giovedì 15 dicembre 2011

UNA MENTE PER UCCIDERE

(A mind to murder, di P. D. James, 1963) Phillys Dorothy James nel 1963 è al suo secondo romanzo. Questo Una mente per uccidere segue il libro d'esordio Copritele il volto con il quale solo un anno prima prendeva il via la fortunata serie di romanzi che avrà come protagonista l'ispettore Adam Dalgliesh. Spesso indicata come degna erede della Christie, la James crea racconti simili ma con piglio differente. Siamo dalle parti del giallo classico, del mistery all'inglese (la James è di Oxford), dell'enigma della stanza chiusa, della cena con delitto. I canovacci sono quelli risaputi; sono la ricostruzione d'ambiente, il lavoro sui personaggi e la prosa dell'autrice a solcare le maggiori differenze tra i suoi romanzi e quelli della ben più blasonata collega Agatha Christie. Devo dire che pur essendo i romanzi della James maggiormente adesi alla realtà, una prosa meno scorrevole e il fascino anche ingenuo se vogliamo di alcuni ritratti d'ambiente creati dalla Christie mi fanno preferire senza ombra di dubbio i lavori di quest'ultima (non per niente è stata la Christie ad incontrare il Dottore, quello con la maiuscola, e non la James). L'ispettore Adam Dalgliesh è un personaggio meglio connotato rispetto ai funzionali alla storia Poirot e Miss Marple. E' un uomo meno iconico e più reale. Malinconico, affatto vanesio, scrive poesie e si porta dietro il dolore di una grande perdita. Poco incline ai colpi di teatro e dedito al lavoro con grande impegno, un personaggio in divenire. In questa sua seconda avventura si trova tra le mani un omicidio avvenuto nella clinica psichiatrica Steen di Londra. Porte chiuse dall'interno, ingresso alla clinica sorvegliato, un morto e una serie di sospetti. Alcuni psichiatri, il portiere, qualche infermiera, il tuttofare, qualche paziente, la possibilità remota che qualcuno si sia introdotto da fuori. E il gatto Tigre. Questo è un libro per i soli amanti del genere, tutto è risaputo, le sorprese sono davvero poche. E' però ben scritto e corre via liscio. Se non siete fan di questo tipo di romanzo invece la storia non potrà che annoiarvi. Sono libri questi che io definisco di defaticamento, quelli che leggi dopo aver affrontato un bel romanzone o solo come passatempo. Buoni per una lettura senza troppo impegno.

2 commenti:

  1. Mi piace,non ne vado matto,ma i suoi libri,soprattutto d'estate,sono un ottimo relax.Resta,comunque,un gradino sotto la Christie e la Highsmith,vere sacerdotesse del genere.

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  2. Per la Christie tanto di cappello, indiscutibile. La Highsmith la conosco poco, ho letto solo Il talento di Mr. Ripley. Tra i grandi del giallo, oltre allo Sherlock Holmes di Conan Doyle, ci metto anche Ellery Queen, spesso sottostimato.

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