtà definirei più co-protagonista).

Questi infatti, pur dimostrando da subito la caratura del personaggio dal fascino ammaliante, mai riesce a rubare in maniera completa la scena agli altri personaggi fin da subito felicemente delineati e vivi. Rasputin, il Monaco, Cranio, Cain e Pandora, il signor Slutter, il maori Tarao e via discorrendo sono tutti attori di un bellissimo romanzo che, pur se in origine pubblicato a puntate, offre un'avventura sempre coinvolgente e piacevolmente fluida dalla prima all'ultima pagina. Come il corso di un fiume. Meglio, come il moto di un Oceano.

Sull'arte di Pratt è superfluo stare a spendere troppi complimenti. Ci troviamo di fronte a una matita ancora in cerca del definitivo sviluppo ma già di un'eleganza e soprattutto di un'efficacia fuori da ogni ombra di dubbio. Le tavole sono maggiormente dettagliate rispetto a quelle che riserverà il futuro, i volti sporcati da un maggior numero di segni alla ricerca della giusta espressione e del giusto sentimento rispetto a come si presenteranno in storie di là da venire, differenze queste visibili guardando ad esempio le tavole di un'altra celebre storia dell'avventuriero: Corte Sconta detta Arcana.

L'Oceano è il grande protagonista della storia (sua la voce narrante nella prima vignetta) e dall'Oceano arrivano fin dall'incipit alcuni dei nostri personaggi. Il catamarano del capitano Rasputin raccoglie due naufraghi della goletta Ragazza di Amsterdam. Sono Cain e Pandora Groovesnore. Dopo poche tavole l'incontro con Corto Maltese, alla deriva, legato mani e piedi a una zattera. Al suo nemico/amico Rasputin, uomo con pochi scrupoli, non resterà altro da fare se non tirare a bordo il maltese, che a contrariare il Monaco si ha solo da perdere.

Il Monaco conferisce alla narrazione la giusta dose di mistero, mistero peraltro facilmente dissipabile dal lettore che presti un minimo di attenzione ai dettagli offerti dall'autore.

Autodichiaratosi sovrano assoluto di una parte di Pacifico, è il perno attorno al quale si muovono i nostri personaggi. Uomo dal passato misterioso, mai visibile in volto, nasconde una storia che il signor Pratt ci rivelerà già in questa prima avventura dedicata alle sue creature.

Senza addentrarci in ogni giro d'angolo della trama, chiediamoci pure cosa sicerca in una bella storia d'avventura.


Allora, cosa si cerca in una bella storia d'avventura?

Personaggi carismatici, buoni o ambigui che siano.
Ci sono.

Paesaggi esotici resi al meglio da belle tavole.
Ce li abbiamo.

La giusta dose d'azione e di mistero.
Vada per l'una e per l'altra.

Il romanticismo. C'è, non quello melenso da commedia romantica, ma c'è. Quello vero, quello dell'ideale, quello della scelta giusta (che magari non sembra ma sempre più sta diventando un'idea romantica e non la norma, perdonatemi la divagazione).

C'è anche un bell'inquadramento storico che non guasta.

Come dite? Ah si, c'è sempre qualcuno che vuole le donne discinte.
Beh, quelle non ci sono, mettetevi il cuore in pace.

Il volume che ho in mano è il primo di una collana che il Gruppo Editoriale l'Espresso in collaborzione con Panini Comics dedicò qualche tempo fa a Corto Maltese.

Volumi cartonati a colori a 9,90 euro l'uno. Il volume è davvero ben curato, di grande formato con una bella sezione introduttiva. Uno stralcio di uno scritto di Umberto Eco riguardante la geografia imperfetta di Corto Maltese, l'importanza dell'opera per un altro grande del fumetto, Vittorio Giardino, una storia editoriale della ballata e una biografia del personaggio a cura di Luca Boschi.

Se siete uno di quei novizi girovaghi di cui sopra tentate questo recupero. Vi si aprirà un mare di scoperte contenute in un'ottima confezione. Personaggi in evoluzione che vi diventeranno cari in un breve lasso di tempo. Cosa volete ancora da una bella storia d'avventura? Il sangue?

giovedì 8 dicembre 2011

IL QUARTO TIPO

(The fourth kind, di Olatunde Osunsanmi, 2009) Qualche tempo addietro sulle pagine di questo blog si era aperto un interessante scambio di opinioni su alcuni film horror. Il la è stato dato dal film Rec, durante la discussione erano venuti fuori alcuni titoli che mi ero ripromesso di guardare. Eccomi qui così, con discreto ritardo come al solito, a parlare di uno di questi. Attenzione, farò un piccolo spoiler (ma secondo me davvero piccolo, una roba che ci vanno pochi secondi per capirla) non tanto sulla trama quanto sulla struttura narrativa scelta dal regista per raccontare questa storia. Ed eccolo: la vicenda assume la struttura del mockumentary in stile Blair Witch Project tanto per intenderci. Per carità, nonostante la struttura del falso documentario sia ormai abusata, non ci sarebbe niente di male in questa scelta. La sopra citata struttura però (a mio parere) perde di credibilità fin dalla prima scena nella quale una Milla Jovovich davvero poco credibile vuole insinuarci il dubbio che i fatti inquietanti narrati nella pellicola siano realmente accaduti. Proprio questa scena iniziale dà la mazzata più grande al film che per il resto ho trovato tutto sommato godibile. Una Jovovich che si presenta allo spettatore come se dovesse presentare l'ultima tinta dal colore multisfaccettato istiga nello stesso troppa diffidenza per essere presa sul serio. Magari sarebbe bastato sostituire la prima scena con una semplice scritta tipo I fatti narrati di seguito, etc.. per alimentare maggiormente i dubbi dello spettatore (che comunque sarebbero crollati sul finale). A parte questo e tenendo conto della mia scarsa esperienza con il genere horror (anche se qui non siamo proprio in campo horror ma più vicini al sovrannaturale) il film non mi ha deluso. La Jovovich, prima sequenza a parte protagonista di una discreta interpretazione, ha la pretesa di impersonare la realmente esistita dottoressa Abigail Tyler. La dottoressa narra l'intera vicenda in un'intervista rilasciata al regista stesso. Nelle parti documentarie la dottoressa è interpretata da Charlotte Milchard. Questa dovrebbe essere la vera Abigail Tyler mentre la Jovovich la interpreta solamente durante le sequenze di fiction utilizzate per ricostruire la vicenda. La Tyler ha assistito impotente all'uccisione del marito, padre dei due figli Ronnie e Ashley. La vicenda ha dei risvolti misteriosi che la Tyler sta cercando di portare alla luce tramite delle sedute di ipnosi condotte dal collega Abel Campos (un Elias Koteas che trovo molto somigliante a De Niro in parecchie sue espressioni) senza grossi risultati. Per superare la crisi la Tyler, ipnoterapista anch'essa, si immerge nel lavoro. Si trasferisce a Nome, Alaska, e prende in cura diversi pazienti con forti disturbi del sonno. I fatti inquietanti iniziano quando alcuni pazienti raccontano alla dottoressa di aver vissuto le stesse identiche e inquiete storie. Raccontano tutti di uno strano gufo e si sa, i gufi non sono quello che sembrano. Da quel punto in avanti sarà un'escalation di strani eventi. Tutto sommato mi sembra, assunto a parte, che la pellicola riesca a creare il giusto grado di tensione, almeno per chi non mangia questo genere di film a colazione, pranzo e cena. Le sequenze girate con la telecamera in presa diretta, cioè quelle presunte reali, delle sedute sotto ipnosi risultano sufficientemente inquiete da andare a segno, le sequenze di fiction reggono il passo creando un prodotto di discreta fattura. Non ci troviamo di fronte a un caposaldo del genere ma Il quarto tipo offre comunque un buon intrattenimento.

mercoledì 7 dicembre 2011

INDOVINA LA LOCANDINA 7

Settimo appuntamento con Indovina la locandina.

Riassumiamo per i meno esperti: dietro l'immagine sottostante si cela la locandina di un (solitamente abbastanza celebre) film.

La locandina è ovviamente mascherata, deformata, parzialmente coperta, etc...

Otto modifiche l'una sull'altra. A chi indovina alla prima immagine 16 punti, ad ogni immagine postata si scala di due punti. Per ogni immagine postata potete fare un solo tentativo.

Riuscite a riconoscere l'immagine? Di che film si tratta?

Regolamento completo.













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